CITTA’ DI FERRARA -M.A.V.M.

  

SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1998 – TESSERA N° 700

All’alba del 15 novembre 1943, vengono uccisi dai fascisti 11 cittadini Ferraresi, come rappresaglia per l’assassinio del Federale Igino Ghisellini. Come afferma lo storico Pavone, si tratta del primo eccidio di guerra civile in Italia.

Nella notte sono prelevate dalle loro case 72 persone: antifascisti, molti ebrei, alcuni cittadini considerati “traditori” per non essersi iscritti alla Repubblica Sociale, oppositori del regime in genere e portate alla Caserma della Milizia in piazza Beretta. Fra loro e i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane (arrestati il 7 ottobre 1943) vengono “scelti” i dieci cittadini innocenti da passare per le armi per punire la morte del Federale Ghisellini. Impossibile stabilire come sia avvenuta la “scelta” anche se varie testimonianze concordano nel ritenere che Vezzalini si fosse avvalso di un elenco di “traditori del fascismo” già compilata dallo stesso Ghisellini.

All’alba del 15 novembre davanti a Castello Estense vengono fucilati: Emilio ArlottiPasquale ColagrandeMario e Vittore HanauGiulio PiazziUgo TeglioAlberto Vita FinziMario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio: Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli e in via Boldini: Cinzio Belletti che un caso aveva portato nelle vicinanze del Castello quella notte. I cadaveri verranno lasciati davanti al muretto del Castello per tutta la mattina, doveva essere un monito per i ferraresi. Solo l’Arcivescovo Ruggero Bovelli con un duro intervento presso le autorità fasciste riuscirà a far spostare i corpi.

Alla Città di Ferrara è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Importante nodo strategico, capoluogo di provincia, profondamente legata a solide tradizioni di lotte operaie e popolari, ricca di fermenti democratici, subisce una feroce ed inumana repressione fascista. Benché duramente colpita, forte della propria fede nella libertà, non cede e, mentre i suoi figli migliori numerosissimi cadono nelle piazze e nelle strade, anche oltre i confini della Patria, tenacemente conduce, con slancio sempre più eroico la guerra contro l’occupante e, pur combattendo in svantaggiose condizioni ambientali, non dà tregua ai nazifascisti e, dopo duri e sanguinosi scontri, insorge a fianco delle forze partigiane. Il 22 aprile 1945, Ferrara è libera! Ferrara, 8 settembre 1943-22 aprile 1945.»