Paolo Bosotti. La cerimonia di consegna dei Distintivi d’Onore allo Stendardo colonnello del Reggimento Dragoni del Re. Carmagnola, 9 maggio 1796

  

del Gen C.A. Paolo BOSOTTI

 

Il 21 aprile 1796, tra Vico (oggi Vicoforte) e Mondovì, l’armata austro-sarda del Generale Colli Marchini combatté l’ultima grande battaglia della sfortunata campagna del 1796, campagna che, alla sua conclusione con l’armistizio di Cherasco, vide la malinconica uscita di scena del Regno di Sardegna dalla 1a coalizione. L’esito della battaglia, nonostante l’eroica resistenza dei granatieri al colle del Bricchetto, non fu favorevole ai coalizzati. La dolorosa sconfitta si sarebbe potuta tramutare in rovinosa rotta, se due squadroni del Reggimento Dragoni del Re, caricando valorosamente nella piana monregalese vicino al fiume Ellero, non avessero sventato un’insidiosa, quanto forse fin troppo ambiziosa puntata della cavalleria francese sul fianco sinistro austro-sardo. Per l’Armata sarda questo fu l’unico vero, pieno successo in quel nefasto quarto anno di guerra. Non deve dunque sorprendere se la carica ebbe vasta risonanza sia a corte sia presso l’opinione pubblica piemontese. Le accurate relazioni fattene subito dopo l’evento ne sono vivida testimonianza. L’anziano sovrano, Vittorio Amedeo III, decise dunque di sottolineare l’apprezzamento per l’atto di valore compiuto dal “suo” Reggimento Dragoni, non solo procedendo all’usuale distribuzione di lodi agli 11 Ufficiali partecipanti, che furono tutti menzionati, ed alla concessione dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro al Comandante, ma anche ricorrendo ad un particolare e del tutto nuovo segno del sovrano compiacimento. Decise infatti di onorare il Reggimento ricompensando collettivamente i partecipanti alla carica con due medaglie d’oro, una per ciascun squadrone presente al fatto d’arme. Queste medaglie erano una nuova “distinzione onorifica” istituita con Regio Viglietto[1] che ne definiva il Regolamento, dato a Torino il 21 maggio 1793, a firma di Cravanzana[2].

Il Regno di Sardegna, dopo l’esecuzione avvenuta a Parigi il 21 gennaio 1793 di Luigi XVI, aveva aderito con altre potenze a quella che si sarebbe detta la 1a coalizione antifrancese. Le ostilità, per altro già in atto dal 1792 in Savoia e nel nizzardo, si estesero pressocché immediatamente anche alla Sardegna ed il 23 febbraio avvenne l’eroica difesa dell’arcipelago della Maddalena dove rifulse il valore del nocchiere[3] Agostino Domenico Millelire[4]. L’atto di valore del Sottufficiale fece emergere l’esigenza di ricompensare con un qualche segno visibile le prove di valore poste in essere da chi non appartenesse alla categoria Ufficiali. Fino ad allora, infatti, solo ad essi erano riservati, in quanto appartenenti alla nobiltà, gli ordini cavallereschi destinati, in toto o anche, a ricompensare “azioni di segnalato valore in guerra”[5]. Solo ad essi, nell’Armata sarda, si poteva concedere l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro[6]. Per supplire dunque a tale sentita esigenza, venne istituito, con il già citato Regolamento, un distintivo d’onore del tutto nuovo destinato esplicitamente a “bass’ufficiali e soldati delle regie truppe.”[7] Il distintivo consisteva in una medaglia, d’oro o d’argento da portarsi pubblicamente appesa al petto[8]. La medaglia, circolare, del diametro di 38 millimetri e con attaccaglio ad anello fisso, recava sul retto il busto del Re in uniforme e sul bordo la legenda VITTORIO AMEDEO III; sul verso nella parte superiore del campo il motto AL VALORE sormontato da piccola corona ovale di alloro, nella parte inferiore un trofeo composto da cinque bandiere, un tamburo ed un cannone privo di affusto con alcune palle[9].

Per dare concreto seguito all’intendimento di premiare collettivamente i 125 tra bass’ufficiali e dragoni partecipanti alla carica[10], il sovrano diede ordine al proprio Primo Segretario di Guerra, marchese di Cravanzana, di scrivere due lettere, che videro la luce a Torino in data 9 maggio. Il Ministro nella prima, diretta al Comandante del Reggimento, Brigadiere de Chaffardon[11], esordì dicendo: “Le Roi en faisant attacher à l’Étendard Colonel de son Régiment Dragons, que vous commandez Monsieur, deux des médailles d’or destinées aux actions de valeur a temoigné à ce Corps en général son agrément et sa satisfaction pour la preuve signalé de courage et de bravoure que deux Escadronds d’icelui ont donné le 21 Avril dernier dans la Plaine de Mondovì sur les bords du fleuve l’Ellero.”[12] Veniva così espressa, “ante litteram”, la motivazione della concessione. Con la seconda, diretta all’Aiutante di Campo del Duca d’Aosta[13], marchese di Sommariva[14], dettò le disposizioni di dettaglio per la cerimonia di consegna, così esprimendosi: “ Le Roi voulant donner à son Régiment Dragons un temoiniage public de sa satisfaction pour la preuve signalée de zèle, de fermeté et de bravoure que deux Escadrons de ce Corps ont donné le 21 Avril proche passé dans la Plaine de Mondovì et attacant Dragons et Hussards ennemis infiniment superieur en nombre le renversant et dissipant aprés en avoir tué, blessé, et fait plusieurs prisonniers, et facilitant ainsi la retraite de l’Infanterie du Roi qui couroit risque d’être enveloppée, s’est déterminé de  faire attacher à l’Étendard de l’Escadron Colonelle deux des médailles d’or destinée aux actions de valeur pour affirmer même à la posterité la Gloire que les Individues de ces deux Escadrons se sont justement aquise à cette occasion. A cet effet je joins ici deux medailles, et en informant S.A.R., Monsieur le duc d’Aoste, qui commande l’Armée des determinations du Roi, aurez la complaisance, Monsieur, de lui dire que n’y ayant point de forme établie pour la ceremonie, S.M. laisse au Prince de la faire avec tout l’apareil qu’il jugera convenable, notamment d’attacher lui même, s’il le juge à propos, les medailles à cet Étendard et de remplir cette fonction sous les yeux de la partie de l’Armée qui se trouve actuellement à Carmagnole.”[15]

Mentre la prima delle due lettere rientrava nel quadro da tempo consolidato delle missive che venivano inviate ai Comandanti in caso di eventi favorevoli, contenente normalmente espressioni del sovrano compiacimento, lodi per gli Ufficiali particolarmente distintisi e la comunicazione del conferimento di una onorificenza destinata al Comandate, la seconda costituiva una novità pressoché assoluta. Infatti, il più volte citato Regolamento istitutivo del distintivo d’onore faceva riferimento esclusivamente a concessioni individuali (“sarà riservato alle azioni personali”[16]), anzi vietava esplicitamente che la ricompensa fosse concessa “ad intere compagnie o a squadroni che sotto gli ordini di ufficiali si fossero distinti in qualche affare”[17] e stabiliva che i decorati dovessero ricevere la medaglia “pubblicamente dalle mani del comandante del reggimento, battaglione o del corpo in cui servono”[18]. Il Re Vittorio Amedeo III, quale fons honorum[19], agendo in deroga di norme da lui stesso emanate, invece, diede altre differenti disposizioni ed il ministro se ne fece tramite verso chi di competenza. In particolare il Re conferì, per la prima volta in assoluto, due ricompense collettive decidendo di apporle entrambe su di uno dei due Stendardi che avevano partecipato alla carica e precisamente su quello dello squadrone, il cui Comandante era il Comandante stesso del reggimento. Poi sancì che l’autorità destinata a presiedere alla cerimonia fosse addirittura il Comandante in Capo dell’Armata sarda, attribuendo così al gesto valore simbolico altissimo, e suggerendo che fosse lo stesso alto Ufficiale, membro della casa reale, ad appendere le medaglie.

Ricevute le disposizioni del Sovrano, si procedette a Carmagnola il 9 maggio stesso alla cerimonia di consegna. Dai documenti reperiti appare che il conferimento della decorazione venne effettuato dal Duca d’Aosta in persona[20],  avvenne di fronte agli “Squadroni e Picchetti[21] degli altri Reggimenti”[22] e si concluse con un breve discorso tenuto dal Luogotenente Generale barone Sallier de la Tour[23]. Questo il testo del discorso: “Aux Officiers. En vain, Messieurs, j’essairai vos éloges; non la journée du 21 avril passé vient à les completter parfaitment, et la décoration accordée à votre Régiment sera ajammais un momunent de votre Gloire; il ne me reste plus, Messieurs, qu’à me feliciter de moi même d’être aujourdhui l’interprete des sentiments du Roi auprés d’un Corp, qui s’est captivé tous les suffrages. Aux Dragons. Votre bravoure, votre intrepidité, Dragons, nous rappelle les journées de la Marsaille et de Turin du siécle passé, oui mes chers camarades, ainsi qu’à cette glorieuse époque vous vennez de meriter des nouveaux Lauriers sur les Rives de l’Ellero, et le Roi aussi juste appreciateur du mérite que son ayeul vous accorde un décoration, qui manifestant sa justice, éternise votre Gloire. Aux Escadrons et Piquets des autres Régiments. Soldats imitons l’example des nos fréres d’armes, et comme le brave Régiment du Roi meritons par notre fidelité et par notre valeur cette recompense militaire digne de tous les sacrifices.”[24]

Fin qui quanto reperito nei documenti coevi rinvenuti. Dalla loro analisi è, tuttavia, possibile formulare ragionevoli ipotesi di maggior dettaglio relativamente alla cerimonia e qualche considerazione. Il “Manoscritto Saluzzo 992” più volte citato non dettaglia di fronte a quali Reggimenti venissero consegnate le due medaglie. Ci dice però che si tratta di Squadroni e Picchetti, per tanto sappiamo che la consegna avvenne in fronte a reparti di Cavalleria. Non vi è certezza circa i Reggimenti di appartenenza. All’epoca la Cavalleria sarda si componeva di nove Reggimenti[25], di cui solamente quattro presenti nell’area della battaglia di Mondovì: Dragoni di SM, Piemonte Reale Cavalleria, Dragoni della Regina e Dragoni del Chiablese. Gli altri cinque erano variamente sparsi nei diversi territori del Regno, dalla Sardegna (Dragoni Leggeri) alla Valle d’Aosta (Dragoni di Piemonte), alle valli del cuneese. A Carmagnola, quindi, è altamente verosimile che fossero presenti solo i quattro del Corpo Colli Marchini.  É molto probabile che presenziassero alla cerimonia anche le musiche reggimentali disponibili, essendo questa presenza prescritta espressamente dal Regolamento 21 maggio 1793[26]. La cerimonia di per se stessa dovette essere semplicissima. Afflusso dei reparti in armi; schieramento con i due squadroni decorandi al centro e, sempre al centro, avanti a tutti, lo Stendardo Colonnello, all’epoca portato dal Cornetta Roberti[27], ed il Brigadiere de Chaffardon; onori all’autorità rassegnatrice; conferimento delle decorazioni; discorso del Generale de la Tour; onori finali.

Colpisce la rapidità con cui il tutto venne realizzato. L’atto di valore, infatti, avvenne il 21 aprile; dopo poco più di due settimane, il 9 maggio mattina, il ministro Cravanzana, appresi dal Sovrano gli intendimenti a proposito, probabilmente espressi a voce nel pomeriggio o serata del giorno precedente, li tradusse in comunicazioni contenenti anche le azioni da intraprendersi; le relative lettere giunsero  agli interessati a Carmagnola nella mattinata stessa[28], il che rese possibile al duca d’Aosta, che era anche Comandante del Reggimento di cavalleria del suo nome, di decidere di consegnare lui stesso le medaglie, definire nel dettaglio le modalità della cerimonia (tout l’apareil convenable) e di effettuarla immediatamente, verosimilmente nel pomeriggio. In meno di 36 ore l’ordine era stato concepito, impartito ed eseguito. Bell’esempio di rapidità ed efficienza. L’uso nell’Armata sarda di concedere ricompense collettive a battaglioni/squadroni si mantenne anche dopo l’abolizione dei relativi vessilli nel 1832. Ne è esempio la Medaglia di Bronzo al Valore Militare concessa al 2° ed al 3° squadrone del Reggimento Nizza Cavalleria per il combattimento di Mortara del 21 marzo 1849. Nel caso di specie, tuttavia, la medaglia concessa fu una sola, pur menzionando esplicitamente i due squadroni[29], dal momento che lo Stendardo presente all’azione era il solo Stendardo reggimentale. Infine il discorso del Generale de la Tour è assai breve, essenziale, perfino austero. In esso sono espressi concetti e riferimenti valoriali semplici e di immediata comprensione, anche per la massa dei soldati presenti, i quali, pur comprendendo il francese, erano nella pressoché totalità analfabeti, dotati a mala pena di rudimenti scolastici meno che elementari. In un’epoca logorroica, di compiacente autoesaltazione quale la nostra e schiava passiva di una burocrazia soffocante, la rapidità decisionale ed esecutiva dell’alta dirigenza di quel periodo e l’austera compostezza verbale dei vertici costituisco un esempio forse degno d’esser imitato.

 

 

[1] “Regolamento per il distintivo d’onore da S.M stabilito per li bassi ufficiali e soldati delle regie truppe” riportato integralmente in: Costantino Scarpa e Paolo Sézanne “Le decoraziooni al valore del Regno di Sardegna e d’Italia” (Uffici Storici EI, MM e AMI, Roma 1976), pag. 5.

[2] Il marchese Giovan Battista Fontana di Cravanzana nacque Torino di nobile famiglia monregalese, in cui figurarono uomini illustri per cariche e per dignità, abbracciò da giovine la carriera civile dello Stato. fu dal 1769 Contadore Generale e Generale delle Regie Finanze, quindi nel 1792 primo segretario alla guerra. Fu infine nominato Ministro di Stato il 7 marzo 1797. Dopo la morte di Vittorio Amedeo III, continuò per qualche tempo ad occupare il ministero di guerra, sotto il regno di Carlo Emmanuele IV, ma caduto il Piemonte nelle mani francesi, ed avendo egli rifiutato ogni sorta d’impiego e da Napoleone e dal direttorio, fu preso di mira ed oppresso da enormi contribuzioni. Ritornato il Piemonte sotto il dominio di Casa Savoia fu fatto cavaliere di gran croce e gran conservatore dell’ordine militare dei Ss. Maurizio e Lazzaro, e consigliere di Stato. Morì a Torino il 29 novembre 1818.

[3] Grado che in base all’inquadramento del personale stabilito il 16 febbraio 1775 apparteneva alla categoria dei bass’ufficiali.

[4] Agostino Domenico Millelire, pseudonimo di Agostino Domenico Leoni nacque a La Maddalena nel 1761 ed ivi morì il 14 agosto 1827. Divenne celebre per la valorosa difesa dell’arcipelago di La Maddalena dall’attacco, avvenuto il 23 febbraio 1793 da parte della flotta della Repubblica Francese, nella quale figurava, col grado di luogotenente, il giovane Napoleone Bonaparte. In seguito egli fu promosso ufficiale, ottenne il grado di luogotenente di vascello dei porti della Regia Marina sarda, e fu capitano di porto e comandante della Regia Marina nella sua isola.

[5] Così si esprime il citato Regolamento 21 maggio 1793 riferendosi agli atti degni di specifica distinzione onorifica. Il Regolamento (articolo 2) definiva azioni di segnalato valore: “quelle di chi avrà particolarmente cooperato al buon esito di d’una impresa, a salvare da qualche pericolo un corpo di truppa, ufficiali, bass’ufficiali o soldati, le bandiere, la cassa dei denari, o gli equipaggi militari e le artiglierie…”

[6] L’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, fondato da Emanuele Filiberto nel 1572 riunendo due ordini cavallereschi preesistenti, non veniva concesso solo ai militari, ma ad essi prevalentemente. Solo nel 1815 nel Regno di Sardegna venne creato un ordine cavalleresco destinato esclusivamente ai militari: l’Ordine Militare di Savoia. Gli ordini cavallereschi destinati a ricompensare esclusivamente i militari erano numerosi nei vari stati europei. Tra gli altri si possono ricordare quelli: di San Luigi (Francia 1693), del Bagno (Inghilterra, originariamente ordine militare 1725), del Pour le Mérite (Prussia 1740), di Maria Teresa (Austria 1757), di San Giorgio (Russia 1769) e di San Fernando (Spagna 1811).

[7] Intitolazione del citato Regolamento 21 maggio 1793

[8] Si ritiene che venisse appesa mediante un nastro di seta turchino-celeste, largo verosimilmente 32 millimetri. Per altro va detto che il Regolamento citato non ne fa cenno esplicito.

[9] Costantino Scarpa e Paolo Sézanne op. cit.  pag. 3.

[10] Biblioteca Reale di Torino, misc 160.9, Elenco nominativo del “Contingente di Bass’Uffiziali e di soldati del Reggimento Dragoni di S.M. ritrovatosi nell’affare vicino al Mondovì li 21 aprile 1796 avuto col nemico”

[11] Il Marchese Giovan Battista d’Oncieu de Chaffardon nacque a Chambery il 17 maggio 1749. Compiuti gli studi presso la Reale Accademia di Savoia in Torino nel 1766 venne nominato Cornetta nel Reggimento Savoia Cavalleria. Nel 1786, Capitano in Savoia Cavalleria, secondo scudiere e gentiluomo di bocca della Principessa di Piemonte, fu nominato primo scudiere della stessa. Il 27 febbraio 1796 fu nominato Comandante del Reggimento Dragoni del Re e contemporaneamente Brigadiere di Cavalleria dell’Armata. Dopo Carassone ricevette la croce di cavaliere dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Nel 1799 lasciò il Comando del Reggimento ed emigrò. Morì esule e senza figli nel 1800.

[12] Biblioteca Reale di Torino Manoscritti Saluzzo 992 vol I pag 264.

[13] Vittorio Emanuele di Savoia, secondo figlio maschio di Vittorio Amedeo III nacque a Torino, il 24 luglio 1759 e morì a Moncalieri, il 10 gennaio 1824. Alla nascita fu creato Duca d’Aosta. Portato alla carriera delle armi, venne nominato Comandante del Reggimento Aosta Cavalleria fondato nel suo nome nel 1775. All’epoca dei fatti era il Comandante dell’Armata Sarda. Dopo la morte del fratello primogenito, Carlo Emanuele IV, divenne Re di Sardegna regnando dal 1802 al 1821 quando fu costretto ad abdicare a causa dei moti liberali scoppiati nel marzo.

[14]  Il Capitano Giuseppe Luigi Seyssel d’Aix Marchese di Sommariva, Aiutante di Campo e secondo Scudiere del Duca d’Aosta, nacque il 21 maggio 1767 da Vittorio Amedeo Marchese d’Aix e di Sommariva e da Cristina Gaetana Coardi di Carpenetto. Ufficiale di Cavalleria, luogotenente nel Reggimento Savoia Cavalleria, capitano nel 1796, prese parte alle campagne del 1793 e del 1796, durante l’occupazione francese si arruolò nell’esercito austriaco. Fu proprio lui a recare il 26 aprile 1796 al Tenente Generale barone de La Tour l’ordine espresso reale di firmare l’armistizio con i Francesi. Cosa che avvenne il giorno dopo a Cherasco. Non si sposò mai e morì a Torino il 20 marzo 1801 (Marc de Seyssel-Cressieu “La maison de Seyssel”, Grenoble 1900, tome 2, pag 208).

[15] Biblioteca Reale di Torino Manoscritti Saluzzo 992 vol I pag 263.

[16] Articolo 3.

[17] Ibidem.

[18] Articolo 7.

[19] Il termine fons honorum (fonte degli onori) è un’espressione che si riferisce al legittimo diritto che ha un capo di Stato, in virtù della sua posizione ufficiale, di insignire altre persone di titoli nobiliari o ordini cavallereschi o di merito.

[20] Così annota l’autore anonimo del manoscritto: “à l’occasion que S.A.R. le Duc d’Aoste a decoré des medailles d’or l’Étendard de la Colonnelle du Régiment du Roi” (Biblioteca Reale di Torino Manoscritti Saluzzo 992 vol I pag 263.)

[21] Per Picchetto si intendeva all’epoca un soldato o un piccolo raggruppamento di soldati disposti in posizione avanzata rispetto ad una formazione più ampia con compiti di avanscoperta e avvistamento anticipato del nemico. Noi diremmo Pattuglia.

[22] Biblioteca Reale di Torino Manoscritti Saluzzo 992 vol I pag 263.

[23] Giuseppe Maria Amedeo barone Sallier de la Tour nacque a Chambery il 31 marzo 1742 e morì a Torino il 23 marzo 1820. Prestò servizio nel Reggimento Cavalleggeri di SM, di cui fu nominato colonnello il 13 febbraio 1784; Brigadiere di Cavalleria nel 1789 e Maggior Generale l’anno dopo. Combatté in Savoia nel 1793 contro i Francesi. Promosso Tenente generale di cavalleria nel 1794, fu uno dei firmatari dell’armistizio di Cherasco nel 1796. Fu nominato Governatore di Novara, con grado di Generale di Cavalleria, il 4 luglio 1799. Durante l’occupazione francese del Piemonte servì negli eserciti austriaco ed inglese. Con la Restaurazione fu nominato Maresciallo d’armata nel 1814. Il 13 novembre 1799 era stato creato Cavaliere dell’Ordine Supremo della SS. Annunziata.

[24]  Manoscritti Saluzzo ibidem. Di seguito una possibile traduzione: “Agli Ufficiali. Signori, inutilmente cercherei di tessere ulteriormente i vostri elogi, infatti la giornata del 21 aprile scorso lo ha già fatto perfettamente e la decorazione accordata al vostro Reggimento costituirà perennemente un monumento alla vostra gloria; non mi resta dunque, Signori, che felicitarmi con me stesso per poter essere l’interprete dei sentimenti del Re verso un Corpo che ha saputo conquistarsi tutti i consensi. Ai Dragoni. La vostra audacia, il vostro coraggio, Dragoni, ci ricorda le giornate della Marsaglia e di Torino del secolo scorso, si miei cari camerati, allo stesso modo infatti in quest’epoca gloriosa voi avete appena meritato nuovi allori sulle rive dell’Ellero ed il Re, così come il suo avo, giusto estimatore del merito, vi concede una decorazione che, rendendo palese la sua giustizia, rende eterna la vostra Gloria Agli Squadroni e Picchetti degli altri Reggimenti. Soldati imitiamo l’esempio dei nostri fratelli in armi ed allo stesso modo dell’impavido Reggimento del Re meritiamo, attraverso la nostra fedeltà ed il nostro valore, questa ricompensa militare degna di ogni sacrificio.

[25] Dragoni di SM, Dragoni di Piemonte, Piemonte Reale Cavalleria, Savoia Cavalleria, Dragoni Leggeri di Sardegna, Dragoni della Regina Cavalleggeri di SM (già Dragoni del Genevese), Dragoni del Chiablese e Aosta Cavalleria.

[26] Articolo 7 “ed al suono dei militari strumenti.”

[27] Renato Pietro Roberti di Castelvero nacque ad Asti il 1° gennaio 1777 e morì nei combattimenti durante l’assedio di Barcellona nel 1808, militando nel Reggimento Dragoni della Regina del Regno (napoleonico) d’Italia.

[28] La distanza tra Torino e Carmagnola, via ordinaria provinciale, è di poco superiore a 25 chilometri.

[29] Così recita il Regio Decreto 13 giugno 1849 “Per essersi distinto al combattimento di Mortara (21 marzo 1849 – al 2° e 3° squadrone).”

 

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