GIOVANNI BONETTO E ANDREA PAGLIERI – M.O.V.M. DI AGOSTO

  

BONETTO GIOVANNI

Sottotenente cpl. cav., Reggimento “Caval­leggeri Guide”

Studente universitario a Padova, venne chiamato alle armi nel dicembre 1941 ed arruolato nel 15° reggimento artiglieria divisionale. Raggiunto il grado di sergente, fu inviato nel luglio 1942 alla Scuola allievi ufficiali di Pinerolo e nel gennaio 1943 venne nominato sottotenente di complemento di cavalleria Destinato al Reggimento “Guide” (19°), allora in Albania, raggiunse il reggimento a Tirana il 18 aprile dello stesso anno. Asse­gnato al 3° squadrone autocarrato, cadde nell’agosto successivo nel tentativo di sbloccare, nella zona di Burelli, un gruppo diLancieri di Firenze” accerchiato dai ribelli. Nel giugno 1947, venne conferita alla sua memoria dall’Università di Padova la laurea “ad honorem” in chimica.

Comandante di plotone di una avanguardia, allo scopo di pro­teggere tutta la colonna investita da violento fuoco di armi automatiche, decideva di conquistare alla baionetta la postazione nemica più vicina e, incurante delle raffiche che decimavano il reparto, muoveva, primo fra tutti, all’assalto e, con indomito coraggio, balzava di roccia in roccia. Abbattuto da una raffica prima che gli ultimi sbalzi di roc­cia fossero superati, steso al suolo, perfettamente cosciente della pros­sima fine, con nobili parole inneggianti alla Patria lontana, incitava ancora i suoi uomini che gli si erano stretti attorno. Rifiutava le cure che un prete ortodosso ribelle si apprestava a prodigargli ordinando che fossero curati prima di lui i cavalleggeri feriti. La morte lo co­glieva mentre con voce ormai spenta esortava i superstiti a compor­tarsi valorosamente. Fulgido esempio di preclare virtù militari e di alto senso del dovere spinto fino al sacrificio. Albania, 5 agosto 1943.

 

PAGLIERI ANDREA

Tenente s.p.e. cavalleria, partigiano combattente

Laureato in legge e laureando in scienze politiche nell’Ateneo di Parma, entrò in guerra nel giugno 1941 come sottotenente di cpl. nel reggimento “Lancieri di Novara” allora dislocato in territorio jugoslavo occupato. Rimpatriato col reparto un mese dopo, partiva per la Russia dove combatteva valorosamente alla testa di un plotone del suo glorioso reggimento per oltre undici mesi. Rimpatriato per malattia e assegnato al deposito reggimentale a Verona, era ancora convale­scente alla data dell’armistizio. Accorse egualmente alla difesa della caserma e caduta questa in mano tedesca, si rifugiò dapprima sulle Prealpi Veronesi. In seguito, raggiunta Fossano e presi contatti con esponenti del Partito d’Azione si dedicò all’organizzazione delle formazioni partigiane di “Giustizia e Li­bertà”. L’Università di Parma gli conferì la laurea “ad honorem” in scienze politiche alla memoria.

Magnifico ufficiale, fedele alle leggi dell’onore, rifiutata sdegnosamente ogni collaborazione con gli oppressori della Patria e ancora convalescente accorreva volontariamente al suo reparto, opponendosi con le armi all’invasore. Catturato febbricitante dai nazi-fascisti ardi­tamente evadeva dalla prigione ed organizzava bande partigiane di­stinguendosi tra i comandanti più audaci. Eletto comandante del Co­mando militare clandestino della città di Fossano, creava in esso un focolare di patriottica resistenza e restava al suo posto di responsabilità, che non volle abbandonare neppure al sopraggiungere di ingenti forze fasciste. Individuato, arrestato, martoriato con le più inumane sevizie, rivendicava a sé come massimo titolo di merito e d’onore ogni responsabilità. Inutili riuscirono tutti i tentativi per salvarlo. Invano fu proposto uno scambio di prigionieri. Con la bocca squarciata dall’ira nemica per il suo orgoglioso comportamento, veniva trasportato al sa­crificio e, al supremo ludibrio che fu per lui apogeo di gloria, fu fatto transitare per le vie della città e passare davanti alla sua casa al co­spetto della madre implorante. Rincuorando i suoi due compagni di sacrificio, cadeva da Eroe sotto il piombo del plotone di esecuzione of­frendo con le limpide parole: «Muoio di fronte alle mie montagne col cuore rivolto alla mia banda e all’Italia», la nobile vita per la li­berazione della Patria. Fulgido esempio di altissimo amor patrio e di sovrumano spirito di sacrificio. Verona, 9 settembre 1943 -Fossano, 9 agosto 1944.

Altre decorazioni: M.A. sul campo (Fronte russo, febbr. 1942); Cr.g. al V.M. (fronte russo, ott. 1941); sottotenente in s.p.e. per m.g. (Fronte russo, marzo 1942).