12 dicembre 1942: Attacco della X MAS ad Algeri

  
marina.jpg

Di sicuro spessore operativo si rivela l’azione della X MAS, contro il porto di Algeri. Iniziò il 4 dicembre 1942, con l’impiego di arditi subacquei e nuotatori, quando il sommergibile “Ambra“ comandato dall’allora tenente di Vascello M.O.V.M. Mario Arillo, con a bordo 18 assaltatori lasciò il porto di La Spezia destinazione Algeri. Di questi 18 audaci altamente specializzati, sei formarono tre pattuglie che agirono con siluri SLC, mentre gli altri della specialità “Gamma“, cioé sabotatori che si portavano a nuoto e con carica esplosiva sotto l’obiettivo, ebbero un ruolo molto particolare, in quanto agendo isolatamente avrebbero dovuto applicare, sotto le chiglie delle navi le famose “mignatte“ ( bauletti esplosivi a ventosa ), che con l’aumento della velocità del natante, metteva in funzione il congegno esplosivo. Vennero anche usate mine adesive dal peso da due a quattro kg. cadauno. Questi i nomi degli assaltatori siluranti: tenente di Vascello Giorgio Balessi e sottocapo palombaro Carlo Pesel, tenente del Genio navale Guido Arena e sottocapo palombaro Ferdinando Cocchi, guardiamarina Giorgio Reggioli e sottocapo palombaro Colombo Pammolli.  Gli incursori della specialità GAMMA erano: il sottotenente armi navali Agostino Morello, tenente di Vascello Augusto Jacobacci, secondo capo Battaglia, capo infermiere Oreste Botti, sergente granatiere Luigi Rolfini, sergente bersagliere Alberto Evangelisti, sergente bersagliere Gaspare Ghiglione, sottocapo palombaro Giuseppe Feroldi, sottocapo cannoniere Evideo Boscolo, marò Giovanni Lucchetti, soldato Luciano Luciani, fuochista navale Rodolfo Lugano.

Dopo sette giorni e sei notti di navigazione in immersione e con un mare burrascoso, il sommergibile “Ambra“ arrivò in vista di Algeri a notte inoltrata.

La distanza dal porto era eccessiva e con il mare sempre in burrasca era difficile uscire dal sommergibile. Il comandante Arillo, tuttavia rischiò e sempre strisciando sul fondo, che aveva una profondità di circa 18 metri, si portò sin dentro la baia di Algeri e si trovò, con il rischio di essere scoperto, al centro di un convoglio di sei navi ancorate nella baia.

Questa  insperata situazione permise agli assalitori di piazzare le loro cariche sotto quei natanti, vennero affondati i piroscafi: “Ocean Vanquisher“ di oltre 7.000 tonnellate e “Berto“ di 1.493 tonnellate, mentre furono danneggiati il “Centaur“ di 7.000 tonnellate e “l’Armatan” di 6.587 tonnellate. La reazione nemica si fece subito sentire e dei 18 incursori solo due ebbero la fortuna di sfuggire alla cattura raggiungendo il sommergibile che frattanto si era portato al largo di Algeri, il quale pur sottoposto alla caccia spietata dell’aviazione

e della marina inglese, riuscì a rientrare alla base di La Spezia.

Da “Un sogno italiano: la Libia” di Paolo Savasta