IL I RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO

  

Il I Raggruppamento Motorizzato venne costituito il 27 settembre 1943 – a soli 19 giorni dall’armistizio – nella zona di San Pietro Vernotico (Lecce) con reparti delle Divisioni “Legnano”, “Mantova”, “Piceno” e del LI Corpo d’Armata e fu posto al comando del Generale Vincenzo Dapino.

Con il paese e l’Esercito in piena dissoluzione, era quasi impossibile poter creare qualche cosa di efficiente, anche se soltanto una piccola unità, capace di rappresentare, presso i potenti eserciti alleati, la nuova Italia ed il nuovo Esercito italiano. D’altro canto, appariva quanto mai necessaria una pronta ripresa delle armi per poter combattere, a fianco degli Alleati) contro il nemico che aveva invaso l’Italia.

Il 16 ottobre, a poco più di un mese dall’armistizio, l’Italia ottenne la cobelligeranza con gli Alleati.

Le condizioni per tale immediata concessione furono due:

– la dichiarazione di guerra alla Germania;

– l’impiego in linea del I Raggruppamento Motorizzato.

Il passaggio storico dall’Italia fascista all’Italia democratica fu contraddistinto quindi dalla continuità delle Forze Armate italiane costantemente fedeli alle Istituzioni.

Il I Raggruppamento, che faceva parte della 5ª Armata Americana agli ordini del Generale Clark, venne posto alle dipendenze della 36ª Divisione Fanteria del II Corpo d’Armata Americano con il compito di conquistare Monte Lungo, una dorsale rocciosa di natura carsica con ondulazioni crescenti in direzione di Cassino. Sembrava il dorso di un cetaceo semimmerso nel bel mezzo della valle.

Il giorno 6 dicembre 1943 il comando della 36ª Divisione diramò l‘ordine di operazione: “inizio dell’azione giorno 8 dicembre, ore 06.30”.

In particolare, il Raggruppamento aveva il compito di attaccare, conquistare e mantenere Monte Lungo con l’appoggio della propria artiglieria e delle armi d’accompagnamento del 142° Reggimento Fanteria americano. Le unità della 36ª Divisione avevano anch’esse il compito di appoggiare l’azione del Raggruppamento e di stabilire un osservatorio su Monte Lungo e su un’altura a N.O. della località di San Pietro, dopo aver occupato Monte Maggiore e Monte Sammucro.

La sera del giorno 7 dicembre le fanterie del I Raggruppamento Motorizzato raggiunsero, in autocolonna, il bivio di Presenzano e di qui proseguirono a piedi per le basi di partenza, curve sotto il peso delle armi e delle munizioni, sotto una pioggia torrenziale.

Il mattino dell’8 dicembre, alle ore 06.30, fanti e bersaglieri, superata la base di partenza, infransero le prime difese nemiche e puntarono su q. 343, l’anticima di Monte Lungo, seguendo la dorsale che costituiva la direttrice di attacco.

Fin dal primo contatto con il nemico la lotta si manifestò aspra e cruenta, ma i fanti della 1ª e 2ª compagnia avanzarono nella nebbia che, fittissima, ostacolava la visibilità.

Contemporaneamente, nella piana, a cavallo della ferrovia, i bersaglieri muovevano arditamente mentre la reazione nemica assottigliava le loro file.

Alle ore 08.10 q. 343 venne raggiunta ed occupata a costo di gravi perdite, ma la difesa tedesca sostenne l’urto dei valorosi soldati italiani.

L’8 ed il 16 dicembre 1943 furono impegnati poco più di 1.000 uomini (la forza d’urto era costituita da due battaglioni: il 67° fanteria “Legnano” e il LI bersaglieri Allievi Ufficiali). Erano i giovani studenti universitari del Reggimento “Curtatone e Montanara”. Quasi la metà di quei giovani non tornò: 82 morti sul campo, 795 feriti e 160 dispersi fu il prezzo pagato.

Ma il successo di Monte Lungo trascende il campo militare e fu soprattutto quello di aver dimostrato agli Alleati ed a noi stessi di essere ancora dei soldati credibili, meritevoli di considerazione e di fiducia perché ancora capaci di battersi per un ideale.

È doloroso pensare di aver avallato la nostra credibilità soprattutto col sangue dei colleghi caduti a vent’anni, ma la realtà coi suoi due volti resta questa:

  • senza la rinnovata fiducia degli Alleati, guadagnataci a Monte Lungo, non avremmo mai ottenuto che il Corpo Italiano di Liberazione prima ed i Gruppi di Combattimento “Legnano“, “Folgore“, “Cremona” e “Friuli” in seguito, potessero assumere in proprio la responsabilità di delicati settori del fronte;
  • senza la rinnovata fiducia in noi stessi, guadagnata a Monte Lungo, non avremmo mai potuto rifondare la Forza Armata portando in combattimento consistenti formazioni regolari rimaste integre nel Sud Italia, in Corsica ed in Sardegna.

In sintesi, i militari che combatterono a Monte Lungo costituirono l’avanguardia fisica e spirituale di tutti quei nostri soldati che, all’unisono con i combattenti della Resistenza, vollero concorrere direttamente alla liberazione della penisola, anziché assistere inerti alla guerra condotta dagli Alleati, contro i tedeschi, in casa nostra.

Tratto da “Le Forze Armate dalla Guerra di Liberazione alla nascita della Repubblica 1943-1947” Gen.C.A. Luigi POLI – Prof. Gianni Oliva