RENATO LUPO E ANGELO PAVONE – M.O.V.M. DI GENNAIO

  

LUPO RENATO

Tenente Colonnello – 38° reggimento fanteria

Nominato sottotenente di complemento nel luglio 1915, partecipò alla prima guerra mondiale col 9° e col 113° reggimento fanteria sempre sull’altipiano del Carso rimanendo ferito due volte in combattimento. Passato effettivo nel 1916, nel febbraio 1917 fu promosso tenente. Dopo la guerra, prestò successivamente servizio nel 1° reggimento coloniale di marcia, nel 4° fanteria mobilitato, nel 47° reggimento, dove nel novembre 1927 fu promosso capitano, presso il Comando Militare della Sardegna ed infine, dal 1935, all’Istituto Geografico Militare di Firenze. Promosso maggiore nel 1937 e destinato all’83° reggimento fanteria, nel marzo 1940 ritornò all’Istituto Geografico a Firenze dove fu promosso tenente colonnello nel settore successivo. Trasferito al 38° fanteria della Divisione Ravenna, partecipò alle operazioni di guerra contro la Jugoslavia e in Balcania dall’aprile al maggio 1941. Assunto il comando del III battaglione del reggimento, nel giugno del 1942 partiva per la Russia.

“Comandante di battaglione da lui forgiato al suo entusiasmo e alla sua fede e già da lui guidato in precedenti azioni, per tre giorni di aspra ed epica lotta resa più dura dal freddo e dalla tormenta, stroncava l’impeto offensivo di soverchianti forze nemiche che, in reiterati attacchi, tentavano sommergere i reparti posti a difesa di un ampio ed importante settore sul Donez. Assunta poi in difficili condizioni la difesa di un abitato attaccato da forze superiori di numero e di mezzi, manteneva la posizione, infondendo ai dipendenti ferrea volontà di resistenza ed alto spirito di sacrificio. Accerchiato e ridotto il battaglione ad un pugno di uomini, riuniva i superstiti ed alla testa di essi si lanciava arditamente al contrassalto a colpi di bombe a mano e baionetta. Gravemente ferito, prostrato e sanguinante, ma non domo nello spirito, continuava ad incitare alla lotta i propri fanti i quali, galvanizzati dalle sue parole e dall’esempio, avevano ragione del più numeroso avversario. Conscio dell’imminente fine, che avveniva infatti sul campo di battaglia, esprimeva sentimenti di fede e di alto patriottismo. Superdecorato al valor militare, grande luminosa figura d’eroe, sintesi del dovere, dell’ardimento e del sacrificio.” Fronte russo (Donetz), 19 – 22 gennaio 1943.

Altre decorazioni al Valor Militare:

Medaglia d’Argento (Nova Vas, 1916)

Medaglia d’Argento (Hermada, agosto 1917)

Medaglia d’Argento sul campo  

«Comandante di battaglione dislocato in prima linea, teneva testa con le sue truppe per sette giorni consecutivi a violenti e poderosi attacchi del nemico, enormemente superiore di uomini e di mezzi, muovendo numerose volte al contrattacco per riconquistare i caposaldi temporaneamente sopraffatti dal nemico, avanzante in masse compatte. Con contegno calmo, sereno valore personale e sprezzo del nemico, era di alto, costante esempio ai propri dipendenti. Costretto il battaglione a ripiegare di fronte a forze soverchianti appoggiate da formazioni corazzate, superando ogni ostacolo ed ogni stanchezza si prodigava, oltre misura, per riordinare i propri reparti e per imprimere loro nuova efficienza combattiva, schierandoli a difesa di nuovo settore affidatogli in condizioni di estremo disagio, solo superate mediante eccezionale spirito di sacrificio ed elevatissimo senso del dovere. Ansa di Mamon, 11-17 dicembre 1942-Fiume Donez. 20-31 dicembre 1942

Medaglia Bronzo 

«Comandante di battaglione lanciato all’attacco contro il nemico che era penetrato in una nostra posizione, portò con decisione e rapidità i suoi reparti sull’obiettivo. Noncurante del fuoco nemico animò ed esaltò lo slancio e l’impeto dei suoi uomini e fu per tutti di costante esempio di abnegazione, spirito di sacrificio e di sereno coraggio personale. Fiume Don: Sslonsy-SSwinjncha, 12 settembre 1942

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PAVONE ANGELO

Fante – XXXI settore G.a.F.

Orfano di padre in giovane età provvide appena quindicenne al mantenimento della famiglia col lavoro nei campi. Chiamato alle armi nell’ottobre 1937, fu destinato al 29° reggimento fanteria Assietta. Congedato il 23 agosto dell’anno successivo, venne richiamato per mobilitazione alla vigilia dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale presso il Deposito del 3° reggimento fanteria Piemonte. Trasferito il 15 maggio 1940 in A.S. (Africa Settentrionale), fu assegnato al XXXI settore G.a.F. (Guardia alla Frontiera).

“Capo arma di una postazione di mitragliatrice in una piazzaforte violentemente attaccata, ferito alla spalla, imperterrito rimaneva al suo posto di combattimento rifiutando di essere condotto al posto di medicazione. Nell’incalzare del combattimento, pur grondando sangue dalla grave ferita riportata, continuava con aggiustate raffiche di fuoco ad infliggere gravi perdite alla fanteria nemica. Nuovamente ferito al braccio rifiutava ancora di abbandonare la lotta perché, essendo ormai pochi i superstiti, riteneva la sua opera ancora necessaria. La sua arma tacque solo quando una cannonata di carro armato sparata a bruciapelo squarciò il petto al valoroso facendolo cadere morente. Durante l’agonia ebbe ancora la suprema forza di rivolgere parole di incitamento ai suoi mitraglieri e di devozione alla Patria. Il suo eroismo fu cavallerescamente riconosciuto dall’ufficiale del reparto avversario che gli rese l’onore delle armi e ne curò in forma solenne il seppellimento a fianco della mitragliatrice. Esempio sublime di virtù militare.” Tobruk (A.S.), 21-22 gennaio 1941.