CITTA’ DI CASSINO – M.O.V.M.

  

SOCIO D’ONORE DELL’ISTITUTO DAL 1953 – TESSERA N° 39

Le quattro battaglie di Cassino furono tra le più importanti della seconda guerra mondiale.

A Cassino, la città – con la sua abbazia – fu caposaldo della Linea Gustav (linea che tagliava l’Italia dal Tirreno all’Adriatico, fino ad Ortona), erano attestati i tedeschi che controllavano così le vie d’accesso verso Roma; a Sud invece c’erano le truppe alleate intenzionate a risalire la penisola. Per nove mesi, dal settembre 1943 al maggio 1944, eserciti di tutto il mondo, nella loro marcia verso Roma, fronteggiarono, senza esito e con ingenti perdite, l’accanita resistenza germanica attestata sui monti retrostanti l’abbazia di Montecassino. In tale battaglia persero la vita tedeschi, britannici, polacchi, francesi accompagnati dalle loro truppe marocchine, americani e italiani. Una battaglia cruenta che vide la città vivere altri due eventi estremamente tragici Il 15 febbraio 1944 quando l’Abbazia, nella convinzione errata che ospitasse capisaldi tedeschi, fu rasa al suolo da un pesante bombardamento aereo che provocò la morte di tantissimi cittadini cassinati che vi si erano rifugiati, ed il 15 marzo 1944 quando Cassino fu completamente distrutta sempre dai bombardamenti. I cittadini furono in parte sfollati. Quando gli alleati riuscirono a sfondare si contarono 54000 perdite tra gli Alleati e 20000 tra i tedeschi. Su una popolazione di circa 20.000 abitanti, 2.026 civili di Cassino persero la vita durante il conflitto.

A seguito di questi tragici eventi che videro la popolazione privata di ogni riferimento, Cassino meritò l’appellativo di Città Martire per la pace e la Medaglia d’oro al Valor Militare.

«Già provata in epoca remota dalle distruzioni barbariche dei Longobardi, e risorta e consacrata, costituiva attraverso i secoli con la sua celebre Abbazia, faro di scienza e di fede alle genti del mondo. Per lunghi mesi, tra il 1943 ed il 1944, segnava il tormentato limite, fatto di sangue e di rovina, della più aspra e lunga lotta combattuta dagli eserciti sul suo suolo nel nome della libertà e della civiltà contro l’oppressione e la tirannide. Il suo aspro calvario, il suo lungo martirio, le sue immani rovine furono, nella passione del popolo per l’indipendenza e la libertà della Patria, come un altare di dolore per il trionfo della giustizia e della millenaria civiltà italica.»
— Cassino, Montecassino, settembre 1943 – maggio 1944