LE STELLETTE CHE NOI PORTIAMO…

  

Il 13 dicembre 1871, Vittorio Emanuele II, re d’Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione, decretava: “… Tutte le persone soggette alla giurisdizione militare, a mente dell’art. 323 del codice penale militare e 362 del codice penale militare marittimo, porteranno come segno caratteristico della divisa militare comune all’esercito ed all’armata le stellette a cinque punte sul bavero dell’abito della rispettiva divisa…”. L’istruzione del 4 gennaio 1872, relativa al Regio Decreto citato, precisava poi: “… le stellette saranno ricamate in oro per gli ufficiali generali, in argento per gli ufficiali ed assimilati al grado di ufficiali superiori ed inferiori, in lana o cotone bianco per la truppa. Esse saranno foggiate in modo che le punte seguano i vertici di un pentagono iscritto in un circolo di 31 millimetri di diametro, ed i rientranti i vertici di un pentagono iscritto in un circolo di 16 millimetri di diametro… I militari che ricevono il congedo assoluto dovranno, prima di lasciare il proprio Corpo, deporre le stellette”.

Le stellette, tuttavia, non erano una novità assoluta per l’esercito. n 22 aprile del 1871 un Regio Decreto aveva stabilito per gli ufficiali di fanteria, eccettuati quelli dei bersaglieri, stellette d’argento a cinque punte da portare sul bavero della giubba e della mantellina e, già nel marzo del 1860, un’apposita circolare del ministro Fanti aveva prescritto per “gli ufficiali di ordinanza di Sua Maestà, così effettivi come onorari” l’uso di una stelletta d’oro a 6 punte, con le cifre reali al centro, “per ornare la goletta sia della tunica che del pastrano e dello spencer”. Per quanto numerose siano state nel tempo le disposizioni successive che hanno modificato e rimodificato dimensioni e materiale di realizzazione, la funzione delle stellette è rimasta inalterata: erano e sono il segno caratteristico della soggezione alla disciplina militare.

Ma se è semplice risalire all’origine anagrafica” delle stellette è, invece, molto difficile dare una risposta convincente ad un’altra domanda che pure sorge spontanea: “Perché, quale simbolo inequivocabile dell’appartenenza alle Forze Armate dello Stato, fu scelta la stella a cinque punte e non un qualche altro simbolo, magari collegato alla dinastia regnante, in quel periodo così attenta a tutto ciò che riguardava il settore militare?”.

La mancanza di documenti ufficiali che offrano qualche indicazione sui motivi che portarono a tale scelta non permette una risposta sicura. Sull’argomento si possono fare soltanto illazioni. Alcuni studiosi hanno osservato che in molti eserciti stranieri le stellette, a cinque o sei od otto punte, erano usate quali distintivi di grado e che, quindi, la scelta della stella anche nel nostro Paese non avrebbe avuto alcun particolare significato.

Altri hanno pensato, invece, ad un’origine risorgimentale del simbolo, ricordando che fin dai primi anni dell’800 l’Italia veniva rappresentata come una stella luminosa che indicava il cammino da percorrere per raggiungere l’unità e l’indipendenza. Nello stesso periodo era anche consueto raffigurare l’Italia come una donna giovane e formosa, recante una stella in fronte o sul capo coronato. Ed il vocabolo “stellone”, con il quale ancora oggi indichiamo le fortune del nostro Paese, è sicuramente entrato nell’uso per la suggestione esercitata dalle stampe popolari dell’epoca.

Esiste anche un’altra interpretazione: l’origine delle stellette sarebbe collegata alla massoneria, per il tramite delle società segrete del nostro primo periodo risorgimentale. Nella simbologia carbonara la stella aveva un posto preminente in quanto indicava la potenza divina che, con la sua luce, guida l’uomo attraverso le tenebre e la stella raggiante a cinque punte in massoneria si trova sia nelle Officine simboliche sia nelle Camere superiori; essa è simbolo del retto costruire in quanto, tracciata in conformità alla regola del “numero d’oro”, reca nel centro la lettera “G”, che nella filosofia massonica – secondo l’interpretazione più accreditata – sta a significare “geometria” e quindi “agire geometricamente” (intendendo tale avverbio come “giustamente”). A sua volta il numero “cinque” indica la “quintessenza universale” e simboleggia nella sua forma l”‘essenza vitale”, lo “spirito animatore” che serpeggia ovunque. Infatti questa cifra, davvero particolare, é la riunione dei due accenti greci collocati su quelle vocali che dovevano o meno essere aspirate: il primo segno ha il nome di “spirito forte” e sta a significare lo spirito superiore cui deve aspirare l’uomo, il secondo, denominato “spirito dolce”, rappresenta lo spirito umano comunque. Sempre per quanto concerne la stella, essa sarebbe l’emblema della sentenza di Ermete secondo cui “ciò che è in basso è come ciò che è in alto”. Va anche ricordato che l’asta dello stendardo delle logge massoniche è sormontata da una stella a cinque punte con la lettera “G” nel mezzo. Infine, non a caso l’associazione segreta che precedette i carbonari era detta dei “Raggi” in quanto si spandeva appunto come i “raggi di una stella”

Si tratta solo di un’ipotesi ma indubbiamente molto suggestiva in quanto la simbologia della stella esprime compiutamente l’essenza dello spirito militare: comportamento esemplare (agire geometricamente), volontà trascinatrice (quintessenza universale), senso di disciplina e spirito di corpo (ciò che è in basso è come ciò che è in alto).

Secondo il linguaggio araldico, infine, la stella rappresenta qualità che si addicono al soldato: finezza d’animo, azioni sublimi, fama, nobiltà gloriosa.

Anche in mancanza di sicuri documenti probatori, sulla base di quanto fin qui esposto, sembra legittimo concludere che la scelta delle stellette sia sicuramente legata alle vicende risorgimentali e che nessun altro simbolo potrebbe meglio esprimere la continuità ideale delle Forze Armate, pur nell’incessante evoluzione organica imposta dal progredire della società.

ORESTE BOVIO

Storia dell’Esercito Italiano (1861-1990)

Stato Maggiore dell’Esercito – Ufficio Storico