ALBERTO LI GOBBI – M.O.V.M.

  

LI GOBBI ALBERTO

Capitano s.p.e. artiglieria – Stato Maggiore Generale.

Figlio di colonnello di fanteria e fratello della M.O.V.M. Aldo, caduto a Genova nell’aprile 1944 nello svolgimento di una missione di guerra. durante la Resistenza. Conseguito nell’Istituto nautico di Genova il diploma di capitano di lungo corso, fu ammesso nel 1933 all’Accademia di artiglieria e genio di Torino e, nel 1937, ultimato il corso della Scuola di applicazione d’Arma fu promosso tenente ed assegnato al 27° rgt. art. «Cuneo». Incaricato del grado superiore e al comando della 9ª btr. someggiata, partecipò alle operazioni sul fronte occidentale e sul fronte greco-albanese. Trasferito, nel sett. del 1941, all’Accademia di artiglieria e genio di Torino come istruttore fu, a domanda, trasferito pochi mesi dopo ad un rgt. in partenza per la Russia dove partecipò, col grado di capitano alle operazioni sul fronte russo al comando della 5ª btr. motorizzata del 108° rgt. art. «Cosseria». Ferito gravemente all’addome nei combattimenti sul Don il 12 dic. 1942, fu rimpatriato con treno ospedale e ricoverato in ospedali vari.

L’armistizio dell’8 settembre del 1943 lo trovò in famiglia a Oggebbio (Lago Maggiore), ancora in licenza di convalescenza assieme al fratello Aldo, anch’esso reduce dal fronte, in licenza premio. Raggiunto il deposito dell’11° rgt. di art. ad Alessandria, presso il quale era in forza, fu catturato dai tedeschi. Evase immediatamente, attraversò le linee pochi giorni dopo, per ricongiungersi ad un comando italiano. Assegnato allo S.M.E. – ufficio informazioni – fu aviolanciato il 5 dic. 1913, in territorio occupato dal nemico con compiti operativi.

Assieme al fratello Aldo stabilì una rete informativa e di rifornimenti aerei alle unità partigiane estendentesi alla Lombardia, al Piemonte e alla Liguria. Nel genn. 1944 assunse il comando militare della Brig. alpina «Valle Strona», trasformatasi successivamente in Div. alpina «Filippo Beltrami» operante in Val d’Ossola. Il 31 marzo a Genova fu catturato su delazione dai tedeschi insieme al fratello, che ferito nel tentativo di fuga e torturato morì il giorno dopo, mentre egli stesso condannato a molte fu tradotto nelle carceri di Marassi. Riuscito ad evadere il 30 luglio successivo, attraversò nuovamente le linee il 22 agosto presso Pisa e, a domanda, fu trasferito in ott. al 35° rgt. art. del Gruppo di combattimento «Friuli». Al comando della 4ª btr. prese parte, dal 23 genn. al 7 marzo 1945, alla guerra di liberazione. Ricoverato all’ospedale militare di Brindisi, ed in altri luoghi di cura riprese servizio nelle «Batterie a cavallo» nell’aprile 1947. Frequentò subito dopo a Civitavecchia, il corso preparatorio al l° corso di S.M. e superato con successo il 1° corso di S.M., ed il corso superiore di Stato Maggiore presso la stessa scuola fu inviato, dal genn. al dic. 1951 a Camberley (Inghilterra), a frequentare il corso di stato Maggiore (Staff college) britannico. Rientrato in Patria prestò servizio per due anni all’ufficio addestramento e regolamenti dello S.M.E. e promosso magg., dal genn. 1954 comandò il III gr. semovente delle «Batterie a cavallo». Dal genn. 1955 al dic. 1958 prestò servizio al comando Alleato di «Shape» (Parigi), alla «Programs Division» e in tale periodo fu promosso ten. col. in s.S.M. Frequentato nel primo semestre del 1959 presso la scuola di guerra di Civitavecchia il 2° corso valutativo per la promozione, subito dopo era trasferito alla scuola di guerra stessa come insegnante aggiunto di tattica al corso superiore di S.M. Dal sett. 1960 fu accreditato presso l’Ambasciata d’Italia a Washington nelle funzioni di addetto militare e il 31 dic. 1960 venne promosso colonnello Dal nov. 1963 ha comandato il Reggimento Artiglieria a Cavallo, e dal gennaio 1965 è stato nominato capo di s.M. della Regione Militare N.O. di Torino. Promosso Generale di Brigata ha assunto il comando della II Brigata corazzata inquadrata nella 132° Divisione Corazzata “Ariete” e poi quello della Brigata Paracadutisti “Folgore”. Nel marzo 1969 ebbe il comando della Allied Command Europe Mobile Force Land (AMFL) in Germania. Da generale di Corpo d’Armata è stato Rappresentante Permanente dell’Italia presso il Comitato Militare della NATO a Bruxelles (1973-76) e Comandante delle Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (FTASE) (1976-77).

Collocato in pensione per limi d’età il 10 giugno 1977 negli anni ’80 e ’90 è stato per lungo tempo presidente nazionale dell’Associazione nazionale combattenti forze armate regolari guerra di Liberazione (ANCFARGL). È deceduto a Milano il 4 maggio 2011 alla soglia dei 97 anni.

 

“L’8 settembre 1943, pur sofferente per una. grave ferita riportata in precedenti combattimenti, abbandonava la famiglia per raggiungere ‘il proprio reggimento in lotta contro i tedeschi. Catturato e riuscito ad evadere attraversava le linee di combattimento e si offriva volontario per una importante, lunga e rischiosissima missione di guerra in territorio italiano occupato dai tedeschi. Durante un lungo eroico periodo, illuminato da purissima fede, prodigava il suo valore e la sua intelligenza ad organizzare e dirigere il movimento di liberazione della Patria, affrontando impavido il rischio di ogni ora e le certe insidie che lo avvolgevano e lo avrebbero travolto. Durante un feroce rastrellamento nemico, caduto in combattimento un valoroso ufficiale comandante di una formazione partigiana, presso la quale in quel momento si trovava, assumeva. senza esitazioni il comando del gruppo, ne riuniva gli elementi già duramente provati, riuscendo a sottrarli alla morsa nemica con azioni episodiche condotte con decisione ed abilità ammirevoli. Arrestato e trovato ìn possesso di documenti che costituivano inequivocabile condanna, fu sottoposto ad estenuanti interrogatori e ad inenarrabili torture. Ma il sentimento del dovere e dello onore sorretti dal sublime stoicismo, vinsero la ferocia teutonica: nessun segreto fu svelato, nessun compagno fu tradito. Avuta la possibilità di evadere vi rinunciava a favore di un compagno di lotta e di fede la cui opera riteneva tornasse più vantaggiosa. Procrastinata la fucilazione cui era stato condannato, nei lunghi mesi di prigionia non manifestava debolezze, né recriminava la sua giovinezza sacrificata, lieto di averla donata alla Patria. Quando fortunate circostanze gli permisero di fuggire, riprendeva il suo posto di combattimento e si offriva di continuare ancora la sua missione. Fulgido esempio di assoluta dedizione alla Patria ed al dovere. – Italia occupata, 5 dicembre 1943-21 agosto 1944.

Altre decorazioni: M.A. (Vagalat-Filiates, aprile 1941); M.A. (Fronte russo – Don, sett. 1942); M.B. (Dhermi – Fronte greco, febbr. 1942); M.B. (Fronte russo – Don, dic. 1942).