CITTA’ DI DOMODOSSOLA – M.O.V.M.

  

SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1951 – TESSERA N° 29

La Resistenza in Ossola iniziò dopo l’8 settembre 1943, con la nascita dei primi gruppi di patrioti e antifascisti, fra questi personaggi anche assi diversi fra loro come Ettore Tibaldi, primario ospedaliero, e Silvestro Curotti artigliere alpino sbandato dopo l’armistizio. Da questi nuclei ed altri si svilupparono poi le prime formazioni partigiane e tra queste la “Valdossola”, la “Valtoce”, la “Piave”, la “Beltrami” e le “Garibaldi”. L’8 novembre 1943 scoppiò l’insurrezione di Villadossola, duramente soffocata dai nazifascisti. Il 13 febbraio 1944 si combatté la battaglia di Megolo in cui cadde con molti suoi partigiani il capitano Filippo Maria Beltrami, uno degli iniziatori della lotta nell’alto novarese.

Nel giugno del 1944, contro le sempre più attive formazioni partigiane venne lanciato un imponente rastrellamento, che interessò la Val Grande. Dopo il colpo subito, la Resistenza ossolana riprese a contrastare l’avversario arrivando, il 9 settembre 1944, a liberare anche Domodossola, centro principale della zona libera poi denominata “Repubblica dell’Ossola”. Fu costituita una Giunta Provvisoria di Governo composta da civili, che affrontò non solo i problemi contingenti, ma anche altri relativi ad argomenti e settori di rilevanza nazionali, proiettati nel futuro postbellico. Con una massiccia offensiva nazifascista, nella seconda metà di ottobre del 1944 l’Ossola venne rioccupata, ma anche successivamente proseguì la lotta armata da parte delle formazioni partigiane rimaste in zona o rientrate dalla Svizzera.

 Oltre alle formazioni partigiane che direttamente effettuarono la liberazione delle vallate ossolane e la Cannobina, ovvero la “Valdossola”, la “Valtoce” e la “Piave”, quest’ultima costituita dalle bande “Battisti” e “Perotti”, operarono nel Verbano-Cusio-Ossola in quel periodo anche altri reparti partigiani, che parteciparono successivamente alle operazioni di difesa della zona libera. Nella zona del Verbano era attiva la brigata “Valgrande Martire” guidata da Mario Muneghina, mentre nel Cusio operava la Divisione alpina d’assalto “Beltrami” comandata da Bruno Rutto, i cui componenti portavano un fazzoletto verde. Sui monti dell’Ossola, provenienti dalla limitrofa Val Sesia, si trovavano diversi distaccamenti della 2ª Divisione “Garibaldi” – i cui componenti portavano il fazzoletto rosso – ed in particolare la 10ª e 83ª brigata, nonché il battaglione “Fanfulla” della 15ª brigata dislocato nella zona di Anzola-Ornavasso. Figure di spicco delle “Garibaldi” furono il comandante Eraldo Gastone ed il commissario politico Vincenzo Moscatelli. Da citare poi un reparto autonomo comandato da Pietro Carlo Viglio, dislocato all’alpe Cravariola, divenuto poi l’8ª brigata “Matteotti”. La definitiva liberazione dell’Ossola, nel corso della quale venne anche salvato da sicura distruzione il tunnel del Sempione, ebbe luogo il 24 aprile del 1945, con il ritiro verso sud dei reparti tedeschi e della RSI. Nel 1945 venne concessa alla Valle dell’Ossola ed assegnata al Gonfalone della città di Domodossola, la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: Mentre più spietata infieriva l’oppressione germanica e fascista, con il valore e con il cruento sacrificio delle formazioni Partigiane e con l’entusiastico concorso delle popolazioni, insorgeva animosamente. Liberato il primo lembo di territorio alle frontiere, costituitasi in libero reggimento di popolo, l’uno e l’altro difendeva contro un nemico inferocito e preponderante per numero e per mezzi. Ravvivava così negli Italiani la fede nell’avvento della democrazia e additava la via alla insurrezione nazionale liberatrice“. Valle dell’Ossola, 9 settembre – 15 ottobre 1944.
   La medaglia venne appuntata dall’allora ministro Jacini sul gonfalone della città capoluogo della zona libera, in occasione del primo anniversario della “Repubblica dell’Ossola”, a Domodossola il 23 settembre 1945.