I GRUPPI DI COMBATTIMENTO

  

Il 31 luglio 1944, la Commissione alleata di controllo, presieduta dal Generale Browning, d’intesa col nostro Capo di S.M. dell’Esercito, Gen. Berardi, autorizzò l’approntamento di sei “Gruppi di Combattimento Italiani”. I Gruppi, assunsero i nomi delle vecchie e gloriose Divisioni “Cremona“, “Friuli“, “Folgore“, “Legnano“, “Mantova” e “Piceno” e furono armati ed equipaggiati con materiale inglese. Ufficiali e Sottufficiali vennero addestrati sull’uso delle armi e all’impiego tattico dei reparti, secondo la regolamentazione inglese, nel Sannio e nel Beneventano. Ogni Gruppo di Combattimento ebbe la seguente costituzione organica:

– Comando;

– due Reggimenti di fanteria, ciascuno su tre battaglioni;

– una compagnia mortai ed una compagnia cannoni da 6 libbre (calibro 57 /50);

– un Reggimento di artiglieria su 4 gruppi cannoni da 25 pollici;

– un gruppo cannoni controcarri da 7 libbre;

– un gruppo cannoni controaerei da 40 mm.;

– un battaglione misto genio;

– uria sezione sanità e due ospedali da campo;

– un reparto logistico con officina.

Organico corrispondente a quello di una Divisione leggera di 9.500 uomini.

Al momento dell’impiego i Gruppi di Combattimento non furono più sei ma cinque, dato che il Gruppo “Piceno”, per volere degli Alleati, fu trasformato in centro di addestramento complementi. Dei cinque Gruppi rimasti, solo quattro e cioè il “Cremona”, il “Friuli”, il “Folgore” ed il “Legnano” furono effettivamente impiegati in combattimento, in quanto il Gruppo “Mantova” ebbe il compito di riserva del XV Gruppo d’Armate.

Partendo dall’Adriatico, verso ovest, l’attività operativa in combattimento dei quattro Gruppi fu la seguente.

Gruppo di Combattimento “Cremona”

Il “Cremona” fu il primo ad entrare in linea e l’8 gennaio 1945 iniziò il suo trasferimento nella zona di Ravenna. Passato alle dipendenze del I Corpo d’Armata Canadese, si inserì nel settore compreso tra la ferrovia Ravenna – Alfonsine ed il mare Adriatico sostituendo unità della 1ª Divisione Canadese.

L’attività del nemico era caratterizzala da un intenso pattugliamento e da colpi di mano, ma la pronta reazione dei nostri reparti valse a contrastare e contenere validamente l’avversario ricacciandolo, ogni volta, inesorabilmente sulle posizioni di partenza. Queste schermaglie tattiche continuarono, quasi ininterrottamente. nei mesi di gennaio e febbraio.

Constatato che i tedeschi, Iungi dall’intenzione di ritirarsi, erano quanto mai decisi a difendersi ad oltranza sulle posizioni occupate, occorreva una vera e propria azione offensiva per       scardinare il dispositivo avversario. Il compito venne affidato al “Cremona” che il 2 marzo sferrò Ia sua prima azione sfondando la linea avversaria in corrispondenza del Po di Primaro, penetrando profondamente nello schieramento nemico e catturando 200 prigionieri.

I “Cremonini” furono i primi a sfondare la linea Gotica.

Quando gli Alleati iniziarono l’offensiva di primavera, il mattino del 10 aprile, il “Cremona” forzò il fiume Senio e, superandolo, liberò Fusignano e Alfonsine. Aveva inizio così una azione di aggiramento tendente a scardinare le solide sistemazioni nemiche a sbarramento della statale n. 16.

Il nemico, pur difendendosi tenacemente, non poté arrestare l’impeto e la volontà del Gruppo “Cremona” che il giorno 14 passò il Santerno sbloccando la strada statale n. 16 e consentendo così il transito delle Grandi Unita Alleate impegnate nell’ offensiva.

Portomaggiore, Po, Adige, Bacchiglione, Brenta, Adria, Codigoro, furono le tappe gloriose del Gruppo “Cremona” che concluse la sua avanzata vittoriosa a Venezia.

Con il “Cremona” operò valorosamente la Brigata partigiana “Gordini”.

Gruppo di Combattimento “Friuli”

Il settore affidato al “Friuli“, ad ovest del “Cremona”, rivestiva carattere di particolare delicatezza perché si trovava all’estremità di un saliente che offriva all’avversario la possibilità di sfondare le nostre linee. Consci della responsabilità che loro incombeva, non appena in linea, i “Friulini” iniziarono una intensa attività di pattuglia intesa ad attingere informazioni sul nemico e saggiare la consistenza della sua linea difensiva. Da parte sua, l’avversario svolse analoga attività per chiarire la consistenza del nostro schieramento.

La pronta reazione dei nostri Reparti valse a bloccare ogni tentativo al suo nascere. I “Friulini” eseguirono numerosi colpi di mano sulle posizioni avversarie con il risultato di guadagnare terreno nel saliente avversario ed occupare posizioni tatticamente importanti.

Il 10 aprile ebbe inizio l’offensiva alleata e il Gruppo di Combattimento “Friuli”, superato il Senio, a costo di gravi perdite, liberò Riolo Bagni, Isola, Caffiano. Il nemico in rotta cercò di sganciarsi sotto la pressione dei fanti del “Friuli” che lo inseguivano e occupavano Imola, Località Piratello, Dozza, Castel S. Pietro.

L’ultima resistenza accanita e tenace il nemico la attuò a Grizzano e a Casalecchio dei Conti; ma anche qui l’impeto del “Friuli” eliminò ogni resistenza e l’avanzata proseguì rapida verso Bologna che il “Friuli” liberò, in contemporaneità col “Legnano”, il 21 aprile 1945.

Gruppo di Combattimento “Folgore”

Assegnato al XIII Corpo Britannico, a fine febbraio 1945, il “Folgore” si portò nella zona di impiego, in sostituzione della VI Divisione Corazzata Britannica, tra il Gruppo di Combattimento “Friuli” a destra e la 10ª Divisione Indiana a sinistra (Val Senio – Val Santerno).

I paracadutisti assunsero fin dai primi giorni un atteggiamento offensivo sviluppando un’intensa attività di pattugliamento notturno e di agguato entro le posizioni nemiche.

Né, per contro, l’avversario rimase tranquillo. Si diede così inizio ad una vivace schermaglia fra le nostre forze e quelle tedesche, schermaglia che si protrasse fino al 10 aprile 1945, data di inizio dell’offensiva alleata.

L’avversario, sin dalle prime avvisaglie dell’attacco, iniziò nel settore del “Folgore” il ripiegamento in direzione di Tossignano. All’alba del 12 aprile i paracadutisti del Reggimento “Nembo” raggiunsero l’obiettivo di Tossignano e successivamente puntarono su Imola.

Aveva inizio così l’inseguimento. Le retroguardie nemiche vennero impegnate e battute dal “S. Marco” a Monte Mercati ed a Monte del Re, mentre il “Nembo”, partito dalla Val Sillaro ed occupato Monte Castellazzo, investì Grizzano. Il combattimento di case Grizzano, dove i migliori paracadutisti tedeschi vennero sopraffatti e respinti per cinque volte in violenti corpo a corpo dai nostri paracadutisti, rimane testimonianza del valore dei soldati italiani dei quali lo stesso nemico riconobbe la superiorità.

Nella serata del 19 il nemico, desistendo dalla lotta, iniziò il ripiegamento, inseguito da presso dai reparti del “Folgore” che nelle ultime fasi dei combattimenti si trovarono a contatto col Gruppo “Friuli” a destra e col Gruppo “Legnano” a sinistra, entrambi in movimento su Bologna.

Reparti di paracadutisti del Reggimento “Nembo” e dello Squadrone “F” vennero paracadutati oltre le linee, nelle retrovie del nemico per azioni di disturbo in cooperazione con i partigiani. Superato il Po ad Ostiglia. il “Folgore” si spinse a nord fino a raggiugere la valle dell’Adige.

Gruppo di Combattimento “Legnano”

Comandante del “Legnano” fu il Gen. Umberto Utili che aveva già comandato il I Raggruppamento Motorizzato ed il Corpo Italiano di Liberazione.

Il Gruppo raggiunse il fronte in data 19 marzo 1945 alle dipendenze della 5ª Armata Americana, schierandosi, il più a ovest dei reparti italiani, nel settore Idice fra la 10ª Divisione indiana; a destra, e la 91ª ‘Divisione americana a sinistra.

Gli alpini del “Piemonte” e dell”‘Aquila” ed i bersaglieri del “Goito”, presero posizione fra le valli Zena e ldice, unitamente ai fanti del 68°, schierati a Monte Tano a Monte Castevecchia. Fu subito un succedersi continuo di scontri di pattuglie e colpi di mano per saggiare, con azioni preliminari, la consistenza del dispositivo tedesco.

Il 10 aprile ebbe inizio l’attacco contro le posizioni nemiche, da parte di due compagnie del IX Reparto di assalto che puntarono, rispettivamente, sulla località di Parrocchia di Vignale e sulla limitrofa quota 459. Seguirono, nei giorni successivi, in concorso con I‘offensiva finale angloamericana, la conquista di importanti quote ad opera degli alpini del btg. “Piemonte” nonché l’occupazione di Cà del Fiume, San Chierico e del costone dei Roccioni di Pizzano. All’azione parteciparono in stretto contatto bersaglieri, alpini, fanti validamente appoggiati dalla nostra artiglieria.

Delineatosi il successo finale dell’offensiva alleata, il “Legnano” si lanciò arditamente avanti incalzando il nemico in ritirata. La sera del 20 aprile i bersaglieri del “Goito”, sempre tallonando da presso il nemico, riuscirono ad attestarsi sulle colline prospicenti Bologna.

Bisognava ricongiungersi ai partigiani che operavano nell’abitato e quindi tutto osare per entrare in città; pertanto la sera del 20 aprile il Generale Utili diede ordine di “Proseguire vigorosamente la spinta su Bologna”.

In base agli ordini ricevuti, alle prime luci dell’alba del 21 aprile, il btg. bersaglieri “Goito” ed il IX Reparto d’assalto, muovendosi di conserva ripresero I ‘avanzata verso Bologna dove entrarono di poco preceduti dai fanti del Gruppo “Friuli” che entrarono dalla Via Emilia.

Ormai il nemico era in rotta. Nell’ultima fase dell’inseguimento il Gruppo si irradiò in varie colonne motorizzate nella pianura padana; Mantova, Bergamo, Milano, Torino, furono le sue ultime tappe.

Tratto da “Le Forze Armate dalla Guerra di Liberazione alla nascita della Repubblica 1943-1947” Gen.C.A. Luigi POLI – Prof. Gianni Oliva