ROMEO RODRIGUEZ PERREIRA E RENATO VILLORESI – MEDAGLIE D’ORO DELLE FOSSE ARDEATINE (1924-2024)

  

RODRIGUEZ PERREIRA ROMEO

Tenente s.p.e. Carabinieri

Ex-allievo della Scuola Militare Nunziatella nel 1938 entrò all’Accademia militare di fanteria e cavalleria di Modena, dalla quale uscì nel 1940 con il grado di sottotenente dei Carabinieri. Nel 1941 fu nominato comandante di plotone nel Gruppo Squadroni territoriali di Roma. Poco dopo gli fu affidato il comando della 660ª Sezione Carabinieri motorizzata in Africa Settentrionale. Rimase sul fronte per pochi mesi, dal 15 novembre del 1941 al 25 gennaio del 1942, partecipando a numerose azioni in prima linea e guadagnando sul campo una medaglia di bronzo al valor militare. Si ammalò e dovette tornare in Italia, dove assunse il comando della Tenenza di Roma-Ostia e poi a quella di Roma-Appia. L’8 settembre del 1943 si oppose all’ingresso dei tedeschi nella capitale, catturando alcuni prigionieri. Il 7 ottobre fu arrestato dai tedeschi e deportato in Germania, ma durante il viaggio, a Pordenone, riuscì a fuggire. Rientrato a Roma, costituì una banda di Carabinieri che agiva nell’ambito della formazione partigiana comandata dal generale Filippo Caruso Il 10 dicembre fu catturato dai tedeschi, durante una riunione clandestina con il tenente Genserico Fontana, il brigadiere Candido Manca il colonnello Giuseppe De Sanctis. Condotto prima nel carcere di via Tasso e poi al III braccio di Regina Ceoli, fu più volte torturato. Per farlo parlare, fu arrestata anche la moglie Marcella, che con la consorte di Fontana aveva cercato di organizzare la fuga dei due militari, cercando di corrompere un sottufficiale tedesco, ma che poi l’aveva tradita.

«Comandante di tenenza, in momenti particolarmente difficili per il Paese, conscio dei suoi doveri di soldato, si rifiutava di consegnare al nemico i militari dipendenti e l’armamento. Deportato per tale suo fiero atteggiamento, riusciva a sfuggire con grave rischio trascinando in salvo molti dei suoi gregari. Rientrato in sede, pur sapendosi attivamente ricercato, iniziava tra enormi difficoltà e pericoli l’organizzazione di un nucleo armato, dando ai suoi dipendenti assistenza morale e materiale. Incurante dei bandi nazisti si prodigava instancabilmente per trasportare e nascondere armi necessarie ai suoi organizzati. Catturato su delazione, sebbene sottoposto a torture, manteneva assoluto silenzio, evitando di far scoprire le file dell’organizzazione di cui era l’animatore. Nessuna lusinga o allettamento dei suoi aguzzini lo faceva deflettere dal giuramento prestato. Compreso solo del bene della Patria donava la sua giovane esistenza, affrontando serenamente la morte per fucilazione nelle Fosse Ardeatine. Luminoso esempio di fedeltà, di onore e sprezzo della vita.» Fronte clandestino di resistenza, 7 ottobre 1943-24 marzo 1944.

 Altre decorazioni al Valor Militare:

Medaglia di Bronzo sul campo (Africa Settentrionale; novembre-dicembre1941)

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VILLORESI RENATO

Capitano s.p.e. 13° rgt.a.

Figlio del valoroso colonnello Lorenzo, sei volte decorato e già comandante del 2° reggimento granatieri di Sardegna nella prima guerra mondiale, fu allievo del Collegio Militare di Roma. Ammesso all’Accademia di artiglieria e genio di Torino nel 1936 venne nominato sottotenente d’artiglieria ed al termine del corso di applicazione d’arma, fu destinato al 13° artiglieria divisionale col quale, nel giugno 1940, entrò in guerra sul fronte occidentale. Prese parte poi alle operazioni svoltesi nello scacchiere orientale e nei Balcani dove ebbe l’incarico del grado superiore e la promozione a capitano dal 1° gennaio 1942. Si trovava a Roma comandante della 6^ batteria del II gruppo del reggimento alla data dell’armistizio. Presa posizione al Ponte della Magliana e ferito in combattimento nel pomeriggio dl 9 settembre, fu ricoverato nell’ospedale militare del Celio. Lasciò il luogo di cura dopo quasi due mesi di degenza ancora claudicante. Entrato nell’organizzazione militare clandestina Fossi costituì in seno ad essa una cellula informativa e di controspionaggio. Fu arrestato il mattino del 18 marzo 1944. Era laureato in ingegneria nella Università di Roma.

“Ferito dopo oltre dieci ore di lotta per la difesa di Roma, abbandonava l’ospedale benché non guarito, per costituire una cellula informativa r di controspionaggio in seno ad un gruppo clandestino di informazioni militari – del quale fu uno dei maggiori esponenti – operante in territorio occupato dai tedeschi. Instancabile nell’opera altamente patriottica, sprezzante dei continui pericoli cui si esponeva, riusciva a rendere preziosi servizi e ad infondere nei collaboratori, con l’esempio trascinatore, salda fede nei destini della Patria. In piena attività, arrestato e tradotto nelle carceri di via Tasso, sopportava eroicamente inenarrabili sevizie per non svelare i segreti dell’organizzazione e stoicamente si attribuiva ogni responsabilità. Martire della incondizionata fede e dedizione al dovere veniva barbaramente trucidato alle Fosse Ardeatine. Da eroe, dava così all’Italia la sua nobile vita interamente dedicata ai più alti ideali.” Ponte della Magliana (Roma), 9 settembre 1943 – Fosse Ardeatine, 24 marzo 1944.