CITTA’ DI BASSANO DEL GRAPPA – M.O.V.M.

  

SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL  1959 – TESSERA N° 81

1944 – Operazione “PIAVE”

Sul massiccio del Grappa vi erano asserragliate la Brigata “Giacomo Matteotti”, la Brigata “Italia Libera Archeson”, la Brigata “Gramsci”, circa 1200 uomini era dotato di un armamento leggero, i viveri venivano per lo più dalle case dei familiari che vivevano nei vari paesini del fondovalle e dovevano essere trasportati sulle colline. Alla base del massiccio vi erano unità della Wehrmacht e delle SS e per bloccare le strade furono attive anche le Brigate Nere di Vicenza e Treviso e alcune compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana. Le truppe erano dotate di cannoni, mortai, autoblindo, mitragliatrici pesanti e lanciafiamme.

L’inizio dello scontro si ebbe alle 6:30 del 20 settembre 1944, a partire dal versante est. La maggior parte degli uomini si ritirò sulle sommità, ma lì furono catturati e alcuni anche fucilati sul posto. Gli ultimi che resistettero al rastrellamento furono quelli che appartenevano al battaglione “Buozzi”, dato che meglio conoscevano il territorio. Al 28 settembre vi erano ancora asserragliati una ventina di partigiani che decisero di abbandonare la cima verso le vette feltrine. Cessate le operazioni, i partigiani catturati vennero interrogati e alcuni di loro vennero fucilati o impiccati dopo sommari processi. Altri furono deportati in Germania.

Il vice brigadiere delle SS Karl Franz Tausch, che era di stanza a Bassano del Grappa, fece affiggere avvisi sulle mura dei vari paesi, promettendo alla popolazione che chi si fosse presentato spontaneamente avrebbe ottenuto un posto di lavoro all’organizzazione Todt oppure nella FlaK, salvando così la vita. Grazie a questo ingegnoso tranello, il comandante delle SS Andorfer venne aiutato indirettamente dalle varie personalità dei vari paesi, come i maestri, i sindaci i sacerdoti e persino le madri stesse che insistettero perché i propri figli si presentassero.

Il 26 settembre però, accompagnati su camion dai soldati tedeschi fino a Bassano, coloro che si erano presentati andarono incontro ad un’esecuzione di massa: ognuno di essi, dopo avergli effettuato un’iniezione per stordirlo un po’, fu impiccato ad un albero utilizzando un caco telefonico collegato al camion. All’ordine di Tausch il camion avanzava tirando il cavo, dopodiché veniva il turno di un altro, impiccato sempre con lo stesso cavo all’albero successivo. Venne dato l’ordine di lasciare i corpi oramai inermi lì esposti per altri quattro giorni, con ciascuno un cartello appeso al collo con la dicitura “Bandito”, ma vi rimasero per circa 20 ore.

L’operazione Piave, di cui l’eccidio di Bassano fa parte, giunse alla fine solamente il 28 settembre, e comportò la morte di 264 persone di cui 187 fra bruciati, fucilati e impiccati, 23 morti in combattimento, mentre dei restanti non si conosce la circostanza della loro morte dato che non tutte le salme furono ritrovate; si pensa che possano essere finite in alcune fosse comuni. La maggior parte dei giustiziati fu eliminata dopo processi brevi e sommari da tribunali improvvisati nella Pedemontana.

Il 9 ottobre 1946 alla Città di Bassano fu conferita la MOVM con la seguente motivazione:

Fra Brenta e Piave, per i 20 mesi di occupazione nazista, i suoi volontari della libertà hanno combattuto in epiche gesta di guerra e di lotta contro il nemico invasore. La nobile città col territorio del Grappa sacrificava sulle forche 171 giovani vite e immolava 682 suoi figli davanti ai plotoni di esecuzione, sopportava il martirio di 804 deportati e di 3270 prigionieri e la distruzione di 700 case incendiate. Sanguinante per tanta inumana ferocia, ma non domo, il suo popolo imbracciava le armi assieme ai partigiani e nelle gloriose giornate dal 25 al 29 aprile fermava il nemico sul Brenta costringendolo alla resa. Esempio purissimo di ardente italianità, confermava ancora una volta nella guerra di liberazione col sangue dei suoi figli migliori, le eroiche tradizioni di cospirazione e di sacrificio del ‘48 e del ‘66 e le fulgide giornate del ‘17 e del ‘18. Bassano del Grappa, settembre 1943 – aprile 1945”.

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