I SEgni dell’Onore. Sulla via di Gerusalemme

  

SULLA VIA DI GERUSALEMME

La storia degli Ordini cavallereschi affonda le proprie radici nell’XI secolo, quando la stagione delle Crociate alimentò la nascita, in Terrasanta, di numerose organizzazioni a carattere religioso-militare, rette da monaci guerrieri impegnati nella difesa dei luoghi sacri e nella gestione di ospedali, ricoveri e centri di assistenza per i pellegrini.

Nacquero così gli ordini che dal nome di Gerusalemme furono detti gerosolimitani, la cui forza evocativa, alimentata da una fortunata produzione letteraria che non di rado accoglieva suggestivi scenari iniziatici, si è prolungata ben oltre l’arco della loro effettiva esistenza storica.

Si pensi all’Ordine Ospedaliero e Militare di San Giovanni di Gerusalemme, poi Sovrano di Rodi, quindi di Malta, all’Ordine di Santa Maria dei Cavalieri Teutonici, all’ Ordine dei Frati-Cavalieri del Tempio o Templari, all’Ordine di S Lazzaro di Gerusalemme, all’ Ordine del Santo Sepolcro. Ispirati a questi e rivestiti della medesima natura religioso-cavalleresca, presto sorsero in Europa numerosi altri ordini, con compiti  che  spaziavano  dal  servizio  in armi alla gestione di ospedali, dal riscatto degli schiavi cristiani alla protezione delle grandi vie del pellegrinaggio: l’Ordine Militare e Ospedaliero di S. Maurizio, l’Ordine Ospedaliero dello Spirito Santo, l’Ordine Militare di Santo Stefano di Toscana, il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, gli ordini spagnoli di Calatrava, Alcantara, San Giacomo della Spada.

 

La grande stagione della cavalleria o, meglio, del sistema cavalleresco quale detentore di potestà territoriali, di benefici e autonomia economica conobbe un rapido apogeo e un’altrettanto rapida decadenza. Già nei secoli XIV e XV, l’affermazione e il consolidamento delle grandi monarchie continentali,  che  accentrarono   attribuzioni, poteri e competenze fino ad allora parcellizzati, delineavano la mappa di una nuova società di corte basata sul culto del sovrano e sul parallelo ridimensionamento della figura dell’uomo d’armi. E se il guerriero si trasforma , a poco a poco, in cortigiano, restano tuttavia forti gli ideali della cavalleria, le suggestioni dell’apparato cerimoniale, della ritualità, delle tenute, di un radicato  senso di appartenenza  e di esclusività. Su questi elementi si originò un nuovo sistema cavalleresco che conservava i simboli esteriori del passato, ma traduceva la militanza in uno strettissimo legame di fedeltà personale al re e di consenso alla sua azione di governo.

Di qui i grandi ordini laici della Giarrettiera, del Toson d’Oro, della Ss. Annunziata, di Danebrog, del Cristo, di San Luigi, nei quali, progressivamente, la funzione onorifica prevalse su quella militare, pur se gli insigniti  seguitavano  a  mantenere,  formalmente, il titolo di cavaliere.

La Rivoluzione francese e l’epopea napoleonica spazzarono via gli antichi assetti dinastici continentali introducendo inediti strumenti premiali fondati sul merito. I bons gestes si sostituirono alla nascita o al censo nella definizione di un’élite sociale, ambiziosa e dinamica, nella quale si rifletteva la virtù civile delle giovani nazioni che irrompevano nella storia con un moto apparentemente inarrestabile. La Legion d’Onore, archetipo di tale indirizzo onorifico, generò in Europa, fra il XIX e il XX secolo, un gran numero di ordini cavallereschi d’impronta moderna, nuovi o rinnovati, che perdono il carattere di esclusività e si aprono a fasce sempre più ampie della popolazione, aumentando il numero delle classi per poter graduare meglio i conferimenti.

Da allora, lo scenario non è granché mutato. Attraverso gli istituti onorifici, gli Stati riconoscono pubblicamente, concretamente e visibilmente il merito dei cittadini; nei rapporti internazionali, lo scambio delle onorificenze fra Capi di Stato suggella i rapporti di amicizia che legano  i rispettivi  popoli.