STORIA DI FORTUNATO PETROV JURANOVIC

  
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Nato a Clarino (Slarino) Comune di Sebenico il 25.08.1934.

Nella primavera del 1940 all’età di sei anni, si avvicina, per la prima volta da solo e successivamente in compagnia della sorellina di tre anni, ad un accampamento presidiato da un distaccamento di bersaglieri del 4° Rgt. per sfamarsi dati i momenti difficili.  

Dopo qualche giorno i bersaglieri, accortosi di quelle presenze, chiamano i due bambini e li invitano a presentarsi, tutte le volte che lo desiderano, alla loro mensa per mangiare insieme.

Trascorsi sei-sette mesi, quando il bambino si era affezionato a questi uomini, il reparto viene fatto rientrare nel battaglione e, passati alcuni giorni, Fortunato, sentendo nostalgia degli amici, si stacca dalla famiglia li raggiunse e da quel momento, accettato da tutti, divenne la “mascotte e l’interprete” di quel Reparto che si trovava a Clin un paese vicino a Spalato.

Il ragazzo rimane  lontano dai familiari i quali non hanno più notizia.

Fortunato, che oramai faceva parte della compagnia Motocarrellista, viene vestito dal sarto del Reggimento, si muoveva sempre con loro, dovunque andavano.

Arriva l’8 settembre del 1943, ed il battaglione, lasciato allo sbando, compreso Fortunato, preferisce andare verso i partigiani anziché verso i tedeschi che erano ormai considerati nemici. Tra ottobre e novembre del ‘43, gli stessi partigiani consigliarono al Comandante del battaglione. di rientrare in Italia con un barcone civile che loro stessi misero a disposizione. In questo periodo, mentre Fortunato ed altri bersaglieri si trovavano a fare un bagno in mare, in seguito ad un bombardamento tedesco, perdono le uniformi ed ogni altra cosa. I partigiani che presidiavano la zona, nel vederlo partire insieme ai bersaglieri ed accortosi che era slavo lo allontanarono perché non volevano farmi lasciare la sua patria. Fortunanto, che voleva rimanere coi bersaglieri si è messo a piangere pregandoli di portarlo con loro. Questi, considerando la sua situazione, lo infilarono dentro un sacco pieno di pagnotte e lo portarono sul barcone.

A notte fonda, per evitare interventi dall’aviazione tedesca, il barcone partì, ma all’alba si ancorava nelle varie baie seminascoste per riprendere la navigazione la sera a tarda ora. Dopo circa due giorni, finalmente arriva a Bari, già presidiata dagli inglesi, dove il reparto viene alloggiato in una caserma. Circa due mesi dopo,  il comando inglese lo trasferisce nel paese di Specchia (LE) dove, dopo essere stato equipaggiato ed armato, viene inserito nel Gruppo di Combattimento “Legnano” formando il battaglione “Goito”. Anche a Fortunato viene confezionaa una nuova uniforme. Nel frattempo una contessa, rimasta sola ed avendolo conosciuto, voleva adottarlo. Sapendo che il btg. era destinato al fronte, Fortunato non voleva lasciarlo e, ribellandosi ai superiori con la minaccia di suicidarsi se non fosse partito. Il comandante vista la sua caparbietà,  accettava di considerarlo ancora la loro mascotte e lo ha portato via col reparto. Il battaglione viene inviato verso “Cassino” per sostituire gli americani a Monte Lungo, Monte Marone e Monte Mare.

L’inverno del ’44 è trascorso combattendo sotto Cassino. Una notte, utilizzato come portaordini, a Fortunato viene ordinato di portare un ordine scritto al comandante che si trovava al fronte. Lungo il percorso che era di circa otto o più km., essendo notte fonda, sbaglia strada e finisce nelle linee tedesche. Poiché albeggiava, si accorge di avere sbagliato per cui si nasconde per non essere preso prigioniero. Studiando il terreno per individuare la giusta strada, si è accorto di due postazioni di mitragliatrici che non erano visibili dalle nostre linee. Ad ora tarda, quando era già buio, ha ripreso la strada e raggiunto il comando dove doveva portare l’ordine. Ivi giunto ha raccontato quanto aveva scoperto al comandante,  il quale, dopo avere studiato la situazione, ha inviato la compagnia di arditi bersaglieri al comando del capitano Giuseppe MOISO, che con molta facilità ha eliminato le due postazioni. Per questo la compagnia e Fortunato ha avuto come premio una licenza di cinque giorni a Napoli.

Nella primavera dello stesso anno dopo avere sfondato la linea di Cassino, ripresa la marcia, il battaglione arriva poco prima di Bologna, dove incontra una dura resistenza da parte dei tedeschi. Nei vari combattimenti il reparto ha perso sette bersaglieri. Sfondata questa linea arriva, senza tanta altra resistenza, a Bergamo nell’aprile del 1945, quando nel frattempo è arrivato l’armistizio.

Dopo poca permanenza in quella città il battaglione viene trasferito inizialmente a Milano, in Corso Dante, nella caserma dei bersaglieri ed in seguito in una caserma a Bellano, sul lago di Como sino circa a metà settembre 1945, cioè sino a quando il Reparto è stato sciolto.

Il capitano Piero MORTARA, che si era affezionato a Fortunato, lo porta con sé a casa sua nel paese di Antignano d’Asti con l’intenzione di adottarlo, ma la moglie si è opposta perché avevano già tre figli. Tramite il Capitano dei bersaglieri, Renato Rocca, che aveva fatto parte del btg. Goito, Fortunato nel 1951 ottiene la cittadinanza italiana. Un’altra famiglia si interessa per adottarlo ma, dopo averlo tenuto per 18 anni, rinuncia in quanto i loro parenti, temendo di perdere i diritti di successione si adoperano per mandarlo a lavorare a Torino. Inizia come garagista, poi in seguito viene assunto alla Snia Viscosa di Venaria Reale. Dopo circa un anno, trova lavoro inizialmente presso la Fiat Ferriere, sempre a Torino e poi alla A.T.M., di Torino, dove sono rimane sino al 1990, anno in cui viene collocato in pensione.

 Nel frattempo, nel settembre del 1959 dovendosi sposare e non riuscendo ad avere i documenti dal suo Paese si è dovuto ribattezzare.

Tratto dal racconto di Fortunato Petrov Juranovic (Socio della Federazione di Asti)