ANTONIO DANIELE E UMBERTO VISETTI – M.O.V.M. DI OTTOBRE

  

DANIELE ANTONIO

Tenente di cpl. d’artiglieria, I gruppo bande armate di confine

Iscritto nella facoltà di ingegneria nell’Università di Napoli, veniva ammesso alla Scuola allievi ufficiali di cpl. di artiglieria di Bra nel nov. 1931 e nel giugno dell’anno successivo era promosso sottotenente assegnato al 1° reggimento artiglieria da montagna. Congedato nell’agosto 1933, due anni dopo veniva richiamato a domanda per essere destinato alle truppe mobilitate della Somalia. Partito da Napoli il 4 maggio 1935, sbarcava a Mogadiscio venti giorni dopo. Nel settembre passava, volontario, al I gruppo Bande Dubat. Con. R.D. 19 dic. 1936 fu promosso ten. a scelta con anzianità 1° luglio 1936.

“Volontario in A.O. e pure volontario in un gruppo di bande di dubat, instancabile ed entusiasta, prodigò la sua fede e le sue energie nella preparazione degli uomini che guidò ai cimenti della guerra con grande valore. Col suo brillante comportamento di animatore e trascinatore coraggioso, diede efficace contributo al successo di Danise. Sei giorni dopo, con la sua mezza. banda di dubat, in accanito combattimento contro forze nemiche cento volte superiori, armate di mitragliatrici e cannoni ed appostate in bosco insidioso e fittissimo, con impeto e fermezza trattenne le orde incalzanti. Più volte attaccato respinse, con indomito valore l’offesa. Circondato da tutte le parti ed esaurite le munizioni, col pugnale e con le bombe cercò, con i superstiti, di infrangere il cerchio. Nell’impari lotta, eroicamente cadde immolando la sua giovane vita alla grandezza della Patria imperiale.” – Sadé (Sidama),20 ottobre 1936.

Altre decorazioni:

Medaglia di Bronzo al Valor Militare

“Vice comandante di un sottogruppo bande, distintosi in tutte le azioni di guerra per capacità di comando e doti guerriere, durante un violento ed improvviso attacco sui fianchi del reparto, con slancio, iniziativa ed ardimento, alla testa dei suoi dubat, guidava le bande al contrattacco del nemico potentemente armato e favorito dalla natura del terreno fittamente coperto, cooperando validamente al conseguimento del successo” – Danise 14 ottobre 1936

Croce di Guerra al Valor Militare sul campo

“Vice comandante di un sottogruppo bande, coadiuvava il proprio comandante nella marcia di avvicinamento. Nell’attacco si distingueva per iniziativa ed ardire, trascinando sotto il fuoco i propri dipendenti ad un irresistibile assalto che assicurava il successo” – Moiale 29 giugno 1936

 

VISETTI UMBERTO

Tenente cpl. fanteria, IV battaglione coloniale «Toselli»

“Interrotti gli studi liceali, si arruolava volontario il 29 ottobre 1915, appena diciassettenne, nel 4° reggimento bersaglieri. Nominato aspirante uff. nel 94° fanteria ne luglio 1916 e sottotenente di cpl. nel settembre successivo, partecipava alle operazioni di guerra col 68° reggimento rimanendo gravemente ferito. Promosso tenente nel giugno 1917 tornava in linea sul Montello nel gennaio 1918 col V battaglione d’assalto. Si distingueva ancora una volta a Pieve di Soligo durante l’offensiva di Vittorio Veneto. Congedato nel marzo 1919, riprendeva gli studi interrotti ma verso la fine dell’anno partecipava alla impresa di Fiume. Ancora congedato nel maggio 1920 e conseguita la laurea in giurisprudenza nell’università di Torino, si dedicava alla professione e al giornalismo. All’inizio della campagna etiopica si trovava a Parigi addetto all’ufficio stampa di quella Ambasciata e rientrato in Italia si arruolava volontario nella Divisione «Peloritana» mobilitata, con la quale prendeva parte alle operazioni di guerra in Somalia. Nell’aprile 1937, assegnato all’11° reggimento granatieri e destinato alla 2ª Brigata coloniale, gli veniva affidato il comando della 3ª compagnia del IV btg. «Toselli». Promosso capitano con anzianità 1935 e rimpatriato per le gravi mutilazioni riportate nel combattimento di Dengheziè, dopo degenza in ospedale veniva collocato in congedo. Richiamato a domanda nell’agosto 1940, era destinato nuovamente in Africa al battaglione fanteria libica «Zuara», mobilitato. Ferito nel combattimento di Aian el Nibewa e raccolto sul campo dal nemico veniva rimpatriato su nave ospedale per scambio di malati nel maggio 1943. Partecipava alla lotta di liberazione dall’8 sett. 1943 all’aprile 1945, poi, a guerra conclusa, entrava nell’Ordine degli Agostiniani e tre anni dopo veniva ordinato sacerdote con il nome di Frate Agostino di Cristo Re, partendo subito per una missione in Somalia Rientrato in Italia stabilì la sua residenza a Firenze, trasferendosi nel 1968 a Torino, presso la Casa del Clero San Pio X, dove si spense il 27 dicembre del 1973.

“Rinnovellava in terra d’Africa le leggendarie tradizioni del volontarismo e dell’arditismo della grande guerra. In combattimento aspro e cruento, durato più di undici ore, comandante di compagnia, estrema avanguardia di tutta la colonna, si lanciava audacemente all’assalto di fortissime posizioni che l’impervia natura del terreno e la rabbia abissina rendevano pressoché imprendibili. Ferito una prima volta al capo, una seconda volta alla testa dell’omero e spalla sinistra, proseguiva imperturbato ad avanzare, trascinando col valore e con lo esempio i suoi ascari già duramente provati. Ferito ancora al polso destro da pallottola esplosiva, magnifico di calma e di cosciente spirito di sacrificio, infliggeva forti perdite al nemico, occupando la posizione al grido di «Savoia», disperatamente contendendola ai reiterati contrattacchi nemici. Travolto, infine, da una raffica di mitragliatrice al petto, che gli trapassava i polmoni, cadeva fra le urla dei ribelli; ma con mirabile forza di volontà si rialzava per gridare: «Viva il Re!» e, fatti ancora pochi passi, ricadeva svenuto. Ad un ufficiale sopraggiunto con rinforzi, per ricuperare il suo corpo, non appena ripresa conoscenza, ordinava di non occuparsi di lui, ma di difendere la posizione così duramente conquistata, e, con sereno stoicismo, esortava l’ufficiale medico accorso, a rendere prima le sue cure agli ascari che d’ogni intorno coprivano il terreno. Lo stesso feroce avversario percosso da tanto fulgido valore in uno dei frammischiamenti della pugna, lungi dall’infierire sull’eroico combattente gli tributava la fantasia che già i suoi avi avevano cantata sul caduto Leone di quel medesimo battaglione nero” – Dengheziè” – 9 ottobre 1937.

Altre decorazioni:

Medaglia d’Argento al Valor Militare

«Durante un attacco notturno austriaco, accortosi che il nemico apriva un varco tagliando il reticolato con le pinze, da solo si spingeva fuori dalla trincea per accertarsi dell’entità dell’attacco. Muoveva quindi al contrattacco, alla testa del reparto, al canto dell’inno e respingeva il nemico catturando quindici prigionieri.» — Bosco Montello, 18 giugno 1918.

Medaglia d’Argento al Valor Militare

«Comandante di compagnia, puntava decisamente sull’obiettivo assegnatogli attraverso una zona intensamente battuta; attaccava con perizia e ardire Pieve di Soligo e Soligo, volgeva in fuga l’avversario molto più forte di numero e occupava di slancio, sempre alla testa dei suoi arditi, la cima di Col S. Gallo, catturando numerosi prigionieri e mitragliatrici. Nella vittoriosa marcia per la conquista della conca bellunese, dava ancora prova di coraggio e virtù guerriere.»
— Pieve di Soligo, 29 ottobre – 1º novembre 1918.

 Medaglia di Bronzo al Valor Militare

«Alla testa del proprio plotone, lo trascinò con bello slancio all’attacco di una forte posizione spingendosi con sprezzo del pericolo, fin sotto i reticolati. Mentre poi tentava di oltrepassarli, venne gravemente ferito.» — Monte Santo, 18 maggio 1917.

Medaglia di Bronzo al Valor Militare

«Partecipava volontario con una squadra di mitraglieri a sostegno di una banda incaricata di un colpo di mano, dando prova di slancio e ardimento. Notato che un ascaro ferito stava per essere raggiunto da un nucleo di ribelli, interveniva prontamente con fuoco della sua arma riuscendo a fugare l’avversario ed a salvare il ferito trasportandolo a spalla in luogo sicuro. Successivamente alla testa di pochi ascari affrontava ed inseguiva elementi avversari.» — Giabassirè, 16 agosto 1936-XIV.