Sergio Benedetto Sabetta. Tobruck Giugno 1942 – Ucraina 2022

  

 

 

Premessa

Ottanta anni fa cadeva la fortezza di Tobruk a seguito di una rapida manovra di Rommel, una delle due ultime fortezze nello scacchiere della Guerra in Europa, l’altra era Sebastopoli.

Vi è tuttavia una profonda differenza nei due avvenimenti che a prima vista sembrerebbero similari, la ferocia nella lotta determinata dalla presenza dell’ideologia e di una estesa popolazione, lo stesso che vi è attualmente in Ucraina.

Quello che i mass- media, presi dagli effetti speciali delle emozioni, non comunicano è la matrice ideologica che vi è alla tutto derivi da una pazzia, dalla follia di un capo di Stato.

Vi è nella realtà il volersi ricollegare all’impero zarista e all’idea che la Russia esiste non quale semplice Stato di diritto di matrice occidentale, ma solo come impero, determinato dalla triplice, di Bielorussia, Ucraina e Russia, nella radice storica dei “Rus” di Kiev.

Il federalismo di Lenin e dell’URSS, represso da Stalin, fu quindi per questa visione geo-strategica un puro errore, parentesi nella storia millenaria dell’Impero Russo.

Su questo si aggiunge il calderone dei nazionalismi dell’Europa orientale,non certamente rientranti nell’errore prospettico di una semplice e pura globalizzazione economica, tutelata da una stabilizzazione sotto l’ombrello della NATO.

Quando lo scontro diventa ideologico, la ferocia ne è la conseguenza e la sua durata non ne fa che ampliare e approfondire le conseguenze, modificando il nostro sentire e lo stesso mondo come lo abbiamo fino ad ora vissuto.

Dobbiamo considerare che L’Ucraina come la vediamo oggi è a sua volta un composto di due entità principali la prima ad Occidente incentrata sulla Galizia e la Volinia, la seconda ad Oriente, memoria dell’antica “Rus”, radice della Russia attuale, tanto che la stessa struttura sociale risulta differente.

La Russia come Impero e non semplice Stato si fonda su una triade, Russia Bianca, Russia Orientale, Ucraina, che a sua volta si fonda su un’altra triade che è la Religione Ortodossa, la lingua e l’economia, di cui l’Ucraina è sia fonte che via di passaggio per il Mar Nero ed il Mediterraneo.

La Russia supera pertanto per esistere, come qualsiasi Stato, il puro fattore economico inglobando in sé un aspetto ideologico identitario, necessario per una sua compattezza spirituale.

Nell’antico scontro tra Oriente ed Occidente si inseriscono vari convitati di pietra, come la Turchia a livello locale per il suo ruolo di porta di accesso al Mediterraneo, ma il maggiore convitato a livello globale è la Cina.

Essa ha così, incoraggiando la Russia, tolto l’attenzione da se stessa, dalle sue responsabilità per la pandemia, dalle preoccupazioni per la costruenda via della seta, ha in qualche modo spezzato l’assedio che si stava configurando, ottenendo a sua volta l’appoggio per Taiwan e l’ampliamento della sua sfera nel Pacifico. Inoltre ha legato ulteriormente a sé la Russia con il suo immenso scrigno siberiano di materie prime ed acqua, necessarie al suo ampliamento economico-imperiale, infine può acquisire l’aurea comunicativa dell’intermediario pacificatore.

L’unica incognita negativa è la durata del conflitto, che può danneggiare seriamente le esportazioni, nonché l’erronea valutazione iniziale russa che può dare luogo a mosse impreviste per esasperazione e frustrazione.

NOTA

  • VV. La Russia cambia il mondo – Limes 2/2022.

 

Tobruk

 

Nell’estate del 1942 con la caduta di Bir Hacheim, difesa da 5.000 francesi del generale Koenig, si apriva la strada verso Tobruk.

La piazzaforte, delimitata da altipiani rocciosi, si affaccia su una pianura sabbiosa, potentemente fortificata, costituisce la chiave di volta per la penetrazione in Egitto.

Protetta come è da vasti campi minati, tra il 19 e il 20 giugno alle 5,20 inizia l’assalto con un intenso bombardamento aereo sulla direttrice da attacco da est dell’Afrika korps, affiancato dal 20° Corpo italiano, mentre il 21° Corpo italiano attacca con intenti diversivi a sud-est della fortezza.

Alle 8 di mattina, superate le linee avanzate, il genio getta i ponti sui fossati anticarro sotto il fuoco nemico, verso le 11 le Divisioni “Ariete” e “Trieste”, scavalcato il fossato anticarro, penetrano nella breccia aperta dall’Afrika Korps.

Verso le 12 è stata raggiunta la strada di Sidi Mahmud, con la distruzione di 50 carri nemici e la conquista del centro del perimetro fortificato.

Al cadere della notte due terzi del perimetro della fortezza è espugnato ed è stato raggiunto il pendio che conduce a Tobruk, nel pomeriggio il porto e la città vengono occupati.

Alle 5 di mattina del 21 giugno Rommel entra in città e alle 9,40 il generale Klopper, comandante della 2^ Divisione di fanteria sudafricana e comandante della fortezza, offre la capitolazione, finisce così la battaglia della Marmarica, con 35.000 prigionieri e la penetrazione in Egitto, nel tentativo di sfruttare la vittoria e le risorse logistiche del bottino per giungere ad Alessandria.

Tuttavia  questo è insufficiente e gli approvvigionamenti si mantengono inferiori alle reali necessità, se si considera che a fronte di 60.000 tonnellate richieste nel mese di giugno arrivano solo 6.000 tonnellate, nonostante le ripetute assicurazioni di Cavallero. (Dal diario di Rommel, La marcia sull’Egitto, in AA.VV. “Tutta la seconda Guerra Mondiale”, Vol. II, 1969 Selezione dal Reader’s Digest).

La conquista di Tobruk nei fatti ha inizio già il 13 giugno con la battaglia detta del “Calderone”, quando Rommel, sebbene inferiore di mezzi, riesce a logorare le forze di Ritchie, lanciate in una serie di attacchi frammentati contro le ben organizzate difese delle forze italo-tedesche, fino a costringere Ritchie ad abbandonare il 14 la Linea di Gazala e a ritirarsi rapidamente verso la frontiera, lasciando isolata la guarnigione di Tobruk che si arrende il 21.

Il 22 il resto dell’8^ Armata abbandona le sue posizioni sulla frontiera presso Sollum e si ritira ancora velocemente verso est, inseguita da Rommel.

Dal 1 giugno vi erano stati tutta una serie di attacchi frontali ma frammentati tra loro, intervallati da periodi di calma, che avevano permesso a Rommel di rafforzare la linea di difesa sia con opere che spostando i reparti.

Si permette a Rommel di espugnare Sidi Muftah, eliminando la CL Brigata di fanteria, aprire attraverso i campi minati una via di rifornimento, respingere l’attacco del 5-6 giugno con un improvviso contrattacco a tenaglia che distrugge la 5^ Divisione indiana e ad assediare Bir Hacheim dal 1 al 10 giugno, giorno della sua conquista, presidiata dalla I Brigata della Francia Libera che tuttavia riesce a mettersi in salvo.

L’11 giugno tutto il fronte dell’ Asse scatta in avanti e nella confusione creatasi tra le linee nemiche accerchia 2 delle 3 brigate corazzate inglesi, respingendo la terza, questo permette a Rommel il 13 di costringere gli inglesi ad abbandonare il caposaldo “Knightsbridge” e il 14 di puntare verso nord in direzione della strada costiera, dove 2 divisioni, la 50^ inglese e la 1^ sud-africana, rischiando di rimanere accerchiate, abbandonano definitivamente la Linea di Gazala e iniziano una veloce ritirata verso la frontiera.

Si crea un equivoco tra Auchinleck, che pensa di attestarsi a ovest di Tobruk, e Ritchie, che punta ad est sulla frontiera, nella confusione si inseriscono una serie di telegrammi dalla lontana Londra in data 14, 15 e 16 che chiedono di difendere Tobruk, il risultato è che parte dell’8^ Armata viene lasciata a difendere la piazza.

Rommel aggira rapidamente la piazza fino alla conquista dei campi di aviazione di Gambut ad est, quindi con una veloce inversione investe la fortezza, cogliendo impreparata la guarnigione che non si aspetta l’attacco avendo visto Rommel scavalcare la piazza e puntare ad est verso la frontiera, investita il 20 cade il 21 giugno.

Conclusioni

 

Così nel giugno 1942 le due più temibili fortezze in Europa ed Africa sono conquistate. (B.H. Liddell, Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, Mondadori, 1970).

Vi è tuttavia, una profonda differenza nella similitudine degli eventi, la quale è percepibile non solo nella durata dell’assedio e nelle modalità della conquista, l’una rapida e confondendo i difensori , l’altra sistematica dopo un lungo assedio, ma anche nella ferocia della lotta.

Nella circostanza in cui i civili diventano parte integrante della stessa e non solo figuranti sul palcoscenico della storia.

In Sebastopoli vi è l’ideologismo che trasforma la lotta stessa, in una lotta di civiltà, uno scontro per l’esistenza tra due mondi di cui l’uno nega la stessa possibilità di esistere dell’altro.

In Tobruk vi è attorno il vuoto del deserto, è uno scontro epico tra eserciti che si riconoscono l’un l’altro mantenendo nella durezza della lotta e dell’ambiente un rispetto reciproco, i civili sono anche in Tobruk ma nello sfondo.

Sia Tobruk che Sebastopoli sono l’estremo portato della Grande Guerra, dei forti di Verdun e di Leopoli, del coinvolgimento della popolazione, della propaganda imbastita sull’idea di superiorità razziale e imbarbarimento del nemico, ma anche del sopravvivere in Africa di alcuni aspetti cavallereschi delle guerre ottocentesche.