SAVERIO MAROTTA E GIUSEPPE ALBANESE RUFFO – M.O.V.M. DI MAGGIO

  

MAROTTA SAVERIO

Capitano di corvetta s.p.e. M.M.

Licenziato nel 1929 dal Liceo Rinaldini di Ancona, venne ammesso all’Accademia Navale di Livorno e nel luglio 1933 fu nominato guardiamarina. Promosso sottotenente di vascello nel 1934, dopo essere stato imbarcato per oltre un anno sull’incrociatore Da Barbiano, passò nel 1935 sul Trento col quale prendeva parte per circa due anni alle operazioni navali svoltesi nelle acque di Spagna. Dopo aver frequentato il corso superiore a Livorno ed assunta la qualifica di direttore del tiro, dal novembre 1940 all’agosto 1942, fu imbarcato sul Cadorna come secondo D.T. (Direttore Tiro), ed assumeva quindi il comando della torpediniera Perseo. Distintosi in numerose azioni e servizi di scorta ai convogli ebbe tre successive citazioni sui bollettini di guerra. Fu promosso capitano di corvetta dal 1° gennaio 1943.

“Comandante di torpediniera in missione di scorta a nave trasporto, avvistata di notte forza navale soverchiante che muoveva all’attacco della formazione, con fredda determinazione ed indomito ardimento impegnava la sua unità nel contrattacco pur sotto il preponderante, intenso e preciso tiro concentrato delle artiglierie nemiche, tentandone per due volte il siluramento. Lanciati tutti i siluri, nonostante la sua unità fosse stata irrimediabilmente colpita, rispondeva all’offesa avversaria col fuoco di tutte le armi di bordo fino a che la torpediniera, crivellata dai colpi e ridotta ad informe relitto, veniva affondata. Con un braccio asportato da un obice, quasi dissanguato, trovava – in disperato appello alle residue energie – la forza di impartire ai pochi superstiti l’ordine di abbandonare la nave, e si abbatteva svenuto. Ripresa conoscenza su di un battello su cui era stato trasportato dai suoi uomini, si faceva riportare a bordo – tra i caduti – per dividere con essi la sorte dell’unità che, nuovamente colpita, esplodeva affondando. Luminoso esempio di indomabile spirito combattivo e di altissime virtù militari.” Mediterraneo Centrale, 4 maggio 1943

Altre decorazioni al Valor Militare:

Medaglia d’Argento 

“Comandante di silurante in servizio di scorta a petroliera in acque dell’Africa Settentrionale, reagiva bravamente con le armi e la bravura all’attacco simultaneo di numerosi velivoli avversari. Accortosi che la petroliera era rimasta senza governo, essendo caduti sul ponte di comando devastato ed incendiato il comandante, il 1° ufficiale ed il timoniere falciati dalla mitraglia, accostava la sua nave all’unità scortata e vi trasbordava il proprio personale. Riusciva così a rimorchiare la petroliera in porto, eludendo con pronta manovra un secondo attacco dal cielo” (Africa Settentrionale, ott. 1942)

Medaglia d’Argento

“Comandante di torpediniera in missione di scorta, in uno scontro con preponderanti forze nemiche, nonostante la minorata efficienza dell’unità e le avverse condizioni di tempo, si portava decisamente all’attacco attirando su di sé l’azione nemica e permettendo così all’unità scortata di mettersi in salvo. Benchè la sua nave, colpita dal fuoco concentrato dell’avversario, avesse subito gravi perdite ai pezzi e perdita tra gli armamenti, proseguiva decisamente la sua audace azione contro il nemico, attaccandolo per due volte a breve distanza con cannone e siluro. Colpita ancora l’unità e con incendio a bordo, impartiva efficaci disposizioni per la pronta evacuazione di una riservetta di munizioni, minacciata dalle fiamme, e per la valida opera di spegnimento. Esaurita ogni possibilità di azione offensiva, si disimpegnava con abile manovra, riuscendo a trarre in salvo l’unità dall’aspro cimento” (Mediterraneo Centrale, genn. 1943)

Medaglia di Bronzo

“Comandante di torpediniera di scorta a convoglio, rilevata all’ecogoniometro la presenza di sommergibile ne sventava con tempestiva ed abile manovra il tentativo di offesa e, portatosi decisamente20 all’attacco lo colpiva ripetutamente affondandolo. Durante la missione nel corso della quale effettuava anche il rimorchio in porto dell’unità in avaria, dava elevata prova di capacità professionale e spirito aggressivo” (Canale di Sicilia, 5 dicembre 1942)

Medaglia di Bronzo

“Comandante di torpediniera impiegata in durissime operazioni di guerra, durante missione di scorta rilevava la presenza di unità subacquea avversaria, che sottoponeva a persistente caccia con grande risolutezza e capacità. Malgrado le particolari difficili condizioni del settore in cui operava, non desisteva dall’azione sino all’affondamento dell’unità avversaria” (Canale di Sicilia 24 dicembre 1942)

Medaglia di Bronzo (sul campo)

Comandante di torpediniera nel terzo anno della guerra 1940-1943, ha compiuto numerose missioni di guerra e scorte ai convogli in acque insidiate dal nemico. Animato da elevato sentimento del dovere, ha dimostrato in ogni circostanza sereno coraggio e spirito aggressivo” (Mediterraneo Centrale, 20 settembre 1942 – 4 maggio 1913)

 

ALBANESE RUFFO GIUSEPPE

Capitano s.p.e. VIII battaglione bersaglieri corazzato

Conseguito il diploma di geometra nell’Istituto tecnico a Foggia, fu ammesso all’Accademia Militare di Modena nel 1934 e nel 1936 ottenne la nomina a sottotenente di fanteria. Frequentata la Scuola di Applicazione e destinato all’8° reggimento bersaglieri partecipò dal 24 giugno al 7 luglio 1940 alle operazioni di guerra svoltesi sul fronte occidentale al comando di una compagnia cannoni controcarro. Passato poi al 12° bersaglieri, vi frequentava un corso per unità autoblindate, dopo di che, nel novembre 1941, veniva assegnato al CXXXIII battaglione bersaglieri esplorante corazzato, trasformato, nel febbraio successivo, nell’VIII battaglione corazzato destinato in A.S. Promosso capitano e assunto il comando della 1ª compagnia, raggiungeva in volo l’aeroporto di Castel Benito il 18 aprile 1942.

«Comandante di compagnia autoblinde in operazione esplorativa, trascinava il proprio reparto con ferma decisione e con l’esempio a breve distanza dai centri di resistenza avversari. Fatto segno ad intensa reazione di artiglieria, armi contro-carro e automatiche, ordinava ai propri plotoni di prendere posizione al riparo di dune e proseguiva con la sua sola autoblinda verso l’avversario per obbligarlo a rivelare l’ubicazione e la consistenza delle difese. Colpito da proiettile di artiglieria che gli uccideva il primo pilota, dispostane la sostituzione, si portava ancora avanti. Colpito una seconda volta e ferito in più parti dei corpo, con due morti a bordo, e la macchina immobilizzata, ordinava ai marconista, egli pure ferito, di mettersi in salvo e rimaneva solo e deciso al sacrificio supremo per compiere interamente la sua missione coi riferire per radio al proprio comandante superiore le notizie raccolte. Colpito in pieno per la terza volta, immolava alla Patria la sua giovinezza eroica. Supremo esempio di cosciente ardimento e di indomito valore.» Got el Ualeb, 29 maggio 1942