SILVIA ZURRU. Il Valore Militare nella provincia di Iglesias 1915-1918

  

PROGETTO SCUOLA IN LABORATORIO ANNO 2021.

Istituto Tecnico Industriale Minerario Statale “Giorgio Asproni- Enrico Fermi” di Iglesias.

Referente: Prof.ssa Zurru Silvia – Partecipanti: Classi 5 Chimici e 5 Geotecnici.

Presentazione della Scuola. L’Istituto di Istruzione Superiore Statale Minerario Giorgio Asproni è nato il 3 Maggio del 1871 come Scuola Mineraria, destinata a formare tecnici in grado di gestire l’attività estrattiva delle miniere locali. Dal 1911 la sede è ubicata in un prestigioso edificio nella centrale Via Roma di Iglesias; attualmente la struttura ospita i due indirizzi Chimica dei materiali e Geotecnici. Le aule e i laboratori sono moderni e funzionali, il contesto architettonico è ricco di fascino e storia; la scuola è anche sede di una importante Biblioteca, di un Museo Mineralogico e, nei sotterranei, di un Museo dell’Arte Mineraria.  L’accorpamento con l’Istituto Tecnico Commerciale Enrico Fermi, risalente al 2015, ha rafforzato la presenza significativa della Scuola nel contesto educativo, culturale e professionale del territorio del Sulcis Iglesiente. Entrambi gli Istituti hanno seguito l’evoluzione tecnologica e le sue applicazioni, arricchendo negli anni la loro offerta formativa. Attualmente gli indirizzi di studio sono, per il settore industriale, i corsi Geotecnico, Chimico, Elettronico, Informatico e Liceo delle scienze applicate, per il settore commerciale-turistico i corsi Amministrazione, finanza e marketing e Turismo.

Presentazione dell’elaborato. Il nostro elaborato nasce da una riflessione, dalla consapevolezza che un monumento, al di là della retorica di molte celebrazioni, è davvero importante per tenere viva la memoria e impedire che la storia sia dimenticata, soprattutto la storia delle persone comuni, semplici, ma non per questo meno importanti e significative. Abbiamo aderito al progetto proposto dal CESVAM e ne abbiamo condiviso gli obiettivi, abbiamo approfondito la vicenda del Milite Ignoto, analizzando il materiale che ci è stato inviato dall’Istituto del Nastro Azzurro e abbiamo iniziato a svolgere alcune ricerche sull’argomento. In particolare, siamo rimasti molto colpiti da un pensiero di Giulio Douhet: “Tutto sopportò e vinse il Soldato. Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio”.

Questa frase ci ha portato ad una riflessione sul legame che si viene a creare tra un monumento e la memoria collettiva, legame che può mantenersi nel tempo, ma che rischia di sbiadire e perdere valore, se non interviene qualcosa che lo rafforzi e gli dia un senso. Così abbiamo scoperto che la consuetudine di ricordare i caduti in guerra tributando onori e gloria è stata molto diffusa anche a livello locale; nella nostra città, Iglesias, nel 1921 nacquero due comitati per raccogliere fondi e onorare la memoria dei caduti della Grande Guerra. Uno, in particolare, era formato da un gruppo di allievi della nostra scuola, in gran parte reduci, che vollero realizzare una lapide in marmo in memoria di undici studenti ed ex studenti vittime del conflitto. La cerimonia fu molto toccante. Intervennero Associazioni di combattenti, mutilati, madri e vedove di guerra, autorità civili e militari. La lapide per anni fu onorata e ogni 4 novembre fu omaggiata con corone di fiori e discorsi commemorativi. Poi, con lo scorrere del tempo, è stata trascurata ed è finita per diventare un oggetto decorativo, come tanti altri. Generazioni di studenti le sono passate accanto, senza conoscerne il senso e la storia. A questo punto della ricerca ci siamo resi conto di aver proprio qui, a pochi metri dalle nostre aule, un monumento davvero importante, che secondo noi poteva collegarsi con gli obiettivi e le finalità del progetto. Queste le parole scolpite sulla lapide accanto ai nomi:

LO STUDIO, LA RUDE LOTTA CON LA ROCCIA LI AVEVA TEMPRATI

PUGNARONO CON VALORE DI SARDI

MORIRONO CON LA VISIONE RADIOSA DELLA GRANDEZZA D’ITALIA

Undici nomi, undici date, undici vite spezzate e dimenticate. A volte le coincidenze sembrano aspettarci, sembrano indicarci che anche il caso può mostrarci una strada inaspettata… Undici, undici come le bare allineate difronte a Maria Bergamas, la madre straziata dal dolore e annichilita dal peso della scelta. E undici come noi, studenti nella stessa scuola, ma 100 anni dopo… Cosa erano per noi gli undici nomi degli studenti morti in guerra, le undici date scolpite nel marmo? Cosa sapevamo noi di loro, delle loro vite, del loro tragico destino? Così è iniziata la nostra ricerca, il nostro laboratorio di storia. Le prime informazioni, frutto della ricerca nell’albo dei caduti, hanno confermato che di alcuni dei giovani non si conosce il luogo di sepoltura, e così li abbiamo sentiti ancora più vicini ai soldati ignoti allineati nella basilica di Aquileia…

Le fotografie ingiallite, i diari di brigata e i dettagli delle battaglie che li videro cadere, i certificati di nascita e di morte, gli archivi della scuola… Storie lontane, di gelo, di polvere, di dolore, le abbiamo ricostruite e le sentiamo molto più vicine. Ciascuno degli undici studenti delle due quinte, indirizzo Chimici e Geotecnici, ha avuto il compito di ricostruire i dettagli della vita degli undici giovani soldati, e per ognuno di loro, al termine della ricerca, è stata compilata una scheda che contiene sia i dati biografici che, laddove sia stato possibile, la ricostruzione delle vicende militari, ricostruita attraverso la lettura di vari testi, in particolare i diari delle brigate. Conclusa la ricerca, si può fare un bilancio di questa esperienza. Gli obiettivi che erano stati prefissati sono stati pienamente raggiunti, e oltre al lavoro in aula e nei laboratori, ci è stata offerta una occasione straordinaria di approfondimento, grazie al Convegno organizzato il 18 dicembre nell’Aula Magna della Scuola, al quale hanno partecipato il presidente provinciale del Sulcis Iglesiente dell’Istituto del Nastro azzurro dott. Madeddu e il vicepresidente colonnello Burdi, il professor Accardo dell’Università di Cagliari e il colonnello Cadeddu storico militare. In questa occasione abbiamo avuto l’opportunità di presentare la nostra ricerca, ma soprattutto di ascoltare i relatori, che hanno ricostruito la vicenda del Milite Ignoto, parlato del valore e dell’importanza dell’iniziativa promossa dal CESVAM e  evidenziato l’importanza della memoria per la comunità, aprendo prospettive di riflessione molto profonde e interessanti. A loro un ringraziamento caloroso, e un augurio per una collaborazione duratura con la nostra scuola.

Ecco i risultati della nostra ricerca:

 

Arrigoni Luigi – Allievo ufficiale del 54° Fanteria (Brigata Umbria), Albo d’oro Lombardia I Volume X pagina 26.

Figlio di Arrigoni Pietro, Nato il 13 aprile del 1885 a Milano.

Note biografiche: Luigi nacque a Milano il 13 aprile 1885 da Pietro e non venne riconosciuto dalla madre perché i coniugi non erano sposati. Con lo scoppio della prima guerra mondiale partì subito per il fronte nei ranghi del 54° Reggimento Fanteria Brigata Umbria, (Matricola 45501). Luigi seguirà le sorti del suo reggimento fino al 17 settembre 1915, data in cui verrà colpito da una palletta di shrapnel[1] alla testa durante un attacco al Monte Cristallino. Raccolto dai suoi compagni venne sepolto alla base bassa del Monte Cristallo, nei pressi del torrente Cristallino. Dalle informazioni ricavate dall’anagrafica dell’Albo d’oro e dall’Archivio Danilo Morell risulta che Luigi Arrigoni è morto all’età di 30 anni (nella lapide commemorativa dell’istituto minerario Giorgio Asproni è erroneamente riportata la data di morte del 28 settembre del 1915). Tramite una ricerca svolta in rete e grazie all’archivio dei diplomati dell’istituto minerario Giorgio Asproni si è scoperto che si era diplomato nel 1903. Si impiegò in una miniera presso Salonicco, indi in una presso Thasos. Richiamato sotto le armi nel 1915 morì in guerra. A partire da queste informazioni, che collegano il nome di Luigi Arrigoni a Salonicco, la ricerca è proseguita e ha portato ad individuare con ragionevole sicurezza il padre del soldato Arrigoni (Pietro), che appunto a Salonicco ha operato come architetto. Nel certificato di nascita di Luigi il padre si chiama appunto Pietro, di anni 28 e viene menzionata la professione: architetto. Pietro Arrigoni (1856 – 1940) architetto nativo di Milano, è ancora oggi molto conosciuto in Grecia. Studiò all’Accademia delle Belle arti, ha vissuto a Milano (il certificato di nascita che attesta il riconoscimento come figlio naturale di Luigi, nato il 13 aprile 1885… da madre ignota riporta anche l’indirizzo della sua casa di Milano), dal 1890 visse a Salonicco, non sappiamo se portò con sé il figlio, qui ha progettato numerosi edifici pubblici e privati importanti. Lasciata temporaneamente la Grecia durante la guerra italo – turca (guerra di Libia), tornò nel 1912 e continuò a lavorare come architetto a Salonicco. Gestì anche una miniera in Calcidica. Morì nel 1940 ucciso da un ladro introdottosi nella sua casa, è sepolto nel cimitero cristiano cattolico di Salonicco. Suo nipote, figlio della figlia Alina Arrigoni, anche lei architetto, coniugata con Moskof, commerciante di tabacco russo, è Kostis Moskof, importante poeta, storico e scrittore greco, nato nel 1939 e morto nel 1998. Forse Luigi, dopo il diploma, è andato (o tornato) in Grecia per raggiungere il padre, come testimoniato dalle fonti dell’archivio dei diplomati dell’Istituto, ma resta una domanda: come mai studiò ad Iglesias proprio al Minerario negli anni presumibilmente dal 1899 circa al 1903, anno del diploma? Mancano ancora molte informazioni … Conosciamo il luogo iniziale della sepoltura, ma non sappiamo se fu traslato in qualche  sacrario militare, se avesse avuto figli, se si fosse mai sposato e quale fosse l’incarico nella miniera dove fu assunto dopo il diploma.

Tommaso Maciocco,  Quinta Chimici

 

 

Garruccio Amsicora – Sottotenente di Complemento del 46° Reggimento Brigata Reggio, Albo d’oro Sardegna pag. 164 volume XIX.

Nato il 14 giugno 1892 a Iglesias. Morto il 6 maggio 1916 a Monte Col di Lana in combattimento all’età di 23 anni. Figlio di Giacomo e Sanna Caterina – Statura: m. 1.60/2 – Torace: m. 0,81 – Capelli: colore castano, lisci – Naso: greco – Mento: giusto – Occhi: grigi – Dentatura: sana.

Garruccio Amsicora Antioco Giuseppe è nato il 14 giugno 1982 a Iglesias e morto il 7 maggio 1916 sul Monte Col di Lana. La sua era una famiglia nobile, studiò nella scuola di capi minatori e periti minerari di Iglesias e nel 1915 fu chiamato alle armi in anticipazione di leva. Si iscrisse al corso accelerato all’Accademia Militare di Modena. Ne uscì con il grado di aspirante ufficiale e venne assegnato alla 10° compagnia del 46° Reggimento Fanteria Brigata Reggio. Raggiunse il fronte del Cadore dove la Brigata Reggio si trovava dislocata tra Perarolo e Tai di Cadore alle dipendenze della 17a Divisione. Nei primi giorni di giugno 1915 la brigata si spinse per la Val Costeana fino a raggiungere il Passo Falzarego. Il 13 giugno 1915 cominciò l’offensiva insieme ad altre truppe della divisione al fine di impossessarsi delle posizioni Austro-Ungariche tra la testata Travenanzes e la Valparola. La struttura del terreno e la forte reazione Austro-Ungarica impedirono qualsiasi tentativo di avanzata. Dopo una breve sosta, l’11 luglio 1915 l’azione venne ripresa da reparti del 45° fanteria coadiuvati dagli alpini del Battaglione Belluno che portò all’occupazione del Col dei Bois e, nel pomeriggio del 13 luglio, occuparono di sorpresa anche la Cima Falzarego. Il 19 riuscirono ad occupare la Forcella Bois ed il rifugio Tofana ed il 30 luglio 1915 espugnarono la Forcella Tofana. Il 18 settembre 1915 una compagnia di volontari alpini, coadiuvati da elementi del 46° fanteria, occuparono definitivamente la vetta della Tofana I. Nell’ottobre, con l’inizio di una nuova azione offensiva, salvo qualche progresso sulle balze del Lagazuoi ed il completamento dell’occupazione di Cima Falzarego non riuscirono a conseguire altri vantaggi d’importanza. Fino all’aprile del 1916 non si svolsero operazioni di grossa entità.  Alla fine di aprile del 1916 la brigata passò alle dipendenze della 18° divisione e si trasferì nel paese di Caprile. Il 4 maggio due battaglioni del 46° e uno del 45° entrarono in linea nel settore del Col di Lana – Agai. Alle ore 17 circa, del 6 maggio 1916 Amsicora si ritrova sulla cima del Col di Lana quando venne colpito al torace da una scheggia di granata che lo uccise sul colpo. Gli venne riconosciuta la promozione al grado di sottotenente con anzianità il 1 maggio 1916. Oggi Amsicora riposa nel sacrario militare di Pian di Salesei nel loculo n°447. Il consiglio di perfezionamento della scuola Mineraria di Iglesias con speciale deliberazione del 24 luglio 1920, concedette alla sua memoria il diploma di perito minerario ad honorem.

Rebecca Melis,  Quinta Chimici

 

Fadda Erminio – Sottotenente di complemento del 151° reggimento fanteria Brigata Sassari, Albo d’oro dei caduti prima guerra mondiale: della Sardegna, pagina 134, Matricola 41865b (94)

Decorato con medaglia d’argento al Valor Militare. Nato a Cagliari il 19 Aprile 1894 residente a Iglesias in via Cagliari n°4. Sottotenente di complemento 151° reggimento fanteria Brigata Sassari, distretto militare di Cagliari. Morto il 6 luglio 1916 sul monte Zebio per ferite riportate in combattimento. Luogo di iniziale sepoltura: cimitero Brigata Sassari di Casara Zebio, Asiago. Padre Fadda Pietro – Madre Pasella Teodora – Altezza 1,69 – Torace 0,81 – Capelli: colore nero, forma ondulata – Naso greco – Mento giusto – Occhi neri – Colorito naturale – Dentatura giusta –  Segni particolari: neo sullo zigomo destro – Sa leggere e sa scrivere. Carriera militare: soldato di leva di prima categoria classe 1894 nel distretto di Cagliari già riformato e rivisitato.  Chiamato alle armi il 22 Novembre 1915. Allievo ufficiale di complemento nella accademia di Modena 26 Novembre 1915. Aspirante ufficiale di complemento nell’arma di fanteria, effettivo al deposito fanteria Ozieri è destinato a prestare servizio al 46° reggimento di fanteria. Informazioni tratte dal libro sulla Brigata Sassari di Giuseppe Tommasi  “Note di Guerra”, pagine 131-132-140. Il 6 luglio del 1916 nel diario di brigata viene descritto con parole toccanti il dramma delle truppe, paralizzate dagli effetti devastanti dei proiettili delle mitragliatrici nemiche, che, testuali parole, “al minimo urto contro i massi, contro gli alberi, contro gli uomini, esplodevano in lunghe e sinistre fiammelle, deformandosi” e aprendo “le più orribili ferite squarciandole e spappolandole orribilmente…”. All’alba del 6 di luglio le squadre uscirono come di consueto per far brillare i tubi di gelatina, ma furono distrutte dopo l’allarme dato dalle vedette austriache. Il tentativo fu ripetuto per diverse volte, ma il lugubre suono della mitragliatrice spegneva tutti i tentativi di aprire i reticolati. Nonostante l’ostinazione dei soldati si riuscì a rimuovere solo il primo ordine di fili spinato, e le perdite furono sanguinosissime. Morì fulminato anche il comandante tenente Giovanni Santi, e ci furono numerosi morti e feriti. L’aspirante ufficiale Fadda, morto proprio il 6 luglio all’età di ventidue anni, fu tra i caduti decorati, con la seguente motivazione: Comandante di un plotone, già segnalatosi per ardimento e fermezza, lo guidava per più giorni consecutivi con bello slancio e mirabile tenacia, all’attacco di aspra e forte posizione nemica, incontrando morte gloriosa sul campo, alla testa dei suoi soldati. Monte Zebio, 6 luglio 1916.

Alessio Fadda, Quinta Geotecnici

 

Poma Gaetano – Sottotenente di complemento della Brigata Sassari, Decorato con medaglia d’argento al Valor Militare, Matricola 33858b – Albo d’oro della Sardegna pag. volume XIX.

Poma Emanuele Gaetano nacque a Cagliari il 28 febbraio 1891 da Poma Efisio e Carta Efisia. Alto 1,56 mt – torace di 0,79 mt – capelli castani e lisci – naso greco – mento giusto – occhi castani – colorito bruno – denti sani – professione perito minerario – residente in via Sardegna n° 66, Cagliari. Dagli archivi dei diplomati della scuola Mineraria apprendiamo che Gaetano si è diplomato nel 1910 ed è stato assunto, dopo il diploma, come geometra prima nella miniera di Gennamari – Ingurtosu e infine nella miniera di Monteponi. Chiamato alle armi il 22 novembre 1915, ha studiato nella scuola di Modena come aspirante ufficiale di complemento dal 26 novembre 1915, nell’arma di fanteria. Diventa effettivo al deposito di fanteria ed entrato in servizio nel 151° reggimento (Brigata Sassari) il 7 giugno 1916, il 31 agosto 1916 diventa sottotenente di complemento, con anzianità 1° maggio 1916.  Gaetano Poma è morto in battaglia sul Monte Zebio il 7 luglio 1916, aveva 25 anni. Dal certificato di morte risulta che fu colpito da un proiettile esplosivo. Ricevette la medaglia d’argento al Valore Militare con la seguente motivazione: Ufficiale addetto agli zappatori, trovandosi per caso presente all’azione di un reparto scosso dal tiro preciso e micidiale nemico, pur non avendo nella circostanza comando di truppa, per incoraggiare i soldati presenti, si slanciava primo all’assalto e cadeva colpito a morte avanti alle trincee nemiche – Altipiano di Asiago, 7 luglio 1916 (medaglia concessa sul campo e successivamente sanzionata con Decreto Luogotenenziale). Ripercorrendo le vicende legate alla data della morte di Gaetano Poma, 7 luglio 1916, nelle pagine del diario della Brigata del libro Note di Guerra di Tommasi, troviamo la descrizione e la cronaca dei fatti che lo videro coinvolto: quel giorno si era diffusa la convinzione che, dopo le sanguinose perdite dei giorni precedenti, l’impresa di raggiungere e superare il reticolato austriaco sarebbe fallita. I bombardieri erano venuti in aiuto ai fanti, ma con risultati non incoraggianti, tanto che risultò impossibile penetrare nella trincea austriaca. Per via degli alberi alti, il tiro delle bombarde percorse una linea verticale, ricadendo in vicinanza del pezzo. L’assalto fu tentato ugualmente, i fanti uscirono al grido di “Avanti Savoia”. Tra i caduti dell’assalto citati nel libro, viene citato l’aspirante Poma Gaetano, definito “giovane e distinto ufficiale”. Sul Monte Zebio morirono 640 sardi, proprio il giorno prima di Gaetano Poma era morto il giovane Erminio Fadda, di 22 anni, anche lui diplomato al Minerario, decorato con medaglia d’argento al Valor Militare. L’ultima parte della ricerca è stata dedicata al luogo di sepoltura. Risulta una prima tumulazione al cimitero di Casale Zebio, successivamente la salma fu traslata e trasferita nel cimitero di Bonaria a Cagliari.

Nicolò Figus, Quinta Chimici

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Marcello – Soldato 2° Reggimento artiglieria da fortezza,                              Albo d’oro Sardegna, pagina 212 Volume XIX.

Paternità: Antonio – Maternità: Pomata Giorgina – Data di nascita: 21/09/1885 – Luogo di nascita: Carloforte – Statura: 1,64 m – Capelli castani ricciColorito pallidoOcchi grigiDentatura sana
Stato civile: Celibe Istruzione: Perito minerario – Istituto Minerario “Asproni” Diplomato nel 1904. Fu assunto dal Comune di Iglesias come aiuto ingegnere, nel 1916 vinse il concorso nel Real Corpo delle Miniere ma venne richiamato in guerra. Residente: Iglesias Iscritto alle liste di leva: Iglesias 201/85 Matricola: 11557(85)Data di morte: 8/10/1916 (età 31 anni), Luogo di morte: Sul Carso, ore 10:00, Causa: Ferite riportate in combattimento, Scheggia di granata alla testaAlbo d’oro: Soldato 2° reggimento artiglieria da fortezzaLuogo iniziale di sepoltura: Vizintini (Vallone) Comune di Doberdò del LagoLuogo definitivo di sepoltura: Cimitero di Iglesias  – Arruolamento al distretto militare di Cagliari, Mandamento di Carloforte, Circondario di Iglesias. Il Carso, o meglio l’Altopiano del Carso, evoca alcune delle battaglie più dure e cruente della Grande Guerra. Lungo tutto l’altopiano l’esercito italiano con forte spirito offensivo uscì coraggiosamente dalle trincee con ogni tipo di arma allo scopo di fiaccare e quindi distruggere le posizioni avversarie; tuttavia, questa strategia comporterà notevoli perdite. Troppo forte e ben organizzata la trincea nemica, che con cannoni e mitragliatrici respinse agevolmente ogni tentativo di assalto. Sull’altopiano carsico italiani e austro-ungarici dettero vita a 12 battaglie, tra il 1915 e il 1917. Il soldato Marcello morì l’ 8 ottobre del 1916, nei giorni tra la settima e l’ottava battaglia. I caduti di vari reggimenti, etnie e nazionalità furono raccolti lungo tutta la zona, divenuta una vera e propria area cimiteriale rispondente al nome del Vallone. Riporto la descrizione degli avvenimenti di quei giorni: “…Cadorna ha compreso come attacchi di lunga durata siano inefficaci, per cui elabora quindi la strategia delle “tre spallate”, ovvero attacchi energici da sospendere nel momento in cui lo slancio dell’offensiva risulti terminato. Il nuovo attacco è previsto sul Carso. Il 14 settembre ha inizio la settima battaglia dell’Isonzo che viene sospesa dopo due giorni poiché l’artiglieria non è stato in grado di aprire la strada alla fanteria la quale, per l’ennesima volta, subisce gravi perdite. Il 10 ottobre ha inizio la seconda spallata, l’ottava battaglia dell’Isonzo, estesa anche alla Valle del Vipacco, a sud del Carso. La difesa austro-ungarica è ancora tenace e il 12 ottobre Cadorna ferma l’attacco.”

Elvira Kobzar, Quinta Chimici

Pinna Teodoro Sottotenente di Complemento 44° Reggimento Artiglieria da campagna, matricola 1182(95), Albo d’oro Sardegna pag. 315 Volume XIX.

Nato il 24 gennaio 1895 a IglesiasGenitori  Pinna Efisio e Bernardini Teodora  – Residente a Iglesias in Vico Stretto n.1  – Morto il 13 ottobre 1916 (21 anni) nell’Ambulanza chirurgica d’armata n.4 del comune di Gradisca  – Sepolto inizialmente nel cimitero comunale di Gradisca e successivamente nel Sacrario Militare di Redipuglia (gradone 16 – tomba n. 29287) Statura: 1,70m Circonferenza torace: 0,83mCapelli: lisci neri   – Occhi: castani   Colorito: bruno Dentatura: sana  – Professione: studente . Viene inquadrato nel 15° Reggimento di Campagna. (27 gennaio 1915). Successivamente è impiegato nel 9° Reggimento Artiglieria da Campagna per la formazione del 46° Reggimento. (10 giugno 1915). Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra. (16 giugno 1915) viene promosso Caporale. (15 agosto 1915) Trasferito nel 44° Artiglieria per frequentare il corso Allievi Ufficiali. (5 aprile 1916) Aspirante Ufficiale di Complemento. Arma di artiglieria nel 44° Reggimento Artiglieria da Campagna, Decreto del Comando Supremo (25 giugno 1916). Promozioni: Sottotenente di Complemento
Morto nell’Ambulanza chirurgica d’armata n.4 del comune di Gradisca causa ferite riportate in combattimento come da atto di morte inserito al n.156 d’ordine del registro degli atti di morte della suddetta ambulanza. (13 ottobre 1916). Nell’ottobre del 1916 il 44° Artiglieria si trovava ad Oppacchiasella (Opatije Carso sloveno), località situata nei pressi dell’attuale confine italiano. Il luogo fu teatro di quattro battaglie dell’Isonzo (dalla sesta alla nona).

Pinna fu colpito nel tragitto che portava ad un osservatorio, e morì in ambulanza a causa delle gravi ferite.  Nel giugno 1915, al momento dell’entrata in guerra, la struttura sanitaria dell’esercito italiano, che disponeva di 24.000 posti letto al fronte e di oltre 100.000 nelle retrovie e nel resto del paese, con un migliaio di medici, in gran parte in servizio effettivo, si rivelò del tutto inadeguata, tanto da richiedere, immediatamente, enormi sforzi di potenziamento, soprattutto nello sgombero di feriti e malati verso le retrovie, dove fu creata un’imponente rete di ospedali e di convalescenziari (più di un migliaio), in piccola parte utilizzando la struttura sanitaria civile, e in parte maggiore con la requisizione di caserme, scuole, collegi, seminari, alberghi. Alla fine del conflitto, al fronte c’erano 96 sezioni sanità, 234 ospedali da 50 letti, 167 da 100 letti, 46 da 200 letti, 9 ambulanze chirurgiche e 17 radiologiche, 38 sezioni di disinfezione; nel paese, in totale, i posti letto si erano quasi quintuplicati rispetto a tre anni prima, avvicinandosi al mezzo milione.
Le ambulanze chirurgiche svolsero, in questo ambito, un ruolo essenziale: veri e propri reparti di chirurgia “volante”.

Francesco Triolo, Quinta Chimici

 

Crobu Massimiliano Tenente di Complemento 271° Fanteria, Decorato con medaglia d’argento al Valor Militare, Matricola: 7006(96) Albo d’Oro Sardegna Pagina 101 volume XIX

Paternità: Crobu Antonio Maternità: Castangia Delfina Data Nascita: 06/01/1896, Data Morte: 26/08/1917, Età Morte: 21 anni Luogo Nascita: Iglesias, Luogo Morte: Altopiano di Bainsizza, Causa Morte: Ferite riportate in combattimento Statura: 165 cmNaso: lungoDentatura: SanaMento: lungoOcchi: castani scuriColorito: brunoCapelli: neri lisciTorace m. 0,83Stato Civile: Celibe Professione: studente.

Residente: IglesiasAlbo d’oro: Tenente di Complemento 271° reggimento Fanteria, Distretto Militare di Cagliari. Luogo di Iniziale Sepoltura: Altipiano di Doberdò. Luogo di Definitiva Sepoltura: Cimitero Iglesias, Registro Atto di Morte: Serie C parte II n.7 1922 Registro Atto di Morte Tempo di Guerra del Reggimento: Registro 271°pagina n.o. 33. Fu chiamato sotto le armi in anticipazione di leva. Frequentò il corso accelerato di allievo ufficiale a Modena, promosso sottotenente e fu inviato al fronte col 46° reggimento fanteria. Da questo fu trasferito al Battaglione Alpino Val Chisone nelle Tofane. Partecipò ai lavori della Grande Mina di Castelletto. Al brillamento di essa, fu promosso tenente per meriti distinti, con anzianità di 6 mesi, e destinato al 171° Fanteria. Cadde sulla Bainsizza il 26 agosto del 1917. Fu decorato con medaglia di bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione: “Colpito mortalmente al petto seguitava ad incitare i suoi soldati additando loro la via del dovere: esempio di valore e di fermezza  Hum-Kal 26 agosto 1917″. Il Consiglio di perfezionamento della Scuola Mineraria di Iglesias con deliberazione del 24 luglio 1920 gli concedette alla memoria il diploma ad honorem di Perito minerario.

Dessi Riccardo, Quinta Chimici

Crobu Mario Tenente di complemento 151° fanteria Brigata Sassari, Albo d’oro Sardegna, pagina 101 volume XIX,  Matricola: 40066(92)

Paternità: Crobu Antonio Maternità: Castangia Delfina Data Nascita: 28/03/1892, Data Morte: 28/08/1917, Età Morte: 25 anniLuogo Nascita: Iglesias, Luogo Morte: Posto di Medicazione del 180° Reparto Sommeggiato, Causa Morte: Ferite Statura: 166 cm, Naso: Greco –  Dentatura: SanaMento: GiustoOcchi: GrigiCapelli: Castani  Lisci  – Torace m. 0,83Stato Civile: Celibe. Residente: Iglesias, Tenente di Complemento 151° reggimento Fanteria, Distretto Militare di Cagliari. Luogo di Iniziale Sepoltura: Cimitero di Ravnihar (Ravhar Slovenia). Luogo di Definitiva Sepoltura: ignoto. E’ stata posta una Lapide Ricordo nel Cimitero Iglesias (nel loculo è seppellito solo il fratello Massimiliano, deceduto due giorni prima nella stessa battaglia di Bainsizza). Registro Atto di Morte: Parte II Serie C n. 44 dell’anno 1917. Registro Atto di Morte Tempo di Guerra del Reggimento: 80a Sezione Sanità pag. 33 n.o. 31.

Diplomato perito minerario nel 1910. Appena diplomato fu assunto come geometra e tecnico dalla Ditta Ing. Tronci e Barbera per il progetto di una ferrovia circun-mineraria. Si presentò a un concorso per aiutante ingegnere del Genio civile e fu giudicato idoneo. Dopo un anno, andò sotto le armi per il servizio di leva e raggiunse il grado di sottotenente del 46 °Reggimento di fanteria. Nel maggio del 1915 fu trasferito al 151° Reggimento fanteria e inviato al fronte, dove raggiunse il grado di tenente. Prese subito parte all’occupazione di Gorizia ed all’offensiva sull’altopiano del Carso con l’assalto alle fortissime posizioni austriache del Bosco Cappuccio, Monte Sei Busi e nel Trincerone delle Frasche. Spostato il 151° nel Trentino contro l’offensiva austriaca, prese parte ai combattimenti dell’Altopiano di Asiago, dei Sette Comuni e di Monte Cengio. Il 10 giugno del 1916 prese parte, come comandante della Compagnia Arditi, all’attacco alle ben munite posizioni nemiche di Monte Zebio e Monte Mosciagt, azioni per le quali la bandiera del reggimento fu decorata con medaglia d’oro. Nel dicembre dello stesso anno fu inviato a Pragelato a dirigere due corsi di sciatori, uno dei quali per gli ufficiali della 25° divisione. Passò di nuovo al Carso per la grande avanzata della Bainsizza, dove cadde a Bavuar (Ravhar Slovenia) il 28 agosto del 1917, al comando della 6° Compagnia d’Assalto Arditi. Mario e il fratello Massimiliano erano gli unici figli di Crobu Antonio, noto perito minerario diplomato nel 1888, A loro fu intitolato l’Ospedale Fratelli Crobu di Iglesias.

Federico Pierazzi, Quinta Chimici. 

 

Pinna Alfonso – Sergente 46° Reggimento artiglieria da campagna, matricola: 40085 (93)    

Figlio di Enrico e Cadoni Vittoria, nato il 02/11/1893 a Iglesias, residente a Iglesias in via Felice Cavallotti n. 25, morto il 27/10/1917 a 23 anni nell’ospedale di riserva di Conegliano a causa di polmonite e ferite – luogo di sepoltura: Cimitero di Iglesias. Grado: Sergente – alto m 1.71 – torace 0.85 m – capelli lisci, castani giallo pallido – naso grande – dentatura guasta – studente, sa sia leggere che scrivere. Soldato di leva prima categoria classe 1893. Il 16 aprile del 1913 ha fatto la prima visita militare,  chiamato alle armi è arruolato nel  13° reggimento artiglieria di campagna.  Passato al 46°reggimento artiglieria di campagna, promosso caporale,  giunge in territorio dichiarato in stato di guerra nel giugno del 1915. Ottiene la promozione a caporale maggiore nell’aprile del 1916 e infine diventa sergente il 30 giugno del 1916

Morto per polmonite doppia e ferite multiple nell’ospedale di riserva di Conegliano, il 27 ottobre del 1917.

Marco Spiga, Quinta Geotecnici

 

Puddu MarioTenente del I Genio sezione telefonica, Albo d’oro Sardegna pagina 349, volume XIX, Matricola: 6952(96)

Paternità: Niccolò Puddu – Maternità: Biggio Giuseppa – Data di nascita: 07/01/1895, Luogo di nascita: Iglesias – Statura: 1,66 cm – Torace: 0,84 cm – Capelli: castani, lisci – Naso: regolare – Mento: giusto – Occhi: grigi – Colorito: roseo – Dentatura: sana. Professione: studente (il Consiglio di perfezionamento della Scuola Mineraria gli concesse con speciale delibera il diploma ad honorem il 24 luglio del 1920) – Cause di morte: Malattia (itterizia-colemia). Età di morte: 22 anni – Luogo di morte: Taranto, ospedale militare di riserva ore 17, Luogo iniziale sepoltura: Cimitero comunale di Taranto, Luogo di definitiva sepoltura: cimitero di Iglesias. Soldato volontario nel 5° genio minatori dall’ 11 giugno 1915. Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra il 4 agosto 1915. Nominato aspirante sottotenente di complemento arma del genio minatori con anzianità 25 giugno 1916. Destinazione finale, 1°Reggimento genio sezione telefonica (dal 1 agosto 1916). Il 31 maggio 1917 è promosso tenente.  Il tenente Mario Puddu ha combattuto nel fronte macedone, un fronte meno conosciuto rispetto ad altri teatri di guerra. Dopo il disastroso esito dello sbarco anglo-francese a Gallipoli, gli Alleati chiesero all’Italia di intervenire nello scacchiere balcanico con 5 divisioni, per un’offensiva contro la Bulgaria, alleata della Germania. Il ministro Sonnino, e il capo di Stato Maggiore dell’Esercito Cadorna decisero così di inviare, nel 1916, in Macedonia un corpo di spedizione con la 35ª Divisione, formata dalle due brigate di fanteria “Sicilia” e “Cagliari”, il 2° Reggimento Artiglieria da montagna, il 1° Squadrone del 16° Reggimento Cavalleggeri di Lucca, 40 cannoni e battaglioni del genio, sanità, trasmissioni e sussistenza. Un totale di 44.000 uomini. A sostegno del Corpo di Spedizione fu predisposto il trasferimento di 438 tra ufficiali, piloti e specialisti dell’aviazione con diverse squadriglie di biplani da ricognizione armata. Le truppe iniziarono a partire dal porto di Taranto nell’agosto 1916. Gli italiani arrivarono a Salonicco, e il comando dell’Intesa affidò subito alle forze italiane l’incarico di difendere il settore di Kruscia-Balcan, ad est del lago Doiran: una linea di circa 50 chilometri, particolarmente esposta agli attacchi dei bulgari. Il 19 ottobre 1916 giunse a Salonicco, assegnata alla 35a Divisione, anche la brigata di fanteria “Ivrea”. Dalla fine del dicembre del 1916 al settembre del 1918, le truppe italiane in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea. La spedizione costò all’Italia, su 52.700 uomini, 8.324 tra morti, feriti e dispersi e circa 10.000 uomini vittime, in inverno del gelo e in estate dell’amebiasi.

Riccardo Pangrani, Quinta Geotecnici

 

Cacciarru EmilioTenente di fanteria 35° reggimento “Brigata Pistoia”, Decorato con due medaglie d’argento al Valor Militare, Albo d’oro Sardegna pagina 40 volume XIX.

Dati e contrassegni personali, figlio di Antioco Luigi e Sanna Antonia, residente a Iglesias, Nato a Iglesias 22/7/1892, Deceduto il 30/04/1918 a Castel San Pietro dell’Emilia alle ore 15,15 nella abitazione di piazzale Garibaldi n°4 (Reperito dal registro dell’atto di morte Parte II Serie C n°7 dell’anno 1918). Statura e torace: non rilevati – Capelli: rossi e lisci – Naso: greco – Mento: giusto – Occhi: grigi – Colorito: roseo – Dentatura: sana – Segni particolari: lentiggini – Arte o professione: studente – Causa della morte: infortunio – Luogo di sepoltura: ignoto, presumibilmente nel cimitero di Castel San Pietro, ma attualmente non rilevabile. Emilio Cacciarru fu chiamato alle armi il 27 novembre del 1915 e fu impiegato prima nel 88° Reggimento fanteria, poi, a far data dal 15 marzo 1916, nel 210° Reggimento fanteria. Nell’ottobre del 1916, nominato tenente di complemento, venne impiegato nel 36° Reggimento fanteria. Il 31 maggio del 1917 fu destinato al 35° Reggimento, Brigata Pistoia. Nella primavera del 1917 la Brigata Pistoia tornò in Carso, destinata al settore di Monfalcone nel tratto di fronte Flondar – quota 145; durante la Xa Battaglia dell’Isonzo (12 – 28 maggio 1917) i fanti attaccarono l’Hermada, senza fortuna e con gravi perdite; il giorno 26 maggio il nemico, conscio della crisi dei reparti italiani, uscì dalle proprie linee tentando di infiltrarsi nel settore di Flondar: solo il sacrificio dei battaglioni del 36° fanteria permise di bloccare questa minaccia. Nei giorni 28-29 maggio la Brigata si slanciò ancora contro l’Hermada, subendo di nuovo gravi decimazioni per il tiro ravvicinato delle mitragliatrici nemiche; la battaglia ormai in fase di stanca si trascinò ancora per qualche giorno con azioni locali tese a migliorare la linea raggiunta, poi si spense e la Pistoia rientrò in seconda linea dove attese i nuovi complementi. La XI° Battaglia dell’Isonzo (17-31 agosto 1917), vide la Pistoia in linea a Hudi Log dove rimase sino a metà settembre sostenendo aspri scontri ravvicinati col nemico che causarono gravi vuoti tra le sue fila; risale a questo periodo la prima medaglia d’argento al Valor Militare del tenente Cacciarru, già distintosi in precedenza per il coraggio e l’ardimento. Nei giorni successivi la Brigata venne trasferita in Carnia, nel settore della Val Resia e qui fu sorpresa dallo sfondamento della XIVa Armata austro-tedesca.
Nella XIIa Battaglia dell’Isonzo (24 ottobre – 10 novembre 1917), iniziata con lo sfondamento delle linee a Caporetto, i due reggimenti della Brigata ricevettero l’ordine di proteggere il ripiegamento delle divisioni 36° e 63°, rimanendo a stretto contatto con l’avversario; durante la ritirata la Pistoia fece saltare alle sue spalle ponti e nodi ferroviari, raggiungendo il Tagliamento il 30 ottobre e sistemandosi a difesa sulla sponda destra (durante il tentativo di resistenza sul Tagliamento operato dal Corpo Speciale di retroguardia, i resti della 36° divisione occuparono le pendici del monte Simeone, mt. 1506 presso Cavazzo Carnico, bloccando per due giorni la 50° divisione austriaca). Per le truppe nemiche il Tagliamento costituì un intoppo di breve durata e l’inseguimento riprese l’1 novembre. Il giorno 5, il 36° reggimento fu circondato presso il paese di Tramonti di Sopra e annientato; il 35° reggimento riuscì a sfuggire all’accerchiamento, ma, intercettato dal nemico sulla mulattiera che da Tramonti scende in Val Meduna, subì la stessa sorte del reggimento gemello, subendo pesantissime perdite.  Il tenente Cacciarru , ferito in battaglia, fu ricoverato in luogo di cura, e, dopo essersi ristabilito, fu destinato al Deposito del 35° Fanteria, presso Bologna, dove risulta essere stato presente dal 21 gennaio del 1918  fino ai  mesi successivi. II pochi superstiti della Brigata Pistoia intrapresero un lungo periodo di riordinamento e riorganizzazione, ritornando in prima linea solo alla metà del mese di aprile del 1918.  Pochi giorni dopo, precisamente il 27 aprile, Emilio fu nuovamente ricoverato a causa delle gravissime ferite riportate durante una esercitazione di lancio di bombe a mano.  Morì pochi giorni dopo, all’età di 25 anni.  Per l’eroismo mostrato, gli fu tributata la seconda medaglia d’argento al Valor Militare. Nel contesto nel quale è morto Cacciarru emerge il fatto che, a differenza dei suoi compagni, è morto (per quello che si desume dalla decorazione) a causa di un incidente; un’altra stranezza che ho riscontrato nella mia ricerca è la lunga distanza tra il luogo di morte del tenente e i movimenti delle truppe del suo reggimento, che in quei giorni era impegnato in combattimento nel fronte alto del Garda. Si riportano le motivazioni delle medaglie d’argento al valore militare: “Costante mirabile esempio di slancio e coraggio, durante ripetuti e forti attacchi nemici, prodigò arditamente l’opera sua di comandante e combattente, finché, gravemente ferito, dovette essere allontanato, Già distintosi per spiccato valore in precedenti azioni. Korit 4 settembre 1917.”

“Durante una esercitazione di lancio di bombe a mano, accortosi che un soldato si era lasciato sfuggire una bomba ancora fumante, con pericolo immediato dei compagni, incurante del pericolo cui esponevasi, prontamente la raccoglieva, senonché quella, esplodendogli in mano, gli produceva gravi lesioni, per le quali doveva in seguito soccombere. Mentre gli prestavano le ultime cure, diceva ad un compagno:”Volevo salvare te e i tuoi soldati, sono contento.” Castel San Pietro nell’Emilia (Bologna) 27 aprile 1918”

Michele Usai, Quinta Chimici

 

[1]Proiettile di artiglieria Austro-Ungarica da 7,5 cm della prima guerra mondiale.