L’EMBLEMA ARALDICO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO

  

L’Istituto del Nastro Azzurro è ad oggi l’unico Ente (1) che può rilasciare stemmi araldici, legalmente riconosciuti dalla Repubblica Italiana, ai propri soci. Questa singolarità non può che suscitare la curiosità e l’interesse dello studioso di araldica. Dalla sua fondazione ad oggi si registrano circa 90.000 concessioni tutte accompagnate da uno speciale diploma.

L’Istituto del Nastro Azzurro (2)

L’Istituto nasce a Roma il 26 Marzo 1923 per volontà della Medaglia d’Oro Ettore Viola (3) e del pittore Maurizio Barricelli (4) come “Legione Azzurra”.

Principale intento dell’Istituto è quello di riunire in un unico sodalizio tutti i Decorati al Valor Militare d’Italia al fine di garantire il loro mutuo sostentamento. Ad oggi lo statuto inquadra due principali categorie di soci: Ordinari (Decorati al Valore o congiunti di Decorati al Valore) e Sostenitori (simpatizzanti che vogliono dare il loro contributo e condividere gli ideali dell’Istituto). Ad essi si aggiungono i Soci d’Onore (Reparti, Enti o Unità Militari, Regioni, Province e Comuni decorati al Valor Militare) ed i Soci Benemeriti (Enti e personalità distintesi per attività e benemerenze a favore dell’Istituto, Enti e Decorati al Valore ed al Merito Civile).

Le decorazioni al Valor Militare

Come recita l’articolo 6 dello statuto attualmente vigente, le ricompense al valor militare “storiche” (5) e per atti di valore che danno titolo all’iscrizione (socio ordinario) sono le seguenti, in ordine di importanza:

– Le decorazioni dell’ordine Militare d’Italia (già di Savoia) (6);

– Le Medaglie al Valor Militare d’oro, d’argento, di bronzo, la Croce di guerra al Valor Militare (7) e l’encomio solenne ottenuto per merito di guerra;

– Le promozioni e gli avanzamenti per merito di guerra e per meriti eccezionali;

– I trasferimenti per merito di guerra nel ruolo del servizio Permanente effettivo.

Ai precedenti riconoscimenti “Storici” si Sono aggiunti nel tempo anche:

– La Croce d’onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnati in operazioni militari e civili all’estero (8);

– Le Medaglie d’oro, d’argento e di bronzo al Valore dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dei carabinieri e della Guardia di Finanza.

Tale allargamento si è reso necessario anche per garantire all’Istituto un solido ricambio generazionale: il bacino dei soci iscritti andava infatti sempre più affievolendosi, sia per motivi anagrafici sia col finire del diretto impegno in guerra della Nazione, coinciso col ridursi repentino delle decorazioni al Valor Militare “storiche” conferite (si ricordi per esempio che la Croce al Valor Militare è conseguibile solo in tempo di guerra).

L’emblema araldico

Per cogliere a pieno il clima che favorì la concessione da parte del Sovrano di un emblema araldico all’Istituto, dobbiamo ricordare che Vittorio Emanuele III nella piena tradizione di casa Savoia non mancò mai di dimostrare il proprio appoggio e la propria considerazione ai suoi soldati. La stessa celebrazione del Milite Ignoto (Roma 1921) rappresentò un fatto senza precedenti: una salma scelta a sorte fra undici Caduti sconosciuti della guerra 15-18, ebbe la gloria di essere tumulata Roma nel monumento al Re vittorio Emanuele Padre della Patria. Le altre dieci furono sepolte cimitero monumentale di Aquileia. Questo fatto carico di simbolismo fu l’ennesima riprova del legame indissolubile fra Casa Savoia e le sue Forze Armate. Questo legame tuttavia non doveva essere sufficiente visto il malcontento diffuso fra tutti i reduci (molti dei quali decorati al V.M.) della prima guerra che si sentirono, per i noti fatti storici, al margine della società dopo essersi sacrificati tanto per la Patria. Fu quindi un sincero sentimento di riconoscenza che spinse il Sovrano con il R.D. del 21 Marzo 1923 a riconoscere ufficialmente l’Istituto del Nastro Azzurro e con il successivo R. D. del 7 ottobre 1926 registrato alla Corte dei Conti il 15 ottobre 1926 e trascritto nel Registro Araldico del R. Archivio di Stato il 19 ottobre 1926, a concedere all’Istituto, che ne aveva fatto richiesta, l’uso di un “emblema araldico”.

Il testo del decreto individua prima la configurazione araldica dello stemma dell’Istituto (definibile “base” o “generico”): “L’’Istituto del Nastro Azzurro fra decorati al valor militare è autorizzato a far uso del seguente emblema araldico: scudo sannitico col campo, il capo e la campagna d’azzurro segnati (10) con filetto d’oro”. Successivamente tratta la declinazione dello stemma a seconda delle decorazioni conseguite dal singolo iscritto: “Sopra, ed eventualmente, ed individualmente in corrispondenza alle distinzioni acquisite da chi può portare l’emblema: sul campo il nastro dell’Ordine Militare di Savoia, nei suoi colori, posto in sbarra, filettato d’oro, pei decorati dell’ordine stesso. Altrimenti un filetto d’oro posto in sbarra. Sopra una o più stelle d’oro, se il decorato gode di una o più medaglie d’oro al valor militare, sotto una o più stelle d’argento, a seconda delle acquisite medaglie d’argento. Sul capo una o più corone reali, d’oro, a seconda delle promozioni per merito di guerra, eventualmente, ordinate in fascia. La campagna divisa con filetti d’oro, posti in palo, corrispondenti ciascuno ad una medaglia di bronzo”. (11)

Quest’ultima parte, araldicamente inedita e non del tutto chiara, denota come dovette essere un vero rompicapo per gli araldi dell’epoca riuscire a trasferire i nastrini delle varie decorazioni militari dalle divise allo scudo. Forse per questo il decreto, facendo seguito ad una “istanza” presentata dall’Istituto e richiedente una più precisa descrizione dell’emblema, fu in tempi brevi seguito da un secondo, molto più dettagliato, il R. D. 17 novembre 1927 (12), registrato alla Corte dei Conti il 31 dicembre 1927 e trascritto nel Registro Araldico del R. Archivio di stato l’8 febbraio 1928, che recita:

” L’emblema concesso all’Istituto del Nastro Azzurro, fra decorati al valor militare e del quale possono fregiarsi i soci dell’Istituto stesso a seconda dei meriti da ciascuno di essi acquisiti in guerra, modificato: scudo sannitico timbrato di un elmo (13) corrispondente al tipo pesante adottato nella nostra guerra per il taglio dei reticolati nemici; detto elmo sarà ornato da fregi decorativi d’azzurro e d’oro. Il capo, il campo e la campagna divisi da filetti d’oro ed in azzurro, tutti o in parte, a seconda delle decorazioni acquisite da chi può portare l’emblema; sul campo il nastro dell’Ordine Militare di Savoia, nei suoi colori posto in banda filettato d’oro, per i decorati dell’Ordine stesso; sul campo d’oro o su campo azzurro, se oltre a detta decorazione, l’insignito possiede anche medaglia d’oro o d’argento. Quando manchi l’Ordine Militare di Savoia, un filetto d’oro posto in banda. In alto a destra una o più stelle d’oro, se il decorato gode di una o più medaglie d’oro al valor militare, sotto a sinistra una o più stelle d’argento a seconda delle acquisite medaglie d’argento; sul capo una o più corone reali, d’oro per gli ufficiali superiori e d’argento per gli ufficiali inferiori a seconda delle promozioni per merito di guerra eventualmente ordinate in fascia. La campagna divisa con filetti d’oro, posti in palo, in scomparti corrispondenti ciascuno ad una medaglia di bronzo. Quando il socio è insignito soltanto di una medaglia di bronzo, ed eventualmente di promozioni per merito di guerra, le medaglie di bronzo vengono indicate sul campo; per una sola medaglia il campo è tutto azzurro, con filetto d’oro posto in banda; per più medaglie è diviso da filetti d’oro in altrettante fasce orizzontali azzurre, restando abolito il filetto posto in banda”. (14)

Il testo del decreto riprende pedissequamente il parere espresso dalla Consulta Araldica e fu trasmesso con R.R.L.L.P.P. 29 marzo 1929, fornendo una descrizione che confusamente mescola la rappresentazione dell’emblema dell’Istituto con quelli attribuibili ai singoli aderenti e sembra anzi non fare alcuna distinzione fra emblemi personali ed emblema dell’Istituto (15). Anche con questo provvedimento ciascun decorato al Valore Militare aderente all’Istituto aveva diritto di fregiarsi dello stemma araldico corrispondente alle proprie decorazioni.

Il 29 marzo 1928 Vittorio Emanuele III comunicava, per il tramite della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la formalizzazione della concessione dell’emblema araldico: “In virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale, dichiariamo spettare all’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti valor militare il diritto di far uso dell’emblema miniato nel foglio qui annesso” (16). Seguiva il testo del decreto precedentemente riportato. Infine, una lettera del Commissario del Re presso la Consulta Araldica Pietro Fedele, in data 29 novembre 1935, esprimeva parere positivo relativamente alla richiesta presentata dal Presidente del Nastro Azzurro per l’estensione “ai decorati di Croce di Guerra al Valore Militare, di recente ammessi a far parte di quel Sodalizio” dell’uso dell’emblema già autorizzato per le altre categorie di decorati.

In tempi rapidi, il Re firmò il R. D. 19 dicembre 1935, registrato alla Corte dei Conti il 18 febbraio 1936 e trascritto nel Registro Araldico del R. Archivio di Stato in Roma, con il quale si rispondeva positivamente alla richiesta: “Abbiamo decretato e decretiamo: I combattenti decorati di croce di Guerra al Valore Militare, soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti decorati al Valor Militare, possono fregiarsi di uno speciale emblema al pari degli altri Combattenti decorati al Valore Militare, precedentemente ricevuti in quel Sodalizio”.

Seguiva la descrizione dei simboli per il loro inserimento nello scudo dell’Istituto: “Tale Emblema, contenuto in eguale scudo sannitico delle stesse ornamentazioni esterne, conterrà, le caratteristiche della decorazione che sano gli smalti di bianco e d’azzurro variamente disposti nei modi e forme stabilite dal Direttorio Nazionale dell’Istituto a seconda che le Croci di Guerra al valor Militare concesse al socio siano una o più e debbano al caso accompagnarsi ai vari segni di distinzione di cui al Nostro Decreto del 17 Novembre 1927.”

L’allargamento a questa nuova categoria di decorati inserì una nuova complicazione nel sistema araldico dell’Istituto, negli anni infatti lo stemma del decorato di croce al Valor Militare così come quello dell’Istituto, subì diversi adattamenti a differenza delle decorazioni che rimarranno inalterate nella grafica sino ai giorni nostri (17). Anche di questo decreto esiste in archivio il testo delle Lettere Patenti di trasmissione del contenuto del decreto alla Presidenza del Nastro Azzurro.

Tratto da “L’araldica dell’Istituto del Nastro Azzurro” di Giovanni Onano

Note:

(1) Con l’ordinamento repubblicano, l’unico Ente con competenze araldiche è l’”Ufficio Onorificenza e Araldica” presso la Presidenza del Consiglio ma si occupa solo di araldica civica e militare.

(2) L’insegna metallica della decorazione al Valore era- sostenuta da un nastro del colore di Savoia (blu) e chiamato “Nastro Azzurro”.

(3) (Fornoli, 21 aprile 1894 – Roma, 25 febbraio 1986) Ufficiale dell’Esercito Italiano. Pluridecorato con le massime onorificenze fra le quali: Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, Medaglia d’Oro al Valor Militare, tre Medaglie d’Argento al Valor Militare ed una di Bronzo. Definito da Re Umberto II “La più bella Medaglia d’Oro della Grande Guerrà” sarà da questi nominato Conte di Ca’Tasson (1969).

(4) (Benevento, 17 luglio 1874 – Roma, 1931.) Pittore e giornalista. Nella prima guerra mondiale è volontario negli alpini, ferito in missione; riporta danni permanenti al nervo ottico, non potendo ritornare al fronte, si dedicherà alla fotografia ed alla ripresa aerea delle azioni di guerra.

(5) Col termine “storiche” si vogliono identificare le decorazioni al V.M. che permettevano l’accesso all’Istituto al momento della sua fondazione.

(6) Istituito nel 1815 da Vittorio Emanuele I a similitudine della Legione d’Onore francese soppresse di fatto le medaglie al Valore vigenti all’epoca.

(7) Le medaglie d’oro e d’argento vennero istituite da Vittorio Amedeo III nel 1793 e nel 1833 ripristina-te da Carlo Alberto, in seguito alla soppressione voluta da Vittorio Emanuele III. Nel 1887 Umberto I istituì la medaglia di bronzo. Nel 1922 Vittorio Emanuele III aggiunse alle tre medaglie precedenti anche la Croce di Guerra al Valor Militare.

(8) Istituita con la Legge n. 207 del 10 ottobre 2005.

(9) Le ricompense al Valore dell’Esercito vennero istituite con la Legge n. 330 del 26 luglio 1974 e relativamente recenti sono gli ultimi provvedimenti relativi alle medaglie per la Guardia di Finanza (2001) e l’Arma dei Carabinieri (2010). Risale al 1837 invece l’istituzione della Medaglia al Valore di Marina ed al 1927 l’istituzione delle medaglie al Valore Aeronautico che andrebbero ritenute anche esse di fatto “storiche”.

(10) Come fa notare lo studioso della materia On. Alberto Lembo: la parola “Segnati” indica che le tre parti del campo, essendo dello stesso smalto, appaiono separate da filetti d’oro per delimitarne i rispettivi spazi (rispettivamente 1/3 per il capo, 1/3 per il campo ed 1/3.per la campagna, elencati nell’ordine dall’alto in basso). In realtà una corretta raffigurazione porterebbe a restringere gli spazi del capo e della campagna a circa due parti e mezza su otto complessive dell’altezza dello scudo.

(11) Di fatto le stelle superiori all’unità, indicanti più Medaglie di bronzo, non vennero mai suddivise da filetti d’oro.

(12) Concessione riconfermata con D.P.R. n. 158 del 10 Gennaio 1966.

(13) Si tratta in realtà dell’elmetto “Farina” ideato dall’Ing. F. Farina nel 1915 quale protezione blindata principale dei membri delle “compagnie della morte, incaricati di aprire i varchi nei reticolati nemici. Realizzate in taglia unica, pesavano 9250 grammi ed erano formate da un piastrone trapezoidale, della misura di mm 30×40 circa, composto da 5 strati di lamiera d’acciaio al nichel-cromo, incurvati verso i fianchi dello spessore totale di mm 6 e tenuti insieme da 23 chiodi ribattuti lungo i bordi, e da due para-spalle blindati mobili composti da 4 strati. Due linguette metalliche articolavano i para-spalle. Fissate al bordo esterno due bretelle con fibbia scorrevole venivano incrociate sulla schiena ed allacciate sul davanti. Due bracciali fissati all’interno permettevano di impugnare la corazza come uno scudo.

(14) Le indicazioni relative alla Medaglia di Bronzo sono piuttosto complicate da decifrare: la prassi è sempre stata quella di riportare le stelle di bronzo (una o più d’una) sempre nello “spazio inferiore” della campagna dello scudo contornato da filetti d’oro.

(15) Proprio una tale difficoltà interpretativa all’può aver dato origine all’Emblema utilizzato ancora oggi dall’Istituto.

(16) Non rinvenuto.

(17) A tal proposito si sottolinea come, nonostante l’avvento della Repubblica e la conseguente revisione dei nastrini e distintivi militari, l’araldica dell’Istituto abbia mantenuto come riferimento i nastrini del periodo Regio. Emblematico il caso della “promozione per merito di guerra”: una corona reale in luogo dell’attuale distintivo con alloro su spade in decusse.