VINCENZO CAPELLI – M.O.V.M.

  

da “IL NASTRO AZZURRO” n° 3-2012

Rimasto completamente cieco a soli 24 anni, a seguito delle gravi ferite riportate durante l’aspro combattimento del 22 giugno 1940 sul fronte francese, al Passo del Piccolo San Bernardo, ha proseguito il restante cammino nelle tenebre, durato ben sessantuno anni, con lo stesso esemplare coraggio con cui aveva combattuto al Forte Traversette.

Quella di Vincenzo Capelli è la storia di una vita straordinaria, non nel senso assoluto del termine, bensì in quanto riferita ad un valoroso, dotato di grande coraggio e di una non comune forza interiore, che a soli 24 anni è stato completamente privato della vista e che, trovatosi di colpo in un’altra dimensione, ha saputo reagire alle mutate condizioni di vita, progettando immediatamente un futuro che potesse farlo sentire ancora parte integrante della società e, soprattutto di aiuto al suo prossimo. Spinto da questo irrefrenabile desiderio, seppe pianificare e realizzare una veloce rieducazione, che gli consentisse di poter vivere pienamente, sebbene in una condizione tanto diversa. Con la preziosa collaborazione della moglie, riuscì a superare i limiti e gli ostacoli posti dalla grave minorazione fisica, trasformandoli in risorsa per un bene comune. Una vera e propria opera di apostolato e di solidarietà a favore di molte persone infelici, bisognose di aiuto, in particolare invalidi, mutilati, vedove ed orfani di guerra che avevano trovato difficoltà, od ostacoli nel riconoscimento dei propri diritti.

Membro della Corte d’Onore della Federazione Provinciale di Milano dell’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valore militare, Dirigente associativo dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, per molta parte del suo lungo e faticoso viaggio nelle tenebre, rappresentò una pietra miliare, nonché un importante punto di riferimento nella storia della stessa Associazione. Un grande uomo, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista pragmatico. Le pratiche da risolvere venivano sempre affidate a lui (Presidente della Sezione di Milano, prima e Regionale, poi) che sapeva portarle a compimento, sebbene con grandissimi sforzi, ottenendo quasi sempre per molte persone infelici i tanto attesi e sospirati riconoscimenti. Dalla sua mente sono scaturite molte iniziative volte alla tutela di numerose categorie di invalidi di guerra, trasformatesi quasi sempre, dopo inevitabili discussioni, quando non addirittura battaglie, in vere e proprie norme legislative, in alcuni casi estese successivamente anche ad altre tipologie di invalidità: per servizio e civili.

Il suo impegno fu profuso ininterrottamente sino all’ultimo respiro, con grande coraggio ed energia, anche per la tutela dei Ciechi di Guerra, dei quali fu Capogruppo per la Lombardia, nonché Vicepresidente della Casa di Lavoro e Patronato per i Ciechi di Guerra, con sede alla Villa Mirabello di Milano. Occuparsi del suo prossimo è stato il vero scopo di quel lunghissimo e faticoso percorso nelle tenebre iniziato il 22 giugno 1940 e conclusosi il 2 agosto 2001. Scopo mirabilmente perseguito e raggiunto.

Vincenzo Capelli non si è mai lamentato dei grandi sacrifici che la sua condizione gli richiedeva. Si è sempre sentito soddisfatto, appagato e felice di contribuire a ridare la dignità ed in alcuni casi anche un senso alla vita di molti uomini segnati dal dolore. “Una grande consolazione oggi per me è rappresentata dall’opportunità che ho avuto di operare a favore di altre persone. Lo spirito di solidarietà verso il mio prossimo mi ricompensa di tante mancanze e mi dona una grande serenità…”

Il 25 aprile 2011, nel decimo anniversario della sua scomparsa, il Sindaco di San Bassano (CR) intitolava alla M.O.V.M. Vincenzo Capelli l’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “M.G. Vida”. Il Comune di Milano ha intitolato all’eroe una via a Milano, sita in zona Garibaldi.

Giuseppina Capelli

Medaglia d’Oro al Valor Militare

“Soldato valoroso, pronto ad ogni sacrificio, otteneva dopo vive insistenze di partecipare volontariamente al combattimento, anziché assolvere le sue normali funzioni di telefonista. In due giorni di aspra lotta nella bufera, in alta montagna, contro posizioni ben fortificate e strenuamente difese, era esempio di cosciente audacia, di insuperabile tenacia e sprezzo del pericolo nel portare un cannone fin sotto le feritoie di un forte presidiato dal nemico. Gravemente ferito in più parti del corpo ed agli occhi, non cessava di trasfondere il suo fervido entusiasmo nei compagni. Al posto di medicazione, mentre gli venivano asportati entrambi gli occhi, esprimeva solo il rammarico di non poter più seguire i commilitoni, ormai prossimi alla vittoria. In seguito, minorato nel fisico, non nell’ardore guerriero, dava mirabili prove di alto spirito di corpo, di caldo cameratismo, di sublime attaccamento a quel dovere militare cui, senza un lamento, aveva fatto dono della vista. – Piccolo San Bernardo – Forte Traversette, 21-22 giugno 1940.”