I LUOGHI DELLA MEMORIA – CARGNACCO TEMPIO NAZIONALE MADONNA DEL CONFORTO

  

Il Tempio di Cargnacco (UD) è stato realizzato per volontà di Mons. Carlo Caneva, che è stato cappellano militare in Russia durante la Seconda guerra mondiale, per ricordare gli oltre 90.000 Caduti e Dispersi in Russia. Appena rientrato in Patria don Caneva fu assegnato alla parrocchia di Cargnacco, che aveva sede nell’attuale museo gestito dall’UNIRR, e cominciò a raccogliere i fondi per realizzare il Tempio adiacente. La prima pietra fu posta il 9 ottobre 1949 e i lavori si conclusero con la consacrazione l’11 settembre 1955.
Il Tempio svetta nella campagna friulana su una piazza, intitolata a don Caneva, ritmata dai 12 cippi lapidei che ricordano le divisioni ed i reparti dell’ARMIR e dai 14 piloni portabandiera. Al centro c’è una grande asta portabandiera che riprende alla base lo schieramento dell’ARMIR sul fiume Don.

L’edificio è opera dell’architetto udinese Giacomo Della Mea, realizzato secondo i principi dell’architettura monumentalista degli anni Quaranta del Novecento. Si articola con un volume principale diaframmato in quattro livelli dalle tre aperture quadrangolari nella base, di marmo bianco, e dai tre ordini di arcate soprastanti con paramento in laterizi, l’ultima delle quali scandita in sei archi piuttosto che tre per alleggerire il rapporto col cielo; ai lati si affiancano arretrati due corpi pieni in laterizio, tali da conferire al corpo principale una dinamica preminente. I due orologi simmetrici posti sulle sommità dei corpi laterali ricordano simbolicamente il tempo trascorso nell’attesa dalle madri e dalle spose dei soldati. In marmo bianco sono pure i tre avelli posti al primo livello delle arcate, che dichiarano all’esterno il carattere sepolcrale del Tempio.

L’interno è costituito da un’ampia aula con arcate, decorata da pregevoli mosaici (scuola di Spilimbergo e artisti locali), dall’affresco di controfacciata, cicli ceramici, bassorilievi bronzei e vetrate policrome che raccontano le vicende dell’ARMIR. Le decorazioni sono in gran parte opera di artisti reduci essi stessi della Campagna di Russia.

L’Ossario è ospitato nell’ampia cripta sottostante l’abside, ampliata a partire dal 1993. In seguito alla caduta del muro di Berlino è stato possibile il rimpatrio di numerosi Caduti ancora sepolti in cimiteri di guerra sul Don, la cui esistenza era stata fino ad allora negata. Ad oggi il Commissariato per le Onoranze ai Caduti ha tumulato oltre 8.000 salme, tra Ignoti e Caduti identificati, mentre più di 3.000 sono state restituite su richiesta alle famiglie. 

Nel vano circolare è posizionata l’arca sepolcrale del Milite Ignoto dell’ARMIR, il primo Caduto rientrato in Patria nel 1990. I nomi degli oltre 90.000 soldati che non fecero più rientro dalla Campagna di Russia sono riportati nei 24 volumi sorretti solennemente dai leggii posti nell’aula dominata dalla scritta “Ci resta il nome”.

La base dell’asta portabandiera nel piazzale antistante il Tempio di Cargnacco