225° REGGIMENTO FANTERIA “AREZZO”

  

SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1990 – TESSERA N° 671

Motto:        “Ubi nos ibi victoria”.

Festa:         25 maggio – anniversario del fatto d’arme dell’Hermada (1917).

Sede:         Il Reggimento è stato sciolto nel 1999

Mostrina:   rettangolare di colore turchino e giallo in due strisce trasversali

STEMMA ARALDICO

1° quarto: arme di Arezzo, a significare il legame territoriale del Reggimento con la città della quale porta il nome fin dalla sua costituzione.

2° quarto: sullo smalto d’azzurro, simbolo di amor di patria e lealtà, la spada romana è emblema di grande gloria militare.

3° quarto: l’elmo di Scanderberg, eroe nazionale d’Albania, ricorda le imprese compiute dai fanti del Reggimento sul fronte greco-albanese nel 1940-41.

4° quarto: il leone d’Etiopia, testimonia la partecipazione del 225° alla campagna in Africa Orientale.

Il capo d’oro simboleggia la massima ricompensa al V.M. concessa alla Bandiera del Reggimento; nel quartier franco i “monti all’italiana” per ricordare il fronte ove maggiore è stato l’impegno del 225° durante la guerra 1915-18.

ORIGINI E VICENDE ORGANICHE

Il 225° Reggimento Fanteria (Brigata Arezzo) viene costituito a Castelfranco Veneto il 18 maggio 1916 con il concorso dei depositi del 7°, 42°, 68° e 77° Fanteria ed è inserito con il gemello 226° Fanteria nell’omonima Brigata. L’unità è ordinata su tre battaglioni, ognuno con quattro compagnie fucilieri ed una sezione mitragliatrici. Terminato il conflitto la Brigata “Arezzo” non viene sciolta avendo avuto entrambi i reggimenti decorati della massima ricompensa al Valor Militare. Con l’attuazione dell’ordinamento 11 marzo 1926 prende il nome di 225° Reggimento Fanteria “Arezzo”, rimane articolato su due soli battaglioni e viene assegnato alla XXIV Brigata di Fanteria assieme al 13° e 14° Reggimento “Pinerolo”.

Prende parte alla campagna in Africa Orientale inquadrato nella Divisione di Fanteria “Gran Sasso”; successivamente dal 1° ottobre 1937 è assegnato alla Divisione Motorizzata “Cirene” dislocata in Cirenaica; dal 1° marzo 1938 è trasformato in 158° Reggimento Fanteria “Liguria”. Viene ricostituito in Patria sotto la stessa data con aliquote di personale del 53° Fanteria e del deposito dello stesso 225°; quindi dal 24 maggio 1939 è assegnato alla Divisione di Fanteria “Arezzo” (53^) unitamente ai Reggimenti 226° Fanteria e 53° Artiglieria per D.f. Il Reggimento ha in organico: comando e compagnia comando; I, II e III battaglione fucilieri; compagnia mortai da 81; batteria armi di accompagnamento da 65/17. Il 225° viene sciolto il 12 settembre 1943 in Albania, a seguito degli eventi determinati dall’armistizio.

Il 16 novembre 1975 si forma in Arezzo per trasformazione del preesistente Battaglione Addestramento Reclute di stanza nella città, il 225° Battaglione Fanteria “Arezzo” che eredita la Bandiera e le gloriose tradizioni del 225° Reggimento e svolge compiti addestrativi. Nell’ambito del riordinamento della Forza Armata il battaglione perde la propria autonomia il 13 settembre 1992 ed il giorno successivo è inquadrato quale I Battaglione nel ricostituito 225° Reggimento “Arezzo”. Nel 1999 viene definitivamente sciolto.

CAMPAGNE DI GUERRA E FATTI D’ARME

Prima Mondiale (1915-18):

– 1916: M. Zebio (lug.) – Monfalcone (ott.)

– 1917: Monfalcone: q. 77 , q.57, Viadotto di Duino, Flondar, Hermada (mag.-ago.)

– 1918: Basso Piave – Capo Sile (giu. ott.)

Africa Orientale (1935-36):

– 1936: Scirè (feb.-mar.)

Seconda Mondiale (1940-43):

– 1940-41: fronte greco-albanese: M. Ivanit, Guri Kamias, Pleu i Kieve, Alta Valle Skumini

– 1942-43: Albania: compiti di presidio

RICOMPENSE ALLA BANDIERA

Ordine Militare d’Italia – Decreto 31 dicembre 1920

“Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell’aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d’Italia (1915-18). (All’Arma di Fanteria).

Ordine Militare d’Italia – Decreto 5 giugno 1920

“Pari alla sua fama millenaria, espressione purissima di alte virtù guerriere della stirpe, si prodigava eroica, generosa, tenace in tutte le battaglie, dando prezioso contributo di valore e di sangue alla vittoria” (guerra italo-etiopica: 3 ottobre 1935 – 5 maggio 1936). (All’Arma di Fanteria).

Medaglia d’Oro – Decreto 5 giugno 1920.

“Attraverso una via di sangue, splendida di fede e di eroismo, sempre raggiunse e mantenne la meta assegnata al suo valore, negli aspri cimenti di radiose giornate di battaglia (Carso, quote 77, 57, 58, Linee di Flondar; Viadotto, 23-26 maggio e 4-5 giugno 1917; Piave, 16-24 giugno 1918).”

Medaglia d’Argento – Decreto 31 dicembre 1947.

“Durante sei mesi di cruenta lotta, in zona montana impervia, resa più aspra da un rigido inverno, fu senza tregua in prima linea, strenuamente fronteggiando il nemico preponderante di numero e di mezzi. Non il copioso sangue versato da innumerevoli Eroi, né il logorio fisico che sembrava aver raggiunto il limite di ogni umana resistenza valsero a fiaccarne la leonina baldanza. Dislocato in settore di alta montagna, fra eccezionali rigori alpini, ne fece baluardo insuperabile, balzando dalle trincee scavate nella neve ogni volta che il nemico tentò di superarlo. Quando, in un estremo disperato tentativo, l’avversario attaccò con forze triple, i fanti del 225°, benché ridotti negli effettivi e stremati dal lungo travaglio, rinnovavano se stessi nella luce del supremo dovere e, dapprima inchiodavano il nemico, indi, dopo cruenti contrattacchi, lo sbaragliavano, ponendo saldo piede sulle posizioni. (M. Ivanit – Guri Kamias – Pleu i Kieve – AltaValle Skumini, 15 novembre 1940 – 13 aprile 1941”.

Medaglia di Bronzo – Decreto 21 gennaio 1937.

“In giornata di aspro combattimento impegnato in terreno difficile ed insidioso, dopo aver attaccato col tradizionale valore ingenti forze nemiche che gli contendevano il passo, resisteva poi tenacemente e respingeva ripetuti violenti contrattacchi, rinnovatisi per circa venti ore consecutive, finché il nemico all’alba, abbandonava, vinto il campo della lotta (Battaglia dello Scirè, 2 – 3 marzo 1936).”