III Congresso 1928 Atti Discorso dell’Orifiamma 21 aprile 1923

  

Gli Atti del III Congresso dell’Istituo del nastro Azzurro riporta a pag 18 il “Discorso pronunciato in Campidoglio da S.E. Mussolini ul 21 aprile 1923 in occasione dell’offerta dell’Orifiamma all’Istituto del Nastro Azzurro.

Ecco il testo:

 

 

Questa cerimonia sarà breve secondo il perfetto stile fascista e il mio non sarà un discorso!

Il mio compito, del resto, è molto semplice: si tratta di consegnare questo Orifiamma all’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro.

Signori! L’Istituto del Nastro Azzurro è la nuova potente aristocrazia italiana, un’aristocrazia che è sorta da un travaglio così duro che potrebbe giustamente essere definito un calvario. Coloro che lo compongono sono i valorosi tra i valorosi: gli Ufficiali e i soldati che hanno compiuto gesta memorabili. Vorrei, o Signori, richiamare la vostra attenzione sul prodigio di questo rinnovarsi della nostra razza, che balza in piedi all’annuncio del cimento, si batte e vince!

Se parlassi soltanto a commilitoni e non già a un pubblico discorso, io vorrei guardare questi prodi, miei compagni di trincea, nel bianco degli occhi; sono sicuro che vi leggerei non solo l’orgoglio dell’opera compiuta, ma un senso di nostalgia. Chi è stato in trincea vi torna spesso col pensiero e non dimentica: chi ha fatto la guerra ricorda il periodo glorioso!

Ecco che questo popolo è tutto guerriero! Avete visto sfilare oggi legioni, battaglioni! Era popolo, erano contadini; era tutto un esercito; era la garanzia della rivoluzione fascista!

Passando essi volevano dire che chi si opporrà a questo travaglio del popolo italiano sarà travolto e schiantato! Da qualunque parte venga, sotto qualunque

bandiera si presenti! Noi siamo duri ed inflessibili! Abbiamo da salvare l’eredità dei nostri seicentomila morti, che si immolarono nel nome della Patria. E accanto a questi morti ci sono i nostri cento e cento giovanetti che si offrirono in olocausto e caddero perchè l’Italia si rinnovellasse, perchè lo sforzo della guerra non andasse perduto.

Dove sono le piccole canaglie che prima della guerra si sputavano addosso per dire che il popolo italiano non si sarebbe battuto? In quale antro si sono nascosti con la loro vergogna questi sordidi servi dello straniero?

Il prodigio della guerra è questo: che tutto il popolo si è raccolto in uno spirito solo, in una volontà sola!

Dico agli italiani, a tutti gli italiani, che sento la responsabilità del mio compito: la sento e l’affronto: e tutte le mie forze tendo perchè il mio compito sia assolto. Indietro non si torna! Si procederà sempre più oltre verso quell’Italia imperiale che è il nostro sogno e la nostra fede!

 

( a cura di Chiara Mastrantonio