MASSIMO IACOPI, Lebensraum e Blitzkrieg: una strategia folgorante

  

 

Pubblicato nel mese di giugno 2022 sulla Rivista Informatica Graffiti on line (www.graffiti-on-line.com)

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Adolf Hitler, nel suo lavoro intitolato “Mein Kampf” (la mia lotta), terminato nel 1925, espone la sua visione dell’avvenire della Germania. Egli vi presenta un programma antisemita di politica interna ed estera ed auspica l’istituzione di uno stato razziale che assicuri l’egemonia tedesca sugli altri popoli europei, preceduta preliminarmente dall’eliminazione degli Ebrei, dalla lotta anticomunista, come anche dalla conquista di un Lebensraum (spazio vitale), comprendente i territori di cultura tedesca e dell’est europeo. Questo principio ne induceva un secondo: la “razza” germanica doveva estendere la sua dominazione e per fare questo doveva disporre di uno strumento e di una strategia militare adeguati (Blitzkrieg). Queste sono le basi della guerra che verrà condotta dal 3° Reich nella 2^Guerra Mondiale.

Un argomento tornato d’attualità e di un certo interesse, anche alla luce del fallimento della guerra lampo russa per conquistare l’Ukraina.

 

La Blitzkrieg (guerra lampo) costituisce l’effetto del Mein Kampf nel campo militare tedesco e rappresenta la strategia militare utilizzata dalla Wehrmacht di Adolf Hitler (1889-1945) contro la Polonia nel 1939 e successivamente contro gli eserciti francese, britannico, olandese e belga nel maggio-giugno del 1940. Questo termine appare per la prima volta nel 1933 in un articolo del Deutsche Wehr. Secondo questa rivista militare, gli Stati poveri di risorse alimentari e di materie prime devono “risolvere una guerra il più rapidamente possibile, tentando sin dall’inizio di ottenere la decisione attraverso un impegno implacabile di tutta la loro potenza offensiva”. Il termine viene ripreso da un articolo del Time Magazine del 25 settembre 1939, che descrive l’invasione della Polonia da parte della Germania: “This is no war of occupation, but a war of quick penetration and obliteration” (non si tratta di una guerra di occupazione ma di una guerra di penetrazione rapida e di obliterazione). La guerra lampo costituisce, dunque, un concetto messo rapidamente in opera dalla Germania nazista che ha consentito le sue avanzate folgoranti dagli anni 1939-1940. Di fronte a questo tipo di offensiva, paesi come la Francia, sebbene preparati per la guerra, sono stati colti di sorpresa e disfatti.

 

Messa in opera del concetto di “guerra lampo”

L’architetto del piano di invasione di tipo Blitzkrieg è stato il generale Erich von Manstein (1887-1973) (1), Capo di Stato Maggiore del generale Gerd Von Rundstedt (1875-1953), egli ha messo a punto un sistema di unità blindate molto mobili, sostenute dalla fanteria ed accompagnate da un massiccio sostegno di fuoco aereo. Le campagne di Polonia e di Francia non sono durante entrambi più di un mese; in entrambi i casi, consistenti colonne di carri spezzano le linee nemiche fisse ed avanzano profondamente all’interno del territorio avversario, mentre la Luftwaffe distrugge i mezzi di comunicazione dell’avversario, la potenza aerea avversaria nemica, le principali installazioni industriali ed altri obiettivi, al fine di preparare l’invasione da parte delle truppe terrestri. L’esercito polacco capitola il 28 settembre 1939. In seguito, viene adottato da Hitler il Piano Manstein nell’aggiramento della Linea Maginot, che consiste nel condurre l’attacco principale contro la Francia attraverso le Ardenne. Queste ultime, giudicate di difficile attraversamento, risultano poco difese ed, in tal modo, i blindati tedeschi riusciranno in soli due giorni a sfondare in direzione di Sedan. L’Olanda capitolerà il 15 maggio 1940 ed il Belgio farà altrettanto il 28 maggio.

 

Una guerra lampo che sorprende l’Europa

Il 10 maggio 1940, allo scoppio della guerra, i Francesi si portano in soccorso del Belgio e dell’Olanda attaccati, ma i blindati tedeschi, entrati in Francia, attraverso le Ardenne, aprono la via alla fanteria ed accerchiano Britannici e Francesi. Nonostante i pesanti bombardamenti, 300 mila soldati riescono a riparare in Gran Bretagna da Dunquerque, ma il bilancio dell’operazione appare pesante: numerosi prigionieri, ingente quantitativo di materiale abbandonato. Nel giugno, l’esercito tedesco riprende la sua marcia verso Ovest ed il Sud e Parigi cade il 14 giugno 1940. La popolazione francese fugge davanti all’avanzata tedesca, il paese si disarticola ed inizia una specie di esodo: “Il paesaggio offre l’aspetto fantastico di un deserto abbandonato dagli uomini”. Per molti la sconfitta appare ineluttabile. Il maresciallo Philippe Petain (1856-1951) fa appello al popolo e richiede l’armistizio, che viene firmato il 22 giugno a Rethondes. Il generale Charles De Gaulle (1890-1970), però, rifugiato a Londra, ha fatto già sentire la sua voce, lanciando il 18 giugno precedente un appello a continuare la lotta. Hitler inizia ad accarezzare l’ipotesi di sbarcare in Gran Bretagna, ma per far questo deve conseguire il dominio del cielo inglese. In tale contesto, hanno inizio le operazioni preliminari per il dominio dell’aria con i bombardamenti di Londra.

 

La finalità ricercata nella guerra lampo

In occasione dell’Operazione Barbarossa, nel giugno 1941, i Tedeschi mettono a segno alcuni dei loro più spettacolari fatti d’arme. Accerchiamenti massicci annientano in un sol colpo diverse centinaia di migliaia di uomini ed una quantità inimmaginabile di materiale bellico. Tuttavia, alla fine del 1941, la Germania si trova comunque in una situazione militare critica. Le sue armate sono in difficoltà senza, peraltro, aver mai subito sconfitte importanti ed il suo avversario è più combattivo che mai. Una situazione paradossale, che apparentemente non trova spiegazioni. Il successo di una Blitzkrieg non si misura sulla base del successo delle operazioni militari che ne derivano, ma su quello che rappresentano per il nemico gli obiettivi conquistati e, soprattutto, dal tempo impiegato per conseguirli. Gli storici contemporanei ritengono che la Blitzkrieg, così come è stata messa a punto dalla Wehrmacht, è stata molto meno il risultato di una preparazione che il frutto degli eventi sul terreno e dello zelo di qualche generale, come Heinz Guderian (1888-1954) ed Erwin Rommel (1891-1944). Lo dimostrerebbero, fra gli altri, l’esiziale disaccordo fra Guderian (2) ed Hitler sull’obiettivo strategico dell’Operazione Barbarossa, che per Guderian doveva essere Mosca, mentre Hitler, invece, preferisce dare priorità alla conquista del bacino minerario del Donbass e delle risorse petrolifere del sud della Russia, prima di puntare su Mosca. Passato il momento favorevole, la conquista di Mosca diventerà, poi, una utopia e la blitzkrieg si trasformerà in una tragica guerra d’usura, proprio quello che, appunto, la Blitzkrieg voleva evitare. Per molti studiosi il mito di una dottrina chiara e ben formalizzata sarebbe stato costruito nel dopo guerra, specialmente da Sir Basil Liddell Hart (1895-1970) e questa tesi viene difesa anche dallo storico tedesco Karl Heinz Frieser (1949- ) (3).

Che dire, a questo punto, della supposta blitzkrieg putiniana, lanciata agli inizi della guerra in Ukraina su Kiev.? L’ammaestramento che ne deriva è che, per poter ottenere una vittoria strategica, non basta solo saper scegliere il momento opportuno e favorevole per scatenare un’azione, ma occorre anche predisporre uno strumento capace di realizzare gli auspici e conseguire gli obiettivi posti dal piano strategico.

 

NOTE

(1) Nato nel 1887, Erich von Manstein viene considerato uno dei più brillanti generali tedeschi della seconda guerra mondiale. Egli è famoso per aver concepito il piano operativo della Campagna di Francia del 1940, ma egli ha operato soprattutto sul fronte sovietico. Giudicato nel 1949 ad Amburgo per crimini di guerra e condannato a 18 anni di carcere, Manstein viene liberato nel 1953, diventando il Consigliere Militare del Governo della Germania dell’Ovest. Le sue Memorie hanno cercato di liberare la Wehrmacht dall’accusa di responsabilità nello scoppio della guerra mondiale e negli orrori di cui è stata incolpata, cercando di creare il mito di una Wehrmacht “pulita ed incolpevole”. Muore a Monaco di Baviera nel 1973;

(2) All’inizio dell’Operazione Barbarossa, Heinz Guderian, proveniente da una famiglia militare di origine prussiana, è il Comandante della 2^ Armata corazzata tedesca (Panzergruppe 2). Egli partecipa all’avanzata verso Minsk e Smolensk e vi applica le teorie che egli aveva sviluppato nel suo saggio Achtung-Panzer (Attenzione-Corazzati), opera base della Blitzkrieg ! Egli propone, nelle operazioni in corso, un attacco diretto su Mosca, ma Hitler preferisce concentrarsi su Kiev. Dopo sei mesi di combattimenti ininterrotti, riceve finalmente l’ordine di conquistare Mosca. Guderian fallisce nel suo compito e, sostituito, viene trasferito nella riserva;

(3) Autore di The Blitzkrieg Legend: The 1940 Campaign in the West, Naval Institute Press, 2013.