STEFANO ROMANO. Le fonti e gli studi dell’Ufficio Storico dello SME sulla Prigionia e ‘L’Internamento

  

 

 

LE FONTI E GLI STUDI DELL’UFFICIO STORICO DELLO SME SULLA PRIGIONIA E L’INTERNAMENTO

STEFANO ROMANO

 

Prima di entrare nel vivo del tema, in particolare per quanto attiene alla consistenza delle fonti archivistiche dell’Ufficio Storico dello SME relative alla prigionia e all’internamento, sono necessarie alcune considerazioni sullo specifico argomento.

In ambito militare, esso viene trattato sempre con un certo pudore, forse nel timore di sminuire le benemerenze di coloro che, per molti versi più fortunati, non solo non hanno dovuto subire la stessa sorte ma, viceversa, hanno contribuito con il loro comportamento ad accrescere il retaggio di gloriose tradizioni delle unità.

Al militare, poi, e in particolare a quello di professione, non si addice – soprattutto psicologicamente – la prigionia, la quale rappresenta la condizione più triste e mortificante, perché un soldato non sopporta il fatto di essere sottratto alla causa della propria Nazione in guerra. Se si aggiunge, infine, che spesso da alcune parti vengono avanzate facili, superficiali e umilianti ipotesi sulle cause che portano alla cattività singoli e reparti (impreparazione, scarso spirito combattivo, errori, paure ecc.), è possibile comprendere quanto sia degradante per il combattente, almeno per quello che tale si ritiene ed è degno dell’appellativo, essere costretto in un angusto spazio e privato della prima necessità dell’uomo: la libertà. Martoriato, oltre che nel fisico dal nemico, anche nello spirito da quelli che considerava amici.

 

Un martirio che diventa insopportabile per quanti, ritenendosi nel giusto, al rientro in Patria sono costretti a sottostare ancor più alle degradanti inquisizioni delle commissioni di valutazione o discriminazione per il contegno tenuto all’atto della cattura. Una operazione che, per quanto necessaria, il più delle volte è condotta da personale che non ha la dovuta preparazione professionale e psicologica, e che incide ancor più negativamente negli animi di quanti, dopo aver fatto il proprio dovere, ancora una volta si sentono trattati come esseri da rimproverare e punire, e non da comprendere, recuperare, aiutare. Un’ultima considerazione: i reduci dalla prigionia subiscono ulteriori discriminanti in relazione all’esito della guerra. I reduci di una nazione sconfitta hanno, al rientro in Patria, un trattamento diverso da quelli di una nazione vittoriosa. Basta ricordare, in proposito, la diversa accoglienza loro riservata in Italia in due momenti storici diversi, quello successivo alla prima guerra mondiale e quello successivo alla seconda guerra mondiale. Sarebbe interessante uno studio in merito: per ora abbiamo soltanto lo sbigottimento di un personaggio reduce dalle due guerre, proposto in una nota commedia, che da decenni sulla scena si interroga sul perché al rientro dalla prigionia sofferta nella grande guerra tutti gli si stringevano intorno per ascoltare le sue affabulate vicende, mentre, ritornato dall’esperienza ben più dolorosa dell’internamento della seconda guerra mondiale, trova intorno a lui soltanto vuoto ed indifferenza.

Per quanto riguarda la condizione di prigioniero in genere, occorre inoltre tenere presente il particolare trattamento cui sono stati da sempre sottoposti i prigionieri di guerra, sui quali il vincitore poteva un tempo addirittura decidere della vita o della morte o, nel più favorevole dei casi esercitare il diritto di schiavitù.

 

Come noto, solo la Convenzione di Ginevra del 1929, alla quale hanno aderito quasi tutti gli Stati all’epoca esistenti, ha tentato di codificare diritti, doveri, criteri, comportamenti relativi ai prigionieri di guerra. Amaramente, è da constatare che non sempre le norme di tale convenzione sono state rispettare nel corso della seconda guerra mondiale: di certo tali dettami sono stati interpretati dalle nazioni che detenevano prigionieri di guerra, secondo i propri esclusivi interessi.

Per contro, per quanto concerne i militari italiani prigionieri, deve essere evidenziato il codice di comportamento al quale la stragrande maggioranza di essi si è ispirata: difesa della propria personalità, senza cedere all’arbitrio; unità nella consapevolezza della propria dignità morale.

Codice di comportamento derivante dal giuramento prestato e dal conseguente obbligo di impegnarsi contro il nemico della propria Patria, intendendo per nemico quello indicato dall’Autorità costituita.

Ovunque l’argomento è stato trattato – studi critici, memorie, relazioni, manoscritti, etc. – traspare la forza predominante dei valori morali militari propri dei soldati italiani: senso del dovere e disciplina. In sostanza la massa dei nostri prigionieri si è comportata ovunque in modo disciplinato e compatto. Le poche eccezioni, che pure non sono mancate, non posso­ no far testo se non in una letteratura scandalistica.

 

GLI STUDI

 

La pubblicistica è ricca di memorialistica e diaristica sulla prigionia e l’internamento degli italiani durante la seconda guerra mondiale. Essa racchiude opere, però, che pur avendo pieno titolo di testimonianza e di memoria per la storia, anche quando sono autobiografiche, non possono avere valenza di studi storiografici. Troppe le implicazioni personali contenute, almeno nella stragrande maggioranza.

È vero, altresì, che poco si saprebbe senza di esse, soprattutto delle condizioni di vita nei campi, dei trasferimenti, dei maltrattamenti, delle ostinate resistenze per mantenere la dignità di esseri umani, dei netti rifiuti in ossequio al giuramento prestato; e perché no, delle miserie che sopravanzano quando prevale l’istinto di sopravvivenza e la paura della morte.

Come è vero che la storiografia, sia quella chierica sia quella laica, ovvero accademica e militare, scarsa attenzione ha prestato alle vicende della prigionia. Non esistono, infatti, molte opere di ampio respiro in materia, e l’utilizzazione delle fonti è stata quasi sempre limitata a settoriali campi d’indagine.

 

Le prime pubblicazioni sulla prigionia degli italiani comparvero già nell’immediato dopoguerra; sono però esse relazioni, per lo più statistiche, redatte da organi ed enti più o meno ufficiali, che dedicano poco spazio alla storia di quella vicenda. Gli stessi numeri o dati forniti hanno approssimazioni a volte di migliaia di unità, dovute a carenze o indisponibilità di fonti documentali all’epoca della redazione delle pubblicazioni.

Nel 1972 Paride Piasenti, per conto dell’Associazione Nazionale ex Internati, offre, nell’opuscolo I militari italiani internati nei Lager nazisti, alcuni elementi di riflessione per lo studio dell’internamento in Germania. A Mantova, nel 1984, vengono pubblicati gli atti del Convegno Internazionale di Studi I prigionieri militari italiani durante la seconda guerra mondiale. Aspetti e problemi storici; per la prima volta, a livello scientifico, viene privilegiato questo settore degli studi storici quasi vergine – fino ad allora il dibattito sulla prigionia si è sviluppato principalmente sull’interna­ mento in Germania e la cattività in Russia – poiché i contributi di illustri relatori mettono in evidenza anche le vicende sofferte dagli italiani in tutti i campi di prigionia sparsi per il mondo.  E, in quella occasione, alcuni contributi si avvalgono delle fonti custodite dall’Ufficio Storico.

 

Flavio G. Conti, mettendo a frutto le ricerche compiute anche in occasione di quel convegno e utilizzando – fra le altre – ancora le fonti dell’Ufficio Storico, pubblica nel 1986 I prigionieri di guerra italiani 1940- 1945. È l’opera più completa in materia, ancora oggi strumento indispensabile per chi voglia studiare prigionia e internamento.

 

Più esaustiva dell’opera del Conti, ma limitatamente all’internamento in Germania, vi è soltanto il saggio di Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich. 1943-1945, edito in italiano nel 1992 per conto dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Con rigorosità senza pari, l’autore analizza la sorte degli oltre 644000 deportati italiani nei campi nazisti, utilizzando le fonti tedesche e italiane.

L’opera, attraverso la minuziosa analisi dei documenti, fa comprendere come sia stata difficile la scelta di campo dell’internato, e come sia stata la più sofferta, “… perché la più individuale, la più lunga, la più violenta su se stessi. . . “, come ebbe a chiosare il generale Pierluigi Bertinaria nella presentazione del volume.

Al momento, non esistono altre opere di notevole spessore, che abbiano utilizzato anche le fonti di Ufficio, da citare; e questo non per la bontà dei contributi, ma perché troppo particolari e limitati sono gli studi.

 

 

I GRANDI BLOCCHI ED I MOMENTI SIGNIFICATIVI DELLA CATTURA

 

Prima di passare alle fonti dell’Ufficio Storico, appare opportuno dare un cenno dei blocchi e dei momenti significativi della cattura dei militari, nell’arco di tempo e sui fronti operativi.

Premesso che, come afferma il generale Gazzera, “come massa i prigionieri di guerra vanno considerati come combattenti che hanno fatto il loro dovere fino al limite delle umane possibilità”, i momenti più significativi della “cattura” dei militari italiani fra il 1940 ed il 1943 possono essere – nelle dimensioni più generali – suddivisi cronologicamente come segue:

  • Africa Settentrionale, febbraio 1941;
  • Africa Orientale, novembre 1941;
  • Russia, gennaio-febbraio 1943;
  • Africa Settentrionale, novembre 1942 e maggio 1943;
  • Sicilia, agosto 1943;
  • Scacchieri francesi, balcanici ed italiani, settembre 1943.

I due grandi blocchi si identificano in quello risultante dai combattimenti sostenuti prima dell’armistizio, mentre il secondo attiene specificatamente l’aspetto dell’internamento.

 

A – Esaminiamo in particolare il blocco prearmistiziale ed i suoi momenti di maggiori perdite, corrispondenti con quelli di maggiori crisi operative.

 

  • Africa Settentrionale. Nel febbraio 1941 al termine della prima offensiva britannica durata dieci settimane, iniziata con la battaglia di Sidi­ el- Barrani, proseguita con il ripiegamento su Bardia e successivamente con la difesa e la caduta della stessa Bardia e di Tobruch, fino alla battaglia nel sud Bengasino, circa 130000 uomini vengono catturati dalle forze britanniche. Il numero dei prigionieri, alquanto arrotondato, comprende verosimilmente una notevole aliquota di militari feriti e di civili. Tuttavia rimane il fatto che la 10a Armata italiana ha cessato di esistere.

La massa dei prigionieri viene suddivisa fra i campi di concentramento predisposti in India, Australia e Sud Africa.

 

  • Africa Orientale Italiana. Con la caduta di Gondar, il 27 novembre 1941, hanno termine le operazioni dell’Esercito Italiano in questo scacchiere.

Impostate sulla più stretta difensiva, sottoposte in periodi di tempo successivi ad attacchi da parte delle forze inglesi coadiuvate da folte bande di ribelli, specie in Etiopia, le unità italiane in pochi mesi vedono compromessa la propria sorte, penalizzate nelle dotazioni di armamenti e materiale bellico in quanto nettamente più moderno ed efficiente risulta essere quello inglese, sebbene quantitativamente inferiore in uomini.

Ammonta a circa 40000 il numero dei militari italiani fatti prigionieri in Africa Orientale, avviati poi nei campi di concentramento in Kenia, India ed altri paesi dei domini inglesi. I prigionieri catturati in Eritrea raggiungono invece l’Egitto dove una parte vi rimane mentre altri sono inviati in India.

 

  • La campagna di Russia, come noto, ha comparato gravissime perdite di uomini nelle Grandi Unità impiegate fra il giugno 1941 e il febbraio 1943 prima nel CSIR e successivamente nell’8a Armata. Le perdite più consistenti si lamentano al termine della seconda battaglia difensiva del Don allorché mancano complessivamente all’appello 84830 uomini, circa un terzo della forza totale dell’8a Armata.

Di questo totale, l’URSS ha restituito circa 10000 prigionieri e dei rimanenti 74800 non si è finora potuto indicare, né da parte italiana né da parte sovietica, quale sia stata in questa cifra l’entità dei morti e quella dei dispersi.  Presumibilmente sarà presto possibile apprendere qualcosa in più sulla loro sorte, a seguito dell’apertura degli archivi russi dopo la caduta del muro di Berlino ed il crollo del blocco sovietico. Il Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra del Ministero della Difesa sta già ottenendo dei risultati in tal senso, attraverso ricerche condotte sulle fonti documentali russe.

I documenti ufficiali (Diari Storici, relazioni e rapporti) concordano nell’indicare come elevatissimo il numero dei caduti in combattimento, dovuto essenzialmente all’imposta resistenza ad oltranza, fino al sacrificio di intere unità, alla violenza e durata della battaglia, alla prevalenza delle forze avversarie ed infine alle dure condizioni climatiche.

 

  • Africa Settentrionale. Vi si possono ancora individuare due periodi distinti: il primo comprende la battaglia di El Alamein ed il secondo quello conclusivo delle operazioni in Tunisia. Nei giorni del novembre 1942, allorché gli inglesi riescono a rompere lo schieramento italo-tedesco nel settore di El Alamein, vengono catturati circa 30000 prigionieri italiani. La cruenza della battaglia, combattuta contro un avversario superiore in uomini e mezzi, comporta la perdita delle Divisioni Brescia, Folgore, Pavia, Trento, Ariete e Littorio i cui reparti – specie le fanterie – vengono abbandonati senza mezzi di trasporto e con gravi carenze di viveri e di acqua.

Tranne una minoranza trattenuta in Egitto, la massa dei prigionieri viene inviata in Inghilterra.

Il ripiegamento verso la Tunisia e soprattutto le battaglie del Mareth (marzo 1943), dell’Akarit (aprile 1943) e sulle posizioni di Enfidaville (maggio 1943) portano all’inevitabile resa della 1a Armata italiana del generale Messe, rinserrata a sud dell’angusta penisola di Capo Bon. In questa circostanza, in cui risulta preclusa ogni via di scampo, elevato è il numero dei prigionieri che ammonta a circa 100000 unità. Di questi, ad eccezione di una parte trattenuta in Nord Africa come lavoratori al seguito dell’esercito statunitense, circa 80000 uomini vengono gradualmente avviati verso gli Stati Uniti ed una minima parte è invece consegnata ai francesi per essere inviata in Algeria ed in Marocco.

 

  • Dal 10 luglio, giorno dello sbarco alleato, al 17 agosto 1943, allorché con lo sgombero di Messina da parte delle forze italo­ tedesche l’intera Sicilia rimane nelle mani degli anglo-americani, vengono tratti prigionieri circa 120000 uomini.

Alla cattura di tanto personale contribuisce notevolmente la rapidità dell’azione delle truppe alleate nel conquistare la parte occidentale dell’isola, rapidità che provoca, con il palese abbandono dei tedeschi, il crollo morale delle truppe italiane.

Occorre tuttavia sottolineare che, liberata l’isola, gli alleati rilasciano sulla parola circa 65 000 uomini, tutti siciliani che rientrano alle proprie case.

 

B – Il secondo grosso blocco di prigionieri si viene a formare in conseguenza   dell’armistizio.

A seguito degli avvenimenti determinatisi l’8 settembre 1943 le truppe tedesche catturano complessivamente oltre 644000 soldati italiani (cifra indicata dallo Schreiber, in base all’esame delle fonti tedesche dell’Archivio militare di Friburgo) dei quali:

  • 207000 nell’intero territorio nazionale: 183000 nell’Italia Settentrionale (area di competenza del Gruppo di Armate B) e 24000 nell’Italia Centrale e Meridionale (area di comando dell’Oberfelshaber Sud);
  • 437025 fuori del territorio nazionale e precisamente: 388000 provenienti dall’area di comando dell’Oberfehlshaber Sudest, vale a dire dai Balcani e dalle isole; 49000 dall’area dell’Oberfehlshaber West, cioè della Francia e 25 provenienti dalla Russia.

 

 

Inizialmente trattati come prigionieri di guerra, pur senza l’applicazione nei loro confronti delle garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra del 1929, dopo la costituzione della RSI e del suo esercito vengono definiti internati militari (I.M.I.) ed assegnati arbitrariamente a campi di prevalenza sotto l’autorità della Wehrmacht.

Secondo fonti attendibili, militari italiani sono presenti in campi di punizione (a seguito di sabotaggio o rifiuto di operare da parte di ufficiali destinati coattivamente al lavoro) come pure, per situazioni particolari, in campi di deportazione politica o razziale e persino in campi di sterminio. Molti perdono la vita durante l’internamento, pochi aderiscono alla collaborazione militare, pochissimi ufficiali accettano un’attività lavorativa per concorrere alla produzione agricola o industriale del Terzo Reich.

 

La propaganda svolta dai tedeschi, coadiuvati da gerarchi fascisti ed ufficiali dell’esercito della RSI, per convincere gli I.M.I. alla collaborazione militare, con la contropartita allettante dell’immediato ritorno in Patria, si risolve in un completo fallimento.

La collaborazione nel campo del lavoro viene progressivamente resa obbligatoria, con riferimento alla Convenzione di Ginevra che in linea di principio la legittima per i sottufficiali ed i militari di truppa, i quali nell’agosto 1944 vengono dichiarati, per tragica ironia, liberi lavoratori senza che tuttavia venga apportato alcun miglioramento al penoso stato di fatto iniziale.

Dagli inizi del 1945 il lavoro obbligatorio viene esteso anche agli ufficiali e non pochi di coloro che sono precettati e non vogliono sottostare all’intimazione pagano con la via il proprio rifiuto.

 

I prigionieri di guerra hanno in genere una sola scelta: il tentare l’evasione o rassegnarsi ad attendere la fine della guerra. Gli I.M.I., invece, sono costretti a vivere un’esperienza molto più drammatica e singolare. Ognuno deve compiere la scelta fra il rimanere chiuso nei Lager o piegarsi per ritornare in Patria; per i lavoratori, ricevere un trattamento di vitto e di alloggio da rendere meno indigente ed insopportabile la loro vita.

Con il trascorrere del tempo, man mano che le forze fisiche vanno scemando e quelle morali richiedono un maggiore sforzo cosciente di volontà per rimanere salde, il continuare nel rifiuto diviene molto più di un atto di coraggio e ciò spiega la richiesta da parte di un certo numero di ufficiali di svolgere un lavoro, generalmente di tipo agricolo, impegnandosi sulla parola d’onore a non fuggire e a non sabotare – un impegno che non dovrebbero assumere poiché contrario allo stato di prigionieri di guerra – senza peraltro dover esprimere nessun esplicito riconoscimento dei regimi nazista o fascista. Mi sono soffermato a richiamare sommariamente la situazione in cui si sono trovati gli internati militari ritenendo indispensabile riportarli alla memoria quale fondamento dell’intelligenza e dell’interpretazione storica del significato e della portata dell’internamento dei militari italiani in Germania.

 

 

LE FONTI D’ARCHIVIO DELL’ESERCITO

 

Sul tema specifico dei prigionieri di guerra italiani nel secondo conflitto mondiale, l’Ufficio Storico dello SME sino ad oggi non ha approntato nessuna opera, fatta eccezione, e parzialmente, per il già citato testo di Schreiber. Limitati contributi per particolari aspetti si possono ritrovare in alcuni studi; si vedano, ad esempio, i saggi contenuti nella collana “Studi Storico-Militari” 1985, (Angelo Graziani, Il ritorno dal Montenegro: il rimpatrio) e 1992 (Sergio Pelagalli, Badogliani e repubblichini in Romania dopo l’8 settembre 1943).

In verità l’archivio dell’Ufficio non dispone in proprio di una vasta documentazione: quanto esiste, anche se da un sommario esame può apparire quantitativamente ponderoso, non è certamente sufficiente per consentire l’elaborazione di un’opera narrativa critica, organica e completa tale da testimoniare in modo equilibrato ed esauriente quanto è accaduto in tutti quei Paesi nei quali sono stati “ospitati” prigionieri militari italiani.

 

È da aggiungere, inoltre, che i repertori d’archivio non hanno indici per materia, per cui è possibile che altra documentazione sulla prigionia e l’internamento sia inserita in fondi che nessuna attinenza hanno con il nostro specifico campo d’indagine.

Le fonti archivistiche finora repertoriate ed individuate e di cui farò cenno più avanti, sono state messe ormai da tempo a disposizione di quanti hanno dimostrato interesse all’argomento.

Fra quanti altri hanno preso visione di tali documenti, oltre ai già citati Conti e Schreiber, vi sono Giorgio Rochat, Stefano Bianchini, Romain H. Rainero, Luigi Caiani, Rinaldo Cruccu, Elena Aga-Rossi, i quali ne hanno tratto elementi per interventi effettuati nel corso di convegni a carattere nazionale od internazionale.

 

Passiamo ora ad una descrizione sommaria delle fonti archivistiche; quella particolareggiata è riportata nelle appendici. Esse, quantitativamente, ammontano a circa 15800 fogli.

Si tratta in genere di relazioni (a carattere generale di ex prigionieri, su visite ai campi di esponenti sia della RSI sia del Governo del Sud); documenti e carteggio dell’Alto Commissariato per i prigionieri di guerra; carteggio relativo a rimpatriati, profughi e reduci; elenchi di prigionieri; pubblicazioni riguardanti gli internati e notiziari sui prigionieri; carteggio vario.

 

In particolare la documentazione è così ripartita (le cifre sono arrotondate, di massima, alla decina per eccesso o per difetto; per la reale consistenza e per la collocazione archivistica si consulti l’appendice 1).

 

 

Prigionieri in Jugoslavia e Albania                                  330 fogli

Prigionieri in Grecia e Isole                                              760 fogli

Prigionieri in Romania e Bulgaria                                   120 fogli

Prigionieri in Turchia                                                        9 fogli

Prigionieri in Polonia                                                        3 fogli

Prigionieri in Unione Sovietica                                        850 fogli

Prigionieri in Svizzera                                                       1500 fogli

Prigionieri in Francia e Colonie                                       750 fogli

Prigionieri in Germania (Polonia e Francia)                  1890 fogli

Prigionieri in Gran Bretagna e Colonie                           1360 fogli

Prigionieri negli Stati Uniti                                               2420 fogli

Prigionieri degli Alleati in genere                                    1600 fogli

Prigionieri (a carattere generale)                                      430 fogli

Situazioni                                                                             480 fogli

Elenchi rimpatriati                                                             3300 fogli

 

Come è facile rilevare, per i prigionieri dislocati in determinate Nazioni la documentazione è assai scarsa. Tutto quanto disponibile è comunque certamente insufficiente per la redazione di un’opera che, suffragata da documenti ufficiali, apporti un contributo determinante alla storiografia ora trattata in alcuni volumi curati da esperti dell’argomento, basati per lo più su esperienze e testimonianze dirette: le cosiddette fonti orali, da prendersi con cautela e da verificarsi con rigore.

 

Ma, senza meno, i documenti dell’Ufficio Storico possono servire a meglio lumeggiare alcuni aspetti della prigionia e dell’internamento, scrostandoli da certe strumentali storielle e dalla vischiosa aneddotica, che poco si confanno alla rigorosità della ricerca storica.

Le fonti d’archivio rimangono tuttavia a disposizione degli studiosi, nell’ambito di quella disponibilità da parte dell’Ufficio Sorico a mantenere fecondi rapporti di collaborazione con quanti si occupano di storia militare in generale, di prigionieri di guerra in particolare, con spirito di ricerca imparziale e con fede nella verità.

 

Appendice 1

 

PRIGIONIERI ED INTERNATI DI GUERRA ITALIANI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

 

Consistenza delle fonti presenti nell’Archivio Storico dello SME

 

 

Prigionieri ed internati in Jugoslavia ed Albania                                             332 fogli

(D.S. 2271/B/3)

D.S. 2271/B/4

D.S. 2271/B/5)

Prigionieri ed internati in Grecia e Isole                                                            758 fogli

(D.S. 2271/B/8

D.S.  2256/A)

Prigionieri ed internati in Romania e Bulgaria                                                 122 fogli

(D.S. 2271/B/3)

Prigionieri ed internati in Polonia                                                                      3 fogli

(D.S. 2271/B/3/2)

Prigionieri ed internati in Turchia                                                                      9 fogli

(D.S. 2271/B/3/ 1)

Prigionieri ed internati in Unione Sovietica                                                      847 fogli

(D.S. 2271/C

D.S. 2241

I/3 163/ 1/(1)

Prigionieri ed internati in Svizzera                                                                     1053 fogli

(D.S. 2272

D.S. 2272 bis

D.S. 3039

D.S. 2271/B/2/ 13)

Prigionieri ed internati in Francia e Colonie                                                     756 fogli

(D.S. 2271

D.S. 3039

D.S. 2241

D.S. 2271/B/ 14

I/3 167/2

I/3 168/6

Prigionieri ed internati in Germania                                                                  1892 fogli

(anche Polonia e Francia)

(D.S. 3039

D.S. 2271/B/ 1

D.S.  2271/B/2

D.S. 2256

D.S. 2241

D.S. 2271/ 1

I/3 168/8)

Prigionieri ed internati in Gran Bretagna e Colonie                                        1359 fogli

(D.S. 2256

D.S.  2271/B/7-8-9-10-11-12

D.S. 2271

D.S. 3039

D.S. 2241

I/3 168/3

I/3 168/6

I/3 163/ 1

I/3 167/ 1)

Prigionieri ed internati negli Stati Uniti                                                             2424 fogli

(D.S. 2256

D.S. 2271/B/ 13

D.S. 2241

D.S. 2256/A

D.S. 2272/2

I/3 163/ 1 (3)

I/3 168/7)

Prigionieri ed internati degli Alleati in genere                                                 1691 fogli

(D.S. 3039

D.S. 2272/ 1-2

I/3 191

I/3 163

I/3 168/6

I/3 162/ 1-2-3)

Prigionieri in genere                                                                                              432 fogli

(D.S. 2271

D.S. 2271/C

D.S. 3039

D.S. 2272/ 1-2)

Situazione prigionieri italiani                                                                              479 fogli

(I/3 168/2-7-8-9)

Elenchi rimpatriati                                                                                                3391 fogli

(I/3 160

I/3 164

I/3 165

I/3 166

I/3 169

I/3 170)

 

Totale 15854 fogli

 

 

 

APPENDICE 2

 

RELAZIONI

 

Relazioni Generali

 

I/3, 156/3:       Relazione dell’Ufficio Operazioni –  15 novembre   1944:

“Il problema dei prigionieri di guerra” (20 all.)

All. 1: lettera in data 11 ottobre 1943 di Badoglio al Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio, con la quale si approva la proposta di utilizzare prigionieri italiani in servizio non di combattimento (originale).

All. 13: lettera del Capo della Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate (generale Castellano) dell’8 febbraio 1944 al Comando Supremo Italiano, concernente l’autorizzazione a visitare i campi francesi (originale).

All. 16: documenti e relazioni sulle condizioni ed il trattamento dei prigionieri italiani in mano alleata (Alto Commissario per i Prigionieri di Guerra).

I/3, 166/7:       Relazioni su militari e civili italiani internati in Turchia, Svizzera, Egitto, Romania (liberati dai russi), Jugoslavia, Bulgaria.

I/3, 166/6:       Notizie su prigionieri di guerra ed internati civili italiani nei vari campi in Italia ed all’estero (1944-1947) e reduci provenienti   dagli stessi.

I/3, 167/2:       Notizie su prigionieri di guerra italiani in mano francese (1944). Contiene anche relazioni di ex prigionieri.  Notizie sugli sbandati della 4a Armata in Francia.

I/3, 173/4:       Prigionieri italiani in Grecia. Notizie dell’Alto Commissario dello Stato Maggiore Generale (gennaio 1945).

D.S. 2271:      (3) Relazione finale dell’attività svolta dal Servizio prigionieri di guerra (testo ed allegati con prospetti numerici, rimpatri e cooperazione dei prigionieri con americani e inglesi).

D.S. 2271/C: Relazione finale sull’attività svolta dal Servizio Prigionieri di guerra del Ministero dell’Assistenza Postbellica.

D.S. 2272:      Ufficio del R. Addetto Militare in Svizzera: Relazione sul soggiorno in Svizzera dei militari italiani (9 settembre 1943 – estate 1945). Riguarda i militari italiani rifugiati colà. Con allegati dal n.  1 al n.  179.

D.S. 2272 bis: Ufficio del R. Addetto Militare in Svizzera: allegati dal n. 180 al n. 281 e dal

  1. 282 al n. 415 alla relazione di cui al D.S. 2272.

 

 

Relazioni di ex prigionieri

 

 

D.S.  2271/C: Relazioni di ex prigionieri sul trattamento in prigionia (Ministero Affari Esteri ed Enti militari). Notizie da ex prigionieri in Germania. Notizie da ex prigionieri in Jugoslavia.

D.S. 3039:      Relazioni varie di P.G. e I.M.I. in varie nazioni.

D.S.  2112:     Relazioni.

I/3, 163/ 3:      Trattamento prigionieri italiani in Germania: copia della relazione   del tenente Bozzani Antonio, ex prigioniero, su ospedale di Meppen e sull’ Oflag. 83 di Witzendorf. Fogli su prigionieri di guerra italiani in Germania con relazioni di ex prigionieri.

Fascicolo: Relazione n. 1 sulle risultanze dell’esame della corrispondenza dei prigionieri di guerra ed internati civili in Germania, a cura dello S.M.R.E. Ufficio “I” ispettorato Censura Militare.

I/3, 167/2:       Contiene anche relazioni di ex prigionieri in Francia.

D.S.  2256/A:             Commissione indagatrice dei militari nazionali reduci dalla prigionia in Grecia: Relazione n. 2: Violazione da parte greca della Convenzione di Ginevra 27 luglio 1929, relativa ai prigionieri di guerra.  Documentazione.

Diari di guerra redatti durante la prigionia in Grecia da alcuni Ufficiali italiani.

Colonnello Arturo Bragantini: Memoriale da presentare alle Autorità italiane al rientro dalla prigionia (campo di prigionia di Wenigaste, Missouri).

D.S.  2241:     Carteggio relativo al campo di ex prigionieri di Spremberg.  Relazione Capitano Massa Alberto, reduce U.R.S.S. Relazione Generale Gelich dal campo di Saida (Algeria).

Diario storico del Quartier Generale del 300° btg.  I.S.U.  Camp Knight di Oakland (U.S.A.) dal 12 marzo 1944 all’8 agosto 1946.

D.S.  2256:     Relazione del Colonnello CC.RR. Giuseppe Conadini sull’attività svolta in prigionia, presso l’esercito americano. Relazione del Capitano Rosario Scifo sui campi d’internamento in Germania.

Relazione del Tenente Colonnello Testa sul campo ufficiali 83 di Witzendorf (Germania).

Relazione del Tenente Colonnello CC.RR. Fabio Faggiari.

Diario storico del campo png1ornen   di guerra di Versen dal 15 aprile al 2 settembre 1945.

 

 

 

Relazioni di visite ai campi

 

 

D.S. 2271:        Relazione sul campo prigionieri di guerra di Berberati (Agrica Equatoriale Francese) del Maggiore Landri (doc. 1, relazione su fatti disciplinari e politici; doc. 2, istruzioni per l’organizzazione dei campi di prigionieri dall’8 aprile 1941, in francese).

I/3, 163/ 1:      Carteggio vario su prigionieri di guerra in varie località (relazioni).

I/3, 164/8:       Visite ai campi 1944-1945 (carteggio e relazioni vari enti).

I/3, 163/3:       All. 13: lettera del capo della Missione Militare Italiana presso il Comando in Capo delle Forze Alleate (generale Castellano) dell’8 febbraio 1944 al Comando Supremo Italiano, concernente l’autorizzazione a visitare i campi francesi (originale).

All. 16: Documenti e relazioni sulle condizioni e il trattamento dei prigionieri italiani in mano alleata (Alto Commissario per i Prigionieri di Guerra).

 

 

Alto Commissariato per i prigionieri di guerra

 

I/3, 164/6:       Stato giuridico dei prigionieri di guerra italiani in mano alleata (S.M.G. 1944 e Alto Commissariato Prigionieri di Guerra).

I/3, 164/5:       Entrata in funzione Alto Commissariato prigionieri di guerra.

I/3, 165/3:       All. 16: Documenti e relazioni sulle condizioni e sul trattamento dei prigionieri di guerra in mano alleata (Alto Commissario per i prigionieri di guerra).

I/3, 169:          Rimpatri prigionieri in mano alleata. Alto Commissario prigionieri di guerra.

I/3, 170:          Carteggio relativo ai rimpatri ed ai profughi. Alto Commissario prigionieri di guerra; S.M.G.

I/3, 163/4:       Prigionieri italiani in Grecia. Notizie dell’Alto Commissario allo Stato Maggiore Generale (gennaio 1945).

D.S. 2271/b:   Documentazione trasmessa dall’Ufficio Autonomo prigionieri di guerra:

Internati militari in Francia (dai tedeschi); Internati militari in Germania e Svizzera; Internati militari in Polonia, Romania, Bulgaria e Turchia; Internati militari in Balcania, Jugoslavia e Albania; Internati militari in Grecia ed Isole;

Rimpatrio Divisione “Garibaldi”; Prigionieri in Gran Bretagna; Prigionieri in Medio Oriente; Prigionieri in Africa del Sud; Prigionieri in Africa Orientale; Prigionieri in India e Ceylon; Prigionieri in Australia; Prigionieri di guerra in mano americana (negli U.S.A., Italia, Francia, Germania, Nord Africa);

Prigionieri di guerra in mano francese nel Nord Africa ed in Francia.

D.S. 2256/A: Prigionieri di guerra nelle I.S.U. (Italian Service Units):

2) Situazione unità dal 1° maggio al 1° settembre 1945;

9) Elenchi Ufficiali campi di Monticelli, Weingarten.

 

 

Rimpatriati, profughi, reduci ed elenchi prigionieri

 

D.S. 2271:      Relazione sull’attività svolta per il rimpatrio di prigionieri di guerra ed internati (1944-1947). Consta del testo e di allegati. Importante All. n. 1: “Quantitativo iniziale di prigionieri di guerra ed internati all’estero”.

La documentazione relativa alla relazione è nei raccoglitori 2271/A, B e C.

(3) Relazione finale sull’attività svolta dal Servizio prigionieri di guerra (testo ed allegati con prospetti numerici, rimpatri e cooperazione dei prigionieri con americani e inglesi).

D.S. 2271/A: Ufficio Autonomo prigionieri di guerra

1) Situazione dei prigionieri di guerra ed internati militari dal 1944 al 1947 (carteggio vario);

2) Relazioni con autorità alleate per organizzare e sollecitare i rimpatri, dal      1945 al 1946 (carteggio vario);

3) Organizzazione centri alloggio dal 1944 al 1946;

4) Reduci sardi, dal 1944 al 1945;

5) Servizio Sanitario;

6) Servizio Commissariato (viveri).

D.S. 2271/A: Ufficio Autonomo prigionieri di guerra: Prigionieri di guerra 1945-1946-1947).

Difficoltà   circa approntamento missione assistenza   nostri prigionieri (Ministero Affari Esteri). Questioni riguardanti rimpatrio   ex   internati   italiani in Germania liberati dai russi e prigionieri dei russi. Relazione finale sull’ attività svolta dal Servizio prigionieri di guerra del Ministero dell’Assistenza Post­ bellica.

I/3, 162:          Notiziari prigionieri: bollettino informazioni su prigionieri, internati, profughi, del   Sottosegretario   Stampa, Spettacolo   e Turismo (1944-1945).

I/3, 164/7:       Elenchi   riguardanti   ” tutti i nominativi   di prigionieri di guerra sia degli alleati che della Germania di cui si è a conoscenza” (2 marzo 1944).

Elenchi vari nominativi di ufficiali prigionieri e rimpatriati (Enti vari).

I/3, 166/ 6:      Carteggio vario con interessanti notizie su prigionieri di guerra ed internati civili nei vari campi in Italia e all’estero (1944-1947) e reduci provenienti dagli stessi.

I/3, 168:          Carteggio fra italiani e alleati per i prigionieri di guerra.  Anni 1944-1945.

Rimpatri prigionieri di guerra.

I/3, 169:          Rimpatri prigionieri ma no alleata. Alto Commissario prigionieri di guerra.

I/3, 170:          Carteggio relativo ai rimpatriati ed ai profughi. Alto Commissario prigionieri   di guerra.

D.S. 2241:      Elenco Ufficiali campo di Lublino, Wugarten, Witzendorf, Hammelburg, Muhlberg.

 

 

 

Pubblicazioni riguardanti gli internati-notiziari su prigionieri

 

 

D.S.  2241:     Diario   storico del 300Q btg.   I.S.U.:   raccolta   giornali

” The Service Knights”.

I/3, 162:          Notiziari prigionieri: bollettino informazioni su prigionieri, internati, profughi, del Sottosegretariato Stampa, Spettacolo e Turismo.

I/3, 165/ 2:      Notiziari prigionieri (novembre-dicembre 1944) e carteggio vario riguardante l’assistenza prigionieri.

D.S.  2271:     (4) Istruzioni per gli ufficiali inglesi dei campi dei prigionieri italiani.

(5) Opuscoli vari pubblicati dai vari campi dei prigionieri di guerra italiani (località: Zonderwater, Pietermaritzburg   –  Sud Africa).

Varie copie del giornale   Tra i reticolati.

 

 

Carteggi vari

 

 

D.S. 2271/ C: Corsi di antifascismo nei campi russi.

I/3, 162:             Messaggi della Radio Vaticana (S.M.R.E. Ufficio Assistenza e Propaganda   –  1944).

I/3, 164/4:         Messaggi e proclami vari di Badoglio e Messe.

I/3, 164/ 3:       Carteggio vario su “impiego prigionieri di guerra italiani con studi di carattere generale sul problema ” (promemoria   del   generale   Trezzani, ottobre   1944).

I/3, 165/ 3:       All. n.  1: lettera in data 11 ottobre 1943 di Badoglio al Capo di Stato Maggiore generale Ambrosia, con la quale approvò la proposta di utilizzare prigionieri italiani in servizi non   di combattimento (originale).

D.S.  2256/A:             Prigionieri di guerra nelle I.S.U. (Italian Service Units). Pratiche         disciplinari:

1) Corrispondenza con l ‘Ambasciata italiana;

3) Costituzione degli I.S.U.  e promemoria relativi;

4) Carteggio con la potenza   protettrice;

5) Encomi ai militari e reparti delle I.S.U.;

6) Relazioni con l ‘Headquarters I.S.U. e con il generale Eager;

8) Circolari delle I.S.U.  e comunicazioni varie.

D.S.  2241:       Prigionieri di guerra in India;

Diario storico del 300° btg. I.S.U.: schede   personali;

elenco 301° btg.  I.S. U.; atti   notali;

carteggio vario U.S. A.

D.S. 2256:        Eccidio di Danzica.

L’opera del Genio italiano nel campo di prigionia di Mundera.