GIUSEPPE ALABASTRO. I e II Battaglia per Ancona Le Forze in Campo

  

 

 

Le forze in campo sono, da una parte Polacche con unità britanniche inserite nel loro dispositivo, Italiane del Regno del Sud e forze della Resistenza marchigiana; dall’altra, Tedesche, con unità russe, inserite nel loro dispositivo. Non vi sono unità combattenti della Repubblica Sociale Italiana impegnate della linea dei combattimenti.

 

 

Le forze polacche.

 

In Italia è presente il II Corpo d’Armata Polacco, inquadrato nella VIII Armata Britannica, che insieme alla V Armata Statunitense compone il XIV Gruppo di Armate al comando del Maresciallo Harold Alexander. Politicamente il Corpo Polacco è una grande unità di un Paese alleato alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti, che combatte la Germania, il comune nemico che aveva aggredito la Polonia il 1 settembre 1939, dando origine alla Seconda Guerra Mondiale.

Il Corpo d’Armata Polacco, proveniente dall’Egitto e sbarcato a Taranto, viene inizialmente impiegato sul fronte di Cassino ove conduce l’attacco finale alle posizioni tedesche. L’attacco polacco inizia l’11 e il 12 maggio 1944, in simultanea con tutte le altre forze alleate (quarta battaglia di Cassino) e si conclude il 25 maggio con la conquista di Monte Cairo e di Piedimonte. Il giorno prima, il 24 maggio, i Polacchi avevano piantato la loro bandiera sulle rovine dell’Abbazia di Montecassino, distrutta da un bombardamento alleato il 15 febbraio 1944.

Dopo aver subito pesanti perdite, il Corpo d’Armata Polacco si ritira dal fronte, per riordinarsi. Il riposo è tuttavia breve, in quanto il 17 giugno viene spostato nel settore adriatico a sostituire il I Corpo d’Armata Britannico, ricevendo l’ordine di progredire lungo la litoranea adriatica e conquistare Ancona. In questo periodo i Polacchi hanno in organico oltre 43.000 soldati, ordinati su due divisioni, la 3a Fucilieri dei Carpazi o Carpatica e la 5a Kresowa, unità di artiglieria, unità esploranti e servizi. Equipaggiamento ed armi sono di fabbricazione britannica. I Polacchi hanno aggregato un reggimento esplorante-corazzato, il 7° Reggimento Ussari britannico, una unità di “partigiani” Italiani, la Brigata “Patrioti della Maiella” – che nell’aprile del 1944 è sulle 400 unità, per poi via via crescere fino a raggiungere il migliaio – e il Corpo Italiano di Liberazione, di circa 25.000 uomini, privo di mezzi corazzati, scarsamente motorizzato e dotato solo di fanteria e di artiglieria. Nel Corpo d’Armata Polacco opera anche la 111a Compagnia Protezione ( o Difesa) Ponti”[1] , unità composta da volontari Italiani al comando di ufficiali Polacchi, con compiti di esplorazione e “commando”.

Il Corpo d’Armata Polacco è al comando del gen. Wladyslaw Anders, che ha come vice Comandante il generale Zygmunt Bohusz-Szyszko. Al comando della 3a Divisione Carpatica vi è il maggior generale Bronislaw Duch e al comando della 5a divisione Kresowa; il maggior generale Bronislaw Rokowki è al comando della II Brigata Corazzata, mentre l’artiglieria è al comando del maggior generale Roman Odzierzynsky.

Dal 9 luglio fino al 14 successivo, il Comando del Corpo Italiano di Liberazione ha avuto alle dirette dipendenze il 12° Reggimento esplorante “Lancieri di Podolia”. Il 15° Reggimento esplorante “Lancieri di Poznan” era uno dei due reggimenti esploranti divisionali ordinarti su uno squadrone comando – dotato di 3 autoblindo da cui dipendevano un plotone mortai da 3 pollici, un plotone controcarro con pezzi da 6 libbre, un plotone motociclisti ed un plotone trasmissioni – e su tre squadroni di linea.

Ogni squadrone di linea era ordinato su un plotone comando, su due autoblindo e su tre plotoni, che a seconda dei compiti avevano in dotazione autoblindo pesanti e veicoli da ricognizione “carrier”; vi era infine un plotone d’assalto. In totale i reggimenti esploranti erano dotati di 28 autoblindo pesanti “staghound”, 24 mezzi da esplorazione, 60 “carrier” e 55 motociclette.

Nonostante dal punto di vista numerico, nella seconda battaglia per Ancona, i Polacchi avevano una forza in termini di uomini pari a circa 45.000 uomini[2], proprio tale battaglia evidenzierà i problemi di organico del II Corpo d’Armata Polacco.[3] Il supporto di fuoco era a netto vantaggio dei Polacchi, dal momento che quest’ultimi avevano a disposizione la copertura aerea garantita dalla Desert Air Force britannica, con la quale acquisirono immediatamente la supremazia aerea e disponevano in aggiunta di una schiacciante superiorità in mezzi corazzati. I Polacchi potevano, infatti, disporre di circa 156 carri medi, 33 carri leggeri e 24 semoventi a fronte di 28 semoventi a disposizione dei Tedeschi.[4]

 

 

Le forze tedesche.

 

Le forze tedesche che difendevano Ancona erano inquadrate nella 10a Armata tedesca al comando del gen. Heinrich von Vietinghoff, responsabile della difesa del settore adriatico dall’Appennino al mare, che dipendeva dal Gruppo di Armate “C” al comando del feldmaresciallo Albert Kesserling, le quali nell’arco di tempo che va dal 1 al 20 luglio, erano contrapposte al II Corpo d’Armata Polacco ed al Corpo Italiano di Liberazione. La Forza Organica a disposizione dei Tedeschi era sufficiente solo per azioni difensive di breve durata, così da consentire la messa in atto di momentanee battute d’arresto, ma non in grado di operare delle reazioni dinamiche neanche di brevissima portata.

La forza impiegata nel settore adriatico era composta da due divisioni, la 278a e la 71a Divisione, e comprendeva tre reggimenti granatieri, un battaglione fucilieri, un reggimenti di artiglieria, un gruppo controcarro, un battaglione Genio, un gruppo trasmissioni, un battaglione complementi e servizi divisionali. In realtà, dopo i combattimenti di Montecassino, la 71a Divisione dispone di una sola unità intatta, il reggimento di artiglieria, mentre i tre reggimenti granatieri della 278a Divisione sono ridotti alla forza di un solo battaglione per reggimento.[5]

Il dispositivo tedesco contava un totale di 25.055 uomini di cui 12342 uomini per la 278a Divisione e 12713 uomini per la 71a Divisione. Queste sono cifre che si desumono dalla forza teorica delle tabelle organiche; in realtà la forza combattente era stimata, su fonti polacche, pari a circa 5000 uomini.[6]

Non vi sono reparti ed unità della Repubblica Sociale Italiana combattenti in prima linea a difesa di Ancona, per l’espresso veto dell’Alto Comando tedesco.

 

 

Le forze Italiane.

 

Le forze italiane erano composte dal Corpo Italiano di Liberazione, da soldati italiani inquadrati nel Corpo Polacco (Brigata Maiella e 111a Compagnia Protezione Ponti) e dalle forze partigiane.

Il Corpo Italiano di Liberazione ebbe diversi sviluppi organici. Oggetto di interesse ed analisi nel presente studio è l’ordinamento del 20 giugno 1944, adottato all’indomani del passaggio di dipendenza dai Britannici ai Polacchi. Questo ordinamento[7], che rimarrà sostanzialmente in vigore fino allo scioglimento del Corpo Italiano di Liberazione nel settembre 1944, prevedeva:

un Comando con vari Uffici ed includeva il Comando Artiglieria ed il Comando Genio. Alle dirette dipendenze vi erano:

  1. tramite il Comando artiglieria:

11° Reggimento artiglieria, su

.I gruppo da 105/28

.II gruppo da 100/22

.III gruppo da 75/10

.IV gruppo da 75/18

.gruppo controcarro da 57/50

.gruppo dal 149/19

. Tramite Comando genio C.I.L.

… 51a compagnia artieri

… 51a compagnia collegamenti

 

  1. tramite il Comando Genio

LI battaglione misto genio

  1. c) Servizi

 

Unita:

2a Divisione Nembo su:

Comando

. 183° Reggimento fanteria su  XV e XVI battaglione

. 184° Reggimento fanteria su  XIII e  XIV battaglione

. 184° Reggimento artiglieria su: I gruppo da 75/27, II

gruppo da 100/22

. 184a batteria da 20 mm

. CLXXXIV battaglione guastatori

. 184a compagnia motociclisti

. 184a compagnia mortai da 81mm

. 184a compagnia minatori artieri

. 184a compagnia collegamenti

. servizi divisionali

I Brigata di Fanteria

. Comando

. 4° Reggimento bersaglieri su: XXIX e XXXIII

battaglione

. 3° Reggimento alpini su:  battaglione “Piemonte” e

Battaglione “Monte Granero”

. 185° Reparto Arditi paracadutisti “Nembo”

. IV gruppo someggiato da 75/13

II Brigata di Fanteria

. Comando

. 68° Reggimento fanteria su: I e  II battaglione

.  Battaglione Regia Marina “Bafile”  

. IX Reparto d’assalto

. V gruppo someggiato da 75/13

 

Si trattava nella sostanza di un complesso di forze composto da brigate miste nelle quali il rapporto tra l’elemento di manovra costituito dalla fanteria e l’elemento di fuoco pesante costituito dall’artiglieria, risultava tutto sbilanciato a favore della fanteria.

La prevalenza della manovra sul fuoco si delinea, invero, come punto di forza alla vigilia di impegni operativi caratterizzati dalla necessità di avere ritmi celeri di avanzata.

Nella realtà si prendeva in considerazione la carenza di artiglieria in cui si disponeva di 10 gruppi a fronte dei 14 battaglioni di fanteria; in virtù di questo si era deciso di accentrare alle dirette dipendenze ben sei gruppi, dei dieci disponibili. Al diretto appoggio dei 15 battaglioni di fanteria vi erano, quindi, solo quattro gruppi di artiglieria. Nel corso delle operazioni per Ancona, in base alla situazione contingente, furono assegnati alla fanteria due dei sei gruppi tenuti alla mano dal Comando del Corpo Italiano di Liberazione, equilibrando in parte la situazione.

 

La Brigata Maiella, come in parte detto, formata da patrioti abruzzesi al comando dell’avv. Ettore Troilo consisteva in circa 400 uomini con armamento da fanteria; solo nell’agosto 1944 sarà potenziata e portata organicamente al doppio, con circa 800-1000 uomini. Durante le operazioni nelle Marche incorporava elementi e formazioni di patrioti via via incontrati, così che il suo ordinamento variava a seconda delle circostanze.

Nel Corpo Polacco operava anche la 111a Compagnia Protezione Ponti inquadrata nel Raggruppamento Commando, composta esclusivamente da soldati italiani con sottufficiali polacchi, al comando di ufficiali polacchi. Questa compagnia, con compito di esplorazione, ricognizione e ‘commando’, aveva una consistenza di 63 italiani, 13 sottufficiali e 4 ufficiali che , per i loro compiti operavano in nuclei più o meno consistenti a seconda dei compiti da assolvere.

 

Nello specifico, dal punto di vista della entità della forza combattente, le formazioni partigiane che operarono dell’anconetano nel luglio 1944, erano sull’ordine del mezzo migliaio.

Operava nelle Marche la Divisione Partigiana Marche, da cui dipendevano varie brigate individuate nella zona assegnata.

Nell’ascolano era fallito il tentativo del CLN di raggruppare in un unico comando tutte le bande e non si giunse mai ad un comando unificato. Le bande restarono autonome l’una rispetto all’altra con alcune che avevano attivato qualche aggancio su base personale, come il distaccamento “Batà” che faceva riferimento alle Brigate Garibaldi. Una brigata Garibaldi Ascoli Piceno su quattro battaglioni, come più volte auspicato, doveva comprendere tutte le bande, ma ciò rimase solo sulla carta[8].

Nella zona di Fiastra operava la Brigata “Spartaco”, al comando del maggiore spe del genio Aeronautico Antonio Ferri strutturata su quattro battaglioni[9], con una banda autonoma la “Gian Mario Fazzini” al comando di don Nicola Ralli. Altre fonti[10] indicano la brigata “Spartaco” composta da sette battaglioni, in cui sono inseriti un battaglione itinerante di slavi, comandato da Gioko Davidovic, il battaglione “Fazzini” di Rilli, che fu sempre autonomo ed il “Nicolò” di Pantanetti.

Nell’anconetano operava la V Brigata Garibaldi C, al comando del ten. col. Corradi, che risultava su tre battaglioni: I battaglione “Mario” comandato da Mario Depangher, II battaglione “Pippo”, comandato da Isidoro Privitera, con i distaccamenti , quello storico, come l”Alvaro”, il “Ferro” o di nuova costituzione come il “Riccio”, III battaglione, comandato dall’ing. Diego Boldrini.

Nel pesarese operava la Brigata Garibaldi Pesaro composta da cinque battaglioni; vari distaccamenti e formazioni autonome operavano inoltre nell’alto e medio pesarese;¸ nei mesi a venire si formarono altresì altre formazioni su nuclei autonomi già esistenti.

Come già evidenziato[11], risulta estremamente difficile tradurre in uno schema ordinativo e tabellare le modalità operative, i collegamenti, le azioni stesse e la composizione e complessità della Resistenza, a cui si partecipava su base volontaria e che era soggetta a fluttuazioni ed avvicendamenti secondo il procedere degli eventi.

Ne risulta che è difficile quantizzare le entità fra le forze partigiane, essendo queste estremamente interconnesse.

Ai nostri fini, sotto il profilo strettamente operativo – seppur certamente riduttivo per i sopra detti motivi – le forze partigiane coinvolte nei combattimenti del luglio 1944 nella zona di Ancona, si considerano attestate sulle 400-500 unità, dato da non     strumentalizzare e da prendere con tutte le precauzioni del caso. [12]

[1] Per questa particolare Unità vds. Tasselli S., 111a Compagna Protezione Ponti, in  “Storia e Battaglie”, n. 63, novembre 2006, e dello stesso autore,  Ancora sulla 111a Compagnia Protezione Ponti in “Storia e Battaglie”, n. 65, gennaio 2007,

[2] Al 1 luglio del 1944, alla vigilia dei combattimenti per la conquista di Ancona, gli effettivi sono i seguenti: 2872 ufficiali, 41343 tra sottufficiali e truppa e 207 ausiliarie, per una forza totale di 44.422 uomini. Nella Base logistica sono presenti 1082 ufficiali, 8389 tra sottufficiali e truppa, 1292 ausiliarie. Cfr. Campana G., 1943-1947. Il II Corpo d’Armata Polacco in Italia.,Ancona, Regione Marche, Museo della Liberazione di Ancona, Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, Quaderni del Museo della Liberazione di Ancona n. 1  2009, pag. 38

[3] Il problema organico sarà affrontato a settembre 1944 con un nuovo piano di potenziamento. Il nuovo personale proverrà dalla “prima linea”, cioè, dopo una selezione, dai Polacchi  di Pomerania, Slesia, Posnania incorporati nelle Forze Armate tedesche e fatti prigionieri dagli Alleati. Cfr. Campana G., 1943-1947. Il II Corpo d’Armata Polacco in Italia., cit., pag. 38

[4] L’organico del Corpo d’Armata Polacco è riportato nel Documento n. 1

[5]    L’organico delle Forze tedesche è riportato nel Documento 2.

[6] I dati di forza sono anche stati tratti da http://www.comune di castelfidardo.an.it/visitatori/storia/archivio_pillole/1944 il passaggio del fronte di guerra. Htm. Sono dati che devono essere presi con precauzione, in quanto riportano la forza organica, ovvero quella scritta nelle tabelle organiche dei reparti. In realtà nessuna unità tedesca aveva questa forza schierata, essendo di molto inferiore, in virtù della mancanza di alimentazione del personale che non compensava lo stillicidio di perdite. In ogni caso, anche se la forza fosse stata quella tabellare, rimane sempre la sproporzione di forze con quella alleata. Come già detto a fronte e di oltre 43.000 Polacchi e circa 25.000 Italiani, i Tedeschi schieravano una forza teorica di circa 20-25 mila uomini, con un rapporto di 1 a 3, che in realtà, come visto, era di gran lunga superiore se si ragguagliano le forze effettivamente impiegabili.

[7] Riportato integralmente nel Documento 3.

[8] Salvatori M. La Resistenza, citato in Giacomini R., Pallunto S., Guerra di Resistenza. Antologia, Ancona, Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche 1997, pag. 272

[9] Il termine deve essere inteso. Nelle Forze regolari il battaglione nel 1944 comprendeva circa 400-500 uomini. Nella Resistenza, anche come azione di pressione propagandistica sul nemico, era stata adottata la stessa terminologia  militare: divisione, brigata, battaglione, ma con significati reali diversi: una banda si attestava su trenta-quaranta uomini, mentre il battaglione comprendeva uno o due bande, sull’ordine di 80-100 uomini, la brigata era sui tre-quattro battaglioni, sull’ordine di 300-400 combattenti. La Divisione comprendeva tutte le forze operative delle Marche. Naturalmente in questi calcoli non rientrano altri segmenti (informativo, logistico, assistenziale, sanitario, di generale supporto e sostegno) a cui parteciparono a pieno titolo degli uomini e donne che fecero la Resistenza: da qui il carattere prudenziale che si deve avere nel utilizzare questa terminologia.

[10] Mari G., Guerriglia, citato in Giacomini R, Ribelli e Partigiani, Giacomini R., Pallunto S., Guerra di Resistenza. Antologia, Ancona, Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche 1997, pag. 268

[11] Ibidem

[12] Per un quadro generale su questo aspetto si invia alla ampia letteratura esistente ed in partecipare all’ottimo ed equilibrato lavoro di Ruggero Giacomini più volte citato. Inoltre vds. AA.VV. La Resistenza nell’Anconetano. Dalle prime lotte antifasciste alla Liberazione, Ancona, Edito dall’ANPI Provinciale di Ancona, 1963