Giancarlo Ramaccia Il Valore MIlitare ed il MIlite Ignoto

  

Il Valore Militare e il Milite Ignoto

 Giancarlo Ramaccia

Invitato a scrivere nella veste di storico, alcune brevi riflessioni, sul valore militare e il milite ignoto non posso prescindere dall’affermazione che è alla base nel fare storia e che si concretizza nel detto latino: “ Veritas filia temporis”, la verità è figlia del tempo.

Non solo perché la storia necessita del giusto tempo per essere scritta (quando i motivi e le passioni che hanno generato quegli eventi sono venuti meno e le passioni umane che le hanno mosse si sono decantate o svanite) ma anche perché la verità è legata strettamente al tempo in cui la si scrive.

Lo storico vive nella società come tutti, e risente delle idee, delle passioni e dei valori del proprio tempo.

Premesso ciò il valore militare e il milite ignoto sono “un unicum” composto da un concetto strettamente legato alla filosofia morale e all’etica militare ed un evento storico di grandissima importanza dell’intera comunità nazionale, per la nostra Storia Patria, per le vicende politiche e sociali del secolo appena trascorso il Novecento.

Per questo motivo e per la comprensione completa del suo significato dobbiamo procedere ad una analisi singola delle sue componenti: prima definire il valore militare e poi successivamente analizzare l’evento storico del Milite Ignoto Italiano.

Il valore militare è un concetto intriso di morale e di etica militare e la sua piena comprensione non può non tenere conto del suo iniziale significato filologico.

Due termini: Valore e Militare ossia un sostantivo seguito da un aggettivo che ne definisce il suo ambito e il suo campo di applicazione . Per Valore, oggi noi intendiamo la “misura non comune delle doti intellettuali e morali” oppure la capacità specifica nell’ambito professionale. Normalmente il vocabolo viene impiegato maggiormente nel linguaggio economico ed indica il costo di produzione di un bene ed in ogni caso al singolare indica sempre qualcosa “di prezioso”. Come secondo significato si intende coraggio, ardimento con una sfumatura eroica, solo la sua definizione arcana riporta “ Nobiltà d’Animo” come sinonimo di virtù, ma solo nel linguaggio filosofico il termine acquista il significato che a noi interessa; perché il termine valore è contrapposto “al fatto”, all’evento che lo caratterizza e quest’ultimo è indifferente mentre quello che lo precede riguarda ed importa lo “Spirito Umano”.

In filosofia: “il fatto è l’essere, il valore è dover essere”.

Esso oscilla dalla sfera oggettiva a quella soggettiva, non come arbitrio ma come impegno assoluto, per cui il coraggio, l’ardimento dimostrato nell’affrontare il nemico o i nemici in battaglia si sostanzia nelle “dure prove” che la guerra comporta anche a pericolo della propria vita.

Altro è hèrös, l’eroe, una persona che ha eccezionali virtù che proviene da una “stirpe” che gli attribuisce “gesta prestigiose a proprio favore”. Ricordiamo che per la mitologia classica è sempre figlio di un mortale e di una dea, ossia una semi divinità. Il suo aggettivo militare (dal latino militaris, derivato da miles – itis, soldato) può essere usato anche come sostantivo e verbo e in quest’ultimo caso come “verbo intransitivo”, quei verbi che non fanno passare l’azione ad altro e quindi vincolano il valore alla sola sfera della sua aggettivazione in questo caso quella militare.

Come verbo ( militare) significa “prestare servizio”, partecipare in modo costante e impegnato ad una attività ideale.

In definitiva il valore militare significa oggi quella:

Misura delle doti morali ed intellettuali di chi presta servizio (in guerra) in modo costante e impegnato con  piena condivisione ideale”.

Partendo  da questo punto di definizione possiamo, solo ora inoltrarci sul racconto storico che riguarda la figura e il significato del Milite Ignoto.

Al termine della “Grande Guerra” (1914-1918) si pose il problema, da parte di tutti i governi che parteciparono all’Intesa e non solo, delle onoranze funebri ai caduti per tramandarne il ricordo e la memoria ai posteri e rinsaldare i legami all’interno dei propri paesi e dei propri territori nazionali. Non solo cimiteri dedicati, stele commemorative, targhe monumenti alla memoria, ma qualcosa di più grande che leghi in modo indissolubile l’intera popolazione con i suoi Combattenti Caduti in quel terribile grande evento che fu la Prima Guerra Mondiale.

L’idea fu concepita alcuni anni prima, addirittura nel 1916, in piena guerra, dal Reverendo David Railton, cappellano dell’esercito inglese sul fronte occidentale. Davanti a quell’immane tragedia che fu la Prima Guerra Mondiale, alle sue atrocità, alle sofferenze, ai sacrifici, e al grande prezzo di sangue pagato dagli uomini in armi, dopo la fine della guerra, nell’anno 1920 il reverendo Railton scrisse al Decano di Westminster, Herbert Ryle, proponendo la sepoltura di un soldato ignoto “tra i Re”, ossia nella cattedrale di Westminster luogo di sepoltura dei reali inglesi.

La sua idea fu da lui sostenuta e fatta propria dal Primo Ministro Britannico David Lloyd George e dal parlamento inglese.

L’undici novembre del 1920 con solenne cerimonia a Londra nell’Abbazia dei Re furono sepolti i resti di un soldato caduto ignoto. Sulla sua tomba fu inciso: “The tomb of the unknowns warrior”. A ricordo perenne del sacrificio e della vittoria. E’ questo il primo esempio di tomba dedicata al Milite Ignoto.

In Italia tale esempio fu ripreso dal Col. Giulio Douhet che con una serie di titoli giornalistici propose “la sepoltura al Pantheon di Roma di un soldato non riconosciuto caduto durante la Prima Guerra Mondiale” polemizzando con chi si opponeva a tale riconoscimento.

Il 20 giugno 1921, poco prima che cadesse il governo Giolitti, il ministro della guerra On. Giulio Rodino’ depositò presso la Camera dei Deputati un progetto di legge per la “sepoltura della salma di un soldato ignoto”.

Il 27 giugno  il V governo Giolitti presenta le dimissioni al Re che vengono accettate, il giorno dopo, 28 giugno 1921, la commissione Esercito e Marina Militare della Camera dei Deputati discusse il progetto e l’On. Cesare Maria De Vecchi, relatore per la commissione, propose come data di sepoltura il 4 novembre 1921 e come luogo il “Vittoriano” ossia il Monumento al Re Vittorio Emanuele II eretto a Roma a fianco del Campidoglio, negli anni che vanno dal 1885 al 1911, su progetto dell’architetto Giuseppe Sacconi, per celebrare l’avvenuta “Unità d’Italia”.

Tomba da realizzare al primo ripiano della larga scalinata d’ingresso, con sopra la statua della Dea Roma e davanti alla statua equestre, in bronzo, di Vittorio Emanuele II, padre della Patria.

Il 4 luglio 1921 viene formato il ministero Bonomi che nomina l’On. Luigi Gasparotto ministro della guerra.

Il 4 agosto 1921 il progetto approvato in commissione viene discusso dalla Camera dei Deputati. In quella sede l’On. Gasparotto per evitare interventi e intemperanze antimilitariste, da parte di settori della Camera, chiede e ottiene dagli oratori, iscritti a parlare di rinunciare a tenere i discorsi e passare al voto. Richiesta approvata, dopo il voto a scrutinio segreto, con 199 voti favorevoli e 35 contrari. La legge passa quindi al Senato per l’approvazione definitiva, presentata il 6 agosto 1921, dopo un breve dibattito e il 10 agosto viene definitivamente approvata dal nostro Parlamento.

L’11 agosto 1921 diventa legge dello Stato con l’apposizione della firma  da parte del Re Vittorio Emanuele III e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 20 agosto 1921.

Il 20 agosto 1921 il ministro della guerra diramò la circolare 25 che istituiva una commissione speciale che venne presieduta dal gen. Giuseppe Paolini, ispettore per le Onoranze alla salme dei caduti al fronte, con l’incarico di individuare 11 salme prive di ogni segno di riconoscimento.

Le 11 salme furono riunite nella Basilica di Aquileia entro il 28 ottobre e la salma fu scelta da Maria Maddalena Bergamas di Gradina di Isonzo, a rappresentanza di tutte le mamme italiane che avevano perso un figlio nella prima guerra mondiale  e del quale non erano state restituite le spoglie.

Le altre 10 salme furono sepolte solennemente nel cimitero della Basilica di Aquileia il 4 novembre 1921.

Il 28 ottobre con Regio decreto fu dichiarato festivo il 4 novembre di ogni anno e l’anno successivo divenne la “Giornata della Vittoria”.

LO stesso giorno 28 ottobre la bara indicata da Maria Maddalena Bergamas, fu posta su un carro ferroviario che partì il giorno successivo alle ore 8.00 per Roma. Il treno si fermava in ogni stazione ferroviaria che incontrava salutato da ali di folla inginocchiate e silenziose e arrivò alla stazione Tiburtina la mattina del 2 novembre dove, poggiata su un affusto di cannone fu trasportata alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

Il 4 novembre, in corteo, giunse al Vittoriano dove fu tumulata e da quel momento per tutta la popolazione il Vittoriano fu e rimase “L’Altare della Patria” degli italiani.

Sulla tomba, ai piedi della Dea Roma, fu posta l’iscrizione “Ignoto Militi”.

La partecipazione del popolo fu massiccia e commossa ma non possiamo non ricordare che alcune forze politiche, socialisti, anarchici, repubblicani, non parteciparono alla celebrazione anzi si opposero in nome dell’antimilitarismo e della critica al regime politico allora vigente, contro la stragrande volontà della popolazione tutta.

Precedentemente anche la Francia, nel 1920 aveva proceduto, con solenne cerimonia a porre la tomba del milite ignoto sotto l’Arco di Trionfo, di Parigi, monumento voluto da Napoleone Bonaparte per celebrare la vittoria della Battaglia di Austerlitz. Accanto ad essa un braciere, con fiamma perenne a memoria dei caduti nella prima guerra mondiale e sulla tomba si può leggere. “Ici repose un soldat francais mort pour la Patria”, 1914-1918”.

Negli stati Uniti il monumento fu realizzato presso il cimitero nazionale di Arlington in Virginia, dove sono sepolti i veterani di tutte le guerre Usa.

Il 9 aprile 1932 il milite ignoto venne inumato in un sarcofago di forma piana: “Hare rests in Honored Glory en american soldier known” (qui riposa con gloria onorevole un soldato americano conosciuto solo da Dio) nel medesimo cimitero furono successivamente realizzati altri monumenti simili quali quelli del milite ignoto della seconda guerra mondiale e quello del milite ignoto della guerra del Vietnam.

Seguirono, nel tempo, numerosi paesi che vollero ricordare in questo modo i loro caduti in guerra.

Il monumento al Milite Ignoto è indice di un cambiamento antropologico, nella società e nella cultura dei popoli, di una nuova e diversa sensibilità, di un nuovo e diverso umanesimo. Precedentemente al termine di un conflitto si dedicava un monumento al “condottiero” ora si onora un umile “caduto ignoto”  per ricordare con lui, tramite lui, tutti i “milites” caduti per la Patria e il loro “valore militare”, alfine di forgiare e rafforzare la propria identità di cittadini in una comunità di eguali.