
Nell’80° Anniversario della Liberazione l’Istituto del Nastro Azzurro rende un doveroso omaggio alle donne che hanno meritato la massima decorazione al Valor Militare.
MARCHIANI IRMA
Ricamatrice e modista si interessò anche di pittura, lasciando buone prove come ritrattista e miniaturista. L’8 sett. 1943 si trovava nella zona del Frignano per motivi di salute, tuttavia partecipò alla lotta clandestina di resistenza nelle prime formazioni partigiane come staffetta cd informatrice, dai primi mesi del 1944. Dal maggio successivo entrò a far parte definitivamente della Brigata ”Roveda” della Divisione Modena,. Le sue capacità di infermiera e di organizzatrice, nonché le sue eccezionali doti di combattente, le ottennero la nomina a vice comandante del battaglione “Matteotti” , dove militò col nome di battaglia “Anty”.
«Valorosa partigiana animata da grande ardimento, dopo essersi distinta per coraggio e sprezzo del pericolo nella battaglia di Montefiorino, veniva catturata dal nemico nel generoso tentativo di far ricoverare in luogo di cura un compagno gravemente ferito. Condannata alla deportazione e riuscita audacemente ad evadere, riprendeva il suo posto di lotta e partecipava ai combattimenti di Benedello battendosi con indomito coraggio e prodigandosi nella amorosa assistenza ai feriti. Caduta nuovamente nelle mani del nemico, affrontava impavida la morte, offrendo fieramente il petto al piombo che troncava la sua balda esistenza.» Pavullo nel Frignano, 26 novembre 1944.
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PRATELLI PARENTI NORMA
Ispirata da sentimenti cristiani, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, seguendo l’esempio del marito, partecipò alla lotta clandestina di resistenza con l’entusiasmo dei suoi giovani anni. Militò nel raggruppamento < Amiata > della III Brig. < Garibaldi > operante nella zona di Massa Marittima. Nella piccola trattoria gestita dalla madre ebbe occasione di avvicinare ed indurre a disertare, per raggiungere le formazioni partigiane, numerosi prigionieri di nazionalità straniera al seguito delle truppe tedesche. Tradita da uno di questi, un mongolo emissario del nemico, la sera del 22 giugno 1944, quando già le unità germaniche erano in ritirata, fu arrestata in casa insieme con la madre. La mattina successiva fu rinvenuto il suo corpo straziato dalle fucilate.
«Giovane sposa e madre, fra le stragi e le persecuzioni, mentre nel litorale maremmano infieriva la rabbia tedesca e fascista, non accordò riposo al suo corpo né piegò la sua volontà di soccorritrice, di animatrice, dì combattente e di martire. Diede alle vittime la sepoltura vietata, provvide ospitalità ai fuggiaschi, libertà e salvezza ai prigionieri, munizioni e viveri ai partigiani e nei giorni del terrore, quando la paura chiudeva tutte le porte e faceva deserte le strade, con lo esempio di una intrepida pietà donò coraggio ai timorosi e accrebbe la fiducia ai forti. Nella notte del 22 giugno, tratta fuori dalla sua casa, martoriata dalla feroce bestialità dei suoi carnefici, spirò, sublime offerta alla Patria, l’anima generosa.» Massa Marittima, giugno 1944.