Taranto: oltraggiato il Monumento al Carabiniere

  

Ecco il monumento dei Carabinieri inaugurato a Taranto il 27 giugno 2014 in occasione dei festeggiamenti del bicentenario dell’Arma per riportare il senso dello Stato e della Legge tra i vicoli della città vecchia. Evidentemente qualche reduce del G8 di Genova, ha preferito celebrare la morte di Carlo Giuliani piuttosto che la secolare legalità dei Carabinieri, legandone un cartello con la scritta “Ho ucciso Carlo Giuliani”.

Probabilmente chi ha disonorato il Monumento avrebbe preferito invece che quella dell’Arma, un’opera scultorea simile a quella presente a Genova, in Piazza Alimonda con una targa di granito che commemora il giovane, morto mentre con un estintore stava attaccando dei Carabinieri durante gli scontri accaduti a Genova il 20 luglio 2001.

 

Carlo Giuliani non è un eroe.

Non ci sono state la­cu­ne nelle in­da­gi­ni che por­ta­ro­no ad ac­cer­ta­re le even­tua­li re­spon­sa­bi­li­tà del Go­ver­no e delle forze del­l’or­di­ne nel­l’uc­ci­sio­ne di Carlo Giu­lia­ni, il ra­gaz­zo che con altri at­tac­cò – du­ran­te i di­sor­di­ni di Ge­no­va – una ca­mio­net­ta dei Ca­ra­bi­nie­ri e che ri­ma­se uc­ci­so a causa di un colpo di pi­sto­la spa­ra­to da Mario Pla­ca­ni­ca, uno dei ca­ra­bi­nie­ri al­l’in­ter­no della ca­mio­net­ta.

Se­con­do i giu­di­ci eu­ro­pei, l’I­ta­lia non ha avuto al­cu­na re­spon­sa­bi­li­tà nella morte di Giu­lia­ni, dando torto ai ri­cor­ren­ti su tutti i punti del ri­cor­so, e anche su quel­lo re­la­ti­vo alla con­du­zio­ne del­l’in­chie­sta, che se­con­do la fa­mi­glia del ra­gaz­zo, fu la­cu­no­sa e im­pre­ci­sa.

Ora, si­cu­ra­men­te non si do­ve­va certo ar­ri­va­re a Stra­sbur­go per in­tui­re la ve­ri­tà sulla vi­cen­da; vi­cen­da sulla quale la si­ni­stra in pri­mis ci ha mar­cia­to po­li­ti­ca­men­te, sfrut­tan­do la morte di Giu­lia­ni per at­tac­ca­re una parte po­li­ti­ca – il cen­tro­de­stra – che al­l’e­po­ca dei fatti era al Go­ver­no del paese e che gestì i di­sor­di­ni come me­glio poté. E d’al­tro canto, sulla morte di Giu­lia­ni, l’e­pi­so­dio è ben chia­ro nei suoi ele­men­ti es­sen­zia­li; ele­men­ti che evi­den­zia­no le re­spon­sa­bi­li­tà degli at­to­ri in modo ine­qui­vo­ca­bi­le. Ab­bia­mo i di­sor­di­ni du­ran­te il G8 di Ge­no­va: un in­fer­no di de­lin­quen­ti che di­strug­go­no la città li­gu­re. Ab­bia­mo un ra­gaz­zo con un pas­sa­mon­ta­gna e un estin­to­re in mano, che certo non è lì per una va­can­za. Ab­bia­mo una ca­mio­net­ta dei ca­ra­bi­nie­ri as­se­dia­ta, là dove il Giu­lia­ni che bran­di­sce l’e­stin­to­re non ha certo in­ten­zio­ne di uti­liz­zar­lo per spe­gne­re un qual­si­vo­glia in­cen­dio e sal­va­re chi è den­tro la ca­mio­net­ta. E ab­bia­mo un gio­va­ne ca­ra­bi­nie­re di leva den­tro la ca­mio­net­ta, poco più che ven­ten­ne, im­pau­ri­to e ac­cer­chia­to da un grup­po nu­me­ro­so di gio­vi­na­stri bel­li­co­si e ar­rab­bia­ti. E ab­bia­mo una pi­sto­la di or­di­nan­za che viene ti­ra­ta fuori in modo di­spe­ra­to, non per uc­ci­de­re ma per in­ti­mo­ri­re. E in­fi­ne ab­bia­mo la tra­gi­ca fa­ta­li­tà: un colpo spa­ra­to che ac­ci­den­tal­men­te col­pi­sce Giu­lia­ni a morte.

Dun­que una ve­ri­tà chia­ra e ine­qui­vo­ca­bi­le.Ma come ca­pi­ta spes­so in Ita­lia, i ruoli di chi ha torto e chi ha ra­gio­ne si in­ver­to­no. Giu­lia­ni di­ven­ta l’e­roe: il ra­gaz­zo con il pas­sa­mon­ta­gna e l’e­stin­to­re è la vit­ti­ma. Pla­ca­ni­ca di­ven­ta il cri­mi­na­le: il ca­ra­bi­nie­re che pren­de ap­pe­na mille euro al mese per ri­schia­re la vita, è l’u­ni­co re­spon­sa­bi­le di quel che è ac­ca­du­to a Ge­no­va. Un’in­ver­sio­ne che mi fa porre una do­man­da: ma se Pla­ca­ni­ca non aves­se spa­ra­to, e Giu­lia­ni e i suoi com­pa­gni aves­se­ro di­strut­to la ca­mio­net­ta, e ma­ga­ri il gio­va­ne ca­ra­bi­nie­re fosse ri­ma­sto fe­ri­to, o nella peg­gio­re delle ipo­te­si uc­ci­so, avrem­mo avuto una sa­let­ta del Par­la­men­to de­di­ca­ta a lui?1 Credo pro­prio di no. In fin dei conti, era solo un ca­ra­bi­nie­re e fa­ce­va sol­tan­to il suo do­ve­re.

Ma la mi­to­lo­gia si­ni­stra è sem­pre la mi­to­lo­gia si­ni­stra. E in que­sti dieci anni, è riu­sci­ta a tra­sfor­ma­re Carlo Giu­lia­ni in un eroe; in un per­so­nag­gio senza mac­chia e senza paura che è an­da­to a Ge­no­va a espri­me­re il pro­prio dis­sen­so con­tro i po­ten­ti del G8 in modo pa­ci­fi­co… Con un estin­to­re? Con un pas­sa­mon­ta­gna? At­tac­can­do una ca­mio­net­ta dei ca­ra­bi­nie­ri? È que­sto il modo giu­sto per pro­te­sta­re in un paese de­mo­cra­ti­co dove a nes­su­no, nem­me­no al peg­gio­re dei de­lin­quen­ti, viene ne­ga­ta la pa­ro­la o la di­fe­sa?

No, non lo è. E alla fine anche la Corte di Stra­sbur­go ha ri­co­no­sciu­to que­sta ve­ri­tà. Ed è certo che gli eroi ita­lia­ni sono ben altri: sono tutti quei ra­gaz­zi che per senso del do­ve­re nei con­fron­ti della loro pa­tria e del loro po­po­lo, as­sol­vo­no i pro­pri com­pi­ti, ri­schian­do la vita, e spes­so pure per­den­do­la. Non certo chi usa un pas­sa­mon­ta­gna e un estin­to­re con in­ten­ti bel­li­co­si, e ca­sual­men­te nel porli in es­se­re perde la vita. Come dice il pro­ver­bio: chi è causa del suo male pian­ga se stes­so…

1.                 La targa è stata tolta da tempo, e pre­ci­sa­men­te con la fine della le­gi­sla­tu­ra 2006-2008. 

 

PUBBLICATO DA CRITICA LIBERA IL 24 MARZO 2011