
. La Missione Libano I
Dal 26 agosto al 12 settembre 1982 nell’ambito della Prima Guerra Libanese e successivamente al massacro di Sabra e Shatila a Beirut, l’Italia inviò in Libano un contingente italiano (ITALCON).
Il 6 giugno dell’82 le forze israeliane diedero il via all’Operazione “Pace in Galilea” e dopo una travolgente avanzata durata 5 giorni, penetrarono in Beirut dove si arrestarono asserragliando nella parte Ovest della città più di 10.000 armati fra palestinesi dell’O.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) di Yasser Arafat, del P.L.A. (Armata Liberazione della Palestina), e circa 3000 soldati siriani dell’A.D.F.[1], sui quali incombeva ora il pericolo di annientamento da parte dell’Esercito ebraico. L’assedio durava già da più di un mese e sempre più si temeva la possibilita’ dell’attuazione della “soluzione finale” dell’OLP di Arafat da tempo pianificata dall’Esercito israeliano. La diplomazia internazionale si mobilitò per scongiurare tale evento che, in piena “Guerra Fredda”, avrebbe potuto originare l’intervento diretto delle due Super Potenze con il rischio dell’allargamento del confitto a tutta l’area Mediterranea.
Dopo il veto posto dall’Urss ad una missione Onu condotta da Italia, Usa e Francia (19/08/82), grazie ad accordi bilaterali presi dai governi italiano, americano e francese con il governo libanese nasce la missione Italcon .
Su richiesta del Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri del Governo libanese, fu disposto dal Governo italiano l’invio di un battaglione con lo scopo di assicurare l’incolumità fisica del personale palestinese in partenza da Beirut e degli abitanti della regione di Beirut stessa e favorire il ristabilimento della sovranità e della autorità del Governo libanese.
Responsabile dell’intera operazione di pacificazione era il “Comitato Politico Militare del Libano”. Tale “Comitato” presieduto dall’Ambasciatore itinerante USA Philip Habib (diplomatico americano figlio di libanesi) e’ formato dagli Ambasciatori delle Nazioni che forniscono i Contingenti e dai Comandanti degli stessi.
Italcon farà quindi parte di un dispositivo militare di interposizione tra le forze armate israeliane e l’enclave araba presente a Beirut ovest insieme a reparti francesi e americani.
La missione venne affidata al 2º battaglione bersaglieri “Governolo”, al comando del Tenente Colonnello Bruno Tosetti, costituito da una compagnia comando, due compagnie meccanizzate, un plotone genio e un plotone carabinieri, per un totale di 518 uomini.
Il Contingente era stato rinforzato con un adeguato supporto delle trasmissioni e della Sanità e disponeva di un’autonomia logistica di 45 giornate. Complessivamente inquadra 518 uomini, fra Ufficiali, Sottufficiali e Militari di truppa. Conta con più di 100 automezzi fra cingolati e automezzi pesanti di vario tipo e e per il trasporto dall’Italia utilizza quattro navi della Marina Militare, una della Marina mercantile e di 6 velivoli C 130 della 46^ Aerobrigata.
Il compito della missione, oltre a quello di tenere separati i contendenti e di smilitarizzare l’area rendendola atta al ritorno dei civili, era di assicurare quello che oggi definiremmo un “corridoio umanitario” diretto a Damasco per le forze siriane ed arabe assediate a Beirut. Il 26 agosto vi fu lo schieramento del contingente italiano che occupava la parte considerata più pericolosa di Beirut, quella meridionale.
Qualora la situazione fosse degenerata il piano di evacuazione prevedeva due possibilità una via di fuga a nord verso il porto e da lì sui mezzi da sbarco, ed una a sud, diretti ad Haifa.
Qualora entrambe le vie di fuga fossero state impraticabili si sarebbe richiesto l’intervento della 6° Flotta Usa che avrebbe aperto un corridoio col fuoco navale sino alla spiaggia dell’aeroporto, e da lì, una volta distrutti i mezzi, il personale sarebbe stato imbarcato sulle navi grazie agli elicotteri dei Marines e della Us Navy.
Non vi fu necessità di attuare il piano di evacuazione e la missione Libano 1 permise di evacuare 6909 miliziani arabi con 925 mezzi organizzati in 4 colonne scortate dal nostro personale sino al confine con la Siria.
Ma l’evacuazione delle forze asserragliate nella Beirut Ovest fu solo una parte della missione del “GOVERNOLO”.
Il Reparto rimase infatti a presidio dei “ Check Point ” e delle postazioni di Galerie de Semaan per altri undici giornate durante le quali venne impedita la circolazione di persone armate ed agevolato il rientro dei profughi libanesi che avevano abbandonato le loro case durante la guerra.
Durante questo periodo inoltre la presenza dei militari italiani scongiurò possibili rappresaglie nei confronti dei familiari dei palestinesi portati in salvo in Siria e più volte impedì ai militari libanesi, impegnati a consolidare il controllo del territorio metropolitano nella nostra zona di competenza, di perpetrare soprusi e violenze gratuite nei confronti degli abitanti.
La Missione del Contingente italiano si concluse definitivamente alle ore 18.00 dell’ 11 settembre 1982 con la partenza da Beirut delle navi scortate dalla Fregata “LUPO” e dirette ai porti di Larnaka (Cipro), e di Genova, non prima però di aver donato viveri e medicinali agli Enti assistenziali locali.
[1] Forza Araba di Dissuasione (ADF) nominalmente composta da vari Stati arabi ma di fatto egemonizzata dalla Siria. L’ ADF, forte di tre Brigate siriane (85^ Brigade, Hittin Brigade e Quaddisiyyam Brigade) entra in Libano con il compito ufficiale di interporsi fra gli opposti schieramenti per porre fine alla guerra civile. Si schiera invece subito con la fazione musulmana ed impone la “Pax Siriana” che favorisce le continue incursioni di miliziani palestinesi oltre i confini israeliani per colpire i villaggi dell’Alta Galilea.