VITTORIO BRAGADIN E SERGIO VESCOVO – M.O.V.M. DI OTTOBRE

  

BRAGADIN VITTORIO

Sottotenente cpl. A.A. pilota

Discendente da antica e nobile famiglia veneta, interrompeva gli studi a Venezia per arruolarsi, appena diciottenne, nell’ Aeronautica. Già in possesso del brevetto di pilota civile di 1° grado, conseguiva subito il grado di sergente. Inviato alla Scuola di pilotaggio di Foggia, otteneva il brevetto di pilota militare nell’aprile 1939 e nel giugno successivo veniva trasferito al 1° stormo C.T. (Caccia Terrestre) di Campoformido. Passato al 54° stormo a Treviso e mobilitato con l’entrata in guerra dell’Italia, partecipò alle operazioni svoltesi alla frontiera occidentale e nel Mediterraneo. Passato a domanda al nucleo addestramento del tiro in picchiata presso il campo di Lonate Pozzolo, fu trasferito poi alla 239^ squadriglia di nuova formazione, con la quale si distinse sul fronte greco-albanese, prima, e sul Mediterraneo Centrale, poi. Sergente maggiore dal 1° novembre 1940, fu nominato nell’aprile 1941 sottotenente di complemento per meriti di guerra.

“Pilota intrepido del volo in picchiata, si distingueva per la precisione del tiro, per il grande sprezzo del pericolo e per l’irruenza con cui il suo cuore e la sua ala attaccavano e colpivano il nemico. Sempre primo tra i primi ove maggiore era il pericolo, più aspra la lotta e più duro l’obiettivo da battere portava brillantemente a termine, con perizia e forza d’animo inimitabili, le missioni affidategli, confermando in ogni circostanza la sua forte tempra di aviatore e le sue elette virtù di soldato. Nell’uragano di fuoco e di mitraglia di una base aeronavale avversaria, contro la quale aveva ancora una volta portato l’irruenza della sua offesa, faceva olocausto della sua fiorente giovinezza alla Patria, già da lui con tanto valore e tanto amore servita. – Cielo del Mediterraneo, della Grecia e della Jugoslavia, agosto-5 novembre 1941.”

Altre decorazioni:

Medaglia d’Argento

“Pilota di velivolo a tuffo di eccezionale abilità, aggressivo e valoroso partecipava a numerose azioni di attacco in picchiata su obiettivi terrestri e navali, contribuendo efficacemente alla brillante riuscita delle missioni. In diversi bombardamenti a volo radente e mitragliamenti al suolo contro automezzi, attendamenti, postazioni difensive, noncurante della violentissima reazione contraerea che più volte colpiva l’apparecchio, infliggeva con azione audace ed aggressiva notevoli perdite al nemico, distinguendosi per sereno sprezzo del pericolo e dando, costante prova del suo valore. Cielo del Mediterraneo e della Grecia, giugno 1940 – marzo 1941”

M.A. (Cielo della Grecia, marzo-aprile 1941)

M.B. (Medaglia Bronzo) sul campo (24 luglio 1941)

Sottotenente di complemento per meriti di guerra (1941)

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VESCOVO SERGIO

Soldato 37° Reggimento Fanteria “Ravenna”

Studente presso l’Istituto magistrale della sua città natale chiese, invano, di partecipare alla guerra di Spagna, richiesta rifiutata a causa della giovane età. Chiamato a prestare servizio militare di leva nel gennaio 1940, e lasciato in congedo illimitato in quanto orfano di guerra, alla dichiarazione di guerra ottenne di far parte di una formazione militare combattendo sul fronte occidentale, riportando una ferita ad una gamba. Chiamato in servizio attivo nel maggio 1942 ed assegnato per inidoneità fisica al deposito del 37° Reggimento fanteria “Ravenna” in Alessandria, riusciva a partire un mese dopo per la Russia con il reggimento mobilitato.

“Orfano di guerra destinato ad un reparto non mobilitato chiedeva ed otteneva di seguire il reggimento in zona di operazioni dove partecipava volontariamente e con onore ad ogni più rischiosa impresa. Di vedetta avanzata, scorti nuclei nemici che tentavano avvicinarsi di sorpresa alle nostre posizioni, li affrontava con estrema decisione. Benché ferito gravemente da una bomba a mano che gli frantumava un braccio, caduto il comandante della squadra, guidava i compagni al contrassalto. Ferito una seconda volta ad un occhio, non desisteva dalla lotta nella quale già il nemico dava segni di stanchezza. Ferito una terza volta da raffica di arma automatica, trovava ancora la forza di trascinarsi contro l’avversario ormai in fuga e di incitare i compagni e non dargli tregua. Morente, si diceva orgoglioso del dovere compiuto. Fulgido esempio di valore e di elevate virtù militari. Ssolonzy – Fiume Don (Fronte russo), 19 ottobre 1942”