MASSIMO IACOPI, Federico II il Grande inventa la Guerra Lampo

  

Il 5 novembre 1757 a Rossbach, durante la guerra dei Sette Anni (1756-1763), l’inattesa vittoria prussiana cambia le sorti di una guerra che sembrava ormai incanalata verso una vittoria finale francese. La vittoria  lampo di Federico II di Prussia, che a buon ragione può considerarsi il padre della Blitzkrieg, segna un ribaltamento di alleanze e la consacrazione sulla scena mondiale di una nuova potenza: la Prussia

 

prima di Rossbach, la Prussia poteva al massimo essere considerata appena come un elemento “perturbatore” della pace e dell’ordine europeo, dominato dalla Francia.  Lo stato tedesco, frammentato in tre insiemi geografici (1) ed il titolo di Re di Prussia, concesso all’Elettore del Brandeburgo, Federico Gugliemo I Hohenzollern, re in Prussia (1657-1713), dall’imperatore Leopoldo I d’Asburgo (1640-1705) ci evidenziano che l’appartenenza dei due terzi dei suoi territori al Sacro Romano Impero Germanico impedisce di fatto l’accessione ad una sovranità piena che, lo porrebbe come concorrente dello stesso imperatore. Suo figlio Federico Guglielmo I (1688-1740), regna dal 1713 al 1740 e militarizza, con gli Junkers (2),  la società e lo stato prussiano, organizzando un esercito di professionisti di circa 80 mila uomini – uno sforzo notevole per uno Stato che conta poco più di 2 milioni di abitanti –  strumento che egli impiega con parsimonia (3). Sarà suo figlio Federico II (1712-1786) quello che porrà questo formidabile ed eccezionale strumento al servizio di una politica estera di conquiste. Federico, salito al trono ameno di 30 anni, vi resterà per circa mezzo secolo e trasformerà la Prussia in una potenza fra le più temibili dell’Europa centrale, se non di tutto il continente. Sei mesi dopo la sua accessione al trono, il monarca prussiano scatena la Guerra di Successione d’Austria (1740-1748) occupando, senza dichiarazione di guerra, la Slesia, ricca provincia austriaca che fornisce un quinto delle risorse degli Asburgo. L’arciduchessa Maria Teresa d’Austria (1717-1780), sarà costretta a cedergli, nel 1745, per poter fronteggiare altri attacchi e per poter insediare suo marito Francesco di Lothringen (Lorena 1708-1765), sul trono imperiale che la donna non poteva occupare di persona.

 

Rovesciamento di alleanze

In occasione di questo conflitto, la Francia si allea alla Prussia: le ambizioni di questa potenza emergente dell’Europa centrale, lontana dalle frontiere del regno, potevano risultare utili alla sua politica e nella sua rivalità più che secolare con gli Asburgo. Questa decisione francese si rivela opportuna, poiché l’Austria, già vinta sul fronte dell’est, verrà battuta anche ad ovest, dove gli eserciti reali, magistralmente guidati da Maurizio di Sassonia (1696-1750) occuperanno la totalità dei Paesi Bassi austriaci (il Belgio attuale). Ma la Francia non riuscirà a conservare nessun pegno territoriale delle sue conquiste, in occasione della Pace di Aix la Chapelle (Aachen) nel 1748. Per l’occasione conieranno l’espressione “lavorare per il re di Prussia” per qualificare un lavoro non remunerato dove un altro soggetto ne trae vantaggio. Risparmiando l’Austria, la diplomazia francese non voleva, indubbiamente, chiudersi nessuna porta per il futuro; la sua preoccupazione principale era rappresentata dalla situazione nell’America del Nord, dove i coloni britannici, molto più numerosi di quelli francesi, non smettevano di occupare territori sotto il controllo della Francia. Nel 1754, sarà proprio un incidente sulla linea dei forti francesi sull’Ohio che darà fuoco alla miccia che porterà alla guerra; nel 1756, la Prussia si mette d’accordo con l’Inghilterra, suo nemico di ieri, che trova, in tal modo, un protettore per il suo possedimento dell’Hannover. L’Austria vi intravvede l’opportunità per recuperare la Slesia con l’aiuto francese: nel maggio 1756 Luigi XV (1710-1774) accetta l’alleanza, ancora impensabile un anno prima ed i nemici di due secoli, riconciliati, vengono affiancati dalla Sassonia, dalla Svezia e soprattutto dalla Russia, anch’essa inquieta dalla preoccupante crescita di potenza della Prussia.

Federico II, di fronte a questo mortale accerchiamento, prende l’iniziativa occupando la Sassonia, ma viene battuto a Kolin (18 giugno 1757), davanti Praga, da un esercito austriaco; nel corso dell’estate seguente la Slesia viene invasa dal principe Carlo V di Lorena (1643-1690), mentre l’Hannover viene occupato dai Francesi. Federico, con tre eserciti che convergono su di lui, rischia di essere annientato, ma approfittando della sua posizione strategica centrale, decide di battere un avversario alla volta,  che, tra l’altro, incontrano serie difficoltà a coordinarsi, tenuto anche conto dei mezzi di comunicazione dell’epoca. Con l’esercito russo bloccato davanti a Königsberg, il re di Prussia decide di attaccare l’esercito francese di Carlo di Rohan, Principe di Soubise (1715-1787), che avanza in direzione della Sassonia, per impedire di ricongiungersi con l’esercito austriaco di Carlo di Lorena.

Soubise ha ai suoi ordini circa 40 mila uomini, di cui un quarto Austriaci; Federico, da parte sua, ne allinea poco più della metà, in quanto ha subito notevoli perdite a Kolin ed è costretto anche a coprire Berlino per impedire all’esercito di Luis François Armand de Vignerot du Plessis, Duca di Richelieu (1696-1788), che proviene dall’Hannover, di ricongiungersi con quello del Soubise. Ma egli dispone di netta superiorità in artiglierie. Dopo diversi giorni di manovre dilatorie, i due eserciti vengono a trovarsi a meno di 5 Km. di distanza, proprio il 5 novembre 1757. Federico si accampa fra i villaggi di Rossbach e di Bedra, a nord di Naumburg; il comandante del corpo austriaco, feldmaresciallo Giuseppe Maria Federico di Sassonia, Duca di Hildburghausen (1702-1787), convince il Soubise di impegnare battaglia aggirando le linee prussiane da sud e l’esercito coalizzato si mette in marcia su due colonne principali ed una di riserva, che sfilano a buona distanza di Prussiani.

 

Stupore e confusione

In un primo tempo, Federico pensa che Soubise si stia ritirando alla ricerca di rifornimenti; egli si prende anche il tempo di pranzare senza troppo preoccuparsi delle manovre nemiche. Ma quando un ufficiale gli fa notare che gli alleati stano biforcandosi verso est, il re decide di approfittare dell’opportunità offertagli dall’avversario. Egli fa arretrare le sue truppe dietro una linea di colline che lo sottraggono all’osservazione nemica, quindi schiera le sue forze con fronte a sud, occupando, in particolare, la sommità della collina denominata Giano, che fornisce un evidente vantaggio tattico. La sua cavalleria, comandata da Federico Gugliemo Von Seydlitz (1721-1773), che l’ha già salvato dal disastro di Kolin, prende posizione più ad est, ben nascosta. Soubise e Hildburhausen, vedendo le truppe prussiane che si ritirano, temono che Federico possa loro sfuggire e decidono, pertanto, di affrettare il loro movimento di rotazione verso il nord e di mandare avanti la loro cavalleria per intercettare i Prussiani in modo da obbligarli a dare battaglia, contando di occupare prima di loro la linea delle colline. Così facendo, essi contribuiscono ad accentuare la confusione nella manovra delle loro colonne, già perturbate da due conversioni successive, in quanto i cavalieri sono costretti ad infiltrarsi nel mezzo delle altre unità per portarsi davanti a loro. Ma invece di trovarsi di fronte ad un esercito in ritirata, essi cadono su una collina difesa e su diversi cannoni in batteria che li fulminano dalla sommità del Giano e quindi essi vengono attaccati dai 38 squadroni del von Seidlitz. I corazzieri austriaci riescono comunque a sostenere la prima carica, ma la seconda ondata d’attacco travolge tutta la cavalleria alleata che si ritira nel massimo disordine.

La fanteria francese tenta a sua volta di conquistare la collina Giano, ma le compatte colonne d’assalto offrono consistenti obiettivi agli artiglieri ed ai fanti prussiani, che li dominano tatticamente. L’artiglieria francese, incastrata nel mezzo delle colonne disorganizzate, non riesce ad appoggiare gli sfortunati fanti, che sono inizialmente costretti a ripiegare senza neanche essere riusciti ad arrivare a contatto con l’avversario e successivamente spazzati da un ritorno di carica della cavalleria del von Seidlitz e da nuove truppe prussiane che sboccano dalla cima della collina. A meno di due ore dopo l’inizio dello scontro, l’esercito coalizzato è in rotta, avendo perduto 8 mila uomini, di cui 5 mila prigionieri, quando i Prussiani, che al momento hanno impegnato la cavalleria e meno di 10 battaglioni di fanteria, contano meno di 200 morti.

Il disastro avrebbe potuto essere completo se Federico avesse deciso di inseguire l’esercito in ritirata; ma egli doveva spostarsi velocemente (4) verso la Slesia dove ottiene, un mese più tardi, una nuova vittoria sugli Austriaci a Leuthen (5 dicembre 1757), mettendo in pratica il principio moderno della Blitzkrieg. Gli anni seguenti risulteranno decisamente meno trionfanti: i Prussiani subiranno sconfitte su sconfitte di fronte agli Austriaci ed ai Russi. Federico II arriverà persino a pensare al suicidio dopo la sconfitta di Kunersdorf (oggi Kunowice in Polonia) contro gli austro-russi il 12 agosto 1759. Ma la Prussia, quando sembra ormai nuovamente sul bordo dell’abisso, viene salvata dalla morte della zarina Elisabetta 1^ di Russia (1709-1762), il 5 gennaio 1762, suo nipote e successore Pietro III (Carlo Pietro Ulrico di Holstein Gottorp (1728-1762), è un ammiratore di Federico (5) e si affretta a mettere fine alla guerra ! I due nemici, spossati – La Prussia, ha perso il 10% della sua popolazione – firmano una pace che prevede la ricostituzione della Sassonia, ma anche il definitivo possesso della Slesia per la Prussia. Essi finiranno anche per riconciliarsi a spese della Polonia, che cancelleranno (sparizione della Polonia) dalle carte geografiche con la complicità della Russia, in tre tempi diversi (1772, 1793 e 1795).

 

Conflitto di memorie

La battaglia di Rossbach, anche se non ha posto termine al conflitto ha avuto nondimeno un effetto considerevole sul suo sviluppo successivo.. La sconfitta dell’esercito francese, allora considerato il più potente del continente, anche perché supportato da un paese più popolato (dieci volte più della Prussia nel 1750), colpisce di stupore tutta l’Europa. La perdita militare non era irreparabile, mentre la perdita di prestigio risultava notevole; geopoliticamente la non sconfitta della Prussia impedirà alla Francia di consolidarsi sulla scena dei teatri di guerra mondiali (America, India), dove era in gioco l’egemonia planetaria. La Francia vi perderà la quasi totalità del suo primo impero coloniale, non essendo riuscita a conservare pegni territoriali in Europa (Hannover, in particolare), che gli avrebbero permesso di negoziare sui territori ultramarini (Trattato di Parigi del 1763). Inversamente, a Rossbach, la Prussia si scopre grande potenza. Non è per caso se Federico II farà costruire sui luoghi dello scontro un obelisco, che non verrà poi fatto più costuire per qualsiasi altra vittoria. Se il nazionalismo tedesco, nel senso di una concezione razionalizzata dell’unità politica, risulta appena in embrione nel XVIII secolo, il sentimento pan germanico si è ritrovato vivificato da questa vittoria su uno stato che per certi aspetti affascina e seduce numerosi tedeschi, ma che certamente la cui azione geopolitica ha sempre fatto di tutto per impedire la riunificazione dei membri sparsi della Germania ed i cui eserciti si sono a volte scatenati in traumatiche esazioni (6).

Federico II, non ha dunque usurpato il suo epiteto di “Grande”, in quanto egli ha trasformato la Prussia in una temibile potenza, ingrandendo ancora il suo territorio, unificando geograficamente le due parti orientali, grazie alla spartizione della Polonia del 1772 (passando dai 118 mila ai 200 mila Km2). Egli ha ottenuto in questo stesso anno il titolo di re di Prussia ed i Prussiani ne hanno tratto un sentimento di superiorità che si estrinsecherà, preferibilmente, a spese della Francia.

Per i Francesi, Rossbach e le sue conseguenze confermeranno l’opinione sfavorevole nei confronti di Luigi XV e la sua curiosa gestione delle “risorse umane”. Soubise verrà nominato Maresciallo, mentre il generale d‘Estrées verrà rimpiazzato, dopo aver conquistato l’Hannoverato. Una parte della buona società francese, con Voltaire in testa, nella sua posizione di grande amico e mentore di Federico II, si rallegrerà persino della sconfitta e trovando tante qualità nei Prussiani, così previdenti e marziali. Trenta anni più tardi, gli eredi di questa corrente filosofica penseranno al nipote di Federico II, il feldmaresciallo Carlo Guglielmo Ferdinando duca di Brunswick (Braunschweig) Luneburg Wolfenbuttel (1735-1806), come modello del principe istruito e ragionevole, per rimpiazzare i Borboni sul trono di Francia. Ma per i militari francesi, il ricordo dell’umiliazione subita a Rossbach spingerà Napoleone (peraltro conscio degli errori commessi dal Soubise) a far smantellare, appena quattro giorni dopo la doppia disfatta inflitta ai Prussiani a Jena ed Auerstadt (14 ottobre 1806) l’obelisco di Rossbach, che si trovava ad appena una cinquantina di Km. dalle predette località. Il vincitore di Jena porterà a Parigi la spada del grande Federico e le bandiere perdute nel 1757. Infine il trattamento brutale inflitto alla Prussia dal Trattato di Tilsitt, mezzo secolo dopo Rossbach (1807), forse porta ancora il segno di questo desiderio di vendetta. Questo nuovo trauma susciterà, per contro, il recupero prussiano ed i Discorsi alla Nazione Tedesca di Johann Gottlieb Fichte (1762-1814). Breviario della costruzione nazionale che doveva poi portare al II Reich, proclamato nel 1871 nel castello di Versailles.

 

NOTE

(1) Il nucleo storico della Prussia si trova ai confini della Polonia e di paesi baltici, il suo cuore politico è rappresentato dall’Elettorato del Brandeburgo, intorno a Berlino ed il terzo insieme costituito da piccoli territori separati a nord ovest della Germania, fra cui l’Hannover;

(2) Gli Junker (dall’alto tedesco antico Juncherre, Jung Herr in tedesco, “giovane signore”) erano l’aristocrazia terriera della Prussia. Gli Junker formavano un gruppo sociale ristretto e compatto, fortemente conservatore nelle abitudini comportamentali e nelle inclinazioni politiche. Esercitavano un ruolo di primo piano nella vita della Prussia dapprima e dell’Impero tedesco in seguito, fornendo i vertici militari e della burocrazia statale; fino alla metà del XIX secolo i loro contadini erano soggetti alla servitù della gleba;

(3) Il suo gusto per la vita militare e per le cose militari gli ha fatto guadagnare il soprannome di “Re Sergente”, traduzione non proprio corretta del termine tedesco Soldatenkönig (letteralmente il Re dei Soldati);

(4) Essendosi sbarazzato dei suoi carri di rifornimento, il suo esercito percorre circa 280 Km. in 13 giorni, ovvero un poco meno di 20 Km. al giorno, due volte di più di un esercito del tempo;

(5) La sua Prussofilia gli ispira alcune riforme interne che contribuiranno a farlo detestare e spianare la strada al rovesciamento da parte di sua moglie, Caterina, dopo circa 6 mesi di regno. Egli sarà poi assassinato qualche mese dopo;

(6) La memoria collettiva tedesca conserverà, in tal modo, fino al XX secolo, il ricordo delle due devastazioni nel Palatinato da parte degli eserciti francesi, nel 1674 e nel 1689. Ed i Trattati di Westphalia (1648) hanno consacrato lo spezzettamento del Sacro Romano Impero Germanico in 350 entità autonome. Sarà, comunque, la Francia, con Napoleone e la sua Confederazione del Reno, che darà inizio nel 1806 ad un primo raggruppamento di Stati tedeschi, da un lato per sottrarli all’influenza austriaca e dall’altra per creare un ostacolo alla minaccia prussiana.