LA BATTAGLIO DI EL ALAMEIN – LEZIONE DI ARTE MILITARE – 3^ PARTE

  

Il terreno

Il terreno su cui erano schierate le forze si estendeva sull’ampio tavolato dell’Awlad ‘Ali, compreso fra il meridiano di Marsa Matruh e il Delta del Nilo, che corrisponde alla strozzatura, ampia 55 km, delimitata a nord delia costa del Golfo degli Arabi e a sud dalla depressione di El Qattara. Questa depressione si prolunga sino all’oasi di Siwa sulla frontiera libico-egiziana e, formata dal fondo prosciugato di un antico mare interno, ricoperto da sabbie mobili e da saline paludose, è del tutto intransitabile agli automezzi e in alcuni punti anche agli uomini. La fascia costiera si allarga, ad occidente della strozzatura, sino a raggiugere, progressivamente, un, ampiezza di 80 chilometri all’altezza di Marsa Matruh: si estende verso oriente, in un’ampia zona a configurazione generalmente pianeggiante denominata “Deserto Occidentale”, sino al corso del Nilo. Limitando l’esame de1 terreno alla zona di schieramento dei grossi degli eserciti contrapposti, si osserva come esso si presenti a forma di piano inclinato che sale sulla costa verso l’interno sino a congiungersi agli impervi ciglioni della depressione di El Qattara.

Entro questi limiti non si possono individuare caratteri morfologici capaci di determinare differenziazioni fra diversi tratti del terreno; comunque, in relazione all’importanza che in ambiente desertico acquistano rilievi e depressioni anche se di per se stessi molto modesti, la zona può essere suddivisa in tre fasce: settentrionale, centrale e meridionale, tutte con orientamento pressoché equatoriale e con altitudine crescente da nord a sud.

La fascia settentrionale, compresa fra il mare e la curva di livello di q. 50, ha una larghezza di una decina di chilometri in corrispondenza di El Qasaba el Sharqiya; si allarga fino a raggiungere i 30 km all’altezza di Sidi’Adb el Rahman: si restringe ad una ventina di chilometri ad El Dab’a. La linea di costa fra El Alamein e Ras Abu el Guruf è orlata da paludi salate e da una serie di cordoni collinosi o dunosi che procedendo verso occidente si spezzettano in piccoli dossi o assumono la conformazione di banchine. Poco più a sud, a una distanza di 3-4 chilometri dal mare, corre il fascio stradale e ferroviario Alessandria-Marsa Matruh. Ancora più a sud, il terreno è uniforme, sodo o sabbioso, talvolta cespuglioso, raramente pietroso. Le ondulazioni ed i pianori si alternano a depressioni ed a conche.

I rilievi di maggiore interesse tattico, compresi in questa fascia, sono: Tell’Alam el Shaqiq (q. 24) sulla ferrovia, a 10 km ad est-sud-est di Sidi’Abd el Rahman; il Posto di Thompson, subito ad ovest; Ia dorsale di Tell el’Eisa (q. 23 trigonometrica e q. 25) e Tell el Makh-Khad (q. 21) a 6 km sud-sud-est di Tell el’Eisa; l’altura di Sanvet el Miteiriya. Questa linea di rilievi è in parte fronteggiata ad ovest da altri rilievi e dossi, quali (da nord a sud): q. 16 e q.31 di Tell el Salhabi (24 km. ad est-sud-est di Sidi’Abd el Rahman); quota trigonometrica 28, a 6 km a sud delle predette; quota trigonometrica 33 Kidney (q. 30), così denominato dagli inglesi per la forma a “fagiolo” dell’altura.

Il terreno della fascia centrale, compreso fra le curve di livello di q. 50 e di q. 150, è alquanto più movimentato e comprende leggere ondulazioni ed ampi pianori.

La catena di Gebel Bein Gabir (q. 93), 7 km a sud di El Qasaba el Sharqiya, e quella di Alam el Halfa (q. 132) trovano il loro prolungamento verso occidente rispettivamente nella lunga catena di El Ruweisat e nel sottile cordone di Alam Nayil (q. 98). Ad occidente di questi due ultimi rilievi, si estende un vasto pianoro, con quota media di m 70, che è spezzettato da numerose depressioni. Nello spazio tra Alam el Halfa ed il cocuzzolo di Samaket Gaballa (q. 109), 23 km a sud-sud-ovest, si estende un pianoro che, rotto dall’ampia depressione di Deir el Agram, è contornato, ad ovest ed a sud, da altre depressioni.

La depressione di Deir Alinda si collega con la depressione di Deir el Qattara, la quale delimita a nord-est l’ampio pianoro sassoso di El Kharita.

La fascia meridionale è costituita prevalentemente di rilievi collinosi, pianori e ùadi ed è delimitata a sud dalla linea sinuosa, non ben definita, che segna il ciglione settentrionale della depressione di El Qattara. I rilievi, specie verso sud, sono spesso rotti da ripide scarpate, o scoscendimenti, che in taluni punti raggiungono in breve spazio il fondo di El Qattara, il quale, estendendosi ad alcune decine di metri al di sotto del livello del mare, si presenta come un orrido scenario di elevazioni e di avvallamenti sabbiosi.

All’epoca della battaglia, le linee di comunicazione gravitavano, come è ovvio, verso la costa ed erano costituite, come già detto, dal fascio rotabile ferroviario Alessandria – Marsa Matruh, sussidiato da alcune strade secondarie, percorribili da automezzi leggeri. Da El Alamein, e, più a ovest, da Qattara Borning Works, si staccavano varie piste con andamento meridiano e più a sud equatoriale, percorribili ai mezzi ruotati e corazzati. Da Sidi Abd el Rahman si staccava una linea telegrafonica che percorreva su palificazione le immediate retrovie dell’ACIT e raggiungeva l’estremo limite meridionale dello schieramento.

Da questa breve e sommaria esposizione dei più rilevanti caratteri topografici e difensivi del campo di battaglia di El Alamein, si può, sinteticamente, rilevare:

  • il terreno, esaminato sotto l’aspetto delle difficoltà opposte al transito, non presentava limitazioni al movimento di reparti, anche se motocorazzati, delle forze contrapposte. Condizioni migliori si trovano più verso il nord; queste peggioravano, in un quadro di relatività, a mano a mano che si procedeva verso il sud, senza mai giungere, però, ad opporre gravi ostacoli alla transitabilità, sino alla depressione di El Qattara. Nella conformazione generalmente pianeggiante, le depressioni, le conche e i leggeri avvallamenti, come le piccole alture, le dorsali ed i cocuzzoletti assumevano un notevole valore tattico, rispettivamente per le possibilità di occultamento dei reparti in sosta od in movimento, e per quelle di osservazione e di dominio di fuoco;
  • la viabilità era buona lungo la fascia costiera, servita dal fascio rotabile e ferroviario Alessandria-Marsa Matruh, che costituiva l’unica via di comunicazione, e quindi di alimentazione, dei due eserciti contrapposti. Non esistevano linee di irradiazione che, staccandosi in zone arretrate dal fascio suddetto, adducessero ai vari punti del fronte, ma solo piste di arroccamento: complete quelle dell’ACIT (“Ariete-Pist”Otto-Piste”), che permettevano lo spostamento delle unità, nonché l’alimentazione della lotta, in qualsiasi punto della fronte; parziali quelle britanniche che terminavano nel settore centrale, in quanto intercettate dalla nostra zona dei campi minati.

Svolgimento della battaglia

Prima fase “rottura”. La prima fase “rottura” ebbe inizio alle 20.40 del 23 ottobre con un violento fuoco di artiglieria effettuato da circa 1.000 pezzi contro le postazioni italiane ed in particolare contro gli schieramenti d’artiglieria.

Alle 21 le fanterie mossero all’attacco secondo quanto previsto dal piano Lightfoot. Le unità di fanteria italo-tedesche si difesero strenuamente appoggiate dal fuoco delle artiglierie, che per ordine del Gen. Stumme sostituito da Rommel non avevano effettuato nessuna azione di contropreparazione né di interdizione per risparmiare munizioni.

All’alba del 24 ottobre, secondo i tempi stabiliti dal piano britannico, i varchi previsti – due a nord e uno a sud – avrebbero dovuto essere completamente aperti. Nella realtà la nostra linea di resistenza, nel settore delle Div. 164ª e Trento, era stata intaccata solo in alcuni punti per cui la 1ª e 10ª Divisione cor. britannica, che avevano iniziato il movimento alle 2 di notte, si trovarono imbottigliate nei varchi non ancora completamente aperti. Secondo il piano le Divisioni cor. avrebbero dovuto completare l’apertura in proprio, Nella realtà invece insorsero difficoltà di scavalcamento per cui al mattino esse erano bloccate in mezzo ai campi minati.

Nella mattinata del 24 il Comando dell’ACIT ordinò alle G.U. di 1ª schiera di ristabilire la situazione attuando i contrattacchi pianificati, che ebbero successi solo limitati e parziali perché affidati generalmente ad unità di fanteria poco mobili, poco protette e perciò facile bersaglio dell’artiglieria inglese che operava con grande tempestività, precisione e illimitate disponibilità di munizioni.

Nonostante le cose non fossero andate come programmato (apertura varchi entro il 24 mattina), Montgomery nel pomeriggio del 24 ordinò di riprendere l’attacco sia a nord sia a sud. Nel settore sud all’alba del 24 gli attacchi della 7ª e 44ª divisione erano riusciti a forzare gli sbarramenti minati più avanzati e a penetrare nella zona di sicurezza. L’azione fu tenacemente ostacolata dai paracadutisti del raggruppamento Ruspoli e dalle nostre artiglierie. Le posizioni perdute furono riprese dal tempestivo e violento contrattacco effettuato sempre dal raggruppamento Ruspoli.

Contemporaneamente la B. francese attaccava con ampio movimento aggirante il punto di saldatura tra Folgore e Pavia ottenendo qualche risultato subito frustrato dall’intervento di un battaglione paracadutisti che contrattaccò insieme ad un battaglione della Pavia. Il contrattacco venne reiterato dalla 21ª Pz..

Il Generale Montgomery, di fronte ai tentennamenti e alle titubanze di Comandanti che non ritenevano di poter assolvere il compito li invitava perentoriamente ad una più energica condotta dell’azione confermando i suoi ordini e minacciando di immediata sostituzione coloro che non si dimostrassero all’altezza della situazione. L’azione veniva ripresa e, all’alba del 25, le unità impegnate nel settore nord avevano aperto i due varchi previsti in corrispondenza della direttrice di sforzo principale. Nel settore sud l’attacco delle 44ª e 7ª D. venne ripreso nella notte sul 25, ma la linea di resistenza, benché intaccata, non venne superata dalle forze britanniche per l’eroica resistenza dei paracadutisti della Folgore per i quali lo stesso Churchill ebbe, in un suo discorso alla Camera dei Comuni, parole di vivo elogio. In tali condizioni e in armonia con l’iniziale determinazione di non logorare la 7ª Divisione cor. il Gen. Montgomery ordinò la sospensione dell’azione rinunciando così per il momento ad aprire un varco nel settore sud.

In definitiva, al mattino dei 25 ottobre la fase di rottura della fascia dei campi minati nel settore nord si poteva considerale conclusa, ma l’obiettivo di primo tempo, assegnato alle forze corazzate, era stato conseguito solo parzialmente. essendo falliti gli attacchi per l’occupazione del costone di Kidney obiettivo finale dell’azione. Nel settore sud il XIII Corpo d’Armata, se aveva “fallito nella sua missione” di creare un varco, era riuscito, tuttavia, a mantenere nell’incertezza il Comando dell’ACIT, il quale, nel dubbio che un attacco in forze potesse essere ancora sferrato in quel settore. vi trattenne le divisioni corazzate Ariete e la 21ª germanica, ivi dislocate.

In particolare, la situazione si presentava come segue:

  • a nord, il XXX Corpo d’Armata britannico aveva spazzato gran parte della fascia dei campi minati per un’ampiezza di circa 10 km, formando un’ampia sacca ad occidente di essa; tre brigate corazzate si erano attestate sugli immediati rovesci della nostra linea di resistenza, in corrispondenza dei corridoi aperti;
  • a sud, unità del XIII Corpo d’Armata britannico erano state validamente contrastate nella loro avanzata dalla tenace opposizione della divisione “Folgore” e successivamente arrestate davanti alla linea di resistenza, dove non erano riuscite a fare una breccia, grazie anche all’intervento di unità mobili italo-tedesche;
  • al centro, in corrispondenza dei settori tenuti dalla Divisione “Bologna”, dalla Brigata “Ramcke” e dalla Divisione “Brescia”, lo schieramento era rimasto pressoché’ inalterato.