CITTA’ DI SESTO SAN GIOVANNI – MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE

  

La resistenza operaia a Sesto San Giovanni si articola su due precise direttive: da una parte la partecipazione alle formazioni partigiane operanti in montagna, a cui aderirono quegli operai più apertamente compromessi per i quali sarebbe risultato rischioso proseguire l’attività e il lavoro in fabbrica; dall’altra la resistenza organizzata all’interno degli stabilimenti stessi, una resistenza fatta di sabotaggi, propaganda e azioni sotterranee per alimentare l’opposizione ai nazifascisti.

A seguito degli scioperi del marzo ’44 e della seguente repressione, si organizzano le prime formazioni partigiane e combattenti all’interno delle fabbriche: alcuni gruppi sono le Squadre di Azione Patriottica (SAP), che saranno artefici di alcune azioni in città. A Milano si formano anche i Gruppi di Azione Patriottica (GAP), e il primo nucleo vede la luce proprio all’interno delle fabbriche di Sesto San Giovanni, più precisamente alla V sezione della Breda. In seguito, si strutturarono i distaccamenti “Antonio Gramsci”, il “5 Giornate”, le “Brigate Matteotti”. Questi distaccamenti, con le nascenti Bande Partigiane del Lecchese e del Comasco, costituirono la 3ª brigata “Garibaldi Lombardia”. Le azioni della 3ª GAP furono, tra le altre, contro i tedeschi in piazzale Argentina a Milano, contro il federale di Milano Aldo Resega e contro la casa del fascio a Sesto. Accanto ai SAP e ai GAP, di ispirazione comunista e socialista, a Sesto si sviluppa un antifascismo militante anche tra i cattolici delle Brigate del popolo, che sarà di fondamentale contributo alla lotta partigiana.

Il C.L.N. di Sesto nasce nell’inverno 1943/44 e trova la propria origine nell’attività unitaria di lotta nelle fabbriche. Nato precocemente rispetto agli altri nell’area milanese, venne denominato significativamente “CLN di Sesto San Giovanni e Bicocca“. Dal C.L.N sestese dipendevano i C.L.N aziendali di 40 stabilimenti e piccole officine oltre i comitati di zona, di rione, degli enti pubblici e delle banche. Dal marzo del 1945 il C.L.N., che sino ad allora era solito riunirsi per le vie o le campagne cittadine, decise di fissare come luogo di riunione permanente l’oratorio San Luigi, nella parrocchia di Santo Stefano.

Per tutto il 1944 proseguono le agitazioni e le manifestazioni antitedesche e antifasciste, sia nelle fabbriche che nelle piazze. Andava sempre più delineandosi un’imminente insurrezione che vedeva da una parte l’avanzata delle truppe alleate e dall’altra le proteste popolari, le azioni partigiane e la guerriglia quotidiana. La repressione tedesca non si placa: il 10 agosto 1944 vengono fucilati a Piazzale Loreto quindici partigiani e oppositori del regime, sei di questi loro erano animatori della resistenza sestese. All’inizio del 1945 vengono proclamati diversi scioperi a cui aderiscono apertamente tutti i grandi stabilimenti sestesi. I contatti fra le fabbriche e i gappisti si fanno più intensi e serrati. Il C.L.N., in previsione di una ormai prossima responsabilità amministrativa, stabilisce gli incarichi di emergenza tra i vari partiti presenti in città: alla Democrazia Cristiana vengono affidati i servizi annonari, sanitari e amministrativi; al Partito Comunista e al Partito Socialista vengono affidati i servizi politici e di ordine pubblico.

Nella notte tra il 24 e il 25 aprile cominciano a scendere dalle montagne i primi gruppi partigiani che prendono contatto con i GAP di fabbrica e insieme a loro occupano le fabbriche per preservarle da possibili devastazioni dei tedeschi in ritirata. Sono i giorni dell’insurrezione generale: operai, cittadini, uomini e donne si riversano nelle strade di Sesto, sventolando bandiere tricolori e inneggiando alla libertà. La Pirelli e la Breda, i cui stabilimenti confinanti coprivano un perimetro di oltre dieci chilometri, erano occupate e presidiate da operai in armi. La resistenza nazifascista è pressoché inesistente, ma tenace e si traduce in brevi scontri di truppe repubblichine alla Ercole Marelli e alla Pirelli. Dall’oratorio San Luigi il 26 aprile parte una delegazione che occupa la sede del comune e istituisce una giunta comunale di emergenza presieduta da Rodolfo Camagni.

Il contributo di Sesto San Giovanni e delle sue fabbriche alla Resistenza è costato centinaia di arresti, deportazioni e omicidi: 553 furono i deportati nei campi di concentramento, di cui 220 perirono e altri 10 morirono in seguito a causa della deportazione. In totale i caduti sestesi, o comunque operai delle fabbriche cittadine, furono 325, morti in carcere, per fucilazione, caduti in combattimento o nei lager nazisti. Per il tributo dei propri concittadini alla lotta di Liberazione nazionale, Sesto San Giovanni viene insignita nel 1971 della Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Centro industriale fra i primi d’Italia, durante venti mesi d’occupazione nazifascista fu cittadella operaia della resistenza, che la lotta di liberazione condusse con la guerriglia, di sabotaggio esterno e nel chiuso delle fabbriche, l’intensa attività d’aggressive formazioni partigiane di città e di campagna, le coraggiose aperte manifestazioni di massa, la resistenza passiva e gli scioperi imponenti, esiziali per la produzione bellica dello straniero oppressore. Irriducibili a lusinghe, minacce e repressioni, maestranze e popolazione, di contro alle ingenti perdite umane e materiali del nemico pagarono con perdite in combattimento, dire rappresaglie, deportazioni e lutti atroci il prezzo della loro battaglia offensiva, di cui furono epilogo alla liberazione, gli ultimi scontri sanguinosi, la difesa delle fabbriche dalla distruzione, per la salvezza di un quinto del patrimonio industriale della Nazione. Decine di fucilati, centinaia di caduti in armi e in deportazioni, migliaia di partigiani e patrioti di ogni estrazione e di diversi ideali testimoniano il valore e il sacrificio del popolo sestese, ispirati da unico anelito d’indipendenza dallo straniero invasore e da comune amore di Patria e di libertà. – Sesto San Giovanni (Milano), settembre 1943 – aprile 1945