TRENT’ANNI FA COL “PIUMETTO” IN LIBANO – 2^ PARTE

  

Da “IL NASTRO AZZURRO” n° 4-2012

La situazione libanese non è però proprio sotto controllo, come credeva Beshir Gemaiel che il 14 settembre, tre giorni dopo la conclusione della Missione portata a termine da “ltalcon Governolo”, rimane vittima di un attentato di cui ancora oggi vi sono più versioni circa il vero motivo ed i mandanti. Le conseguenze sono immediate e spietate! Due giorni dopo l’attentato, la “Falange” dei Gemayel penetra nei campi di Sabra e Chatila e vendica l’uccisione del suo capo massacrando centinaia di vecchi, donne e bambini mussulmani, per lo più famigliari dei palestinesi che i Bersaglieri avevano portato in Siria.

La traballante Autorità libanese chiede il ritorno della FMN ed il capo dell’OLP Yasser Arafat insiste sul ritorno dei soldati italiani che, nella missione appena conclusa, si erano guadagnati la stima di tutti per efficienza, umanità ed imparzialità. E così, il 23 settembre, a soli due giorni del rientro in Patria, il 2° btg. Bersaglieri “Governolo” riparte alla volta del Libano dove sbarca il 27 dello stesso mese. Questa volta il “Governolo” partecipa quale aliquota meccanizzata di un Contingente di livello gerarchico superiore che inquadra anche un battaglione di Paracadutisti della “Folgore” e gli Assaltatori del Battaglione “San Marco” della Marina Militare. È il “Raggruppamento Italiano in Libano” (comandato dall’allora Colonnello Franco Angioni), responsabile di una missione nuova e di diversa natura denominata “Libano 2”.

Lo scenario libanese era mutato rispetto a quello lasciato alla fine della “Libano I ” così come altro è il compito assegnato alla nuova Forza Multinazionale che prevede di: “costituire una forza di interposizione in località concordate per assicurare quella presenza multinazionale che assista il Governo libanese e le sue Forze Armate nella zona di Beirut”. Anche le zone di responsabilità dei Contingenti della FMN sono cambiate: a Nord quello francese, al centro “Italcon” ed a Sud, nell’area aeroportuale, il Contingente USA. ln un secondo tempo giunge a Beirut, per un breve periodo, un piccolo contingente inglese che verrà dislocato nella parte a Sud-Est della capitale.

Il nuovo “Italcon” si schiera quindi nella stessa zona dove il Contingente “Governolo” aveva operato nella “Libano 1” ampliando però la precedente area di responsabilità verso Est e verso Sud. Nel suo complesso il settore italiano ha un perimetro di circa 30 Km che ingloba i due campi palestinesi di Chatila e Borj El Brajnè abitati da circa 24.000 persone, delle quali il 95% sono sciiti. E’ innegabile che seppur in presenza di una situazione di gravi tensioni e grande rischio il “2° Italcon” da subito beneficia della favorevole atmosfera di fiducia e di stima conquistati durante la prima missione. La dimostrazione di tale favorevole atmosfera verso i nostri soldati la si è avuta il giorno stesso del nostro arrivo quando il “Nucleo da Ricognizione” entrato in Borj El Brajnè  è accolto con lanci di riso e scritte “Only ltaly” sui muri.

Ed è proprio a Borj El Brajne che il 2° btg. bersaglieri “Governolo” si schiera a protezione dei suoi 15.000 abitanti sui quali incombeva la minaccia di altri possibili massacri. Il 26 ottobre, avvicendati dai parà della “Folgore”, i Bersaglieri vengono destinati alla protezione di Chatila dove rimangono fino al termine della missione del “Secondo” in Libano. Presidi di “check point”, posti di osservazione, pattugliamenti e rastrellamenti costituiscono la principale attività operativa, senza sosta giorno e notte, per garantire la sicurezza degli abitanti dei “campi”. Di particolare rilievo operativo è il rastrellamento svolto nel febbraio 1983 in una vasta area boschiva nella parte Sud-Est della capitale libanese, per individuare la zona di partenza di un razzo contro l’abitato di Khaldè dove era in atto un “vertice” libano – israeliano. Il rastrellamento si conclude dopo poche ore con l’individuazione, sul tetto/terrazzo di un palazzo fortificato, di due rampe di lancio di circostanza su una delle quali era ancora montato un razzo tipo Katiusha predisposto per il lancio “a tempo” tramite il collegamento con un “timer” di fabbricazione cinese. Numerosi, durante questi sei mesi di intensa attività operativa, sono gli episodi di particolare rischio e di tensione causati dalla presenza di provocatori che invano hanno cercato di rompere quel clima di serenità che si era instaurato fra la popolazione locale grazie alla presenza dei nostri soldati. E di questo clima ne è testimone vivente il piccolo Governolo Hibroin Mustofà Alì Zan Zan, cosi chiamato dai genitori perché venuto alla luce alle ore 04.00 del 1° ottobre 1982, durante una notte di coprifuoco nel campo di Borl El Brajnè, grazie al tempestivo intervento di una pattuglia di Bersaglieri comandata dal Ten. Sergio Cuofano ed all’opera del S.Ten. medico Ferruccio Vio, figlio del bersagliere Emilio Vio del 3° Reggimento Bersaglieri, Decorato al Valor Militare sul Fronte Russo quarant’anni prima (Buon sangue non mente!).

Anche durante questa missione i Bersaglieri del “Secondo” hanno dimostrato grande efficienza, senso di disciplina, spirito di sacrificio e la consueta grande umanità già evidenziata in tante altre circostanze in cui il nostro Soldato si è reso protagonista. Durante la “Libano 2” il Battaglione Bersaglieri “Governolo” ha anche assicurato il sostegno logistico a favore di tutto “Italcon” fino ai primi di dicembre quando ha iniziato ad operare il neo costituito Battaglione Logistico di Raggruppamento, sorto dal graduale adeguamento e rafforzamento della Compagnia Comando e Servizi del Battaglione.

Ai primi di marzo il “Governolo” porta a termine con pieno successo anche questa seconda delicata e difficile Missione, vissuta dai bersaglieri con lo stesso slancio e coraggio profusi durante la “Libano l ” quando avevano riscosso il plauso generale degli Alleati, della popolazione civile libanese e delle nazioni che avevano beneficiato direttamente o indirettamente del suo intervento. Il prestigio internazionale dell’Italia e delle sue Forze Armate ne risulta particolarmente rafforzato e, anche per questo, la Bandiera di Guerra del 2° Battaglione Bersaglieri viene insignita con l’Ordine Militare d’Italia”, la più alta Decorazione Militare italiana con la seguente motivazione:

“Erede dell’ultracentenario e pluridecorato 2° Reggimento Bersaglieri rinnovavo in terra libanese i fasti dei fanti piumati memori dell’antica gloria conquistata in terra di Crimea. Durante questi sette mesi di costante impegno, lontano dalla madre Patria, in un contesto difficile, in una terra martoriata e divisa, con slancio ed abnegazione, operava per assicurare l’evacuazione dei guerriglieri palestinesi e realizzava uno zona cuscinetto lungo la linea di demarcazione Beirut ovest – Beirut est. Riceveva in seguito il difficile compito di garantire la sicurezza dei campi palestinesi di Borg el Brojnè prima e di Saobra – Chatila poi. ln queste circostanze il personale tutto mostrava elevatissimoaprofessionalità, altissima motivazione, consapevole coraggio, sempre conscio della fierezza e dell’orgoglio di portare soccorso ad una popolazione martoriata da anni di guerra, riscuotendo il massimo plauso internazionale”. Beirut (Libano), l6 agosto 1982 – 4 marzo 1983

Il 3 marzo 1983 il “Governolo” rientra definitivamente in Patria ma l’opera dei Bersaglieri in Libano continuerà fino alla fine di dicembre 1983 con l’avvicendarsi di altri nostri Reparti. In particolare dal 4 marzo al 9 giugno è la volta del 10″ Battaglione Bersaglieri “Bezzecca” al Comando del Ten. Col. Corrado Nico; dal l0 giugno ai primi di ottobre tocca alla Compagnia Bersaglieri del 6^ “Palestro” comandata dal Capitano Paolo Leotta, che opera inquadrata nel 67″ Battaglione Meccanizzato “Montelungo” del Ten. Col. Luigi Gaviraghi; infine, nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 1983, i “Fanti Piumati” a Beirut sono validamente rappresentati dal 3° Battaglione Bersaglieri “Cernaia” al Comando del Ten.Col. Sergio Carnevale. Il rientro del “Cernaia” segna l’inizio del graduale disimpegno del Contingente Italiano dal Libano, che si concluderà il 26 febbraio 1984.

Sono trascorsi trenta anni da quando i nostri Bersaglieri si sono resi protagonisti in Libano di una bella pagina di Storia Militare. E con questo scritto l’ho voluta ricordare, seppur nella certezza che i protagonisti non l’hanno certamente scordata. E quindi doveroso sottolineare che se oggi le nostre Forze Armate sono corteggiate e la loro partecipazione è ambita nelle varie Operazioni a Sostegno della Pace in qualsiasi parte del mondo si svolgano, lo si deve proprio a ciò che hanno dimostrato di saper fare i nostri militari in Libano.

Eravate Bersaglieri di Leva, vi siete validamente confrontati con i famosi Parà della Legione Straniera e con gli USA Marines: da loro siete stati ammirati e dai libanesi preferiti. Ricordatevi che la “Libano 1” e la “Libano 2” sono le uniche due missioni effettuate all’ombra del nostro Tricolore e solo del Tricolore! ln tutte le altre missioni infatti, incluso quelle in atto, la Bandiera italiana é sempre affiancata da quelle dell’UE, della NATO o dell’ONU. Noi no! Eravamo solo noi! Le Missioni sono state volute, gestite e condotte dall’Italia. Significativo quanto si legge in proposito nella relazione dell’On. Lelio Lagorio, Ministro della Difesa durante l’Operazione di Peace Keeping in Libano, pubblicata dalla Rivista Marittima n. 13 dell’Ottobre 2003: “… Era la prima volta che Italia metteva il naso fuori dalla porta di casa dopo la seconda guerra mondiale, la prima volta che usava la sua forza militare. E la prova fu positiva. Non è stato più così, nel senso che non c’è stata più una esperienza paragonabile al Libano. ln Libano l’Italia era un partner alla pari, una potenza protagonista. Non prestammo i nostri uomini a operazioni decise e comandate da altri. Prendemmo l’iniziativa e tenemmo testo. Nelle successive missioni di pace siamo stati, come altri paesi europei e no, un vagone del convoglio piuttosto che una locomotiva. ln Libano fummo una locomotiva. Non lo siamo stati più…”

Gli encomiabili risultati conseguiti nelle riferite missioni altro non sono che la sommatoria di quei valori propri del nostro Soldato: coraggio, spirito di sacrificio, altruismo e grande umanità. Valori questi che ancor oggi fanno la differenza fra i nostri soldati, ormai professionisti, e i loro partner internazionali dai quali, per dirla alla bersagliera, “imitati sempre uguagliati mai!”

A conclusione di questo mio scritto, ed a ricordo della prima missione in armi delle nostre Forze Armate dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, riporto una frase che un Bersagliere mi confidò al rientro dalla “Libano l”:

“Era la prima volta dalla fine della 2^ guerra che le nostre Forze Armate venivano impiegate fuori dai confini nazionali. Sapevamo di avere puntati su di noi gli occhi dei nostri partner internazionali, degli italiani, delle nostre famiglie. L’insuccesso avrebbe significato:

  • vergogna per la Patria, per le Forze Armate, per il Corpo dei Bersaglieri;
  • disonore per noi!

Di ciò ne eravamo tutti consci e per23 questo non temevamo di morire, ma di fallire!”

Gen. Div. (ris) Bruno TOSETTI  – Aquila I

Già Comandante del Contingente ” Governolo”