LE VICENDE DEI MILITARI ITALIANI IN RUSSIA. Documentazione storica della 66a Sezione Motorizzata Carabinieri Mobilitata  

  

LEGIONE TERRITORIALE DEI CARABINIERI DI LIVORNO

– Ufficio Mobilitazione –

 

  1. 29/43- 1947 di prot. – Div. Segreto Livorno, lì 18 giugno 1956

 

Allegati N. 5

 

 

OGGETTO: Documentazione storica della 66^ Sezione Motorizzata Carabinieri Mobilitata

 

ALLA DIREZIONE DEL MUSEO STORICO DELL’ARMA DEI CC.                    R O M A

e, per conoscenza;

AL COMANDO GENERALE DELL’ARMA DEI CARABINIERI                                R O M A

– Ufficio Mobilitazione –

 

 

Con riferimento alle disposizioni contenute nella circolare n°. 363/1 Segreto in data 25 novembre 1953 al Comando Generale dell’Arma – Ufficio Mobilitazione – diretta per conoscenza anche a codesta Direzione del Museo Storico, si trasmettono le dichiarazioni dei seguenti ufficiali che si alternarono nel comando della 66^ Sezione Motorizzata CC. Mobilitata costituita da questa legione in data 1° giugno 1940 e sciolta verso il 20-1-1943:

1) Tenente CAPOZZA Carmelo, ora 1°capitano alle dipendenze della legione di Ancona;

2) Tenente MERELLO Eusilde, ora 1° capitano in congedo a La Spezia;

3) S. Tenente BOLDONI Attilio, ora capitano alle dipendenze del gruppo carabinieri della Somalia.

La sezione, che, aveva un organico di 68 uomini, al comando del Tenente MERELLO Eusilde si trasferì il 7 giugno 1940 da Livorno a Battaglia Terme (Padova) ed il giorno 20 successivo a Diano Marina (Imperia) siccome addetta al comando della Divisione di Fanteria Autotrasportata “Torino”,  schierata sulla frontiera alpina occidentale.

Il 17 luglio raggiunse Abano Terme, quindi Monselice (Padova) ed infine, il 5 dicembre 1940, Civitavecchia dove con la G.U. rimase  sino al 6 aprile 1941, giorno nel quale ripartì per Elsane (Fiume) onde partecipare alle operazioni di guerra italo-jugoslave. L’11 stesso mese attraversò il confine, raggiungendo Mostar e poi a Spalato, dove il 9 giugno 1941 iniziò in ferrovia il viaggio di ritorno, diretta a Roma che raggiunse il successivo giorno 11.

Durante questo periodo la sezione predetta il carabiniere FILIPPINI Anteo, il quale decedette il 25 aprile 1941 nello ospedale di Otacac (Jugoslavia) in seguito a ferite riportate mentre trovavasi sul ponte del fiume Lesce.

La 66^ sezione veniva quindi destinata al fronte russo e ad assumere il comando fu chiamato il Tenente CAPOZZA Carmelo, essendo stato il Tenente MERELLO Eusilde trasferito al comando dei carabinieri della G.U.

Il 17 luglio 1941 unitamente alla 56^ Sezione Motorizzata CC., pure costituita da questa legione, ed alla Divisione “Torino” che era incorporata nel 35° Corpo d’Armata “C.S.I,R.” (Corpo di spedizione italiano in Russia) lasciò la Capitale a mezzo ferroviaria per raggiungere la zona radunata in Romania.

Dopo sei giorni circa arrivarono alla stazione “Maramaros” Szighet (Ungheria) tutti i reparti divisionali da dove con i propri mezzi, attraversati i Carpazi, raggiunsero, dopo una notte ed un giorno di marcia, Felticeni (Romania). Il comando del 35° C.A. si era sistemato a Botosani.

Nel mese di agosto 1941 dal luogo di radunata fu iniziata la marcia di avvicinamento al nemico che poi si trasformò in inseguimento, in quanto i russi battevano in ritirata limitandosi ad ostacolare, il più possibile, con campi minati, l’avanzata  delle truppe italiane.

La Divisione “Pasubio” ebbe l’incarico di attaccare il nemico, mentre la Divisione “Torino” seguiva da presso, essendo stata di “primo scaglione” nella campagna in Jugoslavia.

Il 28-29 settembre le due Grandi Unità si attestarono sulla riva destra del Nipro nelle vicinanze  di Dnjepropetrowskj, essendosi i russi fortificati sulla riva opposta.

Ivi la 66^ sezione costituì quattro nuclei reggimentali: uno presso l’81° Regg. Fanteria; uno presso l’82° Regg. Fanteria: uno presso il 52° Regg. Artiglieria da Campagna ed uno presso il comando della  Fanteria Divisionale.

Detti nuclei comprendevano: un sottufficiale, un carabiniere motociclista porta ordini e tre carabinieri a piedi.

Altro nucleo, composto da un sottufficiale e otto carabinieri fu costituito presso il comando della divisione per la scorta  e guardia al Generale Comandante e guardia e vigilanza agli uffici e documenti segreti.

Il comando della Divisione era scisso in due: tattico e logistico.

Col tattico operava la 66^ sezione e col logistico la 56^.

Nell’inseguimento del nemico il comando del Corpo d’Armata scavalcò  la divisione “Torino” e solo i carabinieri motociclisti delle sezioni tenevano il collegamento.

Durante la battaglia di Dnjepropetrowskj, che durò alcuni giorni fu raggiunta la riva sinistra del Nipro  dove i russi sistemati a difesa  battevano le nostre linee col tiro dei mortai e dell’artiglieria  posta quest’ultima in una caverna poi espugnata da un gruppo di animosi tedeschi. In tale circostanza dalla Divisione “Torino” furono fatti circa 8 mila prigionieri russi. Fu costituito pertanto un campo  provvisorio di concentramento al cui funzionamento e vigilanza provvidero i militari delle due sezioni.

Da Dnjepropetrowskj la Divisione mosse sempre in secondo scaglione alla conquista di Rikowo, a circa 500 chilometri più avanti.

Sulla sinistra, nella zona di Gorlowka, operava la Divisione Pasubio il cui reggimento fu bloccato dal nemico. In suo aiuto accorse l’81° Reggimento Fanteria della Divisione “Torino” che ricacciò i russi liberando così le forze accerchiate.

Nei primi di dicembre 1941 da Rikowo, dove i reparti della Divisione si erano attestati, iniziarono le operazioni per raggiungere l’obiettivo di Debaljzeo. Esse non furono condotte a termine per il freddo intenso causato da abbondanti nevicate.

Difatti  il 6 o 7 dicembre, iniziate le operazioni ad est  di Rikowo con l’intervento di tutte le forze divisionali, i successi che si poterono conseguire furono scarsi a causa delle difficoltà metereologiche che e peraltro costarono in quei soli due giorni la perdita di circa 1200 uomini. I carabinieri nell’adempimento dei loro servizi dovettero affrontare duri sacrifici e furono esposti a gravi pericoli anche nelle ore di tregua perché il campo di battaglia da perlustrare  era cosparso di oggetti esplosivi. Anche i sentieri erano tutti minati e così i passaggi obbligati sui tratti della linea ferroviaria che dovevano scavalcare.

Fu in quei giorni che, sul costone Jelanowka, decedettero in combattimento il Generale DE CAROLIS  ed il Ten. Colonnello TABI’, sepolti poi nel cimitero italiano di Rikowo.

Fallito il tentativo, le truppe ripiegarono nuovamente sul Rikowo ove svernarono. Il freddo raggiunse i 40° sotto zero, di guisa che i servizi di polizia militare che le due sezioni disimpegnavano  si rese particolarmente gravosi.

Per scarsità di automezzi, i quattro autocarri delle due sezioni in pochi giorni trasportarono dalla linea di Rikowo a Pontelevanowka oltre cinquecento feriti. Tale fatto destò meraviglia e ammirazione in tutte le truppe, dal soldato all’ufficiale più elevato in grado.

Sulla destra di Rikowo era schierata la Divisione “Celere”, la quale durante l’inverno subì un forte attacco dei russi e stava quasi per cedere quando il pronto intervento di carri armati tedeschi ristabilì la situazione.

In tale frangente corse voce di un probabile ripiegamento delle nostre truppe, che sarebbe stato funesto data la rigidezza del clima che non permetteva di rimanere all’addiaccio oltre un’ora circa. I turni di servizio erano di mezz’ora.

Nel gennaio 1942 fu costituito il Comandante della Divisione”Torino” Generale MANZI Luigi col Generale LERICI Roberto. Anche il Capo S.M. Ten. Col. SCALCINO Umberto fu sostituito provvisoriamente col  Colonnello PICCININI, già comandante l’81^ Regg. Fanteria. Poi a detta carica fu assegnato il Maggiore si S.M. TURRINI Umberto.

Al comando della 66^ sezione fu inviato il S. Tenente  BOLDONI Attilio, in quanto il Tenente CAPOZZA Carmelo era stato promosso al grado superiore.

I reparti della Divisione intanto si erano attestati ad Est di Rikowo tenendo la linea: Juni Kpmunard – Wesselj – Malo Orlowka – Schewetchenko – Nowo Orlowka e, mentre i carabinieri della 56^ sezione vigilavano sulla linea del fronte, quelli della 66^ sezione vigilavano nelle retrovie fino a Korsunj  e Pontelemanowka.

Verso il mese di giugno 1942 arrivarono i reparti dell’8^ Armata e all’inizio delle riprese delle operazioni (primi di luglio) per deficienza di automezzi, la Divisione “Torino” che ne aveva ceduti  alla “Pasubio”, fu sostituita dalla Divisione “Sforzesca”, passando prima alle dipendenze del II° Corpo d’Armata italiano e poi,  sul fronte del Don, alle dipendenze del 29° Corpo d’Armata tedesco.

Durante l’avanzata fu seguito il seguente itinerario: Debaljzewo – Woroscillowgrad – Lugansakaja – Mankowo – Kalitweskaja – Radschenkoje.

Subito dopo quest’ultima località una traduzione, che veniva eseguita dai militari dell’Arma della 56^ sezione su un’autocarretta del Q.G., fu assalita  dai partigiani russi, i quali uccisero un carabiniere  e ne ferirono un altro, ed inoltre uccisero il soldato autista e le due donne in traduzione. I due militari morti furono poi sepolti al lato della strada.

Raggiunte Bogukiara e Radschenkoje sembrava che le truppe operanti dovessero  svernare in quest’ultima cittadina, ma le rettifiche  successive portarono il Comando tattico a stabilirsi a Mallewanni e poi a Makarow unitamente alla 66^ sezione ed al Comando Carabinieri  della G.U.. La 56^ sezione rimase nella sede del Comando Logistico.

Compito dei militari dell’Arma, oltre al disimpegno dei servizi di guerra, era quello di garantire il raccolto dei cereali e conservazione dei prodotti in luogo. Il grano fu falciato e ammassato in covoni dalle truppe reggimentali. Non fu prelevato bestiame  perché avrebbe potuto servire in pieno inverno, qualora i viveri non potessero giungere dalle retrovie.

Nei pressi di Radchenskoj il Carabiniere SIDERATI Francesco,  appartenente alla Legione del Lazio o di Roma e facente parte del 152° Nucleo Postale addetto alla Div. Ftr. “Torino”, rimase gravemente ferito alla testa da un colpo esploso improvvisamente dal mitra che teneva fra fra le ginocchia in posizione verticale mentre eseguiva un servizio di scorta su un autocarro postale.  Dopo alcuni giorni decedette nell’ospedale da campo e seppellito in luogo.

Intanto i reggimenti in linea, l’81° e l’82° Fanteria, nonché il 52° Artiglieria, avevano assunto la posizione di difesa perché il Comando operativo tedesco aveva stabilito di svernare in luogo, in attesa di riprendere le operazioni contro i russi nella primavera.

Il Tenente MERELLO, comandante della 66^ sezione, ebbe ordine di studiare la sistemazione a difesa delle retrovie poiché si temeva che gli aerei russi mediante lanci di paracadutisti o atterraggi di fortuna disseminassero la zona di sabotatori. Pertanto furono costituiti in posizioni strategiche ed opportunamente collegati  col Comando Carabinieri sei posti fissi  con la forza ciascuno di un sottufficiale, un carabiniere motociclista e due a piedi, oltre ai già esistenti tre Nuclei Reggimentali. Altro Nucleo fu istituito presso  il campo prigionieri russi di Medowa.

Tra la fine di novembre ed i primi di dicembre furono avvicendati quasi tutti i  militari della 66^ sezione.

Successivamente si ebbe notizia che si stavano radunando lentamente, di rimpetto alle nostre linee, carri armati russi che occultavansi fra l’alta vegetazione.

Il 18 dicembre 1942, essendo i russi riusciti a sfondare il fronte, i carabinieri intensificarono i turni di vigilanza della durata sino a 5 ore, sottoponendosi così a turni logoranti, resi ancor più gravosi dalla temperatura scesa a 30°.

Di giorno, senza alcuna eccezione di carica, i militari dell’Arma disimpegnavano servizi di rastrellamento per riunire i soldati sbandati e i civili russi che, temendo l’arrivo delle truppe russe, lasciavano le loro case, ingolfando così l’unica via di ripiegamento.

Di notte, invece, con perlustrazioni e postazioni di fucili mitragliatori e una di fucile anticarro, assicuravano una certa tranquillità nelle immediate retrovie del fronte.

Il giorno 19 detto, tali servizi vennero disimpegnati da tutti i militari con un turno continuato di 12 ore sotto un’ intensa nevicata e dopo aver trascorso la notte all’addiaccio in quanto Makorow  era in allarme. Allorché  giunse l’ordine della ritirata, la strada del ripiegamento era completamente ingolfata da centinaia  di autocarri delle altre Divisioni che si erano venuti a riparare dietro la Divisione “Torino”, unica G.U. che ancora resisteva all’urto nemico. Pertanto, spettò alla Sezione, con l’impiego di tutto il personale, di sbloccare la rotabile che da  Makarov conduceva per Mikailov a  Nazarov. Infatti, dopo inauditi sforzi nel corso dei quali i carabinieri dovettero vincere anche la riottosità dei tedeschi che non volevano eseguire gli ordini, il giorno 20 successivo la rotabile fu sbloccata e così alle ore 11 la Divisione poté iniziare la marcia di ripiegamento. Dei militari addetti ai posti fissi alcuni poterono riguadagnare il proprio reparto; di altri, invece, non si ebbero più notizie.

La 66^ sezione iniziò il ripiegamento con due autocarri e 4 motociclette: l’autovettura e l’altro autocarro ed i rimanenti motocicli, siccome inefficienti, furono distrutti.

La colonna motorizzata della Divisione era affiancata da due reggimenti di fanteria: l’81° e l’82°. In testa aveva la 66^  sezione che subito fu raggiunta dalla 56^ e da quel momento marciarono unite dividendo l’epica sorte.

Alle ore 12 le Sezioni giunsero a Mikailow dove tutto il materiale – unitamente al carteggio – venne distrutto col fuoco; furono conservate solo la munizioni e i pochi viveri rimasti.

Durante tale sosta il Capitano FAZZI, comandante dei Carabinieri addetti alla G.U., il S. Ten. MANTINEO comandante la 56^ Sezione ed il S. Ten. BOLDONI comandante della 66^ sezione, recuperarono alcuni carabinieri delle sezioni del 35° Corpo d’Armata che avevano ripiegato da Medowa, sede del loro comando, aggregandoli ai propri reparti.

Alla sera dello stesso giorno fu ripresa la marcia, ma dopo alcuni chilometri gli automezzi si resero inservibili a causa dell’abbondate neve che ricopriva il terreno e della mancanza di benzina. I militari perciò presero posto nelle altre macchine della divisione le quali, però, dopo pochi altri chilometri, vennero abbandonate per mancanza di  carburante.    .

Il giorno 21 sera dopo una marcia a piedi di oltre 100 km., le due sezioni ridotte sensibilmente per la fame ed il freddo ed il continuo bombardamento e assalti sul retro e sui fianchi, giunsero a circa un chilometro dalla Balca di Arbusoski, dove sostarono per tutta la notte.

Il 22 mattina la situazione si presentò disperata: una divisione russa aveva accerchiato i reparti della divisione e la sua fanteria era a circa 100 metri e minacciava di infiltrarsi in molti punti dello schieramento delle truppe italiane. Alle ore 8 circa il S. Ten. BOLDONI comandante della 66^ sezione rimase leggermente ferito da scheggia di  mortaio all’alluce destro che, successivamente si congelò. Fu, pertanto, deciso un  assalto in massa contro il nemico. Furono costituiti plotoni di formazione di 20 – 30 uomini, due dei quali al comando del Capitano FAZZI e del S. Ten. BOLDONI. Il S. Ten. MANTINEO circa 20 metri  era già disperso.

Alle ore 10,30 circa, i carabinieri superstiti unitamente ai fanti, artiglieri, bersaglieri iniziarono l’assalto.

A questo punto il S. Ten. BOLDONI, comandante della 66^ sezione, nella sua relazione, rilasciata in data 5 marzo 1954, narra:

“”Fu  in quel momento che a circa  20 metri sulla mia destra apparve il famoso cavaliere che guidava un cavallo da tiro senza sella rinvenuto sul campo di battaglia. Aveva sul pastrano gli alamari da carabiniere  e non da flammiere come oggi si afferma. Aveva nelle mani una bandiera priva di asta. Non guidava il cavallo con le redini ma con le gambe. La bandiera era una di quelle che l’Ufficio propaganda della Divisione aveva in dotazione.

Andando avanti – preso da esaltazione spirituale – gridava: AVANTI AVANTI –  SAVOIA!

Non tornò più indietro. Tornò più tardi il suo cavallo intriso di sangue anch’esso ferito. Non lo conoscevo perché non era un carabiniere della “Torino”. Era di altro reparto. Non era certo quel tal JACOVETTI abruzzese che nei mesi scorsi è stato decorato di medaglia d’oro per simile episodio e di cui ignoro l’esistenza. Mie personali indagini non mi hanno chiarito nulla. In quel giorno molti montarono su di un cavallo o su di un mulo perché le gambe non reggevano più.

Anche io fui visto da altri a cavallo e non fui certo l’attore di quel glorioso episodio che appartiene alla storia della nostra Arma.

L’atto epico del carabiniere fece sì che l’accerchiamento venisse rotto per un buon tratto dando agio ai reparti di continuare il ripiegamento, seppure sotto i continui assalti di carri armati e fanteria nemici.

Durante il fatto d’arme descritto, i militari dell’Arma dettero prova di valore e di sacrificio spinti oltre ogni limite. Rimase ferito da pallottola al petto il carabiniere SPINELLI Donato. Altri 13 scomparvero nella battaglia e 10 rimasero feriti: di essi molti rifiutarono ogni soccorso.

Su altri settori i carabinieri furono impiegati come staffette e porta-ordini. Quelli addetti ai Nuclei Reggimentali scomparvero a fianco delle  Bandiere di cui furono spesso anche gli alfieri.

Nonostante la nevicata e la temperatura scesa a 38° sotto zero, la sanguinante massa di uomini raggiunse Jiderowski e Gusev, girando poi sul Pontovw e Ghodonow. Dopo aver marciato tutto il 24 dicembre e la notte di Natale, venne raggiunta la ferrovia di Scheptukowa alle ore 7 del 25 dicembre. Di qui i reparti proseguirono verso nord, combattendo disperatamente contro il nemico rappresentato da truppe terrestri, arei, partigiani ed il freddo intensissimo.  In questa tragica marcia molti militari rimasero indietro e molti compirono il fatale errore di fermarsi un istante per riposarsi, rimanendo così assiderati in mezzo alla steppa come statue di ghiaccio.  Morì in questo tratto anche il Vicebrigadiere ANTONELLI  Gino della 56^ sezione.

Da oltre quattro giorni i carabinieri non mangiavano;  sembrava che si stesse per concludere la loro esistenza. Fortunatamente alle ore 22 dello stesso giorno giunsero a Cercowo, da dove, però, non  poterono proseguire perché la via su Belowodsl era sbarrata dal nemico.

Qui il capitano FAZZI ed il S. Tenente BOLDONI riunirono i carabinieri superstiti e ne risultarono: 13 della 56^ sezione e 12 della 66^ sezione.

Altri militari delle due sezioni ripiegarono per altra via. Venne, pertanto, formata la 66^ sezione CC.RR. di formazione anche con elementi del 35° Corpo d’Armata al comando del S. Ten. BOLDONI che disimpegnò servizi di polizia e di pattuglia sino al giorno 14 gennaio 1943.

Il giorno 2 gennaio detto per ordine del Generale LERICI Roberto comandante le truppe accerchiate, il suddetto ufficiale con 10 carabinieri dovette affrontare la riottosità armata dei militari di tutte le divisioni che depredavano i magazzini viveri, mettendo in pericolo la situazione alimentare di Cerkowo. Dopo 12 ore di incessante servizio e con una temperature attorno ai 35° sotto zero, sotto il continuo tiro dei mortai e dell’artiglieria nemica, l’ordine venne ristabilito e in un raggio di 600 metri tutte le case viciniori occupate dai militari vennero sgombrate; il giorno dopo il S. Ten. BOLDONI fu preso da forte febbre che lo costrinse a  rimanere a letto per diversi giorni.

In questo periodo i militari dell’Arma, oltre a coloro che si battevano con coraggio sul fronte, disimpegnarono servizi di porta-ordini, staffette, piantonamento e servizio informativo.

Fulgida figura fu quella del Carabinieri GEMIGNANI Vittorio della 66^ sezione addetto alla persona del Generale LERICI quale porta ordini: rimase al suo posto per giorni e giorni, digiuno, ammalato, con i piedi congelati. Non si lamentava; era lì impassibile, con la divisa in ordine.

Meravigliava italiani e tedeschi. L’amputazione degli arti offesi testimonia il suo eroismo, che è stato premiato con la ricompensa della Medaglia d’argento al V.M. con la seguente motivazione:

“”CARABINIERE ADDETTO A SEZIONE MOTORIZZATA DI UNA G.U. ACCERCHIATA DA SOVERCHIANTI FORZE NEMICHE, DURANTE UN ASPRO E FURIOSO COMABATTIMENTO SI PRODIGAVA, BENCHE’ COLPITO DA GRAVI SINTOMI DI CONGELAMENTO, NEL RACAPITARE ORDINI SOTTO MICIDIALE FUOCO NEMICO; AL TERMINE DEL COMBATTIMENTO VENIVA RICOVERATO ALL’OSPEDALE, OVE STOICAMENTE SUBIVA L’AMPUTAZIONE DEGLI ARTI INFERIORI”” Arbusoski-Tschercowo (Russia) 21-23-26 dicembre 1942 – 16 gennaio 1943.

Nella notte del 16 gennaio la divisione, unitamente alle alte truppe  compresa la 66^ sezione, ruppe   il nuovo accerchiamento e riprese la marcia verso le linee italiane, sotto il continuo bombardamento di mortai, artiglierie e mitragliamento aereo e con una temperatura scesa a 40° sottozero.

Dopo 60 Km. il S.Ten. BOLDONI, che per tutto il tragitto aveva guidato a piedi, unitamente al Capitano FAZZI, una slitta con sopra alcuni carabinieri feriti e congelati, alle ore 4,30 del giorno 17 gennaio giunse a Belovosk con 6 carabinieri tra cui erano l’appuntato PALMIERI  e il Carabiniere SPINELLI Donato, entrambi feriti. I rimanenti militari dell’Arma durante l’ultima parte del percorso, sfiniti dalla faticosa marcia, furono raccolti dalle auto-ambulanze e dagli autocarri e trasportati nei vari ospedali. Qualcuno rimase anche a Cercowo perché esausto, ricoverato nell’ospedale di fortuna di quel centro: tra coloro vi fu il Carabiniere BERGAGNI  Quintilio gravemente congelato ai piedi il quale piangeva disperatamente perché aveva appreso qualche giorno prima che il proprio fratello – appuntato pure  dell’arma ed appartenente nella divisione “Torino” – era disperso.

Dopo Belowak i resti raggiunsero  Starabloak, dove la sezione – oramai rientrata nelle nostre linee – venne sciolta.

Il capitano FAZZI fu ricoverato nell’ospedale del luogo  ed il S. Ten. BOLDONI continuò il suo calvario raggiungendo a piedi, in compagnia del Capitano d’art. PAVONI oggi Ten. Col. e capo di S.M. del Corpo di Sicurezza, la città di Carkow, dove  il 26 gennaio fu ricoverato in ospedale per congelamento al piede (2° grado alluce destro) gonoartrite reumatica  ed esaurimento nervoso.

Nei fatti d’arme sopra descritti svoltosi fra il 21 dicembre 1942 ed il 16 gennaio 1943 il reparto lamentò le seguenti altre gravissime perdite: due morti e 42 dispersi. Ecco i nominativi:

 

DECEDUTI:

App.                    RINALDI                          Gino

C/re                      CECCANTI                      Dante

DISPERSI:

Brig,                     GIUFFRIDA                     Giovanni

“                         PARRINI                          Raffaello

V.B.                       PERCECCHI                    Giuseppe

“                         SPIGA                               Salvatore

“                         DI LUCIA                         Fortunato

App.                     PERALTA                         Rosario

C/re                      OLTRINI                           Mario

“                         IACOBELLIS                    Vito                               della legione di Ancona

“                         SOLBANI                          Dino                             della legione di Ancona

“                         FANTINI                           Amedeo

“                         AMBROSINI                     Saverio

“                         SIMONETTI                      Romeo

“                        TRAVASO                         Ottavio

“                        VACCA                             Pasquale                      recuperato dopo la liberazione

C/re                     ANDREANI                     Lorenzo

“                        ANTONUCCI                 Giuseppe

“                        ARRIGONI                      Omero

“                        BACHIDDU                    Francesco

“                        BASTIANI                       Rito

“                        BELGARI                         Ernesto

“                        BELLOTTI                       Giovanni

“                        BONFIGLI                       Vinicio

“                        CASINELLI                    Gemino                          recuperato dopo la liberazione

“                        CECCARELLI                Luigi

“                        CIPRIANO                     Angelo

“                        CONTE                           Sebastiano

“                        CORSINI                        Ezio

“                        COSTA                            Antonino

“                        CROCIONI                    Giuseppe

“                        FIORINI                         Ottavio

“                        FLOSI                             Pasquale

“                        FRANCHI                      Ivo

“                        GERMIGNANI             Vittorio                         recuperato dopo la liberazione

“                        PULIAFITO                   Vincenzo

“                         SOLDATI                      Bramante

“                         SARDI                           Bruno                            recuperato dopo  la liberazione

“                        GIAGNORI                   Gino

“                        GIAMPIETR I                Giuseppe

“                        GONNELLA                  Domenico

“                        LICITRA                         Giovanni

“                        MARCHELLI                Francesco

“                        FANTINI                       Amedeo

 

In tal modo ebbero termine le vicende gloriose dei militari della 66^ Sezione.

Ai seguenti con ordine del giorno n°. 99 del Comando della Divisione “Torino “ fu concesso l’encomio solenne appresso indicato:

 

– M.A.    POGGIANTI        Amedeo

– App.    GIOMETTI           Giovanni

-C/re       ROSSORI             Secondi

–  “          GARFAGNINI     Angelo

–  “          SIMONETTI         Ugo

–  “          SARDI                   Bruno

–  “          GIUSTOLISI         Carmelo

–  “          D’ANNIBALE ORSI    Federico

–  “          MUGNAINI          Leonello

–  “          MORGANTI          Isoliero

–  “          ANTONUCCI       Giuseppe

“”ADDETTO ALLA SEZIONE MOBILITATA , PRESSO G.U.PIU’ VOLTE ACCERCHIATA  DA PREPONDERANTI  FORZE NEMICHE, SUL FRONTE RUSSO, LIGIO ALLE GLORIOSE TRADIZIONI DELLA SUA ARMA, AFFRONTAVA SOTTO CRUENTI BOMBARDAMENTI AEREI PERICOLOSI PARTIGIANI E SBANDATI,.IN UN ASPRO E FURIOSO COMBATTIMENTO,  NEL QUALE LA SUA SEZIONE SI TROVAVA DIRETTAMENTE IMPEGNATA, DAVA PROVA DI SPREZZO DEL PERICOLO, DI SPIRITO DI SACRIFICIO E DI CORAGIO GAREGGIANDO IN EROICA EMULAZIONE CON I FANTI DI UNA GLORIOSA DIVISIONE A RINTUZZARE OGNI VELLEITA’ DEL SOVERCHIANTE NEMICO”” Fronte russo 15 dicembre 1942 – 17 gennaio 1943.

 

Anche il Carabiniere DONNINI Ivo con ordine del giorno n. 83 della stessa G.U. fu concesso un encomio con la seguente motivazione:

“ENCOMIATO: Ottimo motociclista, facendo parte del Corpo di Spedizione Italiano in Russia, ha dimostrato, per più di un anno   di campagna, tra difficoltà logistiche enormi e i disagi del duro inverno, alto spirito di abnegazione prodigandosi con coraggio  e numerosi rastrellamenti di agguerriti partigiani” Fronte russo luglio 1941 – novembre 1942.

Inoltre si trasmette:

– una relazione sui fatti d’arma dal 19.12.1942 al 16.1.1943 ai quali prese parte la 66^ Sezione;

– un ruolino nominativo di detto reparto documenti compilati in data 26.2.1943 dell’allora S. Tenente Attilio BOLDONI  comandante della sezione stessa.

IL COLONNELLO COMANDANTE DELLA LEGIONE

Federico  Gabriele