
BRONZI Sergio
Capomanipolo, 734° battaglione del 7° reggimento di fanteria, Divisione 23 Marzo
Studente del quarto anno dell’Istituto nautico di Genova ed iscritto alla leva marittima nel Compartimento di La Spezia, nel 1934, nello stesso anno fu trasferito nell’Esercito ed ammesso al corso allievi ufficiali di complemento a Spoleto. Promosso sottotenente di fanteria nel settembre 1935, prestò servizio nel 127° reggimento e fu congedato nel gennaio 1936. Messo a disposizione del Comando Generale della Milizia col grado di capomanipolo fu inviato in missione speciale oltremare imbarcandosi a Gaeta il 22 gennaio 1937. Ferito gravemente nel combattimento di Masia de Las Fuentes il 13 luglio 1938, morì il giorno successivo nell’ospedale da campo n. 2.
“Giovane ufficiale di purissima fede, all’attacco di quote saldamente presidiate dal nemico, primo fra tutti scattava all’assalto, trascinando nel generoso slancio i propri uomini, malgrado la violenta reazione dell’avversario. Sprezzante del pericolo, insisteva nell’eroico sforzo, e si slanciava nuovamente in avanti, sul terreno completamente scoperto, brandendo una bomba in atto di sfida al nemico. Mortalmente ferito e stremato di forze, trovava nobilissime parole per esprimere la sua intima gioia di chiudere la sua esistenza nel compimento del sacro dovere. Fiero ed ardito combattente della nuova generazione, sempre ed ovunque primo fra i primi, chiudeva la sua eroica esistenza confermando in sé le più alte virtù della razza.” Masia de Las Fuentes, 13 luglio 1938.
Altre decorazioni al Valor Militare:
Medaglia d’Argento
«Comandante di plotone fucilieri si distinse sin dalle prime azioni per eccezionali doti di coraggio. Alla vigilia di una battaglia, durante tutta la notte si prodigò instancabilmente in ardite ricognizioni, provocando il nemico, per individuarne le postazioni di mitragliatrici. Nell’azione del giorno successivo, assunto il comando della compagnia, rimasta senza il titolare, manovrava sapientemente i suoi plotoni, riuscendo a portarli nelle migliori condizioni sotto la posizione. Al momento dell’assalto, primo fra i primi irruppe nella trincea, impegnando una dura lotta corpo a corpo che, dopo alterne vicende si concluse con la fuga disordinata del nemico, che lasciò nelle nostre mani numerosi prigionieri e abbondante quantità di materiale. Fu in ogni momento esempio luminoso di serenità, capacità e temerario ardimento. Cocubillo, 22 agosto 1937.»
Croce di Guerra
«Comandante di plotone comando bandera comandato di pattuglia in ricognizione, riusciva ad assolvere il compito affidatogli malgrado l’intenso fuoco di fucileria nemica. Prendeva posizione con i pochi uomini e la reggeva nonostante avesse di fronte soverchianti forze nemiche. Alaminas, 22 marzo 1937.»
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CALO’ Eugenio
Caporal maggiore fanteria, partigiano combattente
Frequentata la Scuola di avviamento professionale a Firenze, lavorò per vari anni nell’azienda paterna fino a quando fu chiamato alle armi nel 1927. Assolti gli obblighi di leva nel 13° reggimento fanteria in Cosenza e congedatosi col grado di caporal maggiore, si trasferì ad Arezzo dove impiantò una modesta industria artigiana per la fabbricazione di attrezzi agricoli. Richiamato nell’agosto 1943 ed assegnato all’84° reggimento fanteria si trovava a Pistoia alla dichiarazione dell’armistizio. Portatosi in montagna ed unitosi alle formazioni partigiane operanti nel Casentino, fece parte in seguito della Divisione Pio Borri, della quale, successivamente, divenne vicecomandante.
“Rispose pronto al grido della Patria; sapendo moglie e figli catturati, antepose all’amore per la famiglia la fede profonda negli ideali, supremi valori di libertà e di giustizia. Organizzatore e animatore instancabile, pur menomato nel fisico, dette tutto se stesso al consolidamento dei reparti partigiani, affrontando intrepido disagi gravissimi e rischi continui. Combattente, vicecomandante di Divisione partigiana affermava doti altissime di coraggio e di sprezzo del pericolo che specialmente brillarono nell’attraversare le linee germaniche con un folto gruppo di prigionieri che stavano per essere liberati, e consegnarli alle avanzanti truppe alleate. Catturato durante un attacco di sorpresa, interrogato e seviziato ferocemente conservò il più assoluto silenzio. Il nemico furente ne sotterrò il corpo ancor vivo. Esempio fulgido di dedizione totale alla grandezza d’Italia. “– Arezzo, ottobre 1943 -14 luglio 1944.