COS’E’ IL VALORE?

  

“In sul paese ch’Adice e Po riga. Solea valore e cortesia trovarsi”.

Certo per Dante Alighieri il Valore non era altro che sinonimo di nobiltà d’animo, di virtù. Per molti oggi è una definizione desueta, anacronistica ed arcana, incomprensibile ai più. Per tanti, troppi, oggi, esso non è altro che il costo di produzione di un bene, in questa nostra società consumistica e post industraile che tutto svilisce, dove impera il capitalismo immateriale e tutto è riconducibile al solo unico fattore economico. Questa sua radice, non sola e non la più importante, fa premio su tutti gli altri significati che un tempo la precedevano ed erano prevalenti e ne svilisce il suo significato filosofico più profondo, il suo “dover essere”.

Per secoli il termine Valore ha indicato la misura non comune delle doti morali ed intellettuali di un uomo o delle capacità manifeste nell’ambito delle Arti e Mestieri. Era “NOBILTA’ D’ANIMO”  o nella sua eccezione militare “VALENTIA BELLICA”. Di questa valentia, di questo coraggio, ardimento, eroismo, vogliamo trattare nell’oggi e nel tempo passato. Per questo motivo il CESVAM, in pieno accordo con la Presidenza Nazionale e la piena e fattiva collaborazione del Direttore del Periodico Nazionale dell’Istituto, ha elaborato un progetto di ricerca da sviluppare nel prossimi anni sul tema: “Il Valore Militare nel tempo”. Ciò nasce da ragionamenti e dibattiti interni al Centro Studi che non vuole e non può essere un cenacolo di specialisti appassionati e cultori di storia e in particolare di storia militare o storia della guerra, come quelli che già esistono, ma deve legarsi fattivamente e fortemente alla storia dell’Istituto del Nastro Azzurro. Istituto fondato nel lontano 1923 e che tra qualche anno festeggia il suo primo centenario.

Istituto che ha accompagnato per un lungo periodo le vicissitudini della nostra Nazione e dello Stato unitario italiano. Sempre tra le sue fila ha annoverato e continua, orgogliosamente, ad annoverare come Soci i Decorati al Valore Militare e del “Valore” si sente custode e depositario per conto di tutta la Comunità Nazionale con nessuno escluso.

A tal fine il tema della giornata di studi riguardante le manifestazioni che accompagnano la Giornata del decorato, che si terrà a Roma nel prossimo aprile, avrà come tema “Il Valore Militare dall’Unità d’Italia alla crisi armistiziale del 1943.” E’ il primo approccio a questa problematica, il primo momento di verifica e riflessione pubblica, in cui si presentano i lavori di ricerca che dovranno essere approfonditi e discussi nei prossimi appuntamenti, tutti ancora da costruire, ma che vedranno il Periodico come strumento di informazione e comunicazione di iniziative in merito. Il programma che si articola nella analisi del Valore Militare nelle diverse epoche storiche, partendo dalla antichità fino ad oggi, per comprendere l’evoluzione dei significati che le diverse epoche e società hanno dato al termine stesso. Si focalizza per il momento sul secolo che ci precede in questo nostro travagliato novecento, segnato da due guerre mondiali che ci vedono protagonisti e lì abbiamo individuato “un buco nero nella nostra storia patria”. Esso riguarda il periodo che segue l’8 settembre 1943 e termina con la piena liberazione d’Italia e la nascita della attuale Repubblica. In questo periodo dove si sommano nella medesima guerra più guerre.

La Guerra di Liberazione dallo straniero che occupa il nostro territorio, la guerra civile iniziata nel 1919 e ripresa con la caduta del regime fascista ed infine la guerra sociale mai sopita dalla nascita dall’Unità d’Italia come lo storico Mario Pavone ha sapientemente descritto nel suo libro “Una guerra civile”. E’ in questo confuso periodo che per noi Italiani va definito e rintracciato il “Valore Militare” che mai può essere di parte o di una sola parte per la sua esemplarità che è propria di ogni pedagogia sociale. Ricercare e definire il significato di “Valore Militare” significa in questo caso anche ricucire una parte della comune storia Patria. Superando e sanando quelle fratture che nel tempo non possono non erodere il comune senso di appartenenza nazionale, rendendo fragile le Istituzioni preposte al consenso della comunità, e così impedendo di riconoscersi appieno, con convinzione, cittadini di un medesimo Stato.