Sergio Pirolozzi L’Evoluzione dell’arma aerea nelle due guerre mondiali

  

La possibilità di utilizzare la potenza aerea con fini strategici, proprio come succede con quella terrestre e marittima, ha permesso di acquisire il dominio dell’aria e di libertà d’azione necessaria per impiegare l’air-power, cioè le forza aerea necessaria per conseguire obiettivi strategici collegati con le finalità politiche del conflitto. In questo articolo verrà messa in evidenza la nascita, lo sviluppo e l’utilizzo dell’arma aerea soffermandoci in particolar modo sui protagonisti e sugli eventi che hanno caratterizzato questa nuova “creatura del ventesimo secolo”.

Varie tappe importanti nel corso dei secoli hanno portato all’evoluzione di questa nuova “creatura”, dal sogno di Leonardo Da Vinci, il quale già nel 1489 aveva intuito il concetto della moderna elica, al riconoscimento ufficiale dell’Aeronautica. Nel riconoscere queste tappe ne citiamo alcune significative, infatti nell’anno 1783 l’uomo realizzava l’antichissimo sogno di potersi sollevare nello spazio e il 5 giugno, i fratelli Montgolfier salirono in un pallone ad aria calda del diametro di 34 m (metro). Nel 1793, esattamente 10 anni dopo la prima ascensione, il governo francese costituiva reparti appositi, dotati di palloni frenati e denominati “aerostieri”. Il 26 giugno 1794 ha origine la storia dell’impiego bellico dei mezzi aerei, nella battaglia di Fleurus con la prima guerra di coalizione contro la Francia, dove un pallone frenato riempito ad idrogeno veniva impiegato per riconoscere le posizioni nemiche e per dirigere il fuoco delle batterie. Altra tappa importante è quella del 24 giugno 1859, giornata della vittoria francese a Solferino. Sfruttando la tecnica fotografica di recente invenzione risultava possibile riconoscere, da un pallone frenato, le posizioni austriache. Nel 1858 il francese Giffard montava una macchina a vapore nella gondola di un’aeronave lunga 44 m e della capacità di 2500 m/3, anche se quest’ultima si dimostrava troppo pesante e pericolosa per il rischio di un incendio, dimostrando però la possibilità di guida; in definitiva sarebbe il primo velivolo guidato del mondo. Ma il titolo di vero inventore del dirigibile è da attribuire al capitano della marina mercantile Renard. Nel 1883 c’è una svolta determinante con l’invenzione del leggero motore a benzina da parte di Gottlieb Daimler. Il vero ideatore dell’odierno aeroplano deve essere considerato Otto Lilienthal, il quale non si limitò solo a studi scientifici ma costruì alianti dove perì egli stesso il 9 agosto 1896. Quanto ai dirigibili il primo dirigibile rigido del conte Zeppelin si sollevava in aria il 2 luglio 1900. La data di nascita del moderno velivolo a motore va fatta risalire soltanto al 17 dicembre 1903.

Il primo intervento di aeroplani durante alcune battaglie si ebbe in Libia nel 1911, durante il conflitto italo-turco. Durante la Prima guerra mondiale, esattamente il 19 gennaio 1915, risale il primo attacco da parte di due dirigibili tedeschi Zeppelin L4 e L3, da 1500 m di quota. Verso la fine del 1914 ed agli inizi del 1915, i Francesi crearono per primi il caccia monoposto. La comparsa al fronte del caccia monoposto costituiva una pietra miliare nello sviluppo dell’aviazione militare; eppure, nonostante l’utilizzo di essi e i nuovi progressi con gli aerei da bombardamento, cosi  come accadde con la nascita e l’utilizzo del carro armato durante la Prima Guerra Mondiale, anche l’aereo fu sottovalutato, sottoutilizzato e scarsamente impiegato per le sue reali possibilità e capacità: da ricordare quando i piloti attraversando le linee nemiche lanciavano mattoni sui nemici all’intero delle trincee. Stesso discorso va fatto per gli aerei da bombardamento, utilizzati con il contagocce, a volte in modo inappropriato, nella maggior parte dei casi impiegati esclusivamente su obiettivi tattici situati a poca distanza dal fronte.

I progressi più evidenti si ebbero soltanto verso la fine della Prima guerra mondiale, quando ormai le sorti del conflitto erano già decise. L’importanza di acquisire il dominio del cielo prima di ogni altra operazione e dell’arma aerea come arma autonoma iniziò finalmente ad essere accettata da ogni esercito; a dimostrazione di ciò in Gran Bretagna avviene la nascita della Royal Air Force (RAF) il 01/04/1918, la prima forza aerea indipendente.

Passiamo ora ad un’analisi più dettagliata sulla teoria della guerra aerea, con il suo primo ideatore, il Generale Giulio Douhet, il quale analizza il rapporto tra tecnologia e dottrina e come questa si evolve nel tempo. Nel 1921 pubblicava il suo libro più famoso “Il dominio dell’aria”, dove veniva presentata una nuova dottrina strategica della guerra aerea; infatti, il Generale Douhet partiva dal presupposto che più avanti ci sarebbe stata una nuova guerra, molto probabilmente di posizione e che solo l’aereo sarebbe stato in grado di deciderne le sorti. Il Douhet spinse così tanto queste sue convinzioni a tal punto da scrivere che il compito dell’aereo sotto ogni punto di vista doveva essere totale; affermò anche che l’esercito e la marina dovevano ridurre i propri numeri per permettere allo stato di concentrare quante più forze e risorse possibili da destinare all’aeronautica. Il Douhet trovò fanatici seguaci ed acuti detrattori della sua dottrina. Si può quindi tranquillamente affermare che, come accade spesso in tantissimi ambiti tecnologici, viene sempre vista con riluttanza e diffidenza qualsiasi innovazione in ogni campo e lo stesso è risultato per l’aereo, in senso stretto, e l’aeronautica, in senso largo.

Non dobbiamo mai dimenticare che all’alba della vittoria della Grande Guerra da parte dell’Italia, il 4 novembre 1918, il Bollettino della Vittoria fu redatto dal Generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito e analogamente dall’Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, comandante supremo della Regia Marina, ma non fu mai redato un analogo bollettino per le forze aeree, in quanto la Regia Aeronautica nacque soltanto il 28 marzo 1923. Un grande problema diffuso nella Prima guerra mondiale, a ogni livello e in ogni esercito, nasce dal fatto che i generali dell’epoca utilizzavano ancora tattiche risalenti all’epoca Napoleonica; questo a dimostrazione del fatto che non si capiva e non si accettava nella sua totalità la potenza aerea.

Solo successivamente avremmo visto un grande sviluppo della stessa, infatti dopo la Prima guerra mondiale gli sviluppi di carattere generale nel campo delle costruzioni aeronautiche compirono passi da gigante. Paradossalmente si venne a creare una sorta di gara tra l’aereo da caccia e l’aereo da bombardamento, difatti dove avvenivano i miglioramenti di uno, l’altro si trovava nella posizione di dover rincorrere e viceversa. Tutti questi miglioramenti sia tecnici che tattici influirono in maniera determinante sullo sviluppo delle operazioni di tutta la Seconda guerra mondiale. A dimostrazione di ciò esistevano diversità di vedute sull’utilità e le prospettive dell’Aeronautica da parte dei diversi eserciti.

Prendiamo in considerazione la Luftwaffe (aviazione militare tedesca) e la RAF (aeronautica militare del Regno Unito), la prima aveva concentrato tutti i suoi sforzi sulla cooperazione con l’Esercito, trascurando la possibilità di condurre operazioni aeree strategiche; di contro la seconda già dal primo conflitto mondiale aveva potenziato senza interruzione l’arma aerea in modo tale da essere pronta ed efficiente fin da subito.

Con elevato interesse furono studiate dagli esperti le esperienze pratiche derivate dall’impiego delle forze aeree nei conflitti fra le due guerre mondiali. Tali esperienze d’impiego dell’arma aerea possiamo notarle nel caso della guerra di Etiopia e Spagna. Nella campagna da parte dell’Italia contro l’Abissinia (Etiopia) nel 1935/36 l’utilizzo dell’arma aerea fu di estrema efficacia e risolutezza per la conclusione in modo vittorioso della stessa, infatti gli esperti militari avevano previsto una risoluzione del conflitto in un tempo stimato pari a sei anni di guerra, mentre la rapida conclusione della campagna fu dovuta a un oculato impiego dell’Aeronautica Italiana la quale attraverso azioni di bombardamento e azioni di inseguimento sul nemico in ritirata trasformando la battaglia in un annientamento dell’avversario.

Un altro aspetto di estrema importanza dell’aereo fu l’impiego dello stesso quale mezzo di rifornimento e trasporto. Possiamo quindi notare il processo di crescita dell’aeroplano, il quale, da semplice mezzo di ricognizione, era diventato ormai a tutti gli effetti un mezzo operativo sotto ogni punto di vista; oltre al suo impiego già citato, assumeva sempre più aspetti operativi; infatti, oltre a essere un mezzo d’attacco e di difesa, poteva anche svolgere la funzione di trasporto oltre che di mezzi e materiale anche di truppe. C’è da sottolineare il fatto che comunque l’Etiopia non disponeva né di un’aeronautica né di difese contraeree capaci di infliggere danni agli italiani, i quali fin da subito avevano preso il controllo dell’aria senza alcuna difficoltà.

Di differente misura fu invece la guerra civile di Spagna protrattasi dal 1936 al 1939 nella quale entrambi gli avversari disponevano di forze aeree e contraeree, dove era difficile avere un dominio dell’aria prima da conquistare e poi da mantenere. Da una parte c’era lo schieramento dei Repubblicani, sostenuti da Unione Sovietica, Francia e Inghilterra mentre dall’altra c’era lo schieramento dei Nazionalisti sostenuti da Germania e Italia. La guerra civile spagnola fu l’anticamera della Seconda guerra mondiale, a sostegno di ciò va evidenziato come la stessa fu utilizzata da parte degli eserciti stranieri come “campo di esercitazione” per sperimentare nuove tecniche d’azione nel campo di battaglia, d’impiego degli aeroplani, delle armi contraeree, dell’uso delle bombe, di innovazioni tecniche e tattiche. Dato che si trattava di una guerra civile, nessuno dei due schieramenti voleva radere al suolo o distruggere il territorio, in quanto si trattava della propria nazione, della propria Patria e quindi di averla più indenne possibile una volta terminato il conflitto. Il mezzo aereo, quindi, venne utilizzato in maniera esigua come mezzo di bombardamento ma più efficacemente come mezzo a sostegno delle truppe terrestri.

Le operazioni belliche tra i due conflitti mondiali si erano svolte, come abbiamo potuto notare, in situazioni particolari, in contesti diversi, senza la possibilità di poter paragonare questi accadimenti ad un vero conflitto ma la Seconda guerra mondiale, come vedremo a breve, ribalterà ogni punto di vista.

Settembre 1939, la Germania decide di invadere la Polonia, sfruttando fin da subito la forza aerea prendendo contemporaneamente il dominio dell’aria e annientando in gran parte gli aeroplani rimasti nelle basi a terra; il tutto nel giro di soli due giorni. Nessun dubbio, quindi, sul carattere pienamente “strategico” di questo primo intervento della Luftwaffe, la quale era in perfetta sintonia con le dottrine del Douhet, ossia l’importanza di iniziare la guerra conquistando prima il dominio dell’aria. Una volta conquistata quest’ultima, la Luftwaffe iniziò una cooperazione con l’Esercito Tedesco e fu utilizzata per scopi puramente “tattici”. Anche il noto attacco aereo contro una Varsavia ormai accerchiata fu di natura puramente tattica dove i bombardamenti ebbero la funzione di artiglieria verticale. Il concetto d’impiego della Luftwaffe era strettamente legato a quello della “guerra lampo”. Ove si fosse riusciti a distruggere le forze aeree nemiche ed a conquistare il dominio dell’aria, infrangendo in breve tempo ogni resistenza del nemico, ormai superato, la prolungata condotta di operazioni aeree strategiche non appariva necessaria.

Restava il fatto che, nella campagna di Polonia, il principio della “blitzkrieg” cioè la guerra lampo tedesca, aveva permesso di cogliere un rapido successo. Il colpo iniziale contro l’Aeronautica Polacca era riuscito secondo i calcoli ed anche l’Esercito Tedesco aveva rispettato i piani assolvendo ai suoi comiti. La Luftwaffe, ordinata, armata ed addestrata in funzione della cooperazione, aveva dato ottima prova di sé, operando in comune con le truppe terrestri.

Un falso storico che per molto tempo resistette agli occhi di tutti e persino agli esperti militari è l’immagine riguardante la battaglia d’Inghilterra, dove la propaganda inglese seppe portare avanti magistralmente una campagna d’informazione dove la R.A.F, in inferiorità di mezzi e personale, ebbe una vittoria schiacciante sulla Luftwaffe tedesca. In realtà secondo il Feldmaresciallo Kesserling, la 2^ e la 3^ Squadra aere, impegnate in questa battaglia, disponevano a quell’epoca di un totale di circa 700 caccia monoposto, ai quali andavano aggiunti ancora 200 caccia del tipo Messerschmitt Me 110, peraltro poco adatti a scortare i bombardieri. Churchill dal canto suo tendeva a gonfiare i numerici dei velivoli tedeschi e a sgonfiare quelli degli Alleati. Realmente all’inizio della battaglia d’Inghilterra, estate 1940, la difesa aerea britannica poteva contare su 960 velivoli da caccia; quindi, la situazione era sostanzialmente di parità per entrambi, anzi sulla sponda inglese il numerico aveva una leggera superiorità.

Possiamo suddividere tale battaglia in quattro fasi: nella prima i tedeschi cercarono di portare il combattimento aereo sul canale della Manica, per abbattere quanti più velivoli sopra il mare; nella seconda fase ebbero inizio gli attacchi contro gli aeroporti dislocati all’interno dell’Inghilterra, sempre nell’intento di eliminare in tal modo la R.A.F., e contro obiettivi industriali; nella terza fase, quella più critica di tutta la battaglia, si cercò di colpire quanti più obiettivi possibili in tutta la Gran Bretagna utilizzando grandi formazioni di velivoli da bombardamento, in modo tale da colpire oltre ad obiettivi fisici anche quello di suscitare inquietudine fra la popolazione e fiaccare il morale; nella quarta e ultima fase si concentrarono per lo più in attacchi diurni su Londra.

Secondo il Feldmaresciallo Kesserling, le operazioni aeree delle prime due fasi avrebbero dovuto preparare l’invasione denominata “Seelòwe”, ma non furono mai con essa coordinate, a causa di modifiche introdotte nei piani dall’Alto Comando della Luftwaffe. Hermann Goring riteneva, infatti, di poter abbattere l’Inghilterra con la sola Luftwaffe stessa. In realtà già durante il mese del settembre 1940 Adolf Hitler aveva deciso che l’operazione era ormai da procrastinare a data da definire; ormai le perdite aeree tedesche superavano di molto le previsioni da parte del Comando Tedesco, il quale decise di terminare definitivamente incursioni e bombardamenti sul suolo inglese l’11 maggio 1941. Effettivamente più volte i tedeschi ebbero l’occasione di annientare gli inglesi, ma ogni volta che erano vicini dal farlo si ritiravano credendo che il nemico fosse ancora forte e numeroso. Bisogna notare in dettaglio che da parte dei tedeschi c’era la mancanza di un piano chiaro e lineare nella distruzione della produzione bellica inglese, di bombardamenti a tappeto, di colpire punti nevralgici, e ancora nella mancanza di un’organizzazione nel definire una strategia tattica improntata in modo lungimirante; al contrario l’impressione sembrava quella di decidere di volta in volta il da farsi in base alla situazione che si aveva davanti e all’opposto gli Alleati utilizzarono una pianificazione razionale e oculata riguardo ogni operazione strategica.

In definitiva la prima funzione del potere aereo è quella di osservare e

raccogliere informazioni, missione tuttora fondamentale per le forze

aeree.

Lo spazio aereo copre l’intero globo terrestre; quindi, in linea di

massima, le forze aeree (elemento principale di questo tipo di potere), in

un conflitto, possono non solo raggiungere la prima linea nemica, ma

anche le sue retrovie e la popolazione civile.

Gli attributi fondamentali delle forze aeree sono infatti il raggio

d’azione e la rapidità. Al pari delle unità navali però, caccia e bombardieri

non possono occupare l’area dove operano e, nonostante i miglioramenti

ottenuti nel campo del rifornimento in volo, ad un certo punto tutti i

velivoli devono rientrare alle loro basi per rifornirsi e riarmare.

Conseguire il dominio (o controllo) dello spazio aereo è obiettivo

prioritario nella guerra aerea. Da una parte, infatti, esso consente alle

proprie forze aeree di poter svolgere tutte le missioni richieste

(ricognizione, bombardamento, rifornimento dall’aria e così via).

Dall’altra, il dominio dell’aria consente ad una parte di impedire

all’avversario di intraprendere e/o portare a termine tali missioni,

negandogli quindi l’effetto moltiplicatore che hanno le forze aeree.

Il primo chiaro vantaggio che molti osservatori possono cogliere

nello sviluppo dei primi velivoli è, molto semplicemente, quello di

disporre di un punto di osservazione “più in alto”. Una delle antiche

massime di guerra consigliano appunto di prendere il punto più alto,

proprio per tale fine. Già alla vigilia della Prima guerra mondiale, gli aerei

garantiscono a tutti i belligeranti osservazione e ricognizione mai viste

prima. È altrettanto evidente, però, che se fosse possibile negare simile

opportunità all’avversario (preservando la propria), il vantaggio sarebbe

ancora maggiore. Il passo successivo, abbattere l’aereo ricognitore

nemico, è semplicemente una logica conseguenza.

La guerra aerea, “una creatura del ventesimo secolo”, è così iniziata.

Il potere aereo si sviluppa a partire dall’immobilismo del Fronte

Occidentale, durante la Prima guerra mondiale. Al pari del carro armato,

l’alto comando alleato e quello tedesco riconoscono nell’aereo il mezzo

per superare l’impasse della guerra di trincea, introducendo una terza

dimensione sul campo di battaglia. Il potere aereo, secondo i suoi primi

teorici, potrebbe anzi ridurre la durata dei futuri conflitti o persino

prevenirli. Le distruzioni causate dal bombardamento strategico, infatti,

sarebbero un deterrente più che sufficiente per scoraggiare eventuali

aggressori. Se anche la deterrenza fallisse, il bombardamento di città e

infrastrutture strategiche del nemico porterebbero comunque al collasso

della sua volontà di combattere, quindi alla conclusione della guerra.

Lungo questa lettura abbiamo potuto constatare quanto il potere aereo,

fin dalla sua nascita abbia influenzato non solo il pensiero di teorici e

militari ma soprattutto l’andamento e le sorti finali di una guerra.