
Sono passati 53 anni dai tragici giorni di Kindu, prima missione internazionale che l’Aeronautica Militare, con il personale e i mezzi della 46^ Aerobrigata di Pisa, affrontava dopo il secondo conflitto mondiale. Fu un impegno notevole. Sotto l’egida dell’ONU cominciavano a concretizzarsi quella serie di interventi di tipo umanitario, oggi genericamente identificati dal grande pubblico nelle attività di “peace-keeping”.La Forza Armata in quella operazione si era prodigata oltremodo, lavorando sempre al limite delle possibilità di uomini e mezzi, raccogliendo il plauso internazionale. Ma, in quel fatale 11 novembre 1961, pagò un alto prezzo in termini di vite umane. La notizia del brutale massacro dei 13 aviatori colse il Paese di sorpresa. I drammatici resoconti, le cronache giornalistiche che non risparmiarono i dettagli più raccapriccianti del massacro fecero inorridire e sussultare la Nazione, che si strinse idealmente alle famiglie dei caduti, in un’incredibile gara di solidarietà.
Per l’Aeronautica Militare, ricordare Kindu è sempre motivo di commozione e orgoglio; per tutta la comunità nazionale un’occasione per riflettere sul fatto che la via per il mantenimento della pace non è solo lastricata di buone intenzioni, ma da atti e fatti concreti; e che su quel difficile cammino può, purtroppo, capitare di seppellire piccoli grandi eroi del quotidiano.
Paolo Farina
S.Ten.pilota Onorio DE LUCA
Mar. 3^ classe Filippo DI GIOVANNI
Serg.Magg. Armando Fausto FABI
S.Ten.pilota Giulio GARBATI
Cap.pilota Giorgio GONELLI
Serg. Antonio MAMONE
Serg. Martano MARCACCI
Serg. Francesco PAGA
Magg. Andrea PARMEGGIANI
Serg.Magg. Silvestro POSSENTI
Mar. 3^ classe Nazareno QUADRUMANI
Ten.medico Francesco Paolo REMOTTI
Serg.Magg. Nicola STIGLIANI
Ai 13 Caduti è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Membro dell’equipaggio di un velivolo impegnato in una missione di trasporto aereo nel quadro della partecipazione italiana all’intervento di intermediazione delle Forze dell’ONU nell’Ex-Congo, consapevole dei pericoli cui andava incontro, ma fiducioso nei simboli dell’Organismo internazionale e convinto della necessità di anteporre la costruzione della nascente Nazione all’incolumità personale, sopraffatto da un’orda di soldati sfuggiti al controllo delle forze regolari, percosso gravemente sotto la minaccia delle armi, pur protestando la nazionalità italiana e la neutralità delle parti, preso in ostaggio, veniva fatto oggetto di continue nuove violenze e barbaramente trucidato, offrendo la propria vita per la pacificazione dei popoli e destando vivissima commozione nel mondo intero. Luminoso esempio di estrema abnegazione e di silenzioso coraggio fino al martirio.” Kindu, 11 novembre 1961