NICOLò PAGANELLI. La Protezione degli Assetti Civili e Militari in Zona di Rischio Insorgenza: nell’area di Tajikistan Uzbekistan e Mali Niger

  

“La Protezione degli Assetti Civili e Militari in Zone a Rischio Insorgenza: nell’Area di Tajikistan-Uzbekistan e Mali Niger” è il titolo della Tesi, qui sintetizzata, per il Corso di Perfezionamento e Aggiornamento Professionale in Antiterrorismo Internazionale (2020/2021) all’UNICUSANO di Roma, al fine di valutare soluzioni a protezione degli assetti civili e militari riguardo insicurezza e instabilità presenti nelle aree di Tagikistan-Uzbekistan e Mali-Niger analizzando storia, geografia e situazione attuale, formulando riflessioni per scenari futuri, con cenni su come proteggere gli assetti e la metodologia più efficace per farlo: il CARVER.

Il Mali (ex Sudan Francese) era unito al Senegal nella Federazione del Mali dal 20/06/1960. Caduta essa, il Mali diventa indipendente il 22/09/1960. Dopo il Presidente (Pres.) Modibo Keïta (1960-68), subentra il dittatore militare Moussa Traoré (1968-91); dal 1992 inizia la democratizzazione con Presidenti eletti. Nel 2012 un Golpe depone il Governo e sospende la Costituzione sfruttando il brutto periodo nel nord del Paese dove ex milizie libiche ridestano i ribelli Tuareg (MNLA), sostenuti da movimenti islamici integralisti legati ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Ansar Dine/MUJAO), controllando l’area. L’11/01/2013 un corpo di spedizione francese, più truppe Ciad-Niger, interviene a sostegno dell’Esercito maliano riconquistando gran parte delle zone occupate. Nel 2013 si avvia la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA), a supporto anche del corretto svolgersi di nuove elezioni. Dopo gli Accordi di Pace (2015), continuano atti di guerriglia: l’integralismo sunnita si salda con rivendicazioni di minoranze etniche (Tuareg-Fulbe) creando nel 2017 il Gruppo di sostegno dell’Islam e ai musulmani negli scontri tra allevatori nomadi (Fulbe) e agricoltori (Bambara-Dogon). Il Golpe 2020/2021 fanno sospendere il Mali da UA e ECOWAS. Nel 2012 ONU e UE approvano la missione EUTM Mali per formare le FF.AA. maliane (da aprile 2013). Situato nell’Africa Occidentale, senza sbocchi sul mare, confina a S con Costa d’Avorio-Guinea, a SE con Burkina Faso, a O con Mauritania-Senegal, a E con Niger, a N con Algeria. Dati: sup. tot. 1.248.574 kmq; capitale Bamako; pop. tot. 19.418.097 ab. (2018), densità 15,55 ab./kmq; lingua Francese (uff.), Arabo, Mande, lingue camitiche (berberi); relig. Musulmani (magg.), Cristiani, Animisti/Credenze tradiz./altri. Pres. Bah Ndaw (2020), Assimi Goïta (2021); Premier Moctar Ouane (2020), Choguel Kokalla Maïga (2021). Il territorio è formato da altipiani di media quota ed è al 65% desertico col Sahara a N. Il fiume Niger percorre 1.693 km in Mali (navigabile a S) con un delta fertile, linfa vitale del Paese. Il clima è steppico-desertico con aree distinte per precipitazioni e temperature. Principali città sono Bamako (Capit.) e Capoluoghi (omonime Regioni) Gao, Kayes, Kidal, Koulikoro, Mopti, Ségou, Sikasso e Timbuktù: 9 regioni, 49 Circondari, 703 Comuni. Al centro-sud vivono 3/4 dei maliani, 1/3 in aree urbane; a nord è raro trovare gente. Etnie: Bambara, Fulbe (Fulani/Peul/Toucouleur), Sonike (Sarakollé), Senufo, Dagon, Malinke (Mandingo), Bobo, Songai, Tuareg, altri (Bozo). L’aumento demografico spinge flussi verso Senegal e UE. L’economia sta ai prezzi di oro e cotone come la crescita all’insicurezza. L’agricoltura dà tanto lavoro. Rilevanti cotone (esportato), pesca fluviale e foreste per gomma arabica e legname. Molto importante il settore estrattivo (oro, sale, diamanti, ecc.), ma limitato quello manifatturiero. I rischi sono alti con sequestri e terrorismo in tutto il Paese, specie a N. L’instabilità politica peggiora con proteste violente e i conflitti interni al popolo producono sempre vittime; dal 2016 vi è lo Stato d’Emergenza dati i ripetuti attacchi nelle Regioni Mopti, Gao, Kidal, Timbuctu fatti da terroristi/criminali verso militari. Dal 2015 al 2020 si hanno attacchi a basi militari, hotel, luoghi di culto, ecc.; pericolose le zone di confine con Mauritania-Niger e Regioni Timbuctu/Gao; sul confine algerino passano milizie. Bamako è sicura ma con microcriminalità. Si consiglia la sospensione di attività aziendali estere o di rafforzarne la sicurezza. Sempre importante è la sanità del Paese in cui ci si trova: in questo caso è quella di uno Stato ancora in sviluppo, con alto tasso di malattie infettive e ospedali affidabili solo a Bamako.

Ex Colonia francese, il Niger è indipendente dal 03/08/1960. Nel ’74 si afferma un Regime militare fino alla Transizione (1991): le elezioni del 1993 consentono un governo democratico. Nel 2010 un Golpe depone il Pres. Tandja, che nel 2009 fece la riforma costituzionale per ricandidarsi al 3° mandato; con le elezioni 2011 si ritorna all’ordinamento democratico. Al nord sono attivi ribelli Tuareg, con il Movimento dei Nigerini per la Giustizia (MNJ) e gruppi integralisti sunniti, soprattutto nelle frontiere con Mali, Burkina Faso e Nigeria. Nel 2016, Mahamadou Issofou diventa Presidente, poi rieletto. Il Golpe 2021, fallito, minava l’ascesa del neo-Pres. Mohamed Bazoum. Situato in Africa Occidentale, senza sbocchi sul mare, confina a S con Nigeria-Benin, Burkina Faso-Mali a O, Ciad a E, Libia a NE, Algeria a NO; prende il nome dal fiume Niger. Dati: sup. tot. 1.267.000 kmq; capitale Niamey; pop. tot. 22.442.948 ab. (2018); densità 17,71 ab./kmq; lingua Francese (uff.), Djerma, Hausa, Kanuri, Poular, Tamachek, idiomi locali; relig. Musulmani (magg.). Il terreno è occupato per 2/3 dal deserto e per 1/3 dal Sahel, con valle del fiume Niger a SO e Lago Ciad a SE. Il sud è popolato e fertile. Famosi i letti secchi di fiumi antichi (dallol). Il fiume Niger (525 km entro i confini nigerini) è semi-navigabile e interrotto da rapide; pochi affluenti di sinistra portano acqua al principale. Il clima è desertico a N e semi-desertico a S con poche piogge estive. La flora si sviluppa nelle oasi del Sahara, nella steppa saheliana e nella savana arborata; con fauna tipica di queste zone. il Parco Nazionale W ne è il più ricco in Africa Occidentale. Vi sono 7 regioni, 36 Dipartimenti, 129 Comuni: Agadez (più estesa), Diffa, Zinder, Maradi, Tahoua, Tillabéri (con Niamey), Dosso. Principali città: Niamey (Capitale), Zinder (più antica, ex-Capitale fino 1926), Maradi e Tahoua. Etnie: Hausa, Djerma-Songhai, Tuareg, Fulbe, KanuriManga, Arabi, Toubou, Gourmantché, altri. Crescita demografica, scontri e scarsità di risorse naturali spingono flussi verso l’UE. Col sottosuolo ricco di risorse, il Paese è molto povero con corruzione e ricavi trattenuti da compagnie minerarie; vitali gli aiuti internazionali. Molto importanti l’agricoltura, minata dalla desertificazione, e l’allevamento. Tanti giacimenti di Uranio, gesso, sale, carbone, oro; i Cinesi sfruttano il petrolio. Industrie: manifatture tessili, una raffineria e vari impianti. La sicurezza è minacciata dai conflitti dei Paesi vicini, con scontri armati e attentati terroristici. Milizie e terroristi vivono autofinanziandosi di contrabbando/sequestri: organizzati, addestrati, attivi all’estero, in contatto con la criminalità organizzata locale. Dal 2009 vari stranieri sono stati rapiti nell’area sahelo-sahariana tra cui turisti, lavoratori, personale ONG. Il rischio terrorismo/sequestri è alto in tutto il Paese, specie nelle Regioni Diffa, Tahoua e Tillabéri dove dal 2017 vige lo Stato d’Emergenza. Le Autorità tengono alta l’allerta per possibili attentati specie in certe ricorrenze, festività (es. Ramadan). Dal 2018 al 2020 si ebbero continui attacchi e rapimenti con obiettivo basi militari, personale FF.AA., strade statali/montane, centri urbani, aziende estere, hotel, ecc. fatti da terroristi jihadisti (AQMI/Boko Haram/MUJAO), milizie ribelli, criminalità organizzata, oppositori. Si raccomanda di rafforzare la sicurezza aziendale. Eccetto strutture sanitarie private e buone farmacie a Niamey, le condizioni igieniche sono scarse e la sanità è di basso livello, necessitando l’evacuazione medica in casi gravi; si hanno le Clinique Gamkalley, Pasteur, Kaba, Magori e l’Hôspital National De Niamey. Diffuse malattie endemiche, specie in zone rurali.

Il Tagikistan ha una Storia antica: dal 600 a.C. Imperi e Califfati si succedettero con Kamboja, Achemenidi, Ellenici, Arabi, Mongoli, Turchi, Persiani/Bukhara. Da Provincia russa a RSS Tagika dopo la Rivoluzione del 1917; con la resistenza dei ribelli islamici (Basmachi), nel ’29 il Paese viene riconosciuto dall’URSS. Le città Bukhara e Samarcanda (antiche capitali culturali iraniche in Asia Centrale) furono spostate fuori Tagikistan dall’amministrazione sovietica, in RSS Uzbeka, e Dušanbe divenne Capitale tagika. Movimenti legati al Sufismo attuarono la resistenza culturale del Paese, creando nel ’70 il Partito Islamico della Rinascita con ribellioni e disordini fino all’uscita del Tagikistan dall’URSS (1991). La Guerra Civile tra islamici e democratici risultò in: devastazione del Paese, pulizia etnica controversa, 100.000 morti, 1,2 milioni di profughi. Nel ’97 il Pres. Emomali Rahmon (dal 1994) firma con l’Opposizione il Cessate il Fuoco. Nel 1999 si ebbero elezioni pacifiche ma segnalate ingiuste dagli oppositori e Rahmon venne rieletto. Dopo l’11/09/2011 truppe di USA, India e Francia giunsero nel Paese, e fino all’estate 2005 truppe russe difesero il confine con l’Afghanistan. Situato in Asia Centrale, senza sbocchi sul mare, confina a N con Kirghizistan, a S con Afghanistan, a E con Cina e a O con Uzbekistan. Dati: sup. tot. 142.600 kmq, capitale Dušanbe, pop. tot. 9.126.600 ab. (2018), dens. 64 ab/kmq, lingua Tagico (uff.), Russo, Uzbeco; relig. Islam (magg.), Cristiani, Ebrei, Zoroastriani, altre/atei. Più del 90% montuoso, il Paese ha le vette più alte dell’Asia Centrale (Picco Ismail Samani 7495 m). A SO e NO vi sono aree pianeggianti. Nel 2011 il Paese cede 1000 kmq di terra tagika alla Cina. Il Tagikistan appartiene all’antica regione Transoxiana, delimitata dai grandi fiumi Amudar’ja e Syrdar’ja. Il clima del Paese è in generale continentale (alpino in quota) con grandi escursioni termiche, poche piogge (a ovest) e inverni miti. Il Paese ha 4 Province: Dushanbe (Capitale), Suğd, Chatlon, Gorno-Badachshan (aut.), divise nei Distretti Chujand, Dushanbe, Bochtar, Choruğ. Etnie: Tagiki, Uzbeki, Kirghisi, Russi, Turkmeni, Arabi/Tatari, Yagnobi/altri. Il diffuso allevamento compensa la poca terra coltivabile (cotone). Le risorse minerarie sono tante e, nonostante l’industria poco sviluppata, il potenziale idroelettrico è alto (4 grandi dighe). Vitali le rimesse di emigrati in Russia. Cina e Russia stanno consolidando la loro presenza militare nel Paese. Nonostante lo sviluppo positivo del Paese dopo la Guerra Civile 1992-1997, è sempre probabile un rapido peggioramento della sicurezza, con tensioni economiche e criticità. Le Autorità, per possibili attentati terroristici, vietano viaggi in alcune zone. La situazione pare calma e fluida: massima cautela però, specie fuori dalla Capitale in zone frontaliere e isolate, poiché il rischio terrorismo è elevato e vi sono numerosi arresti di sospettati appartenenti a cellule estremiste islamiche. La crisi economica e il rientro di emigrati aumentano l’insicurezza generale (aggressioni a Polizia Locale a Dušanbe/dintorni). Rari i reati contro stranieri. Zone pericolose: confine col Kirghizistan (guerriglia interetnica), Provincia Aut. Kuhistoni-Badakhshon (traffici illegali/scontri/aree minate/ordigni inesplosi), confine con Afghanistan (infiltrazioni di terroristi), confine con Uzbekistan (scontri interetnici/mine anti-uomo); criminalità e microcriminalità sono in leggero aumento (Dušanbe). Le Autorità consigliano di rafforzare le misure di sicurezza aziendale. Vigono disposizioni giuridiche particolari (divieto fotografia, ecc.). Il Paese è in una zona sismica attiva, è soggetto a inondazioni (piogge abbondanti), valanghe, colate fangose, caduta massi/frane, isolando località per giorni. Le strutture mediche non soddisfano gli standard: attrezzature sanitarie inadeguate, molti farmaci irreperibili, igiene carente. Malattie/ferite serie necessitano cure fuori Stato. Diffusa la malaria.

L’Uzbekistan è uno dei più antichi territori abitati da 40-50 mila anni fa, origine dei popoli indoeuropei. La sua lunga Storia ha visto grandi migrazioni, ascese e cadute di imperi e dinastie, invasioni, guerre, Califfati ed Emiri, producendo grandi cambiamenti nella costituzione etnica. Il Paese lo stesso percorso del Tagikistan con Samanidi Persiani, Karakhanidi, Turchi Selgiuchidi, Impero Corasmio, Mongoli e Turco-Mongoli (Gengis Khan), Impero Timuride (Tamerlano). Con gli Arabi, Samarcanda è il primo centro musulmano di produzione cartacea. Dal 1813 il Paese fu centro del Grande Gioco tra Inglesi e Russi, finito con la Convenzione Anglo-Russa (1907). Nel 1916 gli Uzbeki si ribellano ai Russi, ma l’annessione all’Impero creò buone relazioni socio-culturali, scambi commerciali, trasporti ferroviari, istruzione, industria e veloce sviluppo economico. Nel ’24 i Russi creano la RSS Uzbeka includendo il Turkestan (in parte) e le Repubbliche Bukhara e Khorezm (ex-Khanati). Nel ’29 la RSS Tagika uscì dall’Uzbekistan. Il Paese ebbe una forte russificazione col trasferimento di gente e industrie pesanti. Nel 1989 scoppiano scontri interetnici (Pogrom) nella Valle Fergana contro i Turchi-Mescheti (georgiani), che fuggono. Il Paese è indipendente dal 31/08/1991 (01/09/91). Dal ’91 al 2016 il Pres. Islom Kamirov (1990-1991 Pres. RSS Uzbeka) vietò i partiti oppositori e represse l’Islam, controllando e censurando i media ed attuò misure di antiterrorismo supportando gli USA nel 2001 con basi per operazioni in Afghanistan, ottenendo aiuti strategici-economici. Ritornato pro-Russia nel 2005, ha tensioni con i vicini Stan per la leadership nell’area. Morto Kamirov (2016) sale il Pres. Šavkat Mirzijaev con cambiamenti politici. Situato in Asia Centrale, senza sbocchi sul mare, confina a N e NO con Kazakistan, a S con Afghanistan e a SO con Turkmenistan, a E e SE con Kirghizistan-Tagikistan. A O c’è la Rep. Aut. del Karakalpakstan. Dati: sup. tot. 444.103 kmq; capitale Taškent (città indip.); pop. tot. 33.905.242 ab. (2020), dens. 76,35 ab/kmq; lingua Uzbeco (uff.), Russo, Tagico; relig. Islam (magg.), Cristiani Ortodossi, atei/altri. Il territorio è 4/5 desertico al centro con a E i monti Tian Shan e a NO il Lago d’Aral (era uno dei più grandi al mondo) e gli antichi Sir-Darya e Amu-Darya. Qui il clima continentale ha lunghe estati calde e freddi inverni. La flora è quella tipica desertica. Si hanno la Rep. Autonoma Karakalpakstan e 12 Regioni: Andijan, Bukhara, Jizzax, Fergana, Kashkarsaya, Khorezm, Namangan, Navoiy, Samarcanda, Sirdaryo, Surxondaryo, Taškent. Etnie: Uzbeki, Tagiki, Kazaki, Russi, Caracalpaki, Kirghisi, Coreani, Tatari, Turkmeni, Ucraini, altri. Nel 2017-2018 Mirzijaev fece riforme per favorire investimenti esteri e la libera economia. Il cotone è la coltura principale, oltre pomodori, ortaggi, frumento, frutta. Nota la pregiata pecora Karakul turkmena, una delle più antiche (Babilonesi XV a.C.). Il suolo è ricco di gas, petrolio, uranio, lignite e tanti metalli lavorati nelle industrie pesanti. Oggi il Paese è stabile grazie alle politiche di Kamirov; Mirzijaev si aprì democraticamente aspirando alla guida dei 5 Stan assieme a Kazakhstan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan verso un’economia comune per rapportarsi a UE-USA, compensando influenze di Cina-Russia; tutti attraversati da rotte della Belt & Road Initiative (mega-progetto di Xi Jinping nel 2013 per logistica Europa-Asia), mentre Russia, Azerbagian, Kazakhstan, Iran e Turkmenistan (20 anni di trattative) si dividono Mar Caspio e risorse, impedendo presenze militari estere. Oggi il Paese è lo Stan più popoloso e il suo Governo è modello per gli altri. Sono possibili tensioni politiche e il rischio terrorismo è alto dato l’instabile Afghanistan. Al confine col Kirghizistan si hanno scontri tra etnie. Taškent, Samarcanda, Khiva, Nukus e Bukhara sono sicure e unità speciali di Polizia Locale (Safe Tourism Units) assistono i turisti. Presenti Movim. Islamico dell’Uzbekistan e Akramia. Campi minati non segnati/mine anti-uomo piazzate sulle frontiere con Afghanistan/Tagikistan/Kirghizistan. Probabili bersagli: strutture militari/civili, personale FF.AA., strade, ambasciate estere, ecc.; consigliate misure di sicurezza aziendale rafforzate. Vi è attività sismica frequente, il tempo muta rapidamente isolando le località. A Taškent il livello delle strutture sanitarie è discreto, fuori è sotto la media europea, ma aumentano quelle private estere; negli anni si è progredito nella prevenzione/contrasto di malattie infettive.

In generale le strutture critiche da difendere sono: centri/edifici governativi, sedi diplomatiche (ambasciate/consolati), quartieri generali (QG)/basi delle Forze di Sicurezza, stazioni di Polizia/penitenziari/tribunali, infrastrutture di comunicazione/media, strade/ponti, aeroporti, dighe idroelettriche, centrali elettriche, pozzi petroliferi/raffinerie, sorgenti acqua potabile/sistemi smaltimento liquami, cliniche/ospedali, scuole/università, luoghi di culto. Vitali per la stabilità nonché potenziali bersagli. Nello specifico: caserme/aero-campi/sedi di Unità/Comandi Operativi/Enti, magazzini/parchi/stabilimenti di mezzi/materiali di alto valore, depositi di muniz./equipaggiam./ecc., installazioni attive con normale protezione fisica/sistemi protettivi elettronici o inattive per custodia materiale di basso valore. Senza una sufficiente dettagliata analisi descrittiva delle diverse minacce, risulta difficile determinare precisamente il quantitativo di protezione richiesta per difendere e salvaguardare un assetto da inaccettabili conseguenze di un attacco. Rischi e minacce per la sicurezza sono: attacchi balistici armati, IED/bombe piazzate (mine anti-uomo/carro), attacchi suicidi, distruzione assetti, sommosse violente, campi di ordigni inesplosi, movimenti islamici radicali, guerriglieri/milizie (confini/frontiere), passaggio terroristi da Stati vicini, criminalità organizzata, microcriminalità (furti/ecc.), rischi CBRN, rischi/attacchi Cyber (hacker). Tre i concetti di Sicurezza: Safety con antinfortunistica (DPI), antincendio, ecc.; Security con prevenzione e protezione da atti ostili a difesa di Organismi, Enti, aree, persone fisiche e installazioni, con misure interne/esterne usando apparecchi/mezzi/uomini idonei a sorvegliare e contrastare le minacce; Sicurezza delle Informazioni (INFOSEC) a tutela di informazioni e loro ricezione/trasmissione sicura, come il trattamento di documenti classificati (Segreto Militare/di Stato). Si parla di Protezione e Difesa: normalmente c’è il Dispositivo di Sicurezza (vigilanza, ecc.); operativamente si adotta il Piano di Difesa (procedure pianificate Force Protection); entrambi devono avere punti comuni, con minimi tempi di reazione per contrastare la minaccia e misure quali: sequenza ordinata di barriere fisiche/procedurali (Difesa in Profondità), deterrenza, difesa diretta (attiva/passiva), tutto in sinergia limitando le risorse umane. I livelli delle aree interne sono: Vitale (accessi, ecc.), Critico (aree riservate/uffici), Sensibile (locali tecnici/magazz.), con vari moduli di controllo. Le minacce hanno 4 livelli di pericolosità secondo la gravità. La Metodologia CARVER (Criticality, Accessibility, Recoverability, Effect, Recognizability) è il metodo analitico per  valutazione obiettivi e loro vulnerabilità (e non solo) secondo i criteri: Criticità (singoli punti critici e grado importanza sistema), Accessibilità (facilità accesso/efficacia sicurezza), Recuperabilità (tempo/sforzo per ripristino da attacchi), Vulnerabilità (livello esposizione a attacco, basato su capacità avversarie), Effetto (scopo/conseguenze impatto di azioni ostili), Riconoscibilità (abilità avversari di riconoscere obiettivi e loro importanza). Con la scala valori (1-5/1-10) di ogni criterio, la matrice CARVER identifica assetti ad alto rischio, li categorizza e prioritizza valutando vulnerabilità/conseguenze, raccomandando contromisure per vari scenari ostili per ridurre i rischi. Il CARVER è diverso da altri metodi per le analisi qualitative-quantitative dei risultati ottenuti, permettendo di esaminare le relazioni tra bersagli e loro protezione, basandosi su metodologie offensive-difensive, con approccio metodico-pratico che identifica assetti/beni più sensibili all’eventualità di un attacco. Il CARVER fu creato dall’Ufficio Servizi Strategici (OSS, precursore CIA) nella Seconda Guerra Mondiale con acronimo CARVE (con Recuperability e Espy), strumento offensivo di puntamento che determina dove bombardare più efficacemente obiettivi nemici; Espy era la probabilità di riconoscimento obiettivo. Dal ’72 al ’75 (Vietnam) il CARVE fu parte importante del modulo analitico militare. Col terrorismo internaz. il CARVE mancava di uno strumento di valutazione vulnerabilità, così la CIA si riorganizzò cambiando il vecchio reparto SDB (Special Devices Branch) in SAD (Spec. Activities Division). Nel ’76 l’Agente CIA Leo Labaj col suo team di sabotatori esperti Special Activities Branch sviluppano una metodologia che individui vulnerabilità in un sistema infrastrutturale con fini offensivi-difensivi, nota come Defense Against Terrorism Survey, con punteggi basati sul rapporto probabilità/impatto di attacco: nasce la moderna Matrice CARVER aggiungendo criteri Effect e Recognizability, trasformando l’ex CARVE in un nuovo metodo comprendente anche la misurazione di potenziali impatto, gravità e conseguenze di attacchi terroristici.

Dopo tutte le analisi nascono così Riflessioni e Valutazioni per Scenari Futuri.

In Mali è fondamentale impedire collaborazioni e rapporti tra gruppi armati Tuareg e movimenti jihadisti nell’area al fine di isolare i problemi per poi combatterli allo stesso tempo separatamente, impiegando Forze di sicurezza locali/internazionali col compito di rintracciare e arrestare/eliminare i singoli gruppi fino a far cessare volontà e possibilità di organizzare e portare a termine attacchi. Lo Stato deve affrontare la situazione direttamente per proteggere e salvaguardare la popolazione oltre ai propri interessi, anche cooperando internazionalmente, per infine assicurarsi una discreta autosufficienza in termini di sicurezza e stabilità interna e riprendendo, se necessario, negoziati iniziati in passato tra le etnie. Uno Stato è forte se si ha una popolazione unita e coesa nel raggiungere obiettivi comuni: contrasto all’avanzata del deserto, a problemi ambientali/alimentari ed igienico-sanitari a partire dall’acqua. Le lotte intestine tra diverse etnie nel Paese dovrebbero essere risolte internamente e se possibile dialogando e contrattando, fino a raggiungere un ipotetico accordo di pace provvisoria, in modo che tutte le parti in conflitto abbiano opportunità di vincere/perdere in modo dignitoso. Per una stabilità maggiore economico-securitaria del Paese bisogna proteggere fisicamente tutti i siti/strutture sensibili che possono essere a rischio, fondamentali per il funzionamento di tutto l’apparato statale.

Il Niger avrebbe una buona potenzialità sul piano estrattivo ed industriale se non fosse così sfruttato dai Paesi stranieri per le sue numerose qualità minerarie e risorse primarie. Sul piano strategico militare, le Forze internazionali presenti sul territorio sono vitali per la stabilizzazione del Paese, addestrando militari e Polizie locali, per poi, una volta raggiunta l’autosufficienza, lasciare la sicurezza in mano alle Autorità. Per garantire la piena funzione di Governo è fondamentale difendere le installazioni e le strutture critiche dello Stato, rappresentanti i pilastri della sovranità nazionale. La popolazione deve poter scegliere il proprio Presidente a capo dello Stato, non subire un Golpe instaurante un Regime severo. Soddisfare le principali esigenze della gente è il primo passo verso la stabilità socio-economica, nonché verso un futuro forse migliore, creando anche opportunità lavorative e di vita per tutti in modo da ridurre i flussi migratori in uscita dal Paese. Riguardo la presenza di terroristi islamici sui confini una possibilità sarebbe un’operazione congiunta dei vari Stati confinanti per isolare le forze ostili proprio nelle zone di frontiera, schiacciandole da entrambi i versanti dalle rispettive FF.AA. di competenza. Per impedire traffici illeciti è importante sorvegliare costantemente i confini e attuare incursioni/imboscate a danno delle bande armate durante lo svolgimento delle loro attività.

In Tagikistan è fondamentale proteggere e sorvegliare i confini per impedire infiltrazioni di terroristi/guerriglieri da Paesi vicini. Ciò contribuisce a ridurre la minaccia terroristica, traffici illeciti transfrontalieri di soggetti terzi legati a ribelli/criminali, oltre a controllare maggiormente viavai di gente da/per il Paese. Le infrastrutture sono vitali per lo Stato: bisogna provvedere a rinforzarne la sicurezza per continuare la loro funzione in ottime condizioni. La sanità pubblica dovrebbe essere migliorata da ogni punto di vista, rispettando standard minimi per apparecchiature e qualità igienico-sanitaria del servizio, così da non dover per forza evacuare all’estero per curare malattie/ferite gravi, incrementando le strutture sanitarie in tutto lo Stato, anche in zone isolate e remote. È bene riparare/migliorare periodicamente l’assetto stradale su tutto il territorio nazionale e potenziare i collegamenti radio-telefonici/logistici con ogni località, oltre a pattugliamenti continui di FF.AA. per controllare la presenza di IED sopra/sotto il manto stradale. Va incentivata la stabilità economico-securitaria, aprendo collaborazioni con investitori di altri Paesi diversi da Russia/Cina. Se le Istituzioni di Governo funzionano bene e la situazione si considera sicura, si attirano aziende straniere nel Paese e ciò fa girare l’economia con turismo e flussi commerciali. Con l’elevato pericolo sui confini nazionali, bisogna potenziare l’organico delle FF.AA. a fronte di qualsiasi eventuale minaccia esterna/interna, assicurando stabilità e sicurezza permanenti su tutto il territorio. Si raccomanda di tenere sempre operative FF.AA./Polizia locale nel pattugliare e mettere in sicurezza i vari centri abitati (rurali/grandi città), non invasivamente nella vita quotidiana, per creare più consapevolezza che il Governo tiene alla sua gente e può proteggerla. Un Paese sicuro dove lavorare e vivere più tranquillamente dà la possibilità di un futuro migliore e riduce l’uscita dei cittadini in cerca di fortuna all’estero.

In Uzbekistan sarebbe ottimo se l’area economica comune dei 5 Stan divenisse anche cooperazione militare garantendo sicurezza e stabilità in tutta la Regione, contrastando terrorismo e crimine con operazioni congiunte (ogni Paese però ha interessi nazionali diversi). Per la mancanza di sicurezza fuori dalle grandi città e in aree rurali è bene sorvegliare e pattugliare di continuo il territorio per prevenire e contrastare eventuali attacchi a civili, ripulire le strade da IED e bonificare campi minati. Bisogna difendere le infrastrutture del Paese per assicurare funzioni ottimali di Governo e mantenere la stabilità socio-economica già traballante. È vitale migliorare la sanità statale, almeno secondo standard minimi internazionali, da non dover evacuare per malattie/ferite gravi, aumentando strutture in tutto il Paese.

Questi Paesi riescono ad avere un Esercito coeso e unito? In Mali/Niger pare di no, dato che eserciti esteri addestrano/equipaggiano reparti/unità, rendendo a volte disomogenea la formazione da applicare in operazioni e, con le varie etnie nelle FF.AA., è più difficile creare un esercito compatto. Tagikistan/Uzbekistan hanno eserciti ereditati dalla vecchia Armata Rossa e hanno una consistenza più robusta e compatta.

Se la Storia ci fa capire il perché di eventi attuali e lotte intestine tra etnie, la Geografia è fondamentale per conoscere il territorio e prendere decisioni importanti. I leader mondiali nel decidere operativamente si affidano sempre ad essa: conoscere il terreno vuol dire poterlo controllare; dall’antichità essa ha permesso di scrivere la Storia. Analizzando la Situazione Attuale da ogni punto di vista la valutazione sommaria di sicurezza individua strutture/siti strategici-critici per la stabilità socio-economica nazionale con le minacce che ne minano incolumità ed esistenza stessa come risorse: il CARVER è il metodo più efficace in questo ambito. Si è così riflettuto sulle sfide future di ogni Paese, con raccomandazioni del tutto personali, per un più sereno e sicuro avvenire. La Sicurezza quindi costituisce forse l’esigenza primaria di ogni Stato e una sfida in evoluzione con minacce sempre più avanzate e pericolose, comportando continua ricerca di soluzioni innovative e alternative idonee, con sviluppo tecnologico e motivazione degli addetti ai lavori. Essa è però considerata onerosa sui piani economico, organizzativo e operativo e quindi poco accettata da soggetti/enti non interessati all’ambito o non aventi mansioni operative, spesso non curanti dei rischi/pericoli che potrebbero correre, sottovalutandoli. “Meglio un buon piano oggi che un piano perfetto domani” (Arthur Bloch, La Legge di Murphy).

 

 

 

 

 

 

 

NICOLÒ PAGANELLI – Diplomato Geometra (2018), ha conseguito il Corso di Aggiornamento e Perfezionamento in Antiterrorismo Internazionale (2021) all’UNICUSANO di Roma, ha lavorato nella sicurezza privata; formato in Controspionaggio (aziendale), lavoro in ambienti ostili (modulo HET), Risorse Umane (Selez./Formaz./Gest.), Serial Killer/Criminal Profiling/Tecniche Investigative, professionista certificato CARVER (CCAP); appassionato di storia militare, geopolitica, geografia, strategia, culture e lingue straniere, attualità politica.