ENEA PICCHIO E GIUSEPPE IOLI – M.O.V.M. DI FEBBRAIO

  

PICCHIO ENEA

Capitano di corvetta s.p.e. M.M.

Uscito guardiamarina nel 1928 dall’Accademia Navale di Livorno, conseguì la promozione a sottotenente di vascello nell’anno successivo e quella a tenente di vascello nel 1933. Alla dichiarazione di guerra del giugno 1940 era comandante della torpediniera «Andromeda» con la quale, fino al gennaio 1941, svolse servizio di scorta ai convogli nell’Adriatico. Fu poi comandato alla base di Saseno e quindi al comando servizi di Capo Papas fino al dicembre dello stesso 1941. Comandò poi il CT. «Strale»; colla promozione a capitano di corvetta, nell’aprile 1942, gli venne affidato il comando del cacciatorpediniere «Saetta».

«Comandante di silurante, eseguiva numerose e rischiose missioni di guerra in acque fortemente controllate da aerei e sommergibili avversari, distinguendosi particolarmente in lunga, difficile e contrastata operazione di rimorchio e di trasporto combustibile ad un porto avanzato d’oltremare. Nella sua ultima missione di scorta, irrimediabilmente colpita l’unità da offesa subacquea ed in condizioni atmosferiche avverse, si preoccupava della salvezza del suo equipaggio dando con calma e serenità le disposizioni del caso. Benché sollecitato dai suoi dipendenti, rifiutava di portarsi in salvo e, irrigidito nella posizione di “saluto alla bandiera”, si inabissava con la sua nave, lasciando ai posteri luminoso esempio di eroica abnegazione e di sublime attaccamento al dovere. Canale di Sicilia, 3 febbraio 1943

Altre decorazioni:

Medaglia di bronzo al Valor Militare

«Comandante di torpediniera nel primo anno della guerra 1940-1943 effettuava numerose missioni di guerra e scorte a convogli in acque contrastate dal nemico. In ogni circostanza dimostrava sereno coraggio, abnegazione ed elevato sentimento del dovere. 10 giugno 1940-5 gennaio 1941(Mediterraneo, giugno 1942)

Medaglia di Bronzo al Valor Militare sul campo

«Comandante di un cacciatorpediniere di scorta a convoglio, colpito con due siluri un piroscafo da sommergibile nemico, provvedeva con prontezza ed elevata perizia marinaresca alle operazioni di salvataggio dell’unità sinistrata e, nonostante la perdurante insidia avversaria e le difficili condizioni atmosferiche, ne effettuava audacemente il rimorchio fino ad una nostra base. Mediterraneo centrale, 17-18 agosto 1942

 

IOLI GIUSEPPE

Tenente complemento fanteria II battaglione, Divisione “Sforzesca”

Iscritto nella Facoltà di filosofia nell’Università Cattolica di Milano, nel febbraio 1935 interruppe gli studi per arruolarsi volontario, come camicia nera nel battaglione Monviso mobilitato e nel luglio successivo partì per l’A.O. (Africa Orientale). Frequentò a Saganeiti il corso per allievo ufficiale di complemento e venne nominato sottotenente nel giugno 1936, assegnato al 63° reggimento fanteria “Cagliari” per il servizio di prima nomina. Rimpatriato nel marzo 1937 e collocato in congedo, riprese gli studi e nel 1940 conseguì la laurea in filosofia. Fu poi insegnante di storia filosofia nel Liceo di Sondrio. Richiamato a domanda alle armi nel 54° fanteria “Sforzesca” nel gennaio 1941 e promosso tenente, con anzianità gennaio 1940, fu destinato al II battaglione mortai da 81 divisionale col quale partecipò alle operazioni svoltesi sul fronte greco-albanese fino all’aprile 1941. Rientrato in sede, l’anno dopo, in giugno, partiva col reparto per la Russia. Comandante di plotone assegnato di rinforzo ad un battaglione di fanteria impegnato sul Don, dopo più giorni di combattimenti, il 20 agosto 1942 sopraffatto dal nemico e gravemente ferito veniva catturato. Fatto segno durante la prigionia ad inconsistenti accuse e condannato, soffrì per lunghi anni le atrocità dei campi di punizione. Fu rimpatriato nel febbraio1954 e congedato. Richiamato in servizio e trasferito nei ruoli del s.p.e. (servizio permanente effettivo) per m.g. (meriti di guerra) col grado di tenente, fu promosso capitano nel 1955 con anzianità gennaio 1943. Trasferito dal febbraio 1956 al 1° reggimento granatieri di Sardegna, vi prestò servizio fino al 1959. Promosso maggiore, passò all’Ufficio Storico dello S.M.E. (Stato Maggiore Esercito) e dal marzo 1963, con la promozione a tenente colonnello, rientrò al reggimento per assumere il comando di un battaglione. E’ deceduto a Roma nel 1997.

“Magnifica figura di ufficiale e di combattente già ripetutamente distintosi per incrollabile fede ed eccezionale noncuranza del pericolo, specie in una difficile e delicata operazione di guerra precedente alla cattura durante la quale veniva gravemente ferito. Catturato, in duri campi di prigionia, benché cieco di un occhio e fisicamente menomato, manteneva contegno esemplare nonostante privazioni, lusinghe e minacce di ogni genere. Improvvisatosi infermiere; sfidando pericoli di mortali epidemie, si prodigava senza limite di sacrificio nella cura e nell’assistenza morale e materiale di numerosi malati. Ingiustamente accusato ed inviato in tremendo campo di punizione, conservava integro l’onore di soldato e di italiano. Esempio costante di luminose virtù militari” (Russia, 1942 – 1950)

Altre decorazioni:

 Tenente in s.p.e. per m.g. (Fronte russo, agosto 1942).