LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN – LEZIONE DI STORIA MILITARE – 4^ PARTE

  

Seconda fase “Demolizione”: Pervenuto alla costituzione, la mattina del 25 ottobre, di una testa di ponte nel settore settentrionale della sistemazione difensiva italo-tedesca, il Comando britannico decise la prosecuzione del suo piano tendente a sgretolare le posizioni tenute dalle nostre fanterie.

In questa fase il primo attacco demolitore venne condotto il 25 mattina contro un saliente tenuto dal 7° Reggimento Bersaglieri – X e XI btg. – che minacciava da nord il dispositivo di attacco della 51ª Highland. L’attacco venne affidato alla 9ª Divisione australiana che riuscì a conquistare l’importante posizione di q. 28 circa 5 km a nord di Kidney, nonostante il parziale successo ottenuto dal contrattacco effettuato dall’XI btg. Bersaglieri.

A sud gli attacchi condotti contro le unità della D. Folgore vennero tutti respinti. In seguito alla resistenza incontrata Montgomery decise di rinunciare, sempre nell’intento di preservare l’efficienza operativa della 7ª Divisione cor., ad aprire una breccia nel settore sud.

Il 26 pomeriggio Rommel, rientrato dall’Europa, riprendeva il suo posto in una situazione di incertezza aggravata anche dalla improvvisa morte del Generale Stumme, avvenuta la sera del 24 durante una ricognizione lungo il fronte, per cui il Comando dell’ACIT era passato al Generale Von Thoma. Sulla base delle direttive di Rommel, che valutò il nostro schieramento iniziale non più rispondente alla situazione creatasi, il Comando dell’ACIT emanò le disposizioni tendenti a raccogliere un forte raggruppamento di forze nel settore nord ordinando in particolare:

l’affluenza nella zona di Sidi Abd el Rahman:

  • del Raggruppamento Kasta, ritirato dall’estremità meridionale del fronte di schieramento;
  • del 580° Reparto Esplorante, trasferito dalla zona di Marsa Matruh; 
  • di un reggimento della 90ª Divisione leggera spostato dalla. zona di El Dab’à:

il trasferimento de1 IX Battaglione carri e del VI gruppo semoventi della Divisione “Ariete” dal settore sud a quello nord;

lo spostamento del 3° Reparto Esplorante da Siwa a Marsa Matruh.

Oltre a tali movimenti iniziati il 26 ottobre nella giornata del 21 vennero effettuati i seguenti altri spostamenti:

  • la 2ª Divisione corazzata germanica si portava dal settore meridionale alla zona a sud-ovest di El Wishka (Palm):
  • la 90ª Divisione leggera germanica abbandonava il settore costiero ed andava a dislocarsi nella zona a sud-est di Sidi Abd el Rahman;
  • la Divisione “Trieste”, che aveva già iniziato il movimento verso est, si trasferiva nella zona ad occidente di Sidi Abd el Rahman, nel tratto compreso fra la Moschea omonima e il km 165 della rotabile costiera.

Allo scopo di dare organicità alla difesa, in relazione anche ai possibili e già delineati intendimenti del nemico, che portavano ad individuare lo sviluppo dell’attacco a fondo nel settore settentrionale, il Comando dell’ACIT affidava la responsabilità di tutto il settore sud al Comando del XX Corpo d’Armata, creando in tal modo un unico organo operativo.

Passavano pertanto alle dipendenze di tale Comando, oltre alla Divisione “Ariete”, le truppe del X Corpo d’Armata, la Brigata Ramcke ed alcune batterie tedesche dislocate nel settore. Veniva disposto, inoltre, che il III Gruppo autoblindo “Nizza Cavalleria”, in quel momento dislocato ad El Dab’à fosse schierato all’estremo sud del fronte, e precisamente sulle posizioni di Naqb el Khadim, al posto del raggruppamento Kasta trasferito a nord.

Con lo stesso ordine il Comando del settore nord passava a disposizione del comando del D.A.K., che veniva ad avere alle sue dipendenze: il XXI Corpo d’Armata (Divisioni “Trento”, “Bologna”, 164ª germanica), le Divisioni “Littorio” e ‘Trieste”, oltre alle Divisioni corazzate tedesche 15ª^ e 21ª. La 90ª Divisione leggera germanica rimaneva in riserva d’Armata e pertanto vennero restituiti alla Divisione “Ariete” i reparti già inviati nel settore Nord.

Da queste disposizioni, emanate nei giorni 26 e 27 ottobre, si può dedurre che il Maresciallo Rommel intendeva:

  1. effettuare un concentramento delle. forze corazzate e della riserva mobile nel settore nord in aderenza alla situazione che lasciava trasparire l’intendimento del nemico di continuare ad esercitare colà lo sforzo principale;
  2. dare, in relazione allo spostamento delle unità ed al rimaneggiamento dello schieramento, un assetto organico alla difesa, affidando al D.A.K. la responsabilità del settore nord ed al XX Corpo d’Armata quella del settore sud.

Il 26 i Britannici proseguirono la loro azione di demolizione arrotondando la fronte in corrispondenza dei corridoi già aperti e ampliando ulteriormente i corridoi stessi. Ciò venne attuato prima di disporre il rimaneggiamento del dispositivo in previsione dell’attacco finale di “eruzione”. Questi attacchi portarono alla completa conquista del costone di Kidney.

Rommel, che nel frattempo aveva concentrato le proprie forze a nord, ordinò al mattino del 27 una serie di contrattacchi locali e il pomeriggio del 27 un contrattacco generale a massa nell’intento di eliminare il saliente creato dai Britannici e ripristinare la linea di resistenza. Il contrattacco non riuscì e i reparti dovettero ripiegare con gravi perdite; anche in questa circostanza grande rilievo ebbe l’efficace appoggio dato alle proprie unità sia dell’artiglieria sia dall’aviazione britannica. Questa ultima sempre presente pressoché incontrastata, nei cieli del campo di battaglia e delle retrovie.

Intanto anche i Britannici rimaneggiavano il loro dispositivo attuando i seguenti provvedimenti:

  • spostamento dal settore sud al settore nord della 7ª Divisione cor.;
  • sottrazione di una Brigata alla 50ª e 44ª Divisione e loro trasferimento al settore nord alle dipendenze della 2ª Divisione;
  • spostamento nel settore nord della B. greci;
  • ritiro in 2ª schiera della 2ª B. neozelandese;
  • ritiro in riserva della 1ª D. cor. e di aliquota della 10ª
  • ampliamento del settore del C.A. fino quasi alla catena di Meteyra.

Il Gen. Rommel, fallito il contrattacco del 27 pomeriggio, apprezzando negativamente la situazione generale, prese in seria considerazione la possibilità di ripiegare su Fuka sganciando le fanterie e proteggendo il loro ripiegamento con le unità motocorazzate. Ciò per sottrarre l’armata alla distruzione in caso di nuovo attacco britannico.

Il Gen. Montgomery, in previsione di riprendere l’azione, per evitare di avere il fianco destro minacciato dal saliente costiero, tentò un nuovo attacco per eliminarlo, senza riuscire nell’impresa.

Il Gen. Rommel, intanto, sollecitava un colloquio diretto con il Gen. Cavallero, Capo di SM Generale, per illustrare in posto la situazione. Questi, anziché recarsi personalmente al fronte, mandò in sua rappresentanza il Generale Barbasetti, che illustrò a Rommel il piano dei rifornimenti e dei rinforzi prendendo atto della situazione. Dopo questo colloquio Rommel, forse ritenendo che i rinforzi e i rifornimenti arrivassero veramente, rinunciò all’idea di ripiegare su Fuka anche per la pericolosità della manovra a causa dell’usura già subìta dalle forze motocorazzate che avrebbero dovuto frenare l’avanzata dell’avversario (non poteva certo immaginare la prudenza con la quale si muoveva Montgomery). Presa la decisione di attendere sul posto l’ulteriore attacco britannico, Rommel apportò ancora alcune modifiche allo schieramento delle proprie forze al fine di poter affrontare la ripresa della lotta nelle migliori condizioni possibili.

Nel complesso, il mattino del 1° novembre lo schieramento italo- tedesco si presentava come segue:

  1. il settore nord, al comando del D.A.K., era suddiviso in due sottosettori:
  • sottosettore della 15^ divisione corazzata, in cui agivano: la predetta G.U., il 7° rgt. bersaglieri, la Divisione “Littorio”, il 65° reggimento “Trieste” con un gruppo d’artiglieria, ed i reparti della 164ª divisione rimasti in sito (125° reggimento fanteria).
  • sottosettore della 164ª divisione, in cui operavano i propri reparti rimasti in linea, la Divisione “Trento”, e la Divisione “Trieste” (meno il 65° fanteria).

La Divisione “Bologna”, che con la “Trento”, continuava a dipendere dal XXI corpo d’Armata, conservava una funzione a sé stante, pur nel quadro operativo del settore nord, e pertanto costituiva altro sottosettore ed aveva con sé due battaglioni della Brigata paracadutisti tedesca “Ramcke”;

  1. il settore sud, al comando del XX corpo d’Armata, comprendeva le Divisioni “Brescia”, “Folgore” e “Pavia” del X corpo d’Armata, l”‘Ariete” del XX e reparti vari tedeschi, tra cui due battaglioni della Brigata paracadutisti tedesca “Ramcke”;
  2. in riserva d’Armata: 90ª divisione leggera (meno i reparti in linea) e 2^ corazzata, schierate in corrispondenza del settore nord.

E’ da rilevare che nel sottosettore della 15ª divisione corazzata era concentrata, oltre alla 90ª divisione e ad un terzo della 164ª schierata in linea, la massa delle forze corazzate (Divisioni 15ª, “Littorio” e 21ª), mentre nel sottosettore della 164ª divisione erano schierati soltanto i rimanenti due terzi della Divisione stessa e la “Trento”. La. Divisione “Trieste” era schierata a cavallo dei limiti di sottosettore delle Divisioni 15ª corazzata e 164ª ed aveva funzione di perno di giunzione fra i sottosettori stessi. La Divisione “Ariete”, oltre ad avvicinarsi alla “Folgore” schierata in linea, si era spostata verso sud concentrando fa massa delle forze corazzate nella posizione centrare di Qaret el Khadim, dove era possibile intervenire con azione di contrattacco verso nord, verso est e verso sud.

In definitiva, nell’imminenza dell’’attacco decisivo nemico, il Maresciallo Rommel disponeva sui fronte nord, fra il mare e Deir et Dhib – zona focale della battaglia – di 4 Divisioni di fanteria (“Trento”, “Trieste”, 164ª e 90ª), già tutte notevolmente provate dai combattimenti svoltisi fino a quel momento, e 3 Divisioni corazzate (“Littorio”, 15ª, e 2lª) due delle quali (“Littorio” e 15ª) anch’esse già sottoposte a gravi perdite. A questa disponibilità di forze corazzate si aggiunse, dal 3 sera, l’”Ariete”. La massa di tali forze gravitava nella zona fra il mare e Kidney, in corrispondenza, cioè, del nuovo corridoio che i Britannici intendevano aprirsi verso occidente.

Terza fase “eruzione” – il piano Supercharge Nel corso della mattinata del 29 ottobre il Comando britannico pervenne a convincimento che Rommel, probabilmente in conseguenza delle azioni condotte dalla 1ª divisione corazzata e dalla 9 ª divisione australiana, avesse raccolto tutte le sue forze corazzate nella parte settentrionale del fronte. In base a tale sensazione, il Generale Montgomery ritenne che le forze Ita1o tedesche si fossero suddivise per nazionalità: tedeschi a nord, italiani più a sud con limite di settore in corrispondenza del margine settentrionale del corridoio aperto nei campi minati. Pertanto prese la decisione di sferrare l’attacco finale nel punto di congiunzione, appoggiandosi decisamente contro il fronte italiano.

Il piano d’attacco prese il nome di Supercharge e avrebbe dovuto scattare la notte sul 31 ottobre ma, a causa del fallimento di un’azione diversiva condotta dalla 9ª australiana con il saliente costiero, ne venne rimandato l’inizio alla notte sul 2 novembre alle ore 01.00. Il piano prevedeva che l’attacco avvenisse tra il costone Kidney e q.28.

I combattimenti tra le opposte formazioni di carri furono accaniti e decisivi. L’azione purtroppo si concluse con lo sfondamento delle nostre linee e tale scontro decisivo è noto come battaglia di Tel el Aqqaqir.

Il Generale Rommel così descrive le modalità di attacco dei Britannici: “Dietro una muraglia di fuoco e cortine di nebbia artificiale, la fanteria attaccante avanzava per rimuovere le mine ed eliminare ostacoli. Nei punti sfavorevoli la direzione dell’attacco veniva spesso cambiata sotto la protezione della nebbia. Quando la fanteria aveva aperto i passaggi fra le mine, attaccavano i carri armati pesanti e, a brevissima distanza, la fanteria. Questa manovra veniva eseguita con particolare abilità durante la notte. Il più intenso addestramento delle truppe doveva avere preceduto questa offensiva.

“Nella battaglia manovrata i carri armati britannici forniti di cannoni a lunga portata si avvicinavano fino ad una distanza variabile dai 1800 ai 2500 metri, poi demolivano col fuoco concentrato i nostri carri armati, i pezzi anticarro e contraerei, mentre in nostri proiettili non avevano a quella distanza forza perforante. Le quantità enormi di munizioni necessarie ai Britannici per questo procedimento (talvolta spalavano oltre 30 colpi su un solo bersaglio) venivano portate loro senza interruzione da speciali automezzi corazzati. Il fuoco dell’artiglieria britannica era diretto da osservatori che seguivano l’attacco a bordo di carri armati”.

Dopo l’intera giornata di durissimi combattimenti nei quali erano state impiegate tutte le riserve disponibili, alle 20.50 del 2 novembre Rommel ordinò il ripiegamento da effettuarsi a sbalzi sotto la protezione delle residue unità motocorazzate.

L’arretramento doveva avvenire per settori con le seguenti modalità:

  • Settore estremo nord: le unità tedesche 15ª, 21ª, e 90ª ripiegavano autoproteggendosi:
  • Settore centrale: il XXI C.A. (Divisioni Trento e Bologna) ripiegava a sbalzi protetto dal XX C.A. costituito da divisioni Littorio, Trieste, Ariete;
  • Settore meridionale: il X C.A. assumeva il controllo del gruppo Ramcke, delle Divisioni Brescia, Folgore e Pavia e, appoggiandosi ai vecchi campi minati inglesi, avrebbe dovuto ripiegare per ultimo.

L’abbandono delle posizioni avvenne senza che i britannici se ne accorgessero e le unità effettuarono pressoché indisturbate il primo sbalzo retrogrado attestandosi alle postazioni loro assegnate entro 1a mattina de1 3 novembre. Vista la buona riuscita della fase più delicata della manovra, la rottura del contatto, Rommel alle ore 12.30 del 3 ordinò la ripresa del ripiegamento.

Subito dopo arrivarono le disposizioni di Mussolini e Hitler. Il primo disse di ritenere necessario mantenere le attuali posizioni e il secondo concluse il suo messaggio dicendo: “…alle vostre truppe non potete indicare altra via se non quella che conduce alla vittoria o alla morte…”.

Rommel, nonostante l’assurdità degli ordini, ubbidì, e alle 15.11 ordino di sospendere ii ripiegamento e di ritornare sulle postazioni già occupate a mezzogiorno cioè poche ore prima.

Ne scaturì una situazione caotica specie per il XXI C.A. che aveva perso il collegamento con la D. Bologna. Ma, nonostante le enormi difficoltà nella notte tra il 3 e il 4 le unità assunsero le posizioni assegnate esclusa la D. Bologna.

Il 4 mattina alle 7 iniziò l’attacco britannico su tre direttrici:

  • lungo 1a prima direttrice agì la 9ª australiana; l’attacco, perciò, si abbatté sulla 90ª divisione leggera. Questa sostenne l’urto strenuamente e con vigoria e valore;
  • lungo la seconda direttrice mossero le due Divisioni corazzate 1ª e 10ª con il compito di puntare verso nord, per raggiungere la zona costiera. Quest’azione investì in pieno io schieramento del D.A.K. e si manifestò con particolare violenza sulle alture presidiate dal “reparto di combattimento” del D.A.K. Il reparto di combattimento” era l’unità destinata alla protezione diretta del comando dei D.A.K. Malgrado la più strenua resistenza opposta dalle truppe germaniche, 1e divisioni britanniche riuscirono ad averne ragione. Il “reparto di combattimento” risultò completamente distrutto e, nell’azione, venne catturato il Generale von Thoma, comandante del D.A.K. Anche la divisione Ariete che, tra i1 pomeriggio del 2 e il giorno 3 si era spostata nel settore settentrionale e al mattino del 4 aveva assunto 1o schieramento che le era stato ordinato, cercò, dinanzi alla situazione creata dall’attacco avversario, di ristabilire la continuità della fronte congiungendosi a nord con la 15ª divisione corazzata tedesca. Riuscì a prendere contatto con le ormai deboli forze di questa unità ma, per effetto di infiltrazioni verificatesi lungo il limite di settore fra XX e XXI Corpo d’Armata, rimase isolata sulla sua destra e staccata dal rimanente schieramento difensivo a sud. Premuta di fronte, superata sulle ali ed aggirata da carri armati pesanti che piombavano alle spalle, l”‘Ariete”, nonostante l’eroismo e il sacrificio dei suoi carristi, non riuscì ad opporsi alla stretta dell’accerchiamento avversario. Dalla terribile morsa, solo pochi elementi isolati ed il comando di Divisione riuscirono a svincolarsi e a ripiegare. La Trieste concorse al combattimento dell’Ariete dandole tutto l’appoggio delle proprie artiglierie che riuscirono ad infliggere notevoli perdite all’avversario, a prezzo però del loro totale sacrificio;
  • lungo la 3ª direttrice d’attacco agì la 2ª D. neozelandese rinforzata dalla IV B. corazzata. Delineatosi, verso mezzogiorno, il successo sul fronte del XX corpo, la 2ª neozelandese fu lanciata in un movimento verso ovest con il compito di assicurarsi il possesso del costone di Fuka. Essa penetrò nel vuoto creatosi nello schieramento del XXI corpo d’Armata; travolse le residue forze della Divisione Trento rimasta del tutto isolata; raggiunse ed incalzò la Divisione Bologna già avviata verso posizioni arretrate, ne sopravanzò le ali e provocò l’annientamento dei singoli reparti attaccati separatamente in piena crisi di spostamento; completò, infine, la separazione del X Corpo d’Armata dalle rimanenti unità dell’ACIT. Le gravissime perdite subìte nella mattina del giorno 4 novembre; la assoluta indisponibilità di riserve, giacché tutto era stato impiegato nella lotta; le ampie falle create nel dispositivo difensivo dal nemico che, completamente motorizzato, penetrava in esse e dilagava alle spalle dei tronconi ancora schierati. materializzavano la tragicità delia situazione nella quale era ormai evidente come all’ACIT non fosse rimasta la minima possibilità di ulteriore resistenza.