Mario Pietrangeli. Il Culto di Santa Barbara Patrona dell’Arma del Genio, dell’Arma di Artiglieria e della Marina Militare, Minatori e Vigili del Fuoco

  

 

 Scopo di questo articolo è quello di far conoscere due luoghi di culto dedicati alla nostra Patrona Santa Barbara.

Prima delle schede e delle foto delle chiesette di Santa Barbara a Caprara di Guado Tadino (PG Umbria), a La Thuile in Valle d’Aosta a Rieti e a Scandriglia (RI) di seguito si può leggere la biografia della nostra Santa.

Originaria della Turchia, dove nacque nel 2e3 d.C. nell’ attuale İzmit, a quei tempi Nicomedia, entrò in contrasto con il padre Dioscoro, pagano, a causa della conversione al cristianesimo. Tra il 286-287 Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia, oggi in provincia di Rieti, al seguito del padre, collaboratore dell’Imperatore Massimiano Erculeo.
La conversione alla fede cristiana di Barbara provocò l’ira di Dioscoro. La ragazza fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, fu consegnata al prefetto Marciano. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Questo le costò dolorose torture. È protettrice dei Genieri, dei Minatori, dei Vigili del Fuoco, dei Fuochini, degli Artiglieri, degli Artificieri e dei Marinai perché, secondo la tradizione, morì martire nel 306 d.C. dopo essere stata rinchiusa in una torre dal padre che non voleva si consacrasse a Dio. È anche invocata contro saette ed esplosioni. Il motivo? Un fulmine colpì il suo carnefice, il padre Dioscoro, che non accettava la sua conversione al cristianesimo e per questo la uccise.

La si festeggia il 4 dicembre perché in questa data nel 306 morì martire, torturata secondo la leggenda con il fuoco. E per questo viene invocata contro la morte improvvisa per fuoco, contro i fulmini e le esplosioni. Esplosivi e armi vengono tenuti in depositi che si chiamano, non a caso, “santabarbara”.  Alla Santa è dedicata la Caserma “Santa Barbara” dell’Esercito italiano, situata ad Anzio e attualmente sede della Brigata RISTA – EW. La Caserma della Scuola di Artiglieria Contraerei di Sabaudia (LT), La Caserma sede dell’Artiglieria a Cavallo (Voloire) sita a Milano.
Il 4 dicembre a bordo delle Unità Navali della Marina Militare, secondo la tradizione, si dona un fascio di rose rosse al 1º Direttore del Tiro di bordo. È tra le Sante più venerate al mondo, specie in sud America, Asia, Europa e Stati Uniti.

Chiesetta di Santa Barbara a Caprara di Gualdo Tadino PG Umbria

Per capire la devozione degli umbri a Santa Barbara bisogna conoscere la storia della emigrazione del popolo umbro nel mondo. L’emigrazione dalla regione, si indirizzò verso mete ben definite e già nel 1902 si segnalavano colonie umbre caratterizzanti la presenza italiana in alcune località minerarie della Pennsylvania nord-orientale, come Jessup (erano soprattutto Eugubini e a Jessup ancora oggi si organizza la corsa dei Ceri nota Festa Eugubina), Old Forge, Pittston, Reading e dintorni, dove l’affluenza e la presenza degli umbri si consolidò negli anni successivi. Consistenti nuclei di emigranti si diressero inoltre nel Michigan e nel Minnesota, dove trovarono lavoro nelle miniere di ferro, a Iron Mountain, Hibbling, Chisholm, Virginia ed Eveleth. Le zone minerarie della Pennsylvania rimasero tuttavia le destinazioni preferite degli umbri negli Stati Uniti. Decisiva appare nella loro scelta dei luoghi di emigrazione la preferenza per i lavori nelle miniere, preferenza che si manifestò assai nettamente anche nei mercati del lavoro europei. Con ogni probabilità tale scelta fu influenzata inizialmente da quella degli emigranti di altre regioni contermini, come Marche e Romagna, già da tempo dediti ai lavori minerari negli Stati Uniti. Dovette influire in qualche misura anche la presenza delle miniere di lignite di Spoleto. Grazie all’abitudine al lavoro in miniera, a parità di altre condizioni, gli emigranti umbri erano preferiti dalle compagnie minerarie americane perché erano disponibili per i lavori più continuativi e più rischiosi, in particolare per i lavori nel sottosuolo. Iniziata solo intorno al 1904-1905, l’emigrazione umbra verso il Lussemburgo divenne ben presto maggioritaria rispetto agli altri flussi migratori regionali verso quel paese, anche se fu relativamente modesta in cifre assolute; del resto gli italiani presenti in Lussemburgo nel 1910 erano poco più di 10.000. Provenienti per gran parte dai comuni posti lungo la dorsale appenninica –Gubbio, Gualdo Tadino, Nocera Umbra– gli emigranti umbri in Lussemburgo lavoravano quasi tutti nelle miniere di ferro e negli altiforni di Esch-sur-Alzette, Dudelange, Differdange, Kayl, come manodopera semi qualificata, addetta ai lavori più pericoli e pesanti. Ancora più numerosi furono gli umbri che si diressero in Germania e in Svizzera, le altre due mete privilegiate dal flusso migratorio regionale. Oltre a numerose opportunità di lavoro dovute al forte sviluppo economico in atto, gli emigranti della regione vi trovavano migliori salari e anche una relativamente più avanzata legislazione sociale . L’emigrazione degli umbri in Germania e in Svizzera presenta ancora più marcatamente il carattere di diaspora. In questi paesi, e in modo particolare in Svizzera, essi si disperdevano per mille destinazioni soprattutto perché seguivano il continuo nuovo dislocarsi dei cantieri di lavori pubblici e privati. Era, però, soprattutto nelle miniere tedesche che gli umbri si recavano di preferenza a lavorare, nella Lorena o nella Renania Westfalia, nel bacino minerario della Ruhr. Nel corso degli anni Settanta, i flussi emigratori dalla regione cominciarono a ridursi fino a scomparire quasi del tutto. Il tempo dell’esodo era finito. A Caprara gli ex minatori (numerosi) che ritornarono vivi nella loro amata terra per ringraziare Santa Barbara patrona anche dei Minatori costruirono nel tempo una bella chiesetta molto amata e apprezzata dagli abitanti del bel borgo medioevale.

(foto Marco Nuti Caprara che ringraziamo)

Chiesetta di Santa Barbara di Caprara di Gualdo Tadino PG Umbria (a pochi Km da Gubbio, foto Marco Nuti, Caprara che ringraziamo)

 

Chiesetta di Santa Barbara a La Thuile in Valle d’Aosta

E’ stata Costruita nella metà del 1800 dai minatori di La Thuile impiegati nelle miniere di carbone e ferro della zona. Ricostruita nel 1879 come ringraziamento per la protezione ricevuta nei confronti dei francesi invasori. Ristrutturata dal Gruppo Alpini di La Thuile il 4 dicembre 2011. Nel 1915 (Prima Guerra Mondiale) a AOSTA fu realizzato uno stabilimento siderurgico che utilizzava il carbone della THUILE e di COGNE. A seguito di tale realizzazione strategica la linea ferroviaria Aosta – Chivasso – Torino fu affidata al Genio Ferrovieri (fino al 2001).

CARATTERISTICHE DELLA LINEA:

  • 100 KM;
  • 24 STAZIONI;
  • TRAZIONE DIESEL

 

        

 

 

(foto mario pietrangeli)

Chiesetta di Santa Barbara a La Thuile in Valle d’Aosta (Foto mario pietrangeli)

Il Culto di Santa Barbara a Rieti Lazio

Alla Santa sono affezionatissimi a Rieti; a Santa Barbara, Patrona amatissima, viene riservata anche la caratteristica processione sul fiume Velino che i fedeli organizzano il 4 dicembre di ogni anno. Sul perché vi sia questa venerazione a Rieti c’è ancora qualche incertezza ma anche sicurezze. Intanto perché a Rieti, meglio ancora a Scandriglia, aveva abitato insieme al padre Dioscoro, che era un funzionario imperiale. Il periodo viene fissato intorno al 286. E fu quello il periodo della conversione; e sempre a Scandriglia Barbara, che poi divenne Santa, venne addirittura messa a morte dal padre Dioscoro, che non le perdonava di essere diventata cristiana, in un mondo di pagani. “La ragazza fu così costretta a rifugiarsi in un bosco dopo aver distrutto gli dei nella villa del padre. Trovata, fu consegnata al prefetto Marciano. Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana. Questo le costò dolorose torture. Il 4 dicembre, infine, fu decapitata con la spada dallo stesso Dioscoro, che fu colpito però da un fulmine”. Bastò questo per accrescere la sua fama e stabilire un intenso legame con la città di Rieti. E la devozione che accompagna le manifestazioni di fede nei suoi confronti fa capire che dopo quasi duemila anni, il rapporto tra la Santa e la città e i suoi abitanti si è sempre mantenuto intenso e fecondo. E’il Ponte Romano a fare da scenario alla processione di Santa Barbara a Rieti, il ponte che attraversa il Velino e che il giorno del 4 dicembre, quello della festa della Santa, si presenta gremito di gente e di fedeli. Già dalla cappella che la ricorda in Duomo, si vede la devozione che accompagna Santa Barbara a Rieti. E la storia della sua costruzione è rimasta dettagliata negli atti ecclesiastici che hanno accompagnato la vita religiosa della città, perché è passo importante della storia cittadina. Intanto va ricordato che la statua è stata realizzata con marmo di Carrara, del più pregiato, e che il trasporto è stato effettuato per nave, con chiatte e carri sino alla Cattedrale: negli atti c’è chi si è pure meravigliato che la statua fosse arrivata addirittura intera a Rieti. Che sia marmo pregiato, lo si nota da subito mettendo gli occhi su quella statua che riempie la cappella gentilizia “che gli eredi Stabili cedettero volentieri, a condizione che fosse confermato il loro diritto alla sepoltura in cattedrale e nel nuovo allestimento fosse dato spazio alla memoria dell’antico titolo”. Il Bernini realizzò il disegno da cui partì la costruzione, portata a termine da Giovanni Antonio Mari. Le vicende costruttive in verità sono ancora molte ma alla fine del 1800, la cappella venne consacrata e “donata” alla devozione dei reatini. Come molte delle opere pubbliche ci vollero decenni prima che tutto l’insieme potesse essere dedicato al culto come l’avevano pensato i predecessori, come l’avevano pensato i “deputati per la fabbrica Angelo Alemanni, Muzio Cappelletti, Pietro Carlo Cappelletti, Paolo Severi, Francesco Sisti, Pietro Vecchiarelli, Pompeo Vecchiarelli”. Venne inaugurata nel 1800 in un momento di grande difficoltà per la chiesa cattolica messa sotto pressione dalle invasioni napoleoniche e dalle opere di scristianizzazione senza precedenti: non furono questi gli ostacoli alla fede dei reatini che proprio il quattro dicembre di quell’anno che dava inizio al Diciannovesimo secolo trovarono la statua della loro Santa in tutta la sua bellezza davanti alla quale poter pregare

La cappella di Santa Barbara – Basilica Cattedrale Rieti

Fonte: cattedrale.chiesadirieti.it

Il Culto di Santa Barbara a Scandriglia (Rieti) Lazio

La tradizione vuole che qui avvenne il martirio di Santa Barbara, in prossimità del luogo dove sorge l’omonima Chiesetta rurale.
Da sempre il simbolo del paese è la torre con tre finestre, a ricordo del martirio subito dalla Santa, che volle le finestre a simboleggiare la SS. Trinità Cristiana nel luogo dove venne imprigionata.
A poca distanza dall’abitato, in una zona denominata Contrada Santa Barbara, sorge la chiesetta rurale di Santa Barbara dove, secondo la tradizione, la Santa venne martirizzata dal padre. Le testimonianze del luogo rappresentano un vero e sentito culto per la giovane martire cristiana, patrona del paese, per la quale il 4 dicembre si svolge una grandissima festa. Il corpo della Martire fu portato nella cattedrale di Rieti nei primi decenni del secolo IX

 

Chiesa Rurale di Santa Barbara – Scandriglia

italiavirtualtour.it

 

 

Metanopoli, nel Comune di San Donato Milanese

 

Nel confuso e diversificato panorama del nuovo hinterland milanese, un caso a parte fu la nascita del villaggio di Metanopoli, nel comune di San Donato Milanese, a Sud Est del capoluogo. E significativa la sua Chiesa, dedicata a Santa Barbara, realizzata secondo stili moderni, all’avanguardia per l’epoca e simbolicamente ricca di richiami alla storia e al passato in un luogo che di storia non ne aveva ancora.

 

8conttti: quaderni.cesvam@istitutonastroazzurro.org)