Francesco Maria Atanasio. La memoria della Grande Guerra in una provincia della Sicilia: l’esempio di Siracusa. Relazione al Convegno sul Milite Ignoto

  

 La memoria della Grande Guerra in una provincia della Sicilia: l’esempio di  SIRACUSA

  Francesco Maria Atanasio

 

Anche la città di Siracusa e la sua provincia, ove insistono 20 Comuni e sei frazioni, partecipò al grande moto collettivo che volle eternare il ricordo dei Caduti all’indomani del 4 novembre 1918: oltre 8.000 erano i Siracusani immolatisi nel conflitto, un numero maggiore rispetto alle ben più popolose città di Palermo e Catania. Gioverà al riguardo la copiosa attività legislativa che consentiva agli Enti comunali di poter approntare risorse e strumenti perché si desse seguito al diffuso sentimento nazionale, che con la translazione al Vittoriano di Roma della salma del Milite Ignoto aveva avuto la sua consacrazione pubblica: in particolare il R.D. 19 gennaio 1922, n.30, che disciplinava il trasporto gratuito delle salme dei Caduti dalle zone di guerra ai luoghi di origine con scorta militare obbligatoria, e  la Legge 12 giugno 1931, n.877, che regolamentava la “sistemazione definitiva delle Salme dei Caduti in Guerra” e statuiva la nomina del Commissario per le Onoranze ai Caduti in guerra e della Commissione Consultiva. Questa normativa prevedeva anche la concessione ai Comuni di contributi e fondi per la manutenzione e la custodia dei Cimiteri di guerra e delle sepolture militari nei cimiteri civili, disciplina riconfermata dalla Legge 9 gennaio 1951, n.204, per i Caduti della II guerra mondiale.

Nel territorio della provincia di Siracusa, per come delimitato negli anni’20 quando le fu sottratto quello dell’attuale provincia di Ragusa, vi sono un centinaio di manufatti tra monumenti, edifici, lapidi, stele e targhe celebrative dei Caduti nella Grande Guerra a testimonianza della diffusa partecipazione sia delle Istituzioni che delle comunità locali al ricordo del conflitto che aveva rappresentato per la società ancora legata a ritmi e stili di vita arcaici un evento più che straordinario. Il ricordo dei Caduti era costantemente alimentato dalle numerose sezioni dell’Associazione Combattenti e Reduci, dell’Associazione Mutilati e Invalidi di guerra e Madri e Vedove di guerra, dalla Trento e Trieste, ma anche  dalle istituzioni scolastiche e culturali come la Dante Alighieri: trasversale  a tutti gli schieramenti politici – dai socialisti ai cattolici, dai nazionalisti ai liberali – fu l’adesione delle Amministrazioni comunali alle iniziative volte a celebrare il ricordo dei Caduti fino a quando nel 1926 il Regime abolì l’elezione del Sindaco, sostituito dal Podestà di nomina governativa e gli altri organi elettivi. Fu così codificata la procedura per la creazione dei sacrari e dei monumenti celebrativi da collocarsi accanto ad edifici di culto e da armonizzare al contesto urbano circostante mentre si indicavano quali date utili per la loro inaugurazioni, oltre a quella del 4 novembre, il 24 maggio, il 21 aprile e il 28 ottobre.

Duplice è la tipologia dei manufatti presenti: architettonica – altari (Solarino), obelischi ( Avola), tempietti ( Ferla) – e figurativa con gruppi statuari più o meno articolati, ove compaiono figure di soldati,  morenti o vittoriosi, affiancati da altre figure femminili  che simboleggiano la Vittoria, la Patria o la Gloria – così a Floridia, Carlentini, Noto, Augusta.

L’incipit fu dato dalla circolare n. 2559 del Prefetto di Siracusa del 2 dicembre 1918 che invitava le amministrazioni comunali della provincia “ad assolvere il debito di gratitudine verso i gloriosi caduti della guerra, eternandone la memoria in una lapide e/o in un monumento marmoreo o in bronzo” che esaltasse allo stesso tempo la gloria del luogo in cui avevano avuto i natali.

Dopo il comune di Solarino, che già nel gennaio del 1919 decide di realizzare una lapide da collocare nell’atrio del Palazzo municipale – posta nell’ottobre del 1921 –  la prima a muoversi fu la città capoluogo, che nel 1918 aveva dedicato una lapide celebrativa presso il Foro Vittorio Emanuele II – la “Marina” del Porto Grande – ai martiri irredenti Battisti, Filzi e Sauro: il 4 novembre 1920 sarà inaugurata una lapide marmorea dedicata alla “Divina Vittoria”. L’anno successivo  sempre nel Foro Vittorio Emanuele II sarà la volta di quella dedicata

ALL’EROE IGNOTO

CHE

ALLA PATRIA DIEDE IL SANGUE E LA GLORIA

A SE’ L’OMBRA E L’OBLIO

 NEL NOME DEL POPOLO

VERSATE LACRIME O MADRI

SCIOGLIETE INNI O POETI

INNANZI AL MARE E AL CIELO

INFINITI *

Il liceo classico “Tommaso Gargallo”, la scuola più prestigiosa della città,  volle eternare nel marmo il ricordo dei suoi Allievi Caduti ponendo una lapide, opera dello scultore Luciano Campisi, nell’atrio della sua storica sede nell’ex oratorio dei Filippini, a fianco del “bollettino della Vittoria”. Siracusa, che negli anni’20 aveva innalzato un monumento a Cesare Battisti, completò il suo percorso celebrativo edificando una chiesa sacrario – San  Tommaso Apostolo al Pantheon – nella zona “umbertina” della città. Progettata dagli architetti Ernesto e Gaetano Rapisarda, vi furono raccolti i resti dei Caduti di Siracusa, venne consacrata il 13 agosto 1937 alla presenza dell’allora Capo del Governo nel corso di una visita che aveva previsto anche l’inaugurazione nelle vicinanze della “Casa del Mutilato”. Nel 1966 una lapide dell’Eroe Ignoto, col medesimo testo di quella del 1920, sarà collocata in bronzo sul prospetto del sacrario dei Caduti unitamente ad una dedicata alla “guerra di Liberazione”  e una ai “Volontari di guerra”.

Augusta, Noto, Canicattini Bagni, Carlentini, Francofonte, Pachino, Solarino e Sortino possiedono anch’essi suggestivi monumenti in  bronzo e marmo dedicati ai Caduti, elencati per nome,   e che rivestono carattere di particolare eleganza stilistica ed architettonica. Molto solenne fu l’inaugurazione di quello di Noto avvenuta il 22 dicembre 1922 alla presenza dell’on. Vittorio Emanuele Orlando:  tre anni dopo fu approvato il progetto per un sacrario cittadino da realizzare riedificando la chiesa dei padri Cappuccini, consacrata nel 1930 e inaugurata nel 1932, che accoglie le spoglie di alcuni Caduti netini.  Gli altri centri della provincia e persino le più remote frazioni agricole realizzarono lapidi celebrative, impreziosite dai consueti elementi bronzei e marmorei come l’elmetto adrian, il gladio, la spada, la baionetta, l’alloro, la quercia, la palma, il giglio, e gli elenchi che riportano i nomi dei Caduti, e spesso adornate di lampade votive.

Un caso particolare è quello del Comune di Floridia, che realizzò il proprio monumento edificando un’ istituto di beneficenza, volendo coniugare la memoria all’assistenza. Sul complesso, sede al momento delle Suore Carmelitane Missionarie di S. Teresa del Bambin Gesù, si libra una Vittoria alata in bronzo, mentre due lapidi, sempre bronzee, riportano i nomi dei Caduti del Comune.

Tale copiosa e qualificata produzione “celebrativa” dà ancor oggi prova dell’intesa partecipazione emotiva alle vicende del conflitto mondiale, che pur non coinvolsero il territorio della provincia, assai distante dal fronte, ma egualmente partecipe al cimento bellico.

 

Bibliografia:

  1. Samà, A perenne memoria. Le epigrafi di Ortigia, Siracusa, 2003
  2. Gissara, A futura memoria. Monumenti ed epigrafi dell’Italia post unitaria nel territorio della provincia di Siracusa, Italia Nostra, Siracusa, 2004
  3. Poidomani, Con lo sguardo fisso a una più grande Italia. I monumenti ai Caduti nella I guerra mondiale della provincia di Siracusa, pagg. 179-2014 in ( a cura di S.Santuccio) Società Siracusana di Storia Patria, La Prima Guerra Mondiale, Siracusa, 2019