6 giugno 1944: D Day

  
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Lo sbarco in Normandia (operazione Overlord), fu la più grande invasione anfibia della storia, messa in atto dalle forze alleate per aprire un secondo fronte in Europa e invadere così la Germania nazista. Lo sbarco avvenne sulle spiagge della Normandia, nel nord della Francia, alle 6:30 del mattino di martedì 6 giugno 1944, data nota come D-Day.

Per lo sbarco la flotta angloamericana d’invasione era composta di 6 corazzate, 4 monitori, 23 incrociatori, 104 cacciatorpediniere, 4012 unità navali da sbarco, 316 navi di pattuglia, 152 navi di scorta, 324 ausiliarie, 224 mercantili, numerose unità navali costiere e 70 navi da blocco, destinate ad essere affondate per la formazione dei porti artificiali.

L’operazione presentava gravi difficoltà, perché nel Vallo atlantico i Tedeschi avevano efficacemente potenziato e coordinato le varie forme di difesa costiera. Sul litorale, fra le due piazze marittime di Le Havre e di Cherbourg, avevano costruito una serie di fortificazioni munite di artiglierie di medio e di piccolo calibro in casamatte con grossi spessori di calcestruzzo e sul greto antistante, ossia oltre la battigia, avevano collocato impedimenti di ogni specie. Mentre in Sicilia, a Salerno e ad Anzio gli sbarchi iniziali furono eseguiti nottetempo, per lo sbarco in Normandia fu stimato necessario l’assalto diurno, per l’efficienza delle difese terrestri e perché i Tedeschi avevano sistemato numerosi ostacoli antespiaggia (piramidi in cemento armato, cavalli di frisia, ecc.) portanti mine e formanti linee di ostruzioni praticamente continue contro i mezzi di sbarco. Il giorno D doveva altresì soddisfare le condizioni per l’ora H che furono così definite:1) necessità di un’ora di luce prima dell’ora H per eseguire contro le difese costiere un accurato bombardamento aereo e navale; 2) necessità di ritardare l’ora H per le spiagge orientali, per avere un’altezza della marea prossima a metà livello in salita, in modo che gli ostacoli antistanti la spiaggia risultassero visibili, senza che fossero pericolosi gli scogli esistenti in vicinanza della spiaggia; 3) necessità di due alte maree in ore diurne, per facilitare lo sbarco dei rifornimenti. Queste condizioni erano approssimativamente soddisfatte nei giorni 21-22-23 maggio, 5-6-7 giugno, 19-20-21 giugno.

Come per qualunque offensiva le predisposizioni per uno sbarco tendono a realizzare la sorpresa, mantenendo il nemico nell’incertezza su quando, come e dove l’attacco sarà sferrato. Di massima la sorpresa non può essere che relativa, perché le ricognizioni aeree consentono al difensore di conoscere quasi completamente la dislocazione del naviglio da sbarco e delle forze navali di appoggio.

Per l’invasione della Normandia furono dislocati mezzi da sbarco in tutti i porti inglesi meridionali, ma furono maggiormente concentrati nei porti sud-orientali, per vincolare truppe tedesche nella zona del passo di Calais. Le navi da trasporto furono principalmente concentrate nell’estuario del Tamigi; le forze navali da battaglia inglesi nell’estuario della Clyde e quelle americane a Belfast.

Per lo sbarco furono individuate 5 spiagge “Utah” e “Ohamaha” (USA) – “Gold” e “Sword” (Gran Bretagna) – “Juno” (Canada)

Il comandante supremo delle forze alleate, gen. Dwight Eisenhower, stabilì il 5 giugno come probabile data di inizio dell’invasione (giorno D), perciò il 1° giugno (D-4) le truppe cominciarono ad imbarcarsi, e il 3 giugno fu ordinata l’attuazione dei movimenti preparatorî. Nella notte sul 4 le condizioni del vento e del mare imposero di sospendere l’operazione. Nella notte successiva le condizioni del tempo erano migliorate e perciò fu deciso l’attacco per il giorno successivo (6 giugno). Alle due estremità della zona d’invasione nella penisola del Cotentin e nella zona di Caen, gli sbarchi dall’aria, fra le ore 1,30 e le 2,30 del 6 giugno, furono la premessa del grande assalto, con la partecipazione di 1672 velivoli e 512 alianti americani, nonché di 733 velivoli e 355 alianti della RAF. Nel contempo cominciò l’attacco aereo detto “di ammorbidimento”, contro le difese costiere della zona di sbarco: 1333 velivoli bombardieri della RAF attaccarono le 10 più importanti batterie del sistema fortificato fra Cherbourg e Le Havre.

Nella notte sul 6 giugno 1944, circa alle ore 3, i trasporti della forza d’azione occidentale ancorarono a distanza da 10 a 11 miglia dalle spiagge “Utah” e “Omaha”, mentre quelli della forza orientale ancorarono a distanza di circa 7 a 8 miglia dalle spiagge del settore di Caen. Per le condizioni del mare, ancora agitato, la maggiore distanza da terra che in tal modo si verificò per le navi americane accrebbe le difficoltà che i mezzi di sbarco della spiaggia Omaha dovettero affrontare per giungere sulla linea di partenza per l’assalto; questo non si verificò per la zona dei trasporti della spiaggia Utah, dove le acque erano abbastanza ridossate. Mezz’ora prima dell’alba, oltre un migliaio di velivoli bombardieri dell’VIII forza aerea americana sferrarono l’attacco risolutivo contro le batterie sulla costa di sbarco. L’attacco raggiunse la fase parossistica, col bombardamento navale da 40 minuti prima dell’ora H fino a 3 minuti dall’istante del presunto arrivo delle truppe d’assalto sulle difese nemiche.

Nella battaglia per la spiaggia Omaha le forze americane ebbero l’incontrastato dominio dell’aria: soltanto dopo scesa la notte pochi velivoli tedeschi attaccarono le navi, senza produrre serî danni.

Alla sbarco presero parte 73.000 americani – 62.000 inglesi e oltre 20.000 canadesi.

 

A 70 anni dal “giorno più lungo” 20 Capi di Stato in rappresentanza di tutti i Paesi in qualche modo interessati allo sbarco si sono ritrovati per ricordare quell’avvenimento così importante per la storia mondiale.  I nemici di ieri hanno accumunato in un unico ricordo tutti i Caduti senza alcuna distinzione di parte.

Quanti anni dovranno ancora trascorrere prima di fare tesoro di questi insegnamenti!