CLAUDIO BRESSANIN E MARIO MORGANTINI – M.O.V.M. DI APRILE

  

BRESSANIN CLAUDIO

Sergente, 66° reggimento fanteria motorizzato «Trieste»

Arruolato nell’aprile 1935 nel 71° reggimento fanteria, fu congedato nel settembre 1936 col grado di cap. magg. Alla dichiarazione di guerra dell’Italia era in Cire­naica con la famiglia ove si era trasferito e richiamato col grado di sergente, fu prima assegnato al IV battaglione complementi libici e poi al XXXIV battaglione libico col quale partecipò alla conquista di Sidi el Barrani. Sfuggito alla prigionia nella prima offensiva inglese fu dal centro di mobilitazione di Barce destinato alla difesa costiera di Bengasi e, infine, al centro di reclutamento e mobilitazione di Homs. Nel genn. 1943 fu trasferito al I battaglione del 66° fanteria della Divisione «Trieste”.

“Comandante di centro di fuoco avanzato, sottoposto a fuoco avversario di artiglieria e di armi automatiche, violento e micidiale, teneva saldo lo spirito dei suoi uomini e, visto l’avversario preponde­rante che lo assaltava, radunati i pochi superstiti, con estremo spirito di sacrificio si lanciava al contrassalto. Grevemente ferito, persisteva imperterrito nell’impari cruenta lotta conseguendo risultati concreti. Morente, incitava i suoi valorosi superstiti a resistere ad oltranza. Negli ultimi aneliti della sua giovane esistenza vergava su un pezzo di carta, col suo sangue «Viva l’Italia», sintesi di assoluta dedizione al dovere e di spiccate virtù di combattente.” Africa Settentrionale, 20 aprile 1943.

 

MORGANTINI MARIO

Soldato 22° Reggimento fanteria «Cremona»

Ultimata la Scuola di avviamento a Chiusi nel 1939, nel marzo dell’anno successivo veniva chiamato alle armi e destinato al 22° reggimento fanteria “Cremona”, reggimento che non doveva più lasciare se non per un breve periodo in cui frequentò un corso di marconista presso la 44^ compagnia teleradio. Combatté sul fronte alpino occidentale nel giugno 1940 e, passato in Corsica nel novembre 1942, partecipò alle operazioni belliche contro le truppe germaniche dopo l’armistizio. Trasferito sul continente con la Divisione, trasformatasi in Gruppo di combattimento, dopo un periodo di addestramento nella zona di Benevento, fu inviato alla fine del 1944 a sud delle Valli di Comacchio, lungo il fiume Senio. 

“Marconista in servizio presso un comando di battaglione, volontario nelle più rischiose imprese di pattuglie diurne e notturne, dimostrava in ogni occasione assoluto sprezzo del pericolo, calma e serenità. All’approssimarsi, dell’offensiva che doveva definitivamente stroncare la resistenza nemica, chiedeva di essere assegnato ad una compagnia avanzata prendendo così parte ad un attacco contro munitis­sime posizioni avversarie. Ancora una volta rifulsero le sue ecceziona­li doti di valoroso combattente. Dopo una dura giornata di aspri com­battimenti chiese ed ottenne di formare con altri animosi una pat­tuglia di osservazione per prendere contatto col nemico in ritirata, e ne assunse il comando. Individuato un centro di fuoco isolato lo as­saltava col lancio di bombe a mano, intimando la resa ai difensori. Ferito una prima volta non desisteva dall’azione riuscendo ad ucci­dere il suo feritore. Colpito a morte una seconda volta dalla raffica di una mitragliatrice, ai suoi compagni che si accingevano ad accor­rere in suo soccorso, intimava di non esporsi inutilmente e di ritirarsi. Riportato dopo qualche ora nelle nostre linee, ripresa per un attimo conoscenza, chiedeva se le notizie attinte dalla sua pattuglia fossero state comunicate al comando superiore e spirava dichiarandosi felice di dare la vita per la Patria. Sintesi di tutte le virtù eroiche dei fanti d’Italia”  Case Marini (Zona Alfonsine), 10 aprile 1945.