LUIGI ORECCHIONI E CARLO CERINI – M.O.V.M. DI SETTEMBRE

  

ORECCHIONI LUIGI

Vicebrigadiere P.A.I 1ª banda P.A.I. dell’Amara

Carabiniere a piedi nel sett. 1932 ed assegnato alla legione di Cagliari, dopo circa tre anni di servizio ivi prestato, partiva nel giugno 1935 per l’Eritrea con 1’88ª sezione CC. da montagna mobilitata. Dopo avere partecipato alla conquista dell’Etiopia distinguendosi sull’Endertà e nella marcia su Addis Abeba, rimpatriava ne1 febbr. 1937 rientrando alla legione di Cagliari. Attratto però dall’Africa, ottenne nel 1938 di essere trasferito ne1 Corpo di polizia coloniale allora costituito e col grado di guardia venne destinato alla Questura di Addis Abeba dal 1° febbraio de1lo stesso anno. Ammesso poi nell’anno successivo al 1° corso allievi sottufficiali conseguiva nel sett. 1939 la promozione a vicebrigadiere con il trasferimento alla Questura di Asmara. Entrata l’Italia in guerra nel giugno 1940, chiedeva ed otteneva di essere assegnato alla 1ª banda P.A.I. dell’Amara.

“Alla vigilia della campagna contro la Somalia inglese, rifiutava un urgente intervento chirurgico per seguire il suo reparto, da lui guerrescamente addestrato, al battesimo del fuoco. Vice comandante di una banda P.A.I. in aspro, lungo e violento combattimento contro forze avversarie superiori per numero e per mezzi bellici, guidava la sua mezza banda, attraverso una cortina di fuoco, con leonino coraggio e superbo sprezzo del pericolo, su successive munitissime posizioni nemiche. Ferito ad un braccio sdegnava qualsiasi assistenza. Con raddoppiato ardore, con azione personale assaltava a bombe a mano un centro di resistenza nemico dotato di due armi automatiche. Investito a bruciapelo da una raffica di mitragliatrice, cadeva per rialzarsi morente e lanciare ancora una bomba contro il nemico, quale suo estremo atto di dedizione, per aprire, alle armi della Patria, la via della vittoria. Agli ascari accorsi in suo soccorso, con gli ultimi aneliti rivolgeva parole di incitamento a perseverare nell’avanzata, di augurio e di fede per la Patria ed il Corpo, ai quali dava in olocausto la propria giovinezza. Esempio mirabile di virtù militari, di sublime sentimento di dedizione al dovere e di amor di Paria” – Lafaruc, 17 agosto 1940.

 

CERINI CARLO

Sottotenente cpl. fanteria, guardia alla frontiera.

Studente della facoltà d’ingegneria nel Politecnico di Milano lasciò le aule universitarie per rispondere alla chiamata alle armi nel 1942 e promosso sottotenente di cpl. di fanteria fu assegnato al 148° Settore G.a.F. nella zona di Vipiteno. Prestava servizio nel distaccamento di Mules alla dichiarazione dell’armistizio dell’8 sett. 1943. Fatto prigioniero dai tedeschi ed internato in campo di concentramento in Austria, evase dopo alcuni tentativi di fuga. Ripreso e condotto alle carceri di Innsbruck, fu prelevato il 16 sett. da un agente della Gestapo ed abbattuto da una raffica di mitragliatrice nei pressi di Zirl. L’ispettore di polizia criminale, nel verbale dell’interrogatorio, esaltò il di lui contegno dichiarando che «egli si era comportato in ogni momento molto valorosamente». Nel 1947 gli fu conferita alla memoria dal Politecnico di Milano la laurea «ad honorem» in ingegneria.

“Dopo eroica resistenza, sopraffatto da forze tedesche veniva catturato con gli avanzi del proprio reparto e condotto in campo di concentramento dal quale riusciva ad evadere con la decisa intenzione di sottrarsi alla prigionia, per poter ancora offrire il proprio braccio alla Patria. Per quanto la sua fuga fosse avvenuta in paese ostile non volle spogliarsi dell’uniforme italiana. Rintracciato e nuovamente catturato nei pressi di Zirl, durante la sua traduzione a Innsbruk disarmava ed uccideva il gendarme tedesco che lo scortava. Nuovamente arrestato a Landeck, impossibilitato per ferita ricevuta a difendersi veniva tradotto a Innsbruk ove in successivi interrogatori, ormai sicuro della sua fine, manteneva contegno fiero ed energico proclamando ancora una volta la sua intenzione di sottrarsi a qualunque costo alla prigionia per poter ancora combattere per la Patria contro la Germania. In un nuovo tentativo di fuga veniva ucciso con una scarica di mitragliatrice. Nobile, generoso, eroico esempio di elevato sentimento dell’onore e del dovere e di mirabile e sublime amor di Patria.” – Innsbruk – Zirl – Landeck, l5 – 16 settembre 1943.