SALVATORE GATTONI E TOMMASO LAMBERTI – M.O.V.M. DI APRILE

  

GATTONI SALVATORE

Tenente di vascello s.p.e. M.M. – Osservatore

Completati gli studi classici a Venezia, entrò all’Acc. Nav. di Livorno nel genn. 1935 e nel genn. 1938 venne nominato guardiamarina. Imbarcato prima sull’incrociatore «Bolzano» allora in Estremo Oriente, passò poi sul «Colleoni» dove fu promosso sottotenente di vasc. nei 1939. Rimpatriato, prestò successivamente servizio sulla torpediniera «Cassiopea» e sull’«Altair» dove lo trovò la dichiarazione di guerra, nel giugno 1940. Promosso ten. di vascello dal 22 ottobre 1941, l’anno dopo fu inviato alla Scuola osservazione aerea ad Orbetello e conseguito il brevetto di osservatore, fu destinato alla 287ª squadriglia R.M.S.

“Valoroso ed esperto ufficiale osservatore partecipava a numerose precedenti ricognizioni strategiche per la ricerca e la segnalazione del nemico sul mare. Durante la vittoriosa battaglia aeronavale del 12 agosto 1942, avvistata una potente formazione avversaria comprendente tre portaerei, mentre si accingeva a segnalarne la presenza veniva improvvisamente assalito da cinque velivoli da caccia nemici. Benché in condizioni di assoluta inferiorità faceva fronte con indomito coraggio alla disperata contingenza. Due caccia venivano abbattuti da preciso fuoco della mitragliera e un terzo si allontanava colpito. Ferito gravemente, incurante di sé, incitava l’equipaggio al combattimento mentre i due caccia superstiti attaccavano rabbiosamente a minima distanza. Il radiotelegrafista moriva al suo fianco, gli altri compagni erano tutti feriti, l’apparecchio colpito irrimediabilmente precipitava in mare e subito affondava. Malgrado le condizioni di grave menomazione fisica riusciva con grande rischio a trarli tutti a salvamento sul battellino. Si iniziava così una eroica odissea che neppure quando una nave nemica passò nelle vicinanze egli volle troncare con la sicura salvezza, preferendo sfidare con i suoi compagni l’ignoto anziché cadere in prigionia. Dopo tre giorni di eroica resistenza e quando ogni speranza pareva perduta, veniva tratto in salvo da an sommergibile alleato. Per nulla scosso dalla perigliosa avventura chiedeva ed otteneva di rientrare al reparto d’impiego, dove con sempre maggiore entusiasmo effettuava ricognizioni alturiere, ricerche naufraghi e caccia a sommergibili, riuscendo a colare a picco un sottomarino nemico; colpito da azione avversaria, non rientrava da una missione di guerra su quel mare che numerose volte aveva sorvolato in difesa della Patria in armi. Raro esempio di eccelse virtù militari e assoluta dedizione alla Patria e al dovere.” – Cielo del Mediterraneo Occidentale, 12 agosto 1942 – 23 aprile 1943

Altre decorazioni: Cr.G. al V.M. (maggio 1942); Cr.G. al V.M. (giugno 1942); avanzamento per m.g. nel grado di ten. di vascello (1943)

 

LAMBERTI TOMMASO

Secondo capo segnalatore torpediniera «Airone»

Arruolatosi volontario nel marzo 1927 nel C.R.E.M. di Napoli, veniva nominato nel dicembre successivo comune di 1ª cl. e nel dic. 1928 sottocapo timoniere e imbarcato sull’esploratore «Ancona». Congedato nel 1931, quattro anni dopo e precisamente il 14 luglio 1935, veniva richiamato per mobilitazione e trasferito nella categoria segnalatori. Promosso 2° capo segnalatore dal 1° giugno 1936 e trattenuto in servizio, imbarcava sulla torpediniera «Airone», con la quale partecipava il 7 aprile 1939 alle operazioni militari in Albania. Ferito gravemente in combattimento decedeva undici giorni dopo nell’Ospedale dipartimentale di Taranto.

“Durante l’operazione di sbarco a Santi Quaranta rimaneva con sereno coraggio e sprezzo del pericolo, al posto di combattimento sulla plancia della torpediniera «Airone», battuto da violento fuoco avversario, per individuare la postazione delle mitragliatrici nemiche. Caduto senza un lamento gravemente ferito, tentava di allontanarsi da solo dalla plancia per non distogliere i compagni dal proprio compito. In seguito, durante il dolorosissimo decorso del male, manteneva grande serenità e forza d’animo ammirevoli, alternando di essere contento di avere compiuto il suo dovere anche a costo di tanti patimenti. Poche ore prima della morte perfettamente conscio della sua fine, affermava a voce, e per iscritto, di essere fiero di dare la sua vita per la Patria e per la Marina.” – Santi Quaranta, 7 aprile 1939.